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Autore: SunriseNina    12/10/2011    8 recensioni
I bambini, nei loro piccoli gesti, nascondono un mondo; Shiina, nei suoi comportamenti, nascondeva un intero universo.
Quando però l'essere speciali diventa stranezza agli occhi degli altri, ecco che la vita diventa l'inferno.
E solo l'inferno di una vita passata può portarti a combattere in paradiso.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What happened before the death?'
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La camera è piena delle urla della bambina.
Urla penetranti, urla che si protraggono per un tempo che pare interminabile, strazianti e lancinanti come spade che sprofondano nelle carni.
I genitori sono con le spalle al muro, sconvolti da quello che vedono; il padre stringe i pugni, cercando di non far trasparire nessun sentimento, la madre si nasconde il viso tra le mani singhiozzando salmi e preghiere nel suo pianto struggente.
-Esci da questo corpo!- il vecchio e lardoso prete agita la sua croce come se fosse un’arma, brandendola davanti alla ragazzina urlante –Esci da questo corpo, Satana!-
Shiina si dimena. È terrorizzata, e urla con tutte le energie che ha nel corpicino legato stretto a quella sedia, quella sedia che ormai da mesi e mesi è diventata la sua condanna, la sua forca.
La gola le fa male, malissimo, ma niente fermerà le sue grida.
Continuerà ad urlare con tutte le sue forze, urlare con le lacrime che le sgorgano dagli occhi bollenti e rabbiose.
-Esci da questo corpo!- lui, il maledetto boia, le preme la croce con potenza sulla fronte; Shiina si dimena, gli spigoli aspri dell’oggetto le graffiano il viso, le mani sono intrappolate, scalcia e continua a scalciare come un’ossessa.
Non può liberarsi da quell’orrore.
Chiude gli occhi, ma la scena rimane impressa nella sua mente: le pareti scure, la nera figura dell’esorcista che la sovrasta, i suoi genitori che osservano con la morbosa speranza che il Male abbandoni il suo corpo da esile bambina di otto anni e, il particolare più orrido e insopportabile, Pinko è in terra, distrutto, sventrato; i piccoli ingranaggi sono sparsi sul pavimento di parquet, uno dei piccoli bottoni azzurri che aveva come occhi si è staccato ed è rotolato sotto il divano. Le tozze zampette non si muovono più, il rivestimento delle orecchie feline è sbrindellato e rivela il freddo grigio sottostante.
Shiina riapre gli occhi e guarda con odio quell’uomo che ha gettato in terra il suo giocattolo.
Lo guarda con i grossi occhi piangenti carichi d’odio. Urla.

Urla.

Rivuole Pinko, e anche tutti gli altri giocattoli.
Quel gattino celeste era l’unico ad essere rimasto degli amici di Shiina.

 
 
 





















-Dai piccola Shiina! “mamma”!- la donna culla tra le braccia la figlia, che la osserva con gli occhi sgranati mentre tiene in bocca il pollice destro.
-Non stressarla, poveretta!- ride il marito, seduto dal capo opposto della stanza –Non ha neanche quattro mesi… non ti pare un po’ presto?-
La moglie sorride.
Ha perfettamente ragione, ma è troppo contenta di aver avuto quella bambina. Non vede l’ora che diventi grande, una ragazzina, vederla crescere, diplomarsi e sposarsi in uno sfarzoso abito bianco.
La donna continua a cullare la figliola guardandola con viso benevolo: è seduta su una vecchia sedia a dondolo che ondeggia cigolante. Il mobilio del piccolo salotto è composto da quella sedia, un basso tavolino di legno, un tappeto variopinto, una piccola libreria stipata di volumi sulla nascita e sul giardinaggio, le tendine color salvia a velare la luce pomeridiana e il divano color zafferano su cui è seduto il marito; un uomo di trentacinque anni, lavoro modesto, poco ambizioso. Porta i vestiti d’ufficio con la cravatta leggermente allentata e l’immancabile collanina con la croce al collo. Osserva l’affascinante donna dai lunghi capelli scuri che è la sua consorte coccolare la loro bambina. Sono entrambe vestite di rosa confetto, il che rende ancora più tenera la scena.
-Cosa vuoi che cucini, per cena?- chiede la donna.
-Va bene qualsiasi cosa, tesoro- sorride lui –A che ora è la preghiera di domani?-
-Alle otto- dice lei –Spero di riuscire a venire, davvero. Non vorrei saltare proprio un incontro così importante…-
-Capiranno che sei impegnata- dice lui con un cenno del capo verso la neonata.
-Lo so, ma voglio essere presente, alla preghiera della famiglia. Devo anche parlare con Padre Camillo per i chierichetti, quest’anno abbiamo due nuovi partecipanti-.
-Chiechetti- esclama una vocina sottile e infantile.
I due si voltano stupefatti verso la bimba.
Ha tolto il dito coperto di bava dalle labbra e li guarda con aria saggia e tranquilla:-Chierichetti- ripete correggendosi, a voce più alta.
La madre ha la bocca spalancata in un’espressione di puro stupore e scompiglio, il marito scuote la testa sussurrando:-Madre di Dio…-

La piccola sorride, un sorriso sdentato e gioioso.
Agita le mani, prende le dita della madre e le stringe a sé, come per dirle “Hai visto come sono brava, mamma?”
 
 
 









Shiina è sempre stata una speciale, fin dalla sua prima ed articolata parola.
Ha imparato presto a camminare, correre, arrampicarsi con un’agilità e un equilibrio che non si addicono all’essere umano; allo stesso modo sviluppava la mente, e già in tenera età aveva un linguaggio forbito, considerando che i suoi coetanei avevano ancora difficoltà a pronunciare le consonanti sibilanti.
I suoi genitori sono preoccupati, costantemente preoccupati. Shiina per loro non è speciale, è strana.
Per quanto sappia parlare bene, non ha nessun genere di rapporto con l’esterno; all’asilo le insegnanti la sentono parlare solo alcune sporadiche volte, e raccontano con una punta di rammarico che la piccola sta tutto il giorno seduta in un angolo, a ripiegare fogli di carta creando rudimentali origami o colorandoli costantemente di nero.
Sembra essere l’unico elemento presente nella sua mente, il nero. Appena le maestre aprono le scatole delle tempere, lei si getta sul flacone color pece e non lo da a nessuno fino alla fine della giornata.
Gli altri bambini hanno paura di lei, forse per quel suo sguardo penetrante e spaventosamente intelligente, forse per quella mania di tenere gli oggetti in equilibrio sulla mano:-Dovreste vederla- racconta sconvolta la suora che le fa da insegnante, agitandosi nel suo grigio completo ecclesiastico –Bontà divina, qualsiasi cosa riesce a reggere su quella mano, qualsiasi cosa. L’altro giorno ha tenuto un pennarello in equilibrio sulla punta dell’indice per tre o quattro minuti buoni. Lei ha idea- e si sporge ancor di più verso la madre di Shiina –Di come sia impossibile tutto ciò per una bambina di sei, dico sei anni?!-
La donna trattiene le lacrime e si commiata dal colloquio.
Entra in casa, ed eccola, Shiina, raggomitolata su quella sedia a dondolo cigolante che non hanno mai tolto dal salotto. Sta parlottando qualcosa sottovoce con gli occhi spalancati, come se fosse “Dio mio, non ci pensare neanche! “… indemoniata.
-Cosa succede, tesoro?- si avvicina, tentando di sorridere. Ha paura. Di sua figlia.
La bimba scosta un lungo ciuffo di capelli scuri dagli occhi:-Voglio un giocattolo, voglio un giocattolo, voglio un giocattolo…- la sua voce, ripetuta in un sussurro continuato, è inquietante.
“Stai tranquilla” si dice la donna “tua figlia, è tua figlia” ma quella voce non le sembra per niente la voce che userebbe una bambina della sua età:-Che giocattolo, tesoro?-
-Il… il gattino- dice lei –Quello a molla. Colorato. Voglio un gattino-.
La madre deglutisce faticosamente a quella voce spiritata, poi le risponde:-Certo, tesoro. Tutti i gattini che vuoi-.
Shiina sorride. 
 
 





La bambina sorrise, e da quel momento, nei suoi disegni, sopra il grande sfondo color della pece, nacquero delle macchiette colorate; ben presto lo scaffale che sovrastava il letto di Shiina si riempì di gattini meccanici e peluche che la bimba riordinava meticolosamente, in ordine di grandezza, dando loro nomi, soprannomi, definendo i loro caratteri e le loro abitudini con precisione inquietante.
I genitori erano sempre più preoccupati: mano a mano che quei giocattoli entravano in possesso di Shiina, la bambina si ritirava maggiormente dal mondo reale, creando una barriera impenetrabile tra lei e il mondo esterno.
Non aveva amici veri, usava il suo linguaggio forbito solo con i suoi giochi, si teneva in equilibrio sui punti più improbabili e pericolanti, si muoveva con un’agilità superiore a chiunque altro; e più passava il tempo, più le sue stravaganze diventavano evidenti ed angoscianti. Inutili erano le lunghe e strazianti preghiere dei genitori, il loro invano cercare di riportarla sulla retta via: quella bambina era deviata da qualcosa di oscuro.

Una bigia mattina d’autunno, la piccola Shiina era in camera sua, a consolare la gattina arancione, Maddy, che era appena capitombolata dal ripiano su cui era poggiata. Sentì il frenare dell’auto nel vialetto e la porta dell’ingresso chiudersi rumorosamente.
Non si sa esattamente quando ai coniugi venne l’idea dell’esorcismo; fatto sta che quel giorno Padre Michael entrò a passi pesanti nella casa, con la sua andatura ciondolante e il gozzo grasso stretto nel colletto bianco.

















Uno ad uno, davanti agli occhi della bambina, gli oggetti del Male vengono distrutti, e lo scaffale si svuota seduta dopo seduta.
Nella vita di Shiina era davvero calato l’inferno
.
 
 
 
 
 
 























La dottoressa Hogart si siede dietro la sua scrivania, accavalla le gambe e apre il giornale, desiderosa di  informarsi su come procede il mondo. 
Le testate in prima pagina riportano l’angosciante titolo:”Esorcismo su un’infante: arrestati i genitori e un prete di 57 anni”. La dottoressa scorre l’articolo con lo sguardo, leggendone alcune frasi:”Una mente molto sviluppata per la sua età, la piccola Shiina era considerata demoniaca dai genitori”, “La denuncia è stata fatta da alcuni vicini che sentivano le lunghe urla della poveretta”, “Conducono via il padre, la madre in lacrime e l’esorcista, mentre Shiina potrà tornare ad una vita normale”.
Sospira. Conosce fin troppo bene quel caso.
Shiina è ricoverata nel suo ospedale, e non si parla che di lei. I servizi sociali probabilmente la daranno in custodia a qualche parente, ma la situazione sembra difficile: diffidano della ragazza.
La dottoressa non può negare di aver provato un brivido, alla vista di Shiina: nei suoi occhi si leggevano sensazioni sconosciute ad un normale essere umano, e le sue incredibili capacità non facevano che confermare che fosse nata con una mente speciale. Sarebbe potuta diventare una dei migliori geni-bambini del mondo, se non fosse stato per i genitori ottusi.
La giornata prosegue, la dottoressa ha i suoi impegni, ma non può fare a meno di gettare delle occhiate alla porta dove, tutti ben lo sanno, Shiina è stretta tra psicologi e camici bianchi.
Sorride: le hanno riportato Maddy, Pinko e tutti gli altri.


Non abbandonerà mai più i suoi teneri amici.
Mai più.

 
 
 
 
 
 









 
-Shiina, ma che fai?!- strepita la donna, terrorizzata.
-Devo salvarlo!- la ragazza ormai è in piedi sulla ringhiera del balcone, reggendosi con quel suo equilibrio disumano.
La zia è ferma sulla porta, senza sapere cosa fare. Abitano al settimo piano.
Si ucciderà.
-È caduto!- la ragazza sembra ignorare il pericolo, è preoccupata solo per il suo gattino che è caduto dal balcone.
Quegli stupidi giocattoli che sembrano essere la sua unica ragione di vita.
-Ferma, Shiina!-
Ma Shiina non vuole lasciarlo cadere; lo ha già abbandonato una volta, lo ha già visto perire, ha già visto il suo corpicino meccanico scomposto sul tappeto, senza poter far nulla.
Non accadrà di nuovo, Pinko.


La donna corre come può sui tacchi, cerca di percorrere tutta la stanza in tempo, ma è troppo tardi; la quindicenne piega le gambe e salta nel vuoto senza indugio.
La zia trattiene il respiro, si copre le orecchie.
Non vuole sentire il tonfo, le grida, le ambulanze.


Shiina aveva promesso che non avrebbe abbandonato i suoi unici amici.




Ha mantenuto la promessa.






















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Spazio autrice: ecco un altro racconto sulle vite sconosciute dei personaggi di Angel Beats :D
Per Shiina non ho voluto dare una spiegazione alla sua mente, ma solo al motivo che ha fatto delle sue caratteristiche una condanna, marcando il più possibile l'attaccamento alle cose "kawaii".
Spero vi piaccia :)

Nina.

   
 
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