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Autore: Slytherin Nikla    19/06/2006    8 recensioni
Era diventata la Preside di Hogwarts, e avrebbe preferito morire piuttosto che farlo.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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Minerva

Minerva McGranitt camminava ormai da ore nelle sue stanze. Le facevano male le gambe, ma come al solito la sua mente era troppo più forte del corpo per lasciare campo libero ad un banalissimo dolore fisico. Solo così, lo sapeva, poteva sperare di tenere sotto controllo la morte che da quasi un giorno ormai le opprimeva il petto… Era diventata la Preside di Hogwarts, e avrebbe preferito morire piuttosto che farlo.

Silente era stato ucciso. L’uomo che le era stato accanto per tutta la vita se ne era andato per sempre. Le regole le avevano imposto di convocare Harry Potter nello studio che ora le apparteneva, ed era stata abile a dissimulare la disperazione che si era impadronita di lei nel momento in cui aveva sussurrato al gargoyle di guardia una di quelle solite, stupide parole d’ordine che tanto divertivano Silente.

Eppure, nonostante le regole, nonostante Hogwarts, nonostante tutte le persone che avevano bisogno della sua forza e della sua guida in quel momento tanto delicato, dopo aver parlato con il ragazzo aveva lasciato lo studio di Silente più in fretta che aveva potuto. Non sopportava l’idea di vederne il ritratto appeso al muro, tra quelli degli altri presidi defunti della scuola.

Erano passati quasi due giorni, da quando era morto, lo avevano sepolto, ma lei continuava a non potere accettare quella morte: aveva consolato i ragazzi – Potter, poi, era così prostrato… – ma non riusciva a consolare se stessa, e nemmeno a pensare ad un qualsiasi conforto.

Quando il corpo senza vita era stato portato nel castello, non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi; era stata lei, con le mani tremanti ed il cuore in frantumi, a prepararlo per la sepoltura; ed era stata lei, infine, sopraffatta dai ricordi di anni ormai troppo lontani, a sigillare con un ultimo bacio le sue labbra adesso fredde come il ghiaccio.

Albus.

E ora, dopo aver recitato il ruolo impostole dalle regole cui aveva dedicato la vita, ora giungeva il momento di abbandonarsi al dolore. Non dovevi lasciarmi, non adesso. Un vaso si infranse sul pavimento, ma non gli diede peso. I ragazzi – i tuoi ragazzi, Albus… Potter, Weasley, la Granger – erano disperati e sconvolti, pieni di repulsione per il fatto che il colpevole della morte di Silente, l’uomo che l’aveva tradito, fosse proprio quello di cui lui più si fidava. Severus Piton. La disperazione della McGranitt aveva invece un’origine diversa. Hai imbrogliato tutti, Albus, ma non me…Severus non avrebbe potuto ucciderti, se non fossi stato tu a volerlo.

Già, Severus. Non poté fare a meno di domandarsi dove si trovasse, e si trovò a sperare che fosse al sicuro. Stavi diventando debole, lo vedevo…Ma come hai potuto chiedergli tanto? Con che coraggio gli hai chiesto quest’ultima dimostrazione di fedeltà, sapendo che gli avresti rovinato la vita? Si appoggiò al davanzale della finestra, esausta, e guardò fuori. La tomba di marmo bianco era là, immobile nel rosso del tramonto, a custodire la parte migliore di lei.

Albus.

Non si era mai sentita così sola, così debole. Una parte della sua mente impediva agli occhi di staccarsi da quell’ultimo segno che le restava di lui, ma fu violentemente costretta ad allontanarsi dai vetri quando un gufo le planò incontro a tutta velocità. Minerva McGranitt osservò per lunghissimi istanti la lettera, con gli occhi pieni di lacrime. Il nome del destinatario era scritto in inchiostro verde smeraldo, una grafia che gli anni le avevano insegnato a riconoscere tra migliaia di altre.

Alla mia dolcissima Minerva,

Preside di Hogwarts e fedele compagna di vita.

Sue stanze.

Pianse, e quelle prime lacrime furono incredibilmente dolorose. Ma trovò, da qualche parte, la forza di un sorriso: tipico di Silente, riuscire a far arrivare una lettera proprio quanto lei ne aveva così bisogno. Dolcissima. Compagna di vita. Aprì la busta con quelle parole che le danzavano davanti agli occhi, aspettandosi qualche riga di addio. Ma anche in quello, come sempre, Albus Silente era stato più originale di ogni aspettativa, come sempre l’aveva sorpresa.

"Se ancora non ci avessi pensato, Minerva cara, ti suggerisco il mio Pensatoio… Non temere, Fanny ha ciò di cui hai bisogno. Tuo per sempre, Albus."

Il bacile di pietra era nel solito armadio, e Minerva McGranitt lo posò sulla scrivania sotto gli occhi impassibili della fenice. Con un gesto della bacchetta aveva fatto scendere un telo sui ritratti appesi al muro, compreso – con una morsa al petto – quello di Silente. Aprì quindi la vetrina, dove centinaia di bottiglie di ricordi la guardavano, ma non aveva la benché minima idea di quale scegliere: erano una diversa dall’altra, ma nessun segno distintivo permetteva di riconoscerne il contenuto o anche solo il periodo. Si lasciò scivolare sulla poltrona, delusa, e guardò Fanny che le rispose con fredda indifferenza.

« So come ti senti. Manca anche a me.» La fenice inclinò la testa di lato, apparentemente incuriosita. Minerva, nonostante una parte della sua mente continuasse a credere che nessuno avrebbe mai potuto alleviare il suo dolore, si ritrovò a parlare con quello splendido animale che, per primo, aveva dato segno di interesse per lo stato in cui il suo cuore si trovava. E le parlò tanto a lungo da dimenticare le difficoltà che aveva avuto nell’orientarsi tra i pensieri di Silente.

« Ho passato la mia vita con lui, Fanny, tutta la mia vita. Quanti anni sono passati… Lo amavo molto, sai? E anche lui… Ma è diventato Preside, e non poteva più avere una famiglia. Mi credi,» le disse, accarezzandole la testa, « se ti dico che non ho smesso di amarlo neppure un giorno soltanto?» A quelle parole la fenice si staccò dal trespolo e volò in cima al caminetto. Tornò dopo qualche istante, lasciandole cadere tra le mani la bottiglia che reggeva nelle zampe. Non era molto grande, ma aveva l’aria di essere molto preziosa: e non si trattava soltanto dei rubini che aveva incastonati, era… Fanny ha ciò di cui hai bisogno.

Il liquido argenteo iniziò a vorticare nel Pensatoio, e quando la McGranitt si immerse nei ricordi di Silente rimase senza parole. Come aveva fatto a sapere con tanta precisione ciò di cui lei avrebbe con tanta intensità avuto bisogno? Doveva aver impiegato mesi a riempire quella bottiglia… Non aveva tralasciato nemmeno uno dei momenti che in tanti anni avevano trascorso insieme, nemmeno uno, compresi i piccoli gesti di tenerezza che non le aveva mai negato anche nei momenti meno opportuni. Le riunioni con gli altri professori, le discussioni sui provvedimenti disciplinari, le lotte per l’Ordine… Quei ricordi erano il modo di farle sapere che ogni volta che aveva accarezzato la sua mano apparentemente per caso, non era stato affatto per caso; le stava dicendo che la dolcezza delle sue parole con lei non era figlia della sua innata gentilezza, ma era voluta con ogni briciola del suo essere; il più piccolo sorriso era stato per lei, soltanto per lei, per il sole della sua lunga vita.

« Immagino che tu stia piangendo, adesso, Minerva. Che cosa direbbero i tuoi studenti se ti vedessero in questo stato?» La McGranitt trasalì: chi aveva parlato? Si guardò intorno, ma non c’erano altri ricordi… «Sono qui.» Si voltò, e vide Silente che rideva. Fece per corrergli incontro, ma si fermò di scatto: era un ricordo, lo capiva dalla sua consistenza…ma come faceva a sapere che stava piangendo? « Un piccolo incantesimo di mia invenzione… Se ti avessi lasciato soltanto ricordi, ti saresti rifugiata qui a nascondere la tua tristezza, non è forse così? E così ho pensato di lasciarti anche un messaggio…»

Minerva McGranitt non credeva ai propri occhi. Sapeva che modificare un ricordo era possibile, naturalmente, ma a questo livello…? Era sinceramente stupita, ma temeva si trattasse dell’ultimo scherzo.

« Oh, so bene quanto sei razionale… Non mi sto prendendo gioco di te. Solo…» Guardò l’immagine di Albus Silente rabbuiarsi un poco. « Temo di non avere avuto il tempo di dirti queste cose di persona, Minerva, se sei in questi ricordi.» Minerva asciugò rapidamente una lacrima dal viso, ma sentiva il proprio cuore gemere. Che cosa sarebbe stato della sua vita, ora, senza di lui?

« Ogni attimo passato con te è stato il più bello, Minerva. Non hai idea di ciò che ho passato, in questi anni, a starti vicino senza poterti stringere, senza poterti baciare… Non avresti dovuto spingermi ad accettare la presidenza, amore mio, e io non avrei dovuto darti ascolto. Ci siamo condannati al dolore con le nostre stesse mani.» Non riusciva a muoversi, di fronte alla portata di quelle parole. Si erano amati, sì, tanto tempo prima, e si erano amati intensamente; sapeva che tra loro non era mai finita, ma sentirlo da lui…Sentire quell’ultima confessione, ben sapendo che adesso davvero non c’era più alcun futuro…

Albus.

« Non piangere, Minerva cara, era necessario e tu lo sai meglio di chiunque altro. Vorrei darti le risposte che cerchi, ma non posso farlo. Mi dispiace. Spero di essere riuscito a darti un estremo bacio prima che tu abbia visto tutto questo. Se invece non è così… Ti domando perdono, e ti chiedo di ricordare sempre che era però il mio ultimo desiderio. Salva Hogwarts, Minerva: tu sola sai che cosa significa, perché soltanto tu ed io l’abbiamo anteposto a tutto. Mi avrai sempre al tuo fianco, ti sosterrò qualsiasi decisione tu prenda. Perché fino a che potrò vivere nel tuo cuore, amor mio, vorrà dire che ancora non sono morto. Addio.»

Il turbinio argenteo si dissolse, e Minerva McGranitt era di nuovo seduta alla scrivania che era stata di Silente. Smaterializzò la tenda che aveva steso sui ritratti. Albus Silente, i capelli e la barba chiari come la luna che illuminava la stanza, le sorrideva dietro gli occhiali a mezzaluna e le fece l’occhiolino. Per la prima volta da quando la pietra bianca era stata definitivamente posta sul suo sepolcro, Minerva riuscì a sorridere. Depose un bacio leggero su due dita, e le fece scorrere sulla cornice. Poi, decisa a fare qualsiasi cosa pur di salvare il mondo magico dal Signore Oscuro, uscì dallo studio con un solo pensiero fisso nella mente. Un pensiero che l’avrebbe sempre resa forte. Un pensiero che non l’avrebbe mai abbandonata.

Albus.

  
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