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Autore: Legar    13/10/2011    8 recensioni
« Sir Percival, questo è per voi ». [...]
Incontriamoci dove è cominciato tutto.
G.

[Gwaine/Percival]
Genere: Angst, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Parsifal
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Never knew you cared

Il fumo della pira che aveva bruciato quel che rimaneva di Sir Lancelot –la spada, il valore che l’aveva spinto ad andare incontro a una morte eroica; il mantello, rosso come il sangue che non aveva versato- saliva al cielo lentamente, mentre anche Gwen lasciava il cortile del palazzo, sola col suo dolore. Dolore che sembrava avviluppare l’intera corte nelle sue spire, un flagello troppo pesante perché il reame potesse sopportarne ancora. I Dorocha erano ritornati nell’aldilà, ma cosa ci sarebbe stato in seguito? Quali minacce da affrontare?
Gwaine si allontanò dalla finestra della sua stanza. Era rientrato più presto degli altri, per poter abbandonare la compostezza che richiedeva il funerale di un cavaliere e piangere in solitudine l’amico perduto. Non poteva credere a quello che era accaduto, l’avrebbe reso reale, e perciò troppo amaro. Preferiva ricordare le feste insieme alla taverna, e il vino che scorreva a litri; i combattimenti fatti per scherzare, quando ogni parola era un pretesto per darsi addosso; l’incontro di due spade amiche che non avrebbero mai sparso sangue, l’una contro l’altra, ma solo verso i comuni nemici. Della sua morte, dopotutto, non aveva ricordi. Solo la sua incoscienza, quando si era gettato contro la strega, pur essendo consapevole della vanità di quel gesto. Forse, se non fosse caduto a terra, svenuto per l’incantesimo difensivo di quella vecchia, avrebbe potuto salvarlo, sacrificarsi al suo posto…
Forse. Ma non valeva la pena vivere di forse. Non aveva senso. Meglio la certezza di un abbraccio intimo, un bacio d’amore, un incontro di due corpi ansanti…
Il cavaliere prese a scrivere su una pergamena –grafia incerta, le e strette, insicure, le t allungate verso qualcosa di inarrivabile, o quasi- la sua richiesta di certezze.

***

« Sir Percival, questo è per voi ».

Percival alzò appena gli occhi dalla sua spada –quella spada, memore di tante avventure vissute insieme con il suo amico di sempre, che aveva contemplato immobile, seduto alla scrittoio della sua camera, scorgendovi il riflesso della fissità della morte- per notare un anonimo servitore del castello che gli porse un biglietto ripiegato due volte su se stesso.

« Grazie » disse, e la voce gli uscì roca, dopo il silenzio.

Un leggero cenno, e il servitore uscì.
Il cavaliere dispiegò la pergamena, e ne lesse il contenuto in pochi istanti.
E questo, cosa significava? Di tutte le volte in cui erano stati insieme, quella era forse la più incerta; non si aspettava che il rapporto che li aveva legati, prima, avrebbe avuto modo di continuare ora che le cose erano cambiate. Aveva pensato di aver bisogno di tempo, tempo per se stesso e per il suo dolore. Ma poi si rese conto di non desiderare altro che essere amato, per guarire le proprie ferite e le sue. Sarebbero stati l’uno il medico dell’altro. Subito, si mosse, deciso, verso le scuderie.

Il biglietto rimase lì, sul piano di legno dello scrittoio, e se qualcuno avesse potuto prenderlo, avrebbe letto poche parole, dense di significato per i due amanti.

Incontriamoci dove è cominciato tutto.

G.

***

Erano ormai minuti che Gwaine fissava la Tavola Rotonda, intorno alla quale, poco tempo prima, si era seduto per la prima volta da cavaliere.
Perso nei suoi ricordi, si accorse dell’uomo che aveva violato la solitudine del castello abbandonato solo quando le sue braccia si strinsero attorno alla sua vita.
Un gesto d’amore o una minaccia? L’abbraccio di un amico o quello dell’angelo della morte?
Non avrebbe dovuto abbassare la guardia in un posto non sicuro, lo sapeva. Si divincolò e riuscì a liberarsi –o forse l’avversario inaspettatamente lasciò la presa- e impugnò la spada, pronto a difendersi.

« Non hai bisogno di quella con me » disse Percival.

« Oh, no. Non ne ho mai avuto bisogno » concordò Gwaine. E lasciò cadere la spada a terra, che produsse un rumore fin troppo lugubre in quel posto dimenticato del regno.

Fu imitato subito dopo da Percival, che, senza interrompere il contatto visivo, avanzò istintivamente di qualche passo verso l’altro.
I passi diventarono poi falcate, e i due uomini quasi corsero l’uno verso l’altro, tanta l’esigenza di spegnere il proprio dolore tra braccia che non avrebbero mai rifiutato il loro sostegno.
Le labbra si cercarono, avide di un contatto intimo che fungeva da anestetico per una sofferenza troppo reale. Le mani di Gwaine corsero all’allacciatura del mantello di Percival, che si vide presto privato di quel nobile indumento. Subito Percival fece lo stesso; i due uomini si spogliarono in fretta, consci di un desiderio troppo urgente per poter aspettare oltre, per sopportare il tremendo intralcio degli abiti. Abbracciati, entrambi quasi nudi, camminarono alla cieca a cercare un sostegno, mentre non smettevano di esplorare –delicate carezze, gemiti trattenuti, urla strozzate- i reciproci corpi. Quando i glutei di Gwaine toccarono la fredda pietra della Tavola Rotonda, un’occhiata maliziosa illuminò i suoi occhi. Uno sguardo, e Percival vi spinse l’amante, prima di continuare quella dolce opera di tenerezza e calore. E quando i due cavalieri finalmente si unirono –l’uno per l’altro, congiunti; l’uno con l’altro, insieme; l’uno nell’altro, intimi-, nei loro occhi brillava la purezza di un sentimento autentico, scoperto tra il piacere di un incontro passionale.

***

I due cavalieri si stavano rivestendo, quando un pensiero sfiorò la mente di Gwaine.

« Sai, stavo pensando… tutta quella faccenda della fedeltà al nostro re… non credo dovremmo dire ad Artù di questa… »
« Questa? »
« Relazione ».

« Gwaine, perché siamo qui? Avevi già in mente  di continuare questa… relazione?»
« Oh, se c’è qualcuno che l’aveva già in mente, non sono certamente io. Non sapevo di piacerti!, ricordi?»

« Gwaine? Hai visto il mio mantello? »
« Cerca per terra. Se non te ne sei curato perché troppo occupato da me, devo piacerti proprio tanto ».

« Gwaine, potresti vestirti più velocemente? »
« Dopo tutto questo ti dà fastidio il mio corpo nudo? » Uno sguardo ai suoi calzoni. « Oh. Non sapevo di piacerti così tanto ».

« Gwaine? »
« Sì? »
« Sta’ zitto ».

E Gwaine stette effettivamente zitto, troppo impegnato a esplorare a occhi chiusi la bocca di Percival, perso in un momento che avrebbe desiderato non finisse mai, con l’incanto di un castello abbandonato a fare da sfondo all’amore di due cavalieri che insieme avrebbero sconfitto il dolore della perdita del loro caro amico.

 

Note: Non sapevo di piacerti. è presa dall’episodio 4x02 di Merlin, da cui ho fondamentalmente tratto ispirazione per questa… cosa.
La ripetizione della frase l’uno per […] con […] nell’altro ricorda vagamente una parte della liturgia cattolica della Messa con la sequenza delle preposizioni per, con, in.

Questa è la mia prima incursione in questo fandom, spero di non aver creato un qualche obbrobrio!
A Chiara, grazie.
E grazie a tutti voi

   
 
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