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Autore: MonyMOFO    13/10/2011    1 recensioni
Jared è sposato. Vicki e Tomo pure. Manca solo Shannon all'appello a farsi una vita tutta sua. Ma siamo sicuri che non se la stia già facendo all'insaputa della band?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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DUE MESI DOPO

 Osservavo con paura quella scatola rettangolare appoggiata sulla scrivania, mi mangiucchiavo le unghie dall'agitazione. Non era quello il momento giusto per avere la conferma di una gravidanza, non in quella situazione e non due giorni prima della partenza per il Messico, ma soprattutto, non ero pronta per diventare madre.
Mi alzai dal letto e presi tra le mie mani la confezione:”Tenere fuori dalla portata dei bambini..ma va!” dissi.
Jared era uscito per girare uno spot pubblicitario di un profumo, sarebbe tornato nel giro di un'ora.
Presi il mio BlackBerry e decisi di chiamare una persona a me molto cara, ero sicura che mi avrebbe capita:”Vicki, posso fare un salto da te?”
Dopo aver messo il test di gravidanza nella borsa, presi la macchina e scappai da Vicki. Eravamo diventate molto amiche, tanto che quando decise di fare il test di gravidanza , lo fece in mia presenza.
Parcheggiai nel vicoletto di casa sua e bussai alla porta, arrivò Vicki con il suo pancione enorme:
“Scusami se mi presento così, all'improvviso, nonostante tu possa partorire da un momento all'altro!”, le dissi dandole due baci sulle guancie.
“Lo sai che per te ci sono sempre, anche se fossi stata in ospedale con le contrazioni forti ti avrei ascoltata!”, l'abbracciai. Nonostante fossimo molto diverse, riuscivamo ad andare d'accordo.
“Sediamoci lì!”, mi disse indicando il divano.
“Tomo?”, chiesi.
“E' uscito con Lucas Banker! Mi sembravi agitata al telefono..che ti succede?”
Presi la borsa e l'aprii, estraendo il test di gravidanza e sventolandoglielo davanti:
“Ommioddio...”, esclamò.
“Ho un ritardo di due settimane...ma non ho nausea...”
“Nemmeno io l'avevo...beh, speriamo sia positivo. Sarebbe ora che anche voi mettiate su famiglia!”
“Vicki ce lo vedi Jared come padre?”
“Certamente!”
“Jared non è Tomo. Tuo marito nelle pause del tour verrà a casa e starà con la sua famiglia, Jared non lo farà mai. Se ne andrà ad Haiti, o Parigi a qualche sfilata di moda, oppure si troverà sicuramente qualcosa da fare...non sa stare fermo. Un figlio è d'intralcio, per lui e per me...”
Vicki mi ascoltò in silenzio, poi con fatica si alzò e si avvicinò a me:
“Tesoro, sei solo spaventata. Una donna diventa madre fin dal primo giorno di gravidanza, un uomo diventa padre solo quando vedrà per la prima volta in faccia suo figlio...”
“No, non sono spaventata Vicki. Gliel'ho detto che non mi sento pronta, che non è il momento. Ma lui insiste, tanto che una sera per la pressione sua, ho smesso di prednere la pillola pensando che tanto non sarebbe successo subito, invece...”
La ragazza si alzò dal divano e sporse la mano:
“Andiamo, se non fai il test non ti toglierai mai il pensiero...”
Mi accompagnò in bagno e mi aspettò fuori, mi appoggiai alla tazza e immersi nel getto della mia pipì il test di gravidanza, poi, una volta finito, lo appoggiai sul mobiletto delle salviette.
“Sophie!”
“Ho finito, puoi entrare...”
Vicki spalancò la porta e la vidi spaventata, poi il mio sguardo cadde in terra dove vidi una pozza d'acqua. Si erano rotte le acque.
“Oh cazzo, chiama Tomo, io prendo le tue robe e andiamo in ospedale!”
Corsi di sopra a prendere la sacca con gli abiti e l’intimo di ricambio mentre Vicki chiamava suo marito.
In meno di mezz’ora fummo all’ospedale. Tomo arrivò subito.
“Voglio l’epidurale cazzo!”, urlò Vicki in preda alla disperazione, suo marito le prese la mano:
“Tesoro, non sei dilatata abbastanza”
“Quanto cazzo manca? Ne arriva un’altra…”, si piegò su se stessa per la forte contrazione ricevuta. Ecco, ora la voglia di avere un figlio mi era passata del tutto.
A parte che quella stanza puzzava di vomito, ma poi, non potevano mettere una musica rilassante o qualcosa che potesse distrarre la madre durante il travaglio? Mi sedetti su una sedia di fianco ad un lavadino e vi vidi appoggiati sopra dei ciucci e dei biberon, ne presi in mano quando sentii una mano sulla mia spalla. Mi voltai e Jared mi salutò:
“Quanto manca?”, mi chiese.
“E’ dilatata di poco, secondo me…ci vorranno ancora 3-4 ore….”
“Possiamo parlare?”, il tono della sua voce cambiò, cosa c’era ora che non andava? Aveva ricevuto un’offerta di lavoro per una parte in un film e non sapeva come dirmelo? Lo conoscevo troppo bene, e dalle sue espressioni capii che qualcosa non stava andando per il verso giusto.
“Andiamo nella sala d’attesa..”, mio marito mi mise una mano dietro la spalla e mi invitò ad uscire dalla stanza.
Prendemmo posto su delle sedie vicino a dei distributori di bibite, lui si tolse la giacca e poi si sedette accavallando le gambe, mi accomodai di fianco.
“Allora? Cos’è tutto questo mistero?”
“Sophie, ho trovato questo sul letto a casa…”
Si alzò leggermente di lato per estrarre dalla tasca uno scontrino.
“E’ lo scontrino di un test di gravidanza….”
Sbiancai. Come avevo potuto essere così sbadata? Che stupida, stupida, stupida! Che cosa avrei potuto dirgli? Tra l’altro, avevo lasciato il test a casa e non avevo nemmeno guardato il risultato. Come gliel’avrei detto? Sai Jared, forse sono incinta…diventerai papà, o mal che vada zio. Sì, perché ce n’era un altro di problema. Se mai fossi stata veramente incinta, di chi sarebbe stato il bambino?
“Ho due settimane di ritardo…”
Brava Sophie, bella frase ad effetto. Ora ti farà i complimenti e ti dirà che finalmente l’hai accontentato.
“Perché non me l’hai detto?”
No, non doveva andare così. Non doveva tipo saltare e fare una sceneggiata stile ‘Echelon che vede uno della band in giro per strada’?
“Perché è una cosa alla quale ho pensato solo oggi…”
Bugia. Erano due settimane che ci pensavo. Ma non volevo crederci.
“Hai già fatto il test?”
“A casa di Vicki, ma non ho fatto in tempo a vedere il risultato….”
“Sappi che sono così tranquillo solo perché siamo in mezzo alla gente, ma a casa ne discuteremo…”
Cosa? A casa ne discuteremo? Mi sembra di sentire mia madre ai tempi della scuola. E poi non c’era nulla da discutere, o forse sì. Non lo sapevo nemmeno io, ero confusa.
Jared si alzò e si incamminò per i corridoi.
“Dove vai?”, gli chiesi alzandomi.
“A chiamare Shannon per avvertirlo…”, e si voltò di nuovo per la sua strada.
Lo odiavo quando faceva così, faceva tanto il superiore, quando sapeva benissimo che con me la scusa di essere Jared Leto, il leader dei 30 Seconds To Mars non attaccava.
Presi la borsa e rientrai da Vicki che si era messa in posizione laterale e stava aggrappata alla sbarra di metallo del lettino. Soffiava su Tomo e la scena era alquanto buffa dato che i suoi capelli volavano in aria.
“Ancora niente?”, chiesi.
“Cazzo Sophie, ti giuro che mi farei aprire in due per tirare fuori il bambino. E’ tutta colpa tua, e non dire di no!”, ringhiò contro Tomo.
“Sì, amore, hai ragione, però ora calmati. Vuoi un thè?”
“Ficcatelo su per il culo il thè!”
E’ proprio vera quella storia che mentre sei in travaglio, senti talmente tanto dolore che non badi nemmeno a quello che dici. Vicki ne era la prova. Provai per un attimo a immaginarmi in quel lettin, al posto suo, chissà se io, a differenza sua, avrei sopportato il dolore. E pensare che poi lei avrebbe avuto fra le sue braccia SUO figlio, concepito in una notte d’amore con la sua dolce metà, mi commuoveva.
Oh no, Sophie, cosa vai a pensare? Non c’è niente di commuovente qui. La tua migliore amica sta soffrendo come un cane bastonato e tu vai a fantasticare su queste cose?
“Ne arriva un’altra, maledizione a te e a quella notte che te l’ho data!”
“Amore non me la darai più, ok? Vuoi qualcosa da mangiare?”
“Sophie ti prego caccialo fuori”, Vicki riuscì a parlare a malapena.
“Tesoro se potessi lo farei nascere ora…”
“Dicevo di Tomo, caccialo fuori!”
Tomo si girò verso di me implorante, fossi stata il lui avrei pensato:”Se la mollo qua mi da dell’insensibile, se resto qua prima o poi mi ucciderà!”, aveva bisogno di una mano.
“Tomo mi vai a prendere una bottiglietta d’acqua?”, chiesi.
“Certo!”
Il chitarrista si alzò e cedette il posto a me, che non esitai ad andare a stringere la mano alla mia migliore amica.
“Sophy, fa un male del cazzo. Solo Dio sa quanto so soffrendo, mi sento morire e mi scappa anche da cagare!”
“Fai dei respiri profondi, forza…”, in quella situazione non seppi proprio come comportarmi, sapevo solo che se fossi stata al suo posto, avrei voluto Shannon a stringermi la mano.
“Epidurale! Signora Leto, devo farle abbandonare la stanza!”, si presentò un’infermiera con una siringa e una volta uscita dalla stanza non sentii più una lamentela.

 

“Filip Ivano Milicevic???”, chiese Jared al neopapà di fronte alla vetrata del reparto maternità.
“Sì, il nome dello zio e della zia..”, rispose soddisfatto.
“Fanno cagare amico”
“Shannon fatti i cazzi tuoi, pensa che magari tuo nipote si chiamerà come te!”, ribattè Tomo.
“Questo è poco ma sicuro, poi va bene per entrambi i sessi!”, esclamò il fratello minore.
Tutti e tre si misero a fissare il bambino al di là della vetrata, mentre Sophie era in compagnia con una ormai stanchissima Vicki.
“Vi faccio una confidenza…”
Non era da Jared confidarsi con qualcuno, con il fratello ormai non lo faceva da anni.
“Prima, ho scoperto che Sophie ha comprato un test di gravidanza…forse è incinta…non sapete quante volte abbiamo litigato per questa cosa. Lei…non lo voleva…”, l’uomo abbassò la testa, mentre Shannon non emise una sola parola.
“I figli sono un dono di Dio, se ve l’ha donato, evidentemente questa era il momento più opportuno…”, commentò Tomo.
“Può darsi. So solo che io questo figlio lo desidero più di qualsiasi altra cosa al mondo..”
“Perché?”, chiese secco il fratello maggiore.
Jared puntò i suoi fari negli occhi grigi del fratello:”Che razza di domanda è? Un figlio consoliderebbe la nostra relazione…”
“Cazzo Jared, è l’amore che terrebbe una relazione salda, non un figlio…”
“Che ti prende bro?”
Shannon stava per scaldarsi, ed il motivo era solo uno: voleva che quel figlio fosse suo.

Shannon entrò nella stanza e mi chiese di uscire a parlare, diedi un bacio sulla fronte a Vicki, aveva partorito da solo due ore ed era stanchissima.
Andammo all’esterno dell’ospedale e il batterista sfilò una sigaretta dal pacchetto.
“Sei incinta?”, chiese senza farsi scrupoli.
“Che cazzo ti ha detto Jared?”
“Mi ha detto che hai comprato un test di gravidanza!”
Sbuffai e mi sedetti su un muretto basso.
“Non lo so. Va bene? Ho fatto il test ma non ho fatto in tempo a guardare il risultato perché Vicki ha avuto le contrazioni!”
“E se fosse mio?”

DING DING DING

E bravo Shannon. E se fosse stato suo? Che cazzo avremmo fatto? Non poteva finire tutto così.
“Non lo sapremo fino al momento della nascita…”
“Io lo vorrei riconoscere…”
“Per Dio Shannon…non so nemmeno se quel cazzo di test è positivo!”
“Andiamo nel reparto ginecologia e fatti una cazzo di visita…”
Beh, non aveva tutti i torti, l’unica soluzione sarebbe stata quella, e se fosse stato suo…beh…sarei rimasta nella merda.

   
 
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