DUE MESI DOPO
Mi alzai dal letto e presi tra le mie mani la confezione:”Tenere
fuori dalla portata dei bambini..ma va!” dissi.
Jared era uscito per girare uno spot pubblicitario di un
profumo, sarebbe tornato nel giro di un'ora.
Presi il mio BlackBerry e decisi di chiamare una persona a me
molto cara, ero sicura che mi avrebbe capita:”Vicki, posso fare un salto da te?”
Parcheggiai nel vicoletto di casa sua e bussai alla porta,
arrivò Vicki con il suo pancione enorme:
“Scusami se mi presento così, all'improvviso, nonostante tu
possa partorire da un momento all'altro!”, le dissi dandole due baci sulle
guancie.
“Lo sai che per te ci sono sempre, anche se fossi stata in ospedale
con le contrazioni forti ti avrei ascoltata!”, l'abbracciai. Nonostante fossimo
molto diverse, riuscivamo ad andare d'accordo.
“Sediamoci lì!”, mi disse indicando il divano.
“Tomo?”, chiesi.
“E' uscito con Lucas Banker! Mi sembravi agitata al telefono..che
ti succede?”
Presi la borsa e l'aprii, estraendo il test di gravidanza e
sventolandoglielo davanti:
“Ommioddio...”, esclamò.
“Ho un ritardo di due settimane...ma non ho nausea...”
“Nemmeno io l'avevo...beh, speriamo sia positivo. Sarebbe ora
che anche voi mettiate su famiglia!”
“Vicki ce lo vedi Jared come padre?”
“Certamente!”
“Jared non è Tomo. Tuo marito nelle pause del tour verrà a
casa e starà con la sua famiglia, Jared non lo farà mai. Se ne andrà ad Haiti,
o Parigi a qualche sfilata di moda, oppure si troverà sicuramente qualcosa da
fare...non sa stare fermo. Un figlio è d'intralcio, per lui e per me...”
Vicki mi ascoltò in silenzio, poi con fatica si alzò e si
avvicinò a me:
“Tesoro, sei solo spaventata. Una donna diventa madre fin dal
primo giorno di gravidanza, un uomo diventa padre solo quando vedrà per la
prima volta in faccia suo figlio...”
“No, non sono spaventata Vicki. Gliel'ho detto che non mi
sento pronta, che non è il momento. Ma lui insiste, tanto che una sera per la
pressione sua, ho smesso di prednere la pillola pensando che tanto non sarebbe
successo subito, invece...”
La ragazza si alzò dal divano e sporse la mano:
“Andiamo, se non fai il test non ti toglierai mai il
pensiero...”
Mi accompagnò in bagno e mi aspettò fuori, mi appoggiai alla
tazza e immersi nel getto della mia pipì il test di gravidanza, poi, una volta
finito, lo appoggiai sul mobiletto delle salviette.
“Sophie!”
“Ho finito, puoi entrare...”
Vicki spalancò la porta e la vidi spaventata, poi il mio
sguardo cadde in terra dove vidi una pozza d'acqua. Si erano rotte le acque.
“Oh cazzo, chiama Tomo, io prendo le tue robe e andiamo in
ospedale!”
Corsi di sopra a prendere la sacca con gli abiti e l’intimo
di ricambio mentre Vicki chiamava suo marito.
In meno di mezz’ora fummo all’ospedale. Tomo arrivò subito.
“Voglio l’epidurale cazzo!”, urlò Vicki in preda alla
disperazione, suo marito le prese la mano:
“Tesoro, non sei dilatata abbastanza”
“Quanto cazzo manca? Ne arriva un’altra…”, si piegò su se stessa
per la forte contrazione ricevuta. Ecco, ora la voglia di avere un figlio mi
era passata del tutto.
A parte che quella stanza puzzava di vomito, ma poi, non
potevano mettere una musica rilassante o qualcosa che potesse distrarre la
madre durante il travaglio? Mi sedetti su una sedia di fianco ad un lavadino e
vi vidi appoggiati sopra dei ciucci e dei biberon, ne presi in mano quando
sentii una mano sulla mia spalla. Mi voltai e Jared mi salutò:
“Quanto manca?”, mi chiese.
“E’ dilatata di poco, secondo me…ci vorranno ancora 3-4 ore….”
“Possiamo parlare?”, il tono della sua voce cambiò, cosa c’era
ora che non andava? Aveva ricevuto un’offerta di lavoro per una parte in un film
e non sapeva come dirmelo? Lo conoscevo troppo bene, e dalle sue espressioni
capii che qualcosa non stava andando per il verso giusto.
“Andiamo nella sala d’attesa..”, mio marito mi mise una mano
dietro la spalla e mi invitò ad uscire dalla stanza.
Prendemmo posto su delle sedie vicino a dei distributori di
bibite, lui si tolse la giacca e poi si sedette accavallando le gambe, mi
accomodai di fianco.
“Allora? Cos’è tutto questo mistero?”
“Sophie, ho trovato questo sul letto a casa…”
Si alzò leggermente di lato per estrarre dalla tasca uno
scontrino.
“E’ lo scontrino di un test di gravidanza….”
Sbiancai. Come avevo potuto essere così sbadata? Che stupida,
stupida, stupida! Che cosa avrei potuto dirgli? Tra l’altro, avevo lasciato il
test a casa e non avevo nemmeno guardato il risultato. Come gliel’avrei detto?
Sai Jared, forse sono incinta…diventerai papà, o mal che vada zio. Sì, perché ce
n’era un altro di problema. Se mai fossi stata veramente incinta, di chi
sarebbe stato il bambino?
“Ho due settimane di ritardo…”
Brava Sophie, bella frase ad effetto. Ora ti farà i
complimenti e ti dirà che finalmente l’hai accontentato.
“Perché non me l’hai detto?”
No, non doveva andare così. Non doveva tipo saltare e fare
una sceneggiata stile ‘Echelon che vede uno della band in giro per strada’?
“Perché è una cosa alla quale ho pensato solo oggi…”
Bugia. Erano due settimane che ci pensavo. Ma non volevo
crederci.
“Hai già fatto il test?”
“A casa di Vicki, ma non ho fatto in tempo a vedere il
risultato….”
“Sappi che sono così tranquillo solo perché siamo in mezzo
alla gente, ma a casa ne discuteremo…”
Cosa? A casa ne discuteremo? Mi sembra di sentire mia madre
ai tempi della scuola. E poi non c’era nulla da discutere, o forse sì. Non lo
sapevo nemmeno io, ero confusa.
Jared si alzò e si incamminò per i corridoi.
“Dove vai?”, gli chiesi alzandomi.
“A chiamare Shannon per avvertirlo…”, e si voltò di nuovo per
la sua strada.
Lo odiavo quando faceva così, faceva tanto il superiore,
quando sapeva benissimo che con me la scusa di essere Jared Leto, il leader dei
30 Seconds To Mars non attaccava.
Presi la borsa e rientrai da Vicki che si era messa in
posizione laterale e stava aggrappata alla sbarra di metallo del lettino.
Soffiava su Tomo e la scena era alquanto buffa dato che i suoi capelli volavano
in aria.
“Ancora niente?”, chiesi.
“Cazzo Sophie, ti giuro che mi farei aprire in due per tirare
fuori il bambino. E’ tutta colpa tua, e non dire di no!”, ringhiò contro Tomo.
“Sì, amore, hai ragione, però ora calmati. Vuoi un thè?”
“Ficcatelo su per il culo il thè!”
E’ proprio vera quella storia che mentre sei in travaglio,
senti talmente tanto dolore che non badi nemmeno a quello che dici. Vicki ne
era la prova. Provai per un attimo a immaginarmi in quel lettin, al posto suo,
chissà se io, a differenza sua, avrei sopportato il dolore. E pensare che poi
lei avrebbe avuto fra le sue braccia SUO figlio, concepito in una notte d’amore
con la sua dolce metà, mi commuoveva.
Oh no, Sophie, cosa vai a pensare? Non c’è niente di
commuovente qui. La tua migliore amica sta soffrendo come un cane bastonato e
tu vai a fantasticare su queste cose?
“Ne arriva un’altra, maledizione a te e a quella notte che te
l’ho data!”
“Amore non me la darai più, ok? Vuoi qualcosa da mangiare?”
“Sophie ti prego caccialo fuori”, Vicki riuscì a parlare a
malapena.
“Tesoro se potessi lo farei nascere ora…”
“Dicevo di Tomo, caccialo fuori!”
Tomo si girò verso di me implorante, fossi stata il lui avrei
pensato:”Se la mollo qua mi da dell’insensibile, se resto qua prima o poi mi
ucciderà!”, aveva bisogno di una mano.
“Tomo mi vai a prendere una bottiglietta d’acqua?”, chiesi.
“Certo!”
Il chitarrista si alzò e cedette il posto a me, che non
esitai ad andare a stringere la mano alla mia migliore amica.
“Sophy, fa un male del cazzo. Solo Dio sa quanto so
soffrendo, mi sento morire e mi scappa anche da cagare!”
“Fai dei respiri profondi, forza…”, in quella situazione non
seppi proprio come comportarmi, sapevo solo che se fossi stata al suo posto,
avrei voluto Shannon a stringermi la mano.
“Epidurale! Signora Leto, devo farle abbandonare la stanza!”,
si presentò un’infermiera con una siringa e una volta uscita dalla stanza non
sentii più una lamentela.
“Sì, il nome dello zio e della zia..”, rispose soddisfatto.
“Fanno cagare amico”
“Shannon fatti i cazzi tuoi, pensa che magari tuo nipote si
chiamerà come te!”, ribattè Tomo.
“Questo è poco ma sicuro, poi va bene per entrambi i sessi!”,
esclamò il fratello minore.
Tutti e tre si misero a fissare il bambino al di là della
vetrata, mentre Sophie era in compagnia con una ormai stanchissima Vicki.
“Vi faccio una confidenza…”
Non era da Jared confidarsi con qualcuno, con il fratello
ormai non lo faceva da anni.
“Prima, ho scoperto che Sophie ha comprato un test di
gravidanza…forse è incinta…non sapete quante volte abbiamo litigato per questa
cosa. Lei…non lo voleva…”, l’uomo abbassò la testa, mentre Shannon non emise
una sola parola.
“I figli sono un dono di Dio, se ve l’ha donato,
evidentemente questa era il momento più opportuno…”, commentò Tomo.
“Può darsi. So solo che io questo figlio lo desidero più di qualsiasi
altra cosa al mondo..”
“Perché?”, chiese secco il fratello maggiore.
Jared puntò i suoi fari negli occhi grigi del fratello:”Che
razza di domanda è? Un figlio consoliderebbe la nostra relazione…”
“Cazzo Jared, è l’amore che terrebbe una relazione salda, non
un figlio…”
“Che ti prende bro?”
Shannon stava per scaldarsi, ed il motivo era solo uno:
voleva che quel figlio fosse suo.
Shannon entrò nella stanza e mi chiese di uscire a parlare,
diedi un bacio sulla fronte a Vicki, aveva partorito da solo due ore ed era
stanchissima.
Andammo all’esterno dell’ospedale e il batterista sfilò una
sigaretta dal pacchetto.
“Sei incinta?”, chiese senza farsi scrupoli.
“Che cazzo ti ha detto Jared?”
“Mi ha detto che hai comprato un test di gravidanza!”
Sbuffai e mi sedetti su un muretto basso.
“Non lo so. Va bene? Ho fatto il test ma non ho fatto in
tempo a guardare il risultato perché Vicki ha avuto le contrazioni!”
“E se fosse mio?”
DING DING DING
E bravo Shannon. E se fosse stato suo? Che cazzo avremmo
fatto? Non poteva finire tutto così.
“Non lo sapremo fino al momento della nascita…”
“Io lo vorrei riconoscere…”
“Per Dio Shannon…non so nemmeno se quel cazzo di test è
positivo!”
“Andiamo nel reparto ginecologia e fatti una cazzo di visita…”
Beh, non aveva tutti i torti, l’unica soluzione sarebbe stata
quella, e se fosse stato suo…beh…sarei rimasta nella merda.