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Autore: ELE106    15/10/2011    13 recensioni
Macché trama! Non c'è la trama... è puro e semplice delirio slashoso, su come avrebbe dovuto finire, secondo me, il secondo episodio della Settima Stagione. SPOILERISSSSSSIMO quindi, occhio! Il POV è quello di Dean... di nuovo! X'D Perché mi viene automatico così ;D
Ve ne anticipo un pezzettino, tanto per accennare qualcosa, e vi auguro Buona lettura!
Non faccio altro che chiedermi dove sei, Sammy? Siamo insieme da più di anno, eppure è come se non ti vedessi da un secolo. Prima non eri tu, ma uno psicopatico, senz’anima. Poi eri tu, ma a metà, con quel muro che bloccava i tuoi ricordi. E adesso? Adesso che cosa sei? 
Mi manca mio fratello. Voglio solo la mia famiglia, o quello che ne resta... voglio solo avere qualcuno da proteggere. Qualcuno che dia un senso alla mia vita, che non sia ammazzare mostri e scongiurare fottute Apocalissi. Tutto quello che voglio sei tu, Sam! Mi basteresti tu… e il resto del mondo potrebbe bruciare.

Attenzione: Wincest (don't like, don't read)
Revisionata il 31/10/2012
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Settima stagione
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Autrice: ELE106
Titolo: I set fire to the rain
Fandom: Supernatural
Contesto: settima stagione, Episodio 07x02 - Hello, Cruel World
Personaggi: Dean e Sam Winchester
Pairing:wincest
Rating: Arancione
Genere:slash, what if, angst, introspettivo, romantico, leggermente erotico… poco poco X’D
Disclaimer: Dean e Sam non mi  appartengono e questa è un'opera di fantasia.  Non rispecchia i gusti  sessuali dei personaggi. Non ha scopo di lucro. Bla Bla Bla…
Trama: Partiamo dal ritorno a casa di Bobby dei due ragazzi, che però la trovano intatta e aspettano il suo ritorno. Ho trovato la scena nel capannone tra i due fratelli molto intensa e Sam mai così fragile. Vediamo come se la cavano questi due, soli soletti in casa, dopo il terremoto emozionale di quei momenti.
Note: SPOILER STAGIONE 7!!! WINCEST (non voglio urtare il fragile equilibrio di nessuno, quindi non leggete se non interessa). Titolo brutalmente scippato alla stupenda canzone di Adele, che ho ascoltato a ripetizione mentre la mia mente bacata partoriva quest’ennesima storiellina. La settima stagione mi sta ispirando non poco devo dire… parecchie cose zozze, ma poi quando mi ritrovo a scrivere mi vengono fuori le sdolcinaggini con questi due. Non ci posso fare niente :-D Spero vi piaccia. Buona lettura!
Nda del 31/10/2012: questa è stata proprio tosta da revisionare!! Ma quant’è lunga?!?!?!?!?
 


 
I set fire to the rain
(Supernatural 7x02- Hello, Cruel World)
 
 
Siamo tornati a casa di Bobby da un paio d'ore, ma lui non torna ancora.
Spero che all'ospedale sia andato tutto bene…
 
Credo che tu stia dormendo sul divano.
Non sono ancora venuto a controllarti, non ce la faccio.
Mi sento un maledettissimo essere inutile con te, come se tu mi guardassi, senza vedermi, come se mi sentissi, senza ascoltarmi.
Ho il terrore che finirai davvero per credere che sia tutto una tua allucinazione.
Che finirai per credermi davvero un ‘falso’, la pallida proiezione mentale di un fratello maggiore, che forse stai per dimenticarti. Un ricordo troppo fragile per un anima annientata dal dolore.
 
Invece per me è tutto schifosamente reale.
Fin troppo.
So bene quello che stai passando… Cristo, se non lo so io... ma non posso aiutarti Sam.
Devi trovare un modo che sia tuo e tuo soltanto, per mantenere il contatto con la tua umanità.
Io posso solo rimanere qui al tuo fianco e sperare di non doverti guardare crollare.
 
Dio, è stato così anche per te, quando ero devastato dagli incubi sull'Inferno e perennemente ubriaco?
No. Per te deve essere mille volte peggio.
La mia anima era ancora intatta quando Castiel l'ha recuperata, la tua invece...

Non faccio altro che chiedermi dove sei, Sammy?
Siamo insieme da più di anno, eppure è come se non ti vedessi da un secolo.
Prima non eri tu, ma uno psicopatico, senz’anima.
Poi eri tu, ma a metà, con quel muro che bloccava i tuoi ricordi.
E adesso? Adesso che cosa sei?
 
Mi manca mio fratello.
 
Voglio solo la mia famiglia, o quello che ne resta... voglio solo avere qualcuno da proteggere. Qualcuno che dia un senso alla mia vita, che non sia ammazzare mostri e scongiurare fottute Apocalissi.
Tutto quello che voglio sei tu, Sam!
Mi basteresti tu… e il resto del mondo potrebbe bruciare.
Beh... non esageriamo!
Invece sembri proprio essere l'unica cosa che non riesco ad avere.
Per un motivo o per un altro, finiamo sempre per allontanarci.
 
Per cui, no. Non sono ancora venuto a controllare se stai dormendo.
Sono ancora qui fuori, nella rimessa delle auto, appoggiato al cofano della mia piccola, in attesa di qualcosa.
Non so nemmeno cosa. Forse aspetto di racimolare la forza necessaria alle mie gambe, per muovere un passo… uno solo, sufficiente a motivare i successivi ed entrare in casa.
E, anche se  mi piacerebbe proprio tanto rimanere a bere birra e fissare le stelle, come un idiota qualunque, senza problemi tipo quelli che ho io a cui pensare, mi sono appena ricordato che ti sono saltati i punti di sutura e la ferita si è riaperta.
 
Che Diavolo, avevo fatto un capolavoro con quella mano.
 
Ecco che le mie gambe si muovono… meno male, stavo iniziano a preoccuparmi per loro.
Sono proprio un bravo soldatino, come mio padre.
Per smuovermi serve solo far leva sul mio patetico senso del dovere.
Ci vuole poco con me, in fondo.
 
Quando attraverso la porta d'ingresso, c'è un silenzio che è quasi surreale.
Penso che stai certamente dormendo, invece ti trovo nello studio di Bobby, seduto alla scrivania con un libro davanti. Ma tu non lo stai leggendo… non lo stai nemmeno guardando.
Non lo sopporto proprio quel tuo sguardo vuoto e assente.
Quello non sei tu.
 
Provo ad attirare la tua attenzione.
«Ehi, stai facendo quattro chiacchiere telepatiche con Lucifero?»
È sufficiente un attimo e la tua espressione cambia sotto i miei occhi.
Adesso sei presente.
«No...stavo solo pensando...non ho allucinazioni da quando tu... »
Mentre parli con me, ti guardi la mano ferita e la sfiori leggermente, con le dita dell’altra.
Le bende sono tutte insanguinate e la mia opera d'arte, completamente distrutta. Sarà un lavoraccio ricucire tutto, con te sveglio.
 
«Grazie.»
Dici, poco più che bisbigliano.

Sono felice di averti aiutato, anche se poco.
Ma certo non sarà sufficiente questo per far sparire tutti i tuoi incubi.
È servito solo ad allontanarli momentaneamente.
 
«Tu sei molto più aperto di me ai suggerimenti. Io al posto tuo ti avrei steso, se mi avessi maltrattato la ferita in quel modo.»

Stai sorridendo, ma lo fai con una tale stanchezza che mi si spezza il cuore.
Non riesco a guardarti che per pochi secondi, perché fa troppo male, così ti do le spalle, prendendo a frugare nella cassetta del pronto soccorso.
 
«Dovresti dormire un po'... »
 
«No!»
Mi rispondi secco, ancor prima che io finisca la frase e io mi volto, un po' sorpreso, per poterti osservare meglio.
 
Vedo nei tuoi occhi lo stesso terrore che provavo , quando ero praticamente costretto, da ovvie limitazioni fisiche, a dormire qualche ora.
 
«Ho dormito abbastanza per oggi. Magari posso stare ancora un po' a fare ricerche. Puoi dormire tu se vuoi...»
 
Mi avvicino, senza che tu nemmeno te ne accorga, visto che mi parli senza mai guardarmi e ti vedo sobbalzare, quando appoggio le mani alla scrivania, facendole entrare ‘a forza’ nel tuo campo visivo.
 
«Ti devo sistemare quella mano, Sam. Sarebbe più semplice se tu fossi incosciente.»
 
Adesso mi stai proprio fissando e sei deciso su quello che devi dirmi, qualunque cosa sia.
 
«Se hai paura di farmi male...non ti fare scrupoli. Ne ho passate...decisamente di peggio.»
 
Se intendessi essere ironico, non lo so davvero, perché avevi un tono… che mi ha gelato il sangue nelle vene.
Non riesco a sostenere il tuo sguardo, quindi mi volto di nuovo, passandomi nervosamente una mano sulle labbra.
 
«Ok, senti... mettiti sul divano, così cominciamo.»
 
Anche se ora non ti vedo sento ogni tuo movimento.
La sedia che si sposta indietro, il fruscio dei jeans mentre cammini, i cuscini del divano che sprofondano sotto il tuo peso quando ti siedi.
Ti raggiungo con tutta l'attrezzatura necessaria e vedo che stai cercando di toglierti le bende fradice da solo.
 
«No, no, no, fermo!»
Ti ordino, afferrandoti la mano, ma facendo bene attenzione a non farti troppo male.
 
«Per carità, non combinare casini. Faccio io!»
 
L'intera ‘operazione’ avviene nel più assoluto silenzio.
Delicatamente e molto lentamente ti tolgo la fasciatura, quindi appoggio la tua mano ferita sul mio ginocchio e la tengo ferma.
Inizio a pulirla con delle garze ben imbevute di fisiologica, che in teoria non dovrebbe bruciare più di tanto.
Infatti ti sbircio di sottecchi, mentre fai solo qualche smorfia, ma niente di preoccupante.
Mi sento osservato.
Tu non ti perdi una sola mossa di quello che faccio e io non posso evitare ti pensare che hai paura. Paura di sentire dolore… sembra proprio un controsenso, dopo quello hai appena detto, ma è così.
Io lo so bene: il dolore fa sempre paura e non si ci abitua mai.
È un meccanismo di difesa che potrebbe sembrare puramente fisico, ma per l'anima funziona allo stesso modo. Solo che tutto viene percepito con un'intensità differente. Forse non maggiore, solo… diversa.
 
Sto ancora pulendo il sangue, cercando di andarci il più leggero possibile, mentre con la coda dell'occhio controllo che sia tutto a posto.
Quando mi accorgo che hai chiuso gli occhi, penso che forse ti ho fatto male e mi fermo.
Ti sei anche chinato un po' in avanti, verso di me, probabilmente per stare più comodo, con la mano sul mio ginocchio. I tuoi capelli mi finiscono sul naso e mi fanno il solleticano, ma non mi va di farti spostare.
 
«Se ti fa troppo male dimmelo.»
 
Cerco di spezzare questo silenzio, che si fa sempre più opprimente.
 
«Non mi fai male.»
 
Ah ecco. Allora sei sveglio.
Cominciavo a credere che alla fine ti fossi appisolato… come i vecchietti sulle sedie a dondolo, davanti alle stufe.
 
«Allora perché hai chiuso gli occhi?»
 
«N-no… è solo che...stavo... »
 
Sono concentrato sulle ferite quindi non me ne accorgo subito, ma ora ti vedo che sei arrossito.
Ti vergogni forse a dirmi che ti fa male?
 
«Sam, sto ancora pulendo, quindi se ti fa molto male devi dirmelo. Quando dovrò metterti i punti sarà decisamente peggio. Devo essere sicuro che... »
 
«Mi stavo solo...c-coccolando un po'… »
 
Ok, adesso sì che sono sorpreso.
Senza accorgermene, ho anche smesso di ripulire la ferita e ti sto fissando con quella che probabilmente è l'espressione più idiota che tu mi abbia mai visto fare.
Tu però non distogli lo sguardo.
Sembri volermi dire disperatamente qualcosa, ma senza riuscirci… e questo posso davvero capirlo, perché io non riesco mai a dirti tutto quello che vorrei e mi limito a sperare che tu lo capisca per conto tuo.
 
«Coccolando?»
Mi suono perplesso da solo.
 
«Scusa... non è che sia niente di ché. Solo che hai... un modo di...  di... ok, è imbarazzante! Fingi che non abbia detto niente. Ricuci e basta!»
 
Se possibile sono quasi divertito dalla cosa.
 
«No, no, ora mi spieghi Sammy, perché altrimenti inizio a pensare male.»
 
Riprendo con le cure, abbassando lo sguardo e nascondendo così il sorrisetto che mi si è involontariamente formato.
 
«Stronzo.»
 
«Puttana.»
 
Ora ti sento ridere… e questa è proprio la tua risata. Questo sei proprio tu e mi scopro subito esserne infinitamente grato. Grato per questo segno, un segno che, da qualche parte, qualcosa di mio fratello è sopravvissuto. Un piccolo barlume di speranza che, con il tempo e tanta pazienza, forse tornerai ad essere te stesso.
 
«Mi toccavi in un modo che... non so, mi formicolava la mano. Ma era un formicolio… piacevole, rilassante… così devo aver chiuso gli occhi per godermela un po'. Ecco tutto!»
 
D'istinto, ritraggo la mano che teneva ferma la tua sul ginocchio e devo averti fatto male, perché ti sento inspirare pesantemente.
Si! È decisamente imbarazzante Sammy! Checcavolo!
Ci stiamo fissando, sbalorditi entrambi. Mi sembri stupito tu stesso di averlo detto, ma un attimo dopo mi attraversa la mente un pensiero. Credo di capire quello che intendi.
È la prima volta, da quando sei tornato dall'Inferno, che qualcuno ti tocca... con gentilezza.
Non per torturarti.
È una carezza… è la prima carezza che ricevi da quello che, per te, deve essere stato più di un secolo.

Ti sorrido, sperando di farti capire che per me è OK. Che non ti devi sentire in imbarazzo.
 
«E così facevi le fusa, Sammy?»
 
Mentre mi riapproprio della tua mano e la appoggio di nuovo sul mio ginocchio, ridacchio come un’idiota, per allentare la tensione e sforzarmi di sembrare naturale, anche se… devo ammettere di essere un po' in imbarazzo dall'intimità che si è appena creata.
Fortunatamente la battuta sembra sortire il suo effetto. Ti vedo sorridere a testa bassa e il tuo viso riprende il consueto colorito pallido, al posto del rosso porpora di poco prima.
 
«Scusami... »
 
Penso che ti scusi un po’ troppo spesso. Stai ridacchiando anche tu e ti passi la mano nei capelli.
Sembri ancora più nervoso di me…                                
Comunque sono contento di essere riuscito in qualche modo a darti un po' di pace. Anche poca è comunque meglio di niente. Non sono completamente inutile come pensavo.
Chissà, magari la prossima volta che avrai le allucinazioni, sarà sufficiente sfiorarti la mano invece che fracassartela, come ho fatto in quel capannone.
 
«Ora però stringi i denti Sammy. I punti non saranno una passeggiata.»
 
«Ok.»
 
Ritorniamo entrambi seri e quasi mi dispiace perché era proprio tanto che non ti vedevo ridere.
Ho sempre pensato che avessi un sorriso...pazzesco!
Certo, non credo di avertelo mai detto, né che te lo dirò mai, considerando il fatto che mi sembra assurdo anche pensarlo, figuriamoci.
Non so... forse perché mi ricorda quello di mamma. O forse solo perché è bello e basta.
 
Dio, ma ti sembra possibile che mentre uno ricuce una schifo di ferita, pensi a queste cose? 
Personalmente comincio a dubitare di chi sia il pazzo in questa stanza.
 
Tu non dici niente da un po', ma evito di guardarti, altrimenti mi distraggo per la troppa preoccupazione di ferirti.
 Sono a buon punto comunque, ho quasi finito.
 
«Tieni duro. È quasi fatta.»
 
Hai di nuovo gli occhi chiusi, ma di sicuro non per le stesse ragioni di prima. 
Li strizzi con forza, per trattenerti, perché il dolore è molto forte.
Appena mi senti parlare li riapri e li punti dritti nei miei, ma subito dopo sposti lo sguardo dietro le mie spalle, ancora perso nel vuoto più assoluto.
 
«Eih, sei ancora con me?»
 
So già che la risposta è no, come sapevo che le allucinazioni ti avrebbero dato tregua per poco.
Speravo solo in un po' più di tempo. Magari dopo una bella dormita senza incubi.
Evidentemente è chiedere troppo per un Winchester.
 
«Sam?» 


Vediamo quante volte devo chiamarti stavolta per riaverti qui.
In certi momenti vorrei, con tutte le mie forze, sapere che cosa ti dice Lucifero.
Che cosa fa per spaventarti tanto?
Ma non credo che lo sopporterei, perciò non ti chiedo mai nulla.
 
«Sammy?»
 
Non capisco bene che cosa ti sta succedendo… ci stai mettendo troppo, mi pare.
Tutti i miei recettori di pericolo sono improvvisamente all'erta.
Il tuo respiro è accelerato e hai gli occhi lucidi, come sul punto di piangere.
Sto quasi per afferrarti il viso per costringerti a guardarmi e non prestare attenzione a Lui.
Sto quasi per gridarti di smetterla! Che non esiste! Che è solo nella tua testa!
Ma prima che io possa fare qualsiasi cosa, ritrai con violenza la mano ferita da me e stai per avventarti su di essa nel chiaro intento di procurarti ancora dolore per farlo sparire.
 
«No!»
 
Grido, gettandomi su si te per impedirtelo.
 
«Basta! Ti prego, voglio che smetta!»
 
C'è tanta di quella disperazione nella tua voce, mentre lotti contro di me per allontanarmi.
Non avrai la meglio fratellino. Non sei nelle condizioni di atterrarmi.
Ti impedirò di farti ancora del male, prima che questa cosa degeneri in qualche assurdo autolesionismo da manicomio. Anche se praticamente sono stato io ad ‘insegnarti’ che così puoi distinguere cosa è reale e cosa no.
 
«Troverò un altro modo!»
 
Ringhio, sbattendoti contro la parete più vicina e bloccandoti la mano sopra quella testaccia dura che ti ritrovi. Ti trattengo per il polso, così da non danneggiare per la seconda volta tutto il mio lavoro.
 
«Fidati Sam!»
 
È così che ti accasci per terra, scivolando via dalla mia presa, dopo avermi guardato negli occhi per un istante.
La tua è semplicemente disperazione.
L’unico motivo per cui non mi combatti e ti arrendi subito, è perché sei rassegnato.
Perché non vuoi deludermi, anche se tu stesso non ci credi. Non credi di potercela fare.
 
Avvicini le ginocchia al petto e te le stringi forte, affondandovi il volto in mezzo.
Tremi come una foglia.
 
Pochi secondi e mi rendo conto di essere ancora in piedi, di fronte a te come un cretino, senza fare niente.
Mi sento di nuovo paralizzato, come prima nel parcheggio.
 
Ma devo reagire, cazzo. Almeno io, devo.
 
«Forza... Sam, ti accompagno di sopra. Devi dormire amico.»

Ti afferro per il gomito e ti costringo a rialzarsi.
Non opponi più nessuna resistenza e mi segui fino al piano di sopra, come un automa, lasciando persino che io ti tiri per la manica della camicia. Sono convinto che tu sia talmente ‘partito’, che non cammineresti nemmeno da solo.
 
Arriviamo nella stanza che di solito uso io, visto che ormai dormi solo sul divano. Sei sempre talmente stanco che non arrivi nemmeno alla camera da letto.
 
Ti faccio sedere sul materasso, poi ti lascio andare.
 
«Ok, Beautiful Mind… è ora di fare la nanna!»
 
Faccio per uscire, voltandomi prima per darti un'ultima occhiata. Vedo che ti sei sdraiato sulla schiena, con i piedi ancora per terra e gli occhi spalancati, a fissare un punto oscuro sul soffitto.
 
Non posso evitare di sbuffare, perché mi sembra di avere a che fare con la versione di te stesso, moccioso.
 
«Potresti farti una doccia calda. Ti sentirai meglio… poi ti metti qualcosa di pulito e dormi... »
 
Oh Dio, credo di aver appena detto le stesse identiche cose che mi diceva nostra madre.
 
Tu sembri improvvisamente diventato un bravo bimbo obbediente, perché ti rialzi lentamente e vieni verso di me, con gli occhi fissi sul pavimento.
Mi oltrepassi e ti fermi sulla soglia, appoggiandoti allo stipite della porta.
 
Sei di spalle, quindi non riesco a vederti in faccia.
 
«T-ti trovo ancora qui... quando finisco di farmi la doccia?»
 
«Perché?»

Non ho davvero la più pallida idea di cosa tu voglia dirmi Sam… dirmi, davvero.
 
«Per favore, rimani qui. Mi sveglierai se ti accorgi che sto avendo un incubo. Per favore... ti prego.»
 
Non credo di averti mai sentito pregare in questo modo.
Mi preoccupa di più questo che la tua effettiva richiesta.
Hai le spalle così incurvate e i muscoli della schiena così tesi da sembrare che si spezzino da un momento all'altro.
 
Sammy…
 
Non potrai mai capire quanto male mi faccia vederti così.
Vorrei potermi scambiare con te, ora. Soffrire io al posto tuo. O almeno dimezzarti il carico.
E invece non posso fare un accidenti.
 
Una cosa però la posso fare.
 
«Si, sarò qui. Vai ora.»
  
Sparisci, chiudendoti dietro la porta, senza nemmeno voltarti.
 
Gironzolo per la stanza, che mi sembra di scoppiare, di impazzire, mi sembra di essere un fottuto animale in gabbia, senza ossigeno sufficiente, né possibilità di fuga. Non so come aiutarti, non so cosa fare, come comportarmi.
 
Mi tolgo la camicia, rimanendo in t-shirt e, giusto per fare qualcosa che mi distragga dai recenti propositi di prendere le pareti a testate, sistemo un po' il letto, visto che è sfatto da... bah, è sempre stato sfatto. Bobby di certo non rifà i letti.
 
Dove sarà quel vecchio bastardo?!
Poi si lamenta di noi, come un fottuto nonno in ansia, quando non lo chiamiamo ogni dieci minuti.
Se gli succede qualcosa, io...
 
No. Sta bene. Deve stare bene… che farei io, se no?
 
Prendo una coperta e un cuscino e mi accomodo sulla vecchia poltrona, accanto al letto, che credo fosse la preferita della moglie di Bobby.
Sta in questa stanza da un vita, per quello che posso ricordarmi.
Lui deve averla messa qui sopra, per non doverla vedere tutti i giorni.
I ricordi non sempre sono piacevoli… a volte fanno soffrire e basta, anche se sono belli. Soprattutto per quello. 


Comunque al vecchio non dispiacerà se la uso per stanotte. Sembra comoda, tra l'altro.
Ci sprofondo dentro, appoggiando pesantemente la testa allo schienale, e chiudo gli occhi.
Li sento bruciare un po' sotto le palpebre e, per un attimo, mi sembra di rivedere il tuo sguardo, quando ti ho detto di fidarti di me.
Mi sale un tale nodo in gola... come farai a fidarti di me, quando non riuscirai più a capire sono io oppure un'allucinazione? 
Ti ho promesso che avrei trovato un altro modo, che non comportasse il ferirti, per riportarti alla realtà, ma non sono nemmeno sicuro che esista.
 
Mentre mi strofino gli occhi con una mano, sento un fruscio e il rumore di passi pesanti, passarmi accanto.
Sei tornato.
Spero che la doccia ti abbia fatto bene, ma non posso accertarmene, perché sembri fare di tutto per sfuggire il mio sguardo.
Ti siedi sul letto e ti sdrai, voltandoti finalmente verso di me.
Hai gli occhi gonfi e rossi di chi ha pianto tutto il tempo. Non so quale miracolo mi trattenga dallo scoppiare a piangere anche io, come il disperato che sono.
 
È la consapevolezza che non posso crollare, perché se c'è uno che si merita il lusso di crollare, quello sei tu. Io, caso mai, ti raggiungerei subito dopo.
 
«Dormi Sam. Tranquillo, ok? Sono qui.»
 
«Dormi anche tu.»

È buffo che ti preoccupi per me… e sarebbe carino, se non fosse assolutamente inutile. 
 
Non ci vuole molto e sei già tra le braccia di Morfeo. Sembri sereno, ma rimango comunque a guardarti per un po', per sicurezza. 
Non voglio rilassarmi troppo, perché ho ben presente le urla che ti provocano quegli incubi.
Le sento tutte le stramaledette notti e sono agghiaccianti!
Lo dice uno che di urla ne ha sentite parecchie, di tutti i tipi ed intensità.
Ma delle urla di quei dannati non mi importava nulla, anzi… spesso ero proprio io a provocare le peggiori.
Avevano finito per piacermi, erano come una melodia.
 Le tue urla invece... mi trapassano il cuore, con la potenza di mille aghi avvelenati.
Vorrei strapparmi un braccio, per urlare più forte di te e non doverti sentire.
 
Comunque ancora tutto tace e forse posso dormire anche io.
Prima faccio ancora un paio di tentativi per contattare Bobby.
Niente. Sempre la segreteria.
Idiota... dove cazzo sei, vecchio?
  
Non so come, finisce che mi addormento, ma la quiete dura poco e sono sufficienti pochi tuoi movimenti, sotto le coperte, per farmi svegliare di soprassalto.
Ti stai agitando parecchio nel sonno… Ci siamo.
 
«No… no!»
 
Continui a ripeterlo all'infinito, mentre io mi avvicino al letto e, d’istinto, appoggio una mano sul tuo petto, sperando di calmarti senza doverti svegliare.
 
«Calmo... sshhh... sta calmo, Sam.»
 
Lo sussurro, il più dolcemente possibile e mi viene ancora in mente la mamma…
Lo faceva anche lei, con me. Mi ricordo anche che mi accarezzava la fronte... e i capelli... e che io mi rilassavo molto, quando lo faceva.
Ok, ci provo…
Ti scosto piano un ciuffo di capelli dalla fronte e lo porto dietro il tuo orecchio, sfiorandoti la pelle con le dita. Il tuo respiro si fa lentamente, ma gradualmente più regolare e la mano con la quale prima ti stringevi il lenzuolo al petto, sembra aver allentato un po' la presa.
Evidentemente funziona anche con te, così continuo ad accarezzarti i capelli.
 
«Dean… »
 
Sobbalzo, nel sentirti pronunciare il mio nome, perché non me lo aspettavo.
Lo hai solo sussurrato eppure l’ho sentito chiaramente.
Senti che sono qui, Sam? Lo senti che sono reale?
La mia mano scende a sfiorarti una guancia e, prima che me ne renda conto, lo dico ad alta voce.
 
«Sono reale Sammy.»
 
In quel preciso istante ti svegli e vedo la paura nei tuoi occhi.
Non hai paura di me, vero?  È per quello che subisci in sogno... e che hai, molto probabilmente, subito davvero, in quella maledetta gabbia, con quei due maledettissimi angeli, a sfogare su di te le loro stramaledette frustrazioni. 


«Dean?»
 
Sei sudato e tremi come una foglia, quando spalanchi gli occhi, confuso e disorientato, e mi afferri la maglietta all'altezza del collo, strattonandomi verso di te.
Siamo così vicini ora… così vicini, che sento il tuo respiro infrangersi sulle mie guance.
 
«È tutto ok.  Solo un sogno...tutto ok.. »
Te lo ripeto più e più volte, neanche fosse una di quelle cantilene per far riaddormentare i bambini.
 
«Resta qui...  non andare via...»
Mi supplichi, tirandomi disperatamente ancora più vicino, con una tale forza da farmi perdere l’equilibrio e finire con il caderti addosso.
 
Sento le tue braccia avvolgersi attorno al mio collo e stringermi tanto da spezzarmi il fiato.
Tento di divincolarmi ed accomodarmi meglio, sperando di non soffocare, stretto in questa morsa d’acciaio, che tu non accenni minimamente a sciogliere.
In qualche modo riesco a scenderti di dosso e mettermi sdraiato al tuo fianco.
La morsa finalmente si allenta e, così premuto contro il mio, riesco a sentire il tuo corpo che si rilassa leggermente, tra un tremito e l’altro.
 
Non posso dire di essere a mio agio. Insomma… già io non è che sono proprio piccolino, tu poi sei un gigante, noi due su questo lettino striminzito non si può dire che stiamo comodi.
Ma non mi posso muovere… non posso… non voglio… perché tu ora sembri tranquillo.
Ti accoccoli contro di me e appoggi la fronte al centro del mio petto, esattamente sul cuore, stringendo forte il colletto della mia maglietta con una mano e sospirando, stanco.
Di nuovo i tuoi capelli mi solleticano il naso, ma è una bella sensazione.
Hanno un buon odore, posso sentirlo… e lo riconosco ancora, perché è lo stesso di quando eravamo bambini.


Ci sono tanti ricordi, legati al tuo odore, Sam.


La posizione è decisamente scomoda, ma tu sembri stare proprio bene così rannicchiato e che io sia dannato se mi muovo di un millimetro. 
Provo a piegare un braccio dietro la nuca e ci appoggio la testa, per stare un po’ più comodo.
Non sapendo dove accidenti mettere l’altro, lo avvolgo intorno alla tua vita, prima che mi venga un crampo o roba simile.
Ti sento sospirare, sento che ti stringi ancora di più contro di me… e non mi spiego proprio com'è che questa cosa mi faccia sentire così bene.
 
Comincio a realizzare che la situazione è piuttosto strana e che forse sto proprio facendo una cazzata.
Io non sono mica tua madre... o la tua ragazza.
Sono tuo fratello, Cristo, che cavolo ci faccio nel letto abbracciato con te?
Dio, sembri proprio fatto per starmi rannicchiato addosso. Combaciamo come due stramaledetti koala.

Ora che ci faccio caso sei dimagrito. Non che mi stupisca… di certo non hai particolarmente appetito. Non ti vedo mangiare da... non mi ricordo nemmeno quanto. Non fai che tracannare birra o altra robaccia.
So che sono l'ultimo ad avere il diritto di giudicarti, visti i miei trascorsi (tutt'ora in corso, veramente) con l'alcool. Anche se bere ti serve per non impazzire, come è stato per me, non sopporto di vederti ridotto così…


Penso che non siamo mai stati simili come ora.
Abbiamo così tanto in comune eppure ci parliamo così poco.


Sono assorto in questi pensieri, quando ti sento tirare su col naso.
Di riflesso, abbasso la testa per guardarti e mi ritrovo all'improvviso vicinissimo al tuo viso, che nel frattempo avevi alzato verso di me.
Come ci sono finite le nostre labbra così vicine? Sono le tue che sfiorano le mie? Oppure le mie sfiorano le tue? Non so e ad essere onesti mi sono un attimo perso.
Non credo di capire bene cosa stia succedendo… ma il cuore mi schizza in gola, ho mostruosamente caldo e un impulso fortissimo di baciarti.
 
Questo sì che sarebbe veramente il colmo.
Con tutti i problemi che abbiamo... fammi un attimo aggiungere ‘Incesto’ alla lista.
Ci mancava! E magari poi, tiro anche una bella riga su ‘Proteggi Sam’, che stava in cima.
Meglio ancora! Ci scrivo sopra ‘Fattelo’ e non ci pensiamo più.
 
Sorprendo me stesso a ridacchiare mentalmente, ma mi costringo a smettere perché è davvero folle.
L'inferno mi ha corrotto a tal punto?
Sono davvero così marcio da pensare seriamente che potrei farti una cosa del genere?
C'è davvero un gigantesco nulla dentro di me, al posto della mia anima?
È l'unica spiegazione plausibile al fatto che sento il mio corpo andare in fiamme sotto le tue dita, che sfiorano soltanto quel tratto del mio collo, che spunta dalla maglietta.
 
Aveva ragione Carestia? Sono morto dentro?
Allora perché in questo istante, mentre sto per baciarti, ogni fibra del mio essere mi sta dicendo di farlo?
Perché sono assolutamente certo che sei tu, Sam, l'unico al mondo in grado di rimettere al suo posto la mia anima immonda?
 
Per fortuna (o per sfortuna, ancora non ho deciso), sono seriamente troppo stanco e questi pensieri allucinanti mi danno il colpo di grazia.
Non ti bacio... no. Ma mi addormento con te che mi respiri sulle labbra… e non sono mai stato meglio.
 
 
La luce del giorno mi ferisce gli occhi e mi costringe a svegliarmi.
Mi sento travolto immediatamente da tutte le sensazioni e i pensieri della sera precedente, come se fossero rimasti appesi sopra la mia testa, in attesa di ripiombarmi addosso, con l'aggravante che ora sono perfettamente lucido e riposato.
 
Tu sei ancora appiccicato a me… ti sento.
Che gran dormita ti sei fatto, fratellino. Sono contento.
Ho quasi paura a farlo, ma apro comunque gli occhi, per ritrovarmi di nuovo ad un millimetro dal tuo naso.
Non ci siamo mossi da così per tutta la notte.
Infatti ho male dappertutto. Non sono più un ragazzino, gente.
 
E adesso?
 
Mi dovrei alzare una buona volta e porre fine a tutto. Così, in fondo non sarebbe successo niente.
Invece il mio stramaledettissimo corpo è di nuovo paralizzato.
Mi succede troppo spesso, forse è un problema di salute.
Ok, calma, ragioniamo.
Cosa mi ha fatto muovere il culo le altre volte?
Ah...già.
Senso del dovere, senso del dovere, senso del dovere…
Il dannatissimo mantra improvvisato, sembra funzionare, tant’è che ce l’avrei effettivamente qualcosa da fare: devo preparare la colazione.
Ok, ci siamo. Ora mi alzo. 


Scosto le coperte e faccio per scivolare via dal letto, cercando di non disturbarti, ma la fortuna deve essersi voltata dall’altra parte.
Un buffo mugolio mi avverte che ti stai svegliando anche tu, probabilmente per colpa dei mie modi, sempre poco aggraziati.
Tutto quello che ottengo da quell’infida traditrice, bastarda, volta faccia, che è la mia forza di volontà, è di bloccarmi e trattenere il respiro, quando sento la tua mano appoggiarsi timidamente sulla mia guancia.
 
Sei sveglio… cazzo! Sono fottuto...e terrorizzato.
 
Hai gli occhi lucidi di sonno... anche tu sei spaventato e stavolta davvero per colpa mia.
Ma la tua mano resta dov’è e i tuoi occhi fissi nei miei.
Sto per alzarmi di scatto e dire qualcosa, ma mi precedi.
 
«R-rimani... tranquillo Dean, non fai niente di male.»
 
Forse mi leggi nel pensiero... sono abbastanza sconvolto dalle tue parole.
È possibile che il Diavolo ti stia davvero parlando e che sia Lui a leggermi nel pensiero?
 
«Non ancora... »

Non posso credere di averlo detto davvero… non è possibile! Devo essere impazzito nel sonno.
È solo che… la tua bocca è ancora così vicina alla mia… e tu stai sorridendo in quel modo… e sei così dolce … e io sono proprio fottuto!
Continui a guardarmi, mentre ti vedo avvicinare timidamente le labbra alle mie.
Credo che il cuore mi esploderà, se non smette di martellarmi nel petto in questo modo.


Non so il perché e probabilmente non c’è un perché, non so cosa stia succedendo, non so quale follia stia offuscando la ragione di entrambi, lasciando che tutto questo accada… lo giuro, non lo so.
Inclino semplicemente la testa di lato, per venirti in contro e prendermi quello che voglio.
E quello che voglio ora… è un bacio.
 
Tu invece ti ritrai, all’improvviso, velocemente, confondendomi ancora di più.
Fai scivolare una mano dietro la mia nuca, solleticandomi capelli, ed è semplicementetroppo.


«Fermo. Se lo faccio io… non ti sentirai in colpa... »


Non posso più controllare questa cosa.
Ti afferro il viso con entrambe le mani, lo tiro verso di me, e premo con forza le mie labbra contro alle tue.
Chiudo gli occhi…. ed è ora, nel preciso istante in cui la mia bocca e la tua si conoscono per la prima e forse l’ultima volta, che tutto il resto del mondo va beatamente a farsi fottere.

Bene o male, giusto o sbagliato, morale o amorale, paura o desiderio, rabbia o amore, qualunque sia la verità, non ha più importanza, perché questo…. questo è quello che vogliamo entrambi.
Siamo tu ed io, Sam. Solo tu ed io, contro tutto e tutti, come è sempre stato e sempre sarà, e non mi importa di altro.
Non mi importa se poi mi prenderai a pugni, non mi importa se mi guarderai con disprezzo, non mi importa se dovrò tenerti con me con la forza, importa solo questo. Quest’errore madornale, che stiamo commettendo insieme.
 
Perché, che Dio ci perdoni, tu non mi respingi… no. Tu ti abbandoni contro di me, sospiri sulla mia bocca, tremi tra le mie braccia… ma stavolta non per paura.
 
Dopo un brevissimo momento di morbido sfiorarsi e sensuale mordicchiarsi, sento che dischiudi le labbra, lentamente, lasciando che la mia lingua ci finisca dentro, prima ancora che io mi renda conto a pieno dell’abominio che stiamo lasciando accadere.
Stringo forte i tuoi capelli tra le dita e avvicino ancora più il tuo viso al mio.
 
Il tuo tocco è languido e delicato, ma sento, a contatto con il tuo petto, tutta l’agitazione e la frenesia che stai provando. Sento il tuo cuore scalciare impazzito, almeno quanto il mio, sento che respiri con affanno e che ti agiti sotto le coperte, cercando un maggiore contatto tra i nostri corpi.
Il mio, ormai sembra animato di vita propria e reagisce d’istinto a tutto questo agitarsi, strusciarsi e dondolarsi, l’uno tra le braccia dell’altro.
 
Non so bene come, ti finisco sopra e, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, tu apri le gambe, in modo da farmici sprofondare in mezzo.
Sei eccitato… Dio mio, siamo eccitati tutti e due…
Le nostre le labbra si staccano all’improvviso, gonfie ed umide, per farci riprendere fiato.
 
«Scusa… »dici.
 
Mi rialzo, sostenendomi sui gomiti e ne approfitto anche per darmi una controllata perché…

«Scusa…» ripeti di nuovo.

Ora che finalmente posso guardarti in faccia, resto imbambolato di fronte a quello che vedo.
Mentre ti muovi sotto di me e contro di me, hai la testa sprofondata nel cuscino. Sei completamente rosso in viso e ti mordi il labbro più e più volte. Non mi guardi, continui solo a ripetere ‘scusa’ e davvero non riesco più a capire per cosa dovrei scusarti.
 
Sembri accorgerti che ti sto osservando e pare proprio che non ti piaccia. All’improvviso mi afferri di nuovo dietro la nuca, stavolta con tutte e due le mani e cerchi di riportarmi da te, con una certa urgenza.
Col viso nell’incavo della tua spalla, le mie labbra ti finiscono sul collo e tu puntelli i polpacci appena sotto le mie natiche, inarcandoti contro di me, per sentirmi di più.


Indossi solo i boxer… Dio, aiutami ti prego.
Tu mi senti, Sam? Lo senti? Che sto facendo?
Mi è diventato duro… che stiamo facendo, Sam? Mi devo fermare? Che devo fare?
Mi sembra di soffocare, di precipitare. Devo pensare, riflettere! Sta andando tutto troppo in fretta.
 
 «S-Sam…aspetta!»
 
 «Non parlare… ti scongiuro…»
 
C’è qualcosa che non va… oltre al fatto che voglio disperatamente farmi mio fratello, chiaro.
 
 «Dean continua… continua.»
 
Non ti riconosco, sembri diverso.
Sposti il viso di lato, lo nascondi quasi contro il cuscino. Lo fai perché di vergogni? Per non incrociare i miei occhi, che invece ti scrutano attentamente? Sammy, stai di nuovo fissando il vuoto?
 
Ma cosa cavolo succede?
 
 «Sam… cosa guardi?»
 
Te lo sussurro ad un orecchio, cercando di impedire a me stesso di succhiartelo fino a farti impazzire, perché questa posizione e questa frizione continua che provochi agitandoti così… non è che mi aiuti a ragionare.
Nel momento stesso in cui te lo chiedo, capisco che Lo stai vedendo proprio ora… il tuo personale Diavolo è qui con noi che ci guarda.
Il porco!
 
Ma ormai è troppo tardi, io non riesco più a fermarmi, sento la testa vuota, annebbiata da scariche di piacere, sempre più intense.
Sento la tua mano scivolare tra di noi, per sbottonarmi i jeans. La porti velocemente sul mio sedere e lo spingi con decisione verso di te, per incitarmi, reclinando la testa indietro ed inarcandoti sotto di me.
 
Non mi rendo nemmeno conto che sto assecondando il movimenti frenetici del tuo bacino, che sfrega disperatamente contro il mio, in cerca di sollievo.
Ti sento gemere… Dio, io non dovrei sentirti gemere… non per me.
 
Mi muovo sempre più forte e più veloce.
Sto per venire nei pantaloni, con una semplice strusciatina…
 
Vorrei baciarti, ma sei ancora voltato a guardare Lui.
Mi sembra di vedere una lacrima scenderti su un guancia.
Ormai sono perso.
Sento l’orgasmo montare insieme alla mia rabbia, per non avere la tua totale attenzione.
 
 «Guarda me… »
 
Riesco a smozzicare, tra un respiro spezzato e l’altro.
Tu però non lo fai e chiudi solo gli occhi, emettendo lamenti sempre più alti e ravvicinati.
Ci sei quasi, anche tu… tremi, la tua schiena si curva in un ultimo violento spasmo, il tuo corpo è scosso da intense ondate di piacere.


Sei venuto.


Mi circondi le spalle con le braccia e mi stringi fortissimo, mentre la pressione della tua mano sul mio sedere e il suono della tua voce, rotta dall’orgasmo, accompagnano l’arrivo del mio, che lascio libero di esplodere violento, soffocando la mia voce, sulla tua spalla. 
 
Respiriamo entrambi affannosamente, uno sull’altro, per qualche minuto.
Tu non ti muovi, mi accarezzi solo i capelli, con le dita di una mano. 
 
Pian piano, comincio a realizzare quello che deve essere appena successo… e penso di avere la nausea.
Perché tu non mi guardavi, Sam... ma piangevi, guardando Lui e piangi ancora adesso.
 
 «C-cosa… cosa succede?»
 
Torno finalmente in me, abbandonando il calore del tuo corpo, con un solo movimento brusco, e lasciandoti solo, tremante e bollente su quel letto, sfatto.
Ti rannicchi su te stesso e cominci a singhiozzare, cerchi di dire qualcosa, ma non riesco a capire niente, piangi troppo forte.
 
Che cosa hai fatto? Cosa abbiamo fatto? 


«Sam… e-era Lui che ti diceva di farlo?»
 
Sono furioso, imbestialito, non è possibile… non ci credo, non puoi avermi fatto questo.
 
«Sam, rispondimi.»
 
Se non mi rispondi subito credo che impazzirò e raderò al suolo l’intera rimessa di Bobby.
Non può essere… Io lo volevo davvero Sam!
 
«Scusami… scusami, Dean… scusami… »
 
«Basta… »
Sussurro, più che altro cercando di calmare me stesso dalla furia che sta per travolgermi.
 
«Voglio solo che sparisca. Ti prego, perdonami… ti prego… Dean, non ce la faccio più… ti prego, fallo sparire.» 

«Basta!»
Urlo, afferrandoti per i polsi e costringendoti ad alzarti dal letto, per affrontarmi una buona volta.
Adesso basta con questi piagnistei! Ti farò reagire in qualche modo.
Non mi importa come, ma devi uscirne Sammy. Quel maledetto bastardo deve sparire dalla tua testa.
 
«Voglio sapere cosa ti dice Sam.»
 
«No!»
 
«Devi dirmelo!»
 
«No, per favore…»
 
Cerchi di divincolarti, ma con poca convinzione, e quando provi ad accasciarti per terra, per sfuggirmi, riesco facilmente ad impedirtelo, tenendoti stretto per le spalle.
Questa cosa forse è davvero troppo per te.
C’è stato un momento in cui eri così convinto della tua forza, così arrogante… e guardati adesso.
Sei l’ombra di te stesso.
 
Anche se questo tuo disperato bisogno di aiuto, in qualche modo, smuove qualcosa dentro di me, qualcosa di familiare che mi scalda il cuore, quell’istinto protettivo che è difficile da sradicare, non posso dire di esserne felice, perché tu soffri tanto e io non posso sopportarlo. 
 
Guardami Sam! Prendi un po’ del mio coraggio, attraverso i mie occhi.Comportati da uomo!


Con una mano sotto il meno, ti sollevo il viso.
 
«Ti ho detto di fidarti di me, ieri sera. Allora fidati! Ne verrai fuori, te lo prometto.»
 
Quando finalmente alzi gli occhi e mi guardi, rimango pietrificato.
Da disperate e terrorizzate, le tue iridi ora sembrano trapassarmi con una luce diversa, fredda, vuota, spaventosa.
 
«Si, è stato Lui a dirmelo… »
  
«C-cosa?»


Forse darò di stomaco sul serio.
No… no, non ci credo… no. 


«Me lo ha detto Lui, Dean.»
 
È come se il mondo implodesse, inghiottendomi al suo interno.
Sento le ginocchia cedermi, ma rimango in piedi, smettendo però di sorreggerti e indietreggiando di un passo per allontanarmi da te, mentre mi fissi ancora in quel modo.
 
«Sam?»
 
È così che ci si sente, quando il proprio cuore va in mille pezzi?
Ora il tuo sguardo sembra addolcirsi, mentre allunghi una mano verso di me, nel tentativo di fermarmi.
 
«Vuoi sapere cosa mi dice?» 


La tua voce è ancora rotta dal pianto.
 
«Dice che sono maledetto, che sono… sporco, che sono un mostro. Dice che  lo sono sempre stato, che non è colpa sua… né dell’Inferno… »


Ti interrompi, perdendoti per un attimo con lo sguardo, ancora ad osservare quel punto vuoto.


«Dice di conoscermi, di vedere tutto, di sapere tutto… anche le cose che io stesso rifiuto di me. E che quello che vede è… » Deglutisci e le tue lacrime lottano per restare imprigionate tra le palpebre. «…è il male. Io… quello che provo per te… è il male.»

Non è vero!


Cerco di riavvicinarmi, con l’intento di consolarti, ma stavolta ti ritrai tu.
 
«Sam, tutto questo è solo nella tua testa! Sei tu che sei ossessionato da questi dubbi. Ehi, guardami! Io sono tuo fratello! Io ti conosco! Tu non sei così… » 
 
«E che mi dici di quello che ho appena fatto… che ti ho fatto fare?»
 
«Questo devi dirmelo tu. Perché lo hai fatto?»
 
«Diceva che mi avrebbe lasciato in pace e che l’ho sempre voluto. Che sono perverso e che, se solo avessi avuto il coraggio di farlo, Lui se ne sarebbe andato per sempre. Perché dopo aver fatto sesso con te… non sarebbe più servito Lui a tormentarmi.»
 
No. Il cuore non mi si era spezzato…. È ancora al suo posto, anche se sta per incastrarmisi in gola.
 
«Lo volevi?»
 
Siamo ancora lontani, non  oso ancora sfiorarti, non finché non saprò con certezza, che davanti a me ci sei davvero tu.
 
«Volevi che succedesse, Sam?»
 
«Cosa cambia?»
Chiedi, abbassando lo sguardo.
Lo so che ti imbarazza… lo so che è tutto sbagliato, ma voglio che tu me lo dica, Sam, ne ho bisogno.
 
«Dimmelo.»


E ti prego, guardami negli occhi, mentre le fai. 

«Si. Penso di averlo sempre voluto… sempre, Dean.» 
Mentre lo sussurri appena, io sospiro di sollievo.
 
«Ti sembrava che io invece non ricambiassi?»
 
Rialzi gli occhi sorpreso, confuso, come lo sono io.
 
«L-la tua può essere stata solo una reazione fisica… sai, a quello c-che stavo facendo io. Sarebbe… abbastanza normale.»
 
«Normale? Quello che abbiamo fatto è normale?»
 
Mi passo le mani sul viso nervosamente, alzo le braccia al cielo in segno di sconforto e quasi mi metto a ridere perché, seriamente, non puoi pensarlo davvero. Non puoi sbagliarti così tanto.
 
«Se non mi fossi accorto che vedevi il Diavolo Sam… a quest’ora probabilmente avremmo fatto l’amore… lo avremmo fatto davvero… »
 
Spalanchi gli occhi visibilmente in imbarazzo.

«E ti assicuro che non sarebbe stata solo una reazione fisica. Ti assicuro, Sam, che mi sarei impegnato parecchio… perché ti fosse chiaro che partecipavo anche io.»
 
Possibile che, dopo tutto quello che abbiamo passato, tu abbia più fiducia in una fottuta allucinazione che non in me? Cosa devo fare Sam? Come devo fare, per farti capire che sei tutto per me?
 
«Io-sono-reale… Sam.»
Scandisco bene ogni singola parola.
 
«Non Lui!»
 
Ti afferro le mani e le appoggio entrambe al centro del mio petto. Ti accarezzo le braccia, facendo scorrere le dita dall’avambraccio verso le spalle.
Hai i brividi, mentre segui con lo sguardo la strada dei mie tocchi.
 
«Questo è reale. Lo senti?»
 
Sotto le tue mani, il mio cuore scalcia come un cavallo imbizzarrito.
Sei così bello ora, assorto nella contemplazione dei miei gesti, così fragile, che potresti spezzarti per un semplice soffio di vento.
 
«Si.»
Mi rispondi.
 
«So che sei reale, Dean… ma… non posso crederci… non oso crederci.»
 
«Invece è così! Fidati di me, Sam! Almeno questa volta, per la miseria!»

Forse ti accorgi del carico di frustrazione di cui è pregna la mia voce, perché mi getti improvvisamente le braccia al collo e sento che ripeti il mio nome, come ad accertarti che io sia davvero qui con te.
Ti circondo la vita con le braccia e ti stringo a me, sperando di metterci tanta forza, da convincerti della mia presenza.
 
«Sono stanco di combattere contro tutto, Sam. E non voglio combattere questo. So che dovrei… ma non posso proprio.»
 
Rimaniamo così, senza muoverci o dire una parola per un tempo indefinito, che vorrei non finisse mai.
Vorrei tanto baciarti di nuovo, ma qualcosa mi dice che è meglio andare per gradi da ora in avanti, perché ci siamo fatti un po’ troppo prendere la mano.
E poi non mi piace l’idea che quello stronzo nella tua testa ci spii in continuazione.
Mi confonde, mi sembra di avere a che fare con Lui invece che con te, Sammy.
 
«Vedi Lucifero ora?»
 
«No»

 Ti sento sbuffare e allora sorrido soddisfatto.
 
«Visto? Lo dicevo che avrei trovato un altro modo per farlo sparire.»

Stai ridendo… Dio, ti prego, fallo ridere sempre! Sempre!
 
Stai ridendo davvero, come quando ti guardavo da bambino e pensavo avessi il sorriso più maledettamente bello del mondo intero.
 
E ora, fanculo quello stesso mondo! Fanculo il giusto o sbagliato, il bene o il male.
 
Voglio che tu sia solo mio, Sam.
Voglio marchiarti, possederti, come nessuno ha mai fatto.
Voglio la tua anima e il tuo corpo...
Fino a consumarci a vicenda.

E non sarà certo il Diavolo ad impedirmelo.
 
 
 
 
 
 
 
Fine.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nda: Mi dimenticavo la cosa più importante!!! Anche se non sono particolarmente fiera del risultato (i finali soprattutto, li odio proprio), l’ho scritta comunque con tutto il cuore e la voglio dedicare a Gaarashun che è proprio splendida e mi ha molto incoraggiato!! Spero che ti sia piaciuta e in caso contrario sappi che comunque mi hanno fatto molto felice tutti i tuoi commenti:-D.
 
GRAZIE DI NUOVO A TUTTI.
Baci

   
 
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