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Autore: ThePirateSDaughter    15/10/2011    7 recensioni
STORIA IN PAUSA. CHIEDO SCUSA A CHIUNQUE LA SEGUISSE.
Hallo!!!
Sono tornata, sì. Per vostra giUoia. Con una long.
Una long proprio long! ^^
Spero vi piaccia :)
"Ripensò alla giornata: come prima di lavoro non era stata particolarmente positiva. Si era trovata Trent come superiore, era stata trattata come una pezza e si era pure aggiunta… quella lì"...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen, Nuovo Personaggio, Trent
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Never Thought that I could Love [you]



~ 1   It was never good to know



Stop breathing if
I don't see you anymore...
Far Away - Nickleback




21 settembre
Diario,
è una... un'ingiustizia, uno schifo di ingiustizia.
Una CAZZO di ingiustizia.
Di tutti i posti possibili in quell'agenzia indovina dove sono capitata? DOVE?!
Ancora non ci posso credere...


Il pullman sobbalzava mestamente su e giù per i vari dossi che costellavano la strada; e ad ogni dosso Gwen rimbalzava pateticamente sul seggiolino di plastica.
La pioggia macchiava sconsolata i finestrini e l'intera città era spazzata da una pioggia così scema da non essere nemmeno degna di considerazione, anche se contemporaneamente fastidiosa.
Per Gwen, poi, il fastidio cresceva in maniera esponenziale: non ci teneva a capitare il primo giorno di lavoro con i capelli fradici appiccicati alla faccia. In circostanze normali non sarebbe stata una tragedia per lei, andare in giro scombinata in una simile maniera ma, a quanto pareva, l'apparenza contava.
E a lei il lavoro serviva. Eccome.
Ma evitò di pensare al motivo della sua urgenza: l'ansia e il nervosismo da essa derivanti non dovevano assalirla, quel giorno. Avrebbe dovuto fare buona impressione.
Il bus si fermò sferragliando e una coppia di anziani scese, reggendo due spesse buste di plastica e fissando di traverso il corpetto nero di Gwen; poi ripartì, lasciando la ragazza, l'autista e un tizio con le cuffie nelle orecchie come unici passeggeri.
L'autista diede una manata ai pulsanti dell'autoradio, che aveva perso segnale e cominciato a trasmettere spezzati suoni metallici. Dopo qualche istante e qualche sommessa imprecazione da parte dell'uomo, si udirono una pubblicità per detersivo da lavastoviglie -czzz-, un'intervista a un famoso attore -czzz- e finalmente quello che l'autista sembrava stesse cercando: musica.
Ed eccola lì, provvidenziale!
czzz... "...ormai da solo... e come una farfalla hai preso il..."
L'uomo al volante emise un sospiro soddisfatto e cominciò a canticchiare; Gwen, dalla sua seconda fila, sgranò gli occhi sgomenta e tuffò una mano nella borsa, in cerca del lettore MP3. Andava bene qualsiasi canzone, veramente, qualsiasi. Quella no.
Erano mesi che accendeva la radio e beccava quella maledetta cosa praticamente dappertutto. Prontamente cambiava stazione, sommersa e oppressa da ricordi troppo lontani e confusi per essere affrontati, ma più ne fuggiva più quella e le sue sorelle sembravano monopolizzare le stazioni radio.
Non sapeva come questo fosse diventato possibile ma non bisognava pensarci. Non ora. Punto, fine, basta, chiuso, stop.
Anche perchè quella era la sua fermata e non sarebbe stato intelligente saltarla.
Scese da quell'affare sferragliante e non si soffermò sotto la pioggerella per esaminare l'edificio della American&CanadianRecords: si limitò ad entrarci spedita.

~


L'ingresso era grande e chiaro, illuminato da grosse lampade a neon che pendevano da un candido soffitto, caratterizzato dalla totale assenza anche della più piccola ragnatela. Il parquet di noce scintillava lucido, senza la minima impronta o pozza d'acqua, nonostante fuori piovesse ormai a dirotto.
Esattamente di fronte all'ingresso si apriva un' ampia scala, ai cui lati correvano due corridoi. Alle pareti, fissate ad intervalli regolari, una serie di facce più o meno conosciute fissavano Gwen, che restituì loro un'occhiata obliqua, quasi quei poster potessero effettivamente vederla e giudicarla. Proprio quello di cui aveva bisogno, altra gente che le rinfacciasse ciò che era, ciò che aveva fatto in passato eccetera eccetera. Perchè ormai era quello che pensava, ogniqualvolta una persona la guardava in faccia: un giudizio inflessibile, costantemente negativo, tutto per lei.
Improvvisamente un ticchettìo ritmico la distolse dai suoi pensieri e, pochi secondi dopo, una donnina in gonna sbucò dal corridoio di sinistra.
 -Lei è la signorina Yales?- domandò con un sorrisino di circostanza, squadrando Gwen dalla punta degli anfibi alla radice dei capelli tinti: come sguardo cercava di essere impassibile, ma Gwen ne aveva visti tanti, troppi di sguardi così e sapeva che sotto c'era il solito scandalo per come si vestiva.
-Sono io- replicò, stampandosi controvoglia un sorriso. L'impressione, l'impressione era quella che contava, doveva apparire bene, perfettamente, non poteva perdere il lavo...
-Bene, mi segua.
Senza aspettare nemmeno un secondo girò sui tacchi (altissimi e spaventosamente a spillo) e si incamminò su per le scale. Gwen la seguì, senza una parola.
Doveva avere pazienza. Il lavoro l'aveva trovato, era buono e ne aveva bisogno, disperatamente o nulla sarebbe andato in porto come desiderava: ragion per cui era il caso di sottostare alle regole, di ignorare le occhiate storte, di apparire buonagentiledisponibile e altre scemenze simili. Sennò niente lavoro. Il concetto era semplice.
Quell'altra, nel frattempo, continuava a salire le scale. Pianerottolo dopo pianerottolo, rampa dopo rampa, sempre con Gwen al seguito.
Una rampa, due rampe, tre rampe, dieci rampe.
E le faceva con i tacchi. Gwen, per contro, no, ma cominciava ad essere stanchina.
-Scusi- cinguettò, schifando il tono con cui aveva appena parlato -Non si potrebbe usare l'ascensore?
-Lei non è autorizzata- rispose l'altra, senza nemmeno voltarsi. Gwen scelse di soprassedere.
Dopo altre due rampe, la tizia -ormai enormemente sulle scatole di Gwen- svoltò con aria di importanza a destra. Aprì una porta e le due sparirono all'interno, trovandosi in un largo corridoio in penombra, dove spiccavano cinque porte.
-Tu lavorerai qui- disse indicando la porta più a destra e spalancandola. Gwen prese un respiro profondo e, senza ulteriori indugi, entrò.
Venne immediatamente raggelata.
Okay. Calma.
D'accordo.
Va bene.
No, non andava bene per niente.
La persona seduta dietro la scrivania non andava bene per niente.
Era Trent.
Ma... non assomigliava affatto al Trent che ricordava...





POPOLAZIONE DI EFP!!!
Ebbene sì, sono tornata ^^ Non vi avevo seccato abbastanza, quindi ho deciso di ripropormi con un'altra long!
Il titolo è tratto dalla canzone bedderrima For You dei carissimi The Calling ^^
Come si evince da questo primo (corto) capitolo (che non mi convince neanche tanto T_T... dal prossimo si saprà definitivamente di più!), all'inizio di ognuno ci saranno, oltre a un pezzettino del diario di Gwen, dei versi di canzoni che reputo ispiratorie e che potrebbero fornirvi indizi su quanto accadrà nel capitolo.
(E soprattutto per veicolare nel world qualche cosa di interessante, piuttosto di quelle aberranti cacche denominate """"""""canzoni"""""" house -.-).
Ehm, spero che vi piaccia e che mi facciate sapere il vostro parere ^-^
Crazzzzie, gioiette belle e a presssssssto :)

   
 
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