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Autore: _Dubhe    15/10/2011    28 recensioni
«Non mi piacciono gli indovinelli, mezzosangue, e neppure le conversazioni abbozzate tra un balletto e l’altro.. – sorrise, vedendola arrossire - ..mi piacerebbe proseguire questa conversazione in privato, vuoi? Domani sera alle nove, a Malfoy Manor. Non dovresti avere difficoltà nel trovarla, no?»
«Cosa ti fa credere che accetterò un tuo invito, Malfoy? – sputò velenosa lei – Il tuo fascino o la tua spudorata e immotivata arroganza?»
«Il ricatto, Granger. – rispose semplicemente lui..
***
Un ricatto, 8 Metalli, i tranelli di un Malfoy e la fierezza di una paladina della II Guerra Magica, costretta a vivere come una babbana dalle nuove leggi della Corte. Cosa nasconde Malfoy dietro il mistero delle Fiale e dei Metalli? A cosa porterà la sua ricerca? E lei, riuscirà a resistere al suo ricatto? E lui, riuscirà a resistere a Hermione Granger?
Una storia ricca di colpi di scena, sorprese e misteri ancora da svelare. Draco/Herm la ship principale. Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Your blackmail, My do wnfall. Vol 1
***

Epilogo:

Your blackmail, My downfall, Our happiness


 

Sentì un fastidioso rumore disturbarlo dalla sua Gazzetta, quella mattina, un rumore inusuale eppure familiare al tempo stesso. Al terzo suono consecutivo si ricordò che quelle note acute tanto fastidiose erano collegate al campanello della porta d’ingresso: nessuno dei suoi conoscenti bussava per entrare, la materializzazione rendeva tutto più semplice, mentre i suoi nemici non si sarebbero mai azzardati a presentarsi senza invito… figuriamoci suonare il campanello. Quando il rumore lo raggiunse una quinta volta, decise che era inutile aspettare che semplicemente quello scocciatore andasse a farsi un giro, quindi si risolse ad alzarsi e aprire. Il ragazzo che aveva davanti indossava un paio di bermuda color cachi e una polo bianca, con il bordo del colletto blu elettrico, lo stesso del suo consunto cappellino, schiacciato sopra l’indomabile montagna di ricci biondi. La domanda che gli salì, spontanea ma impudente, alle labbra fu la più ovvia. «Scusa, chi saresti tu

Il ragazzo – aveva sedici anni al massimo, forse diciassette – non ebbe il tempo di rispondere, visto che una voce di donna lo precedette, seguita da un rumore di tacchi che scendevano velocemente le scale. «Si, Thomas, tranquillo, dai pure a me le buste. – una volta davanti alla porta, sorrise cordiale, prendendo la posta, quindi lo ringraziò con un cenno – Ci vediamo domani, grazie.» Chiuse la porta, tornando a sorridere al mago biondo, rimasto senza parole, impalato davanti alla porta di casa sua, quindi si diresse e sedette in cucina, esaminando le lettere appena ricevute, prendendo grata la tazza di caffè che un elfo glielo porgeva. «Oh, non posso crederci: dopo tutto questo tempo la Corte non riesce ancora a lasciar perdere? Dici che se li umiliassimo nuovamente con il Wizegamot lascerebbero perdere, una buona volta?» Una delle cose che avevano reso famosa Hermione Granger, in quegli anni, come se ce ne fosse ulteriore bisogno, era stata la battaglia legale e sociale contro il decreto di legge che aveva imposto ai nati babbani di stabilire contatti con il loro mondo natio, lavorando e creandosi una vita parallela in un mondo privo di magia. Consapevole della sofferenza che l’aveva spinta a ballare in un locale di spogliarelliste pur di non disobbedire alla Corte e al Ministero, di cui era stata da sempre una fedele alleata e sostenitrice, la strega aveva movimentato l’opinione del mondo magico, scoprendo che il suo non solo non era un caso isolato ma addirittura una regola quasi fissa. I familiari dei Nati Babbani – mogli, figli, parenti maghi – e una fetta consistente del Mondo Magico – amici e conoscenti, ovviamente – avevano appoggiato in pieno le ragioni che lei aveva professato e le avevano concesso piena libertà di presentarsi davanti al Wizegamot con quanto necessario per abolire la Legge e mettere a tacere la Corte per sempre. Loro, naturalmente, non avevano mai smesso di continuare nel loro proposito, tanto da chiedere a Hermione di collaborare con loro: se non viveva come dicevano loro, poteva almeno aiutarli a far vivere gli altri come dicevano loro. Poveri illusi, non si erano resi che Hermione Granger non fosse molto più che difficile da piegare, lei e i suoi moralissimi principi. Aveva rifiutato la loro offerta – già sei volte – ma sembrava stesse per farlo di nuovo.
«Hermione, un postino. Sul serio?»

Lei non parve ritenere l’argomento abbastanza serio per guardarlo negli occhi: continuò a guardare le lettere, parlando in contemporanea. «Non farmi la predica. Il tuo gufo è tanto vecchio da perdere le lettere per strada e mi sono stufata di ricevere Strilettere varie da parenti e amici dai quali non mi sono presentata per cena… dai, abbiamo saltato perfino il matrimonio di Pansy e Greyson!»

Draco tossì rumorosamente: in effetti quella lettera non era andata persa, era stata abilmente gettata nel fuoco mentre Hermione era indaffarata a telefono con Harry. Si, beh, non gli piaceva l’idea di dover andare a quel matrimonio e se n’era sbarazzato, che male c’era? Hermione gli lanciò un’occhiataccia. «Thomas è simpatico e gentile e si è offerto di portare la nostra posta fino a qui, il che è carino, visto che il tuo Manor è peggio di un monastero tibetano! E poi…» Draco si perse le ultime lamentele che la strega elencò in rapida sequenza: di solito, quando metteva il turbo, aveva imparato a isolarsi nella sua mente, spegnendo il volume e lasciando che i suoi occhi vagassero sulla sua figura, sempre così dannatamente attraente. Aveva una gonna nera stretta, una camicetta bianca con una collana di Swarovski e un pendente a zaffiro – regalo del loro anniversario – che si intravedeva appena dietro una soffice sciarpetta grigiastra. Tacchi altissimi, neri, e collant color carne, senza contare lo chignon che raccoglieva i suoi ricci ribelli in una deliziosa crocchia ordinata, da cui sfuggivano uno o due ciuffi appena. Il suo muovere le labbra, la fronte aggrottata dalla rabbia e dall’impazienza, lo facevano letteralmente andare fuori di testa. Decidendo di troncare una conversazione inutile sul nascere, le afferrò la vita e la baciò con trasporto. La sentì protestare dalla sorpresa con un debole “Non credere di poter risolvere tutto così!” ma poi dovette cedere… alla fine cedeva sempre, lo sapeva lui e lo sapeva lei. Sorrise contro le sue labbra, notando che lei faceva altrettanto, quindi si concesse di sfiorarla con un casto bacio, prima di prendere definitivamente possesso della sua bocca: percepì il sapore del caffè che aveva appena sorseggiato sulla lingua, quindi quell’aroma delicato della cannella che lei adorava nelle bevande, un sapore che lo inebriava e rendeva inoffensivo allo stesso tempo. Lei ricambiò il bacio, lasciando le mani vagare nei suoi capelli e il suo collo, attenta a non stropicciargli il colletto della camicia, dal momento che sapeva che ci teneva ad essere sempre impeccabile e le dispiaceva costringerlo a cambiarsi di nuovo. Strinse le gambe alla sua vita, per riuscire ad avvicinarlo ancora di più, percependo il familiare calore invaderla dal ventre al petto, il cuore che batteva forte. Esplorò la sua bocca, così familiare eppure così sconosciuta, sentendolo vicino come sempre e come se fosse la prima volta, come era sempre e sempre sarebbe stato.

«Si, continuate pure… tanto io posso mangiare, con un porno dal vivo.»

Hermione sciolse le gambe, imbarazzata, lasciando indugiare la bocca per qualche altro secondo sulle labbra di Draco, che aveva alzato gli occhi al cielo esasperato, quindi si volse verso Blaise, salutandolo con un sorriso: il moro era comodamente poggiato contro il bancone della cucina, una tazza di caffè fumante in mano e la camicia nera sbottonata molto casual, così come il jeans: indumenti che raramente gli vedeva indosso. «Buongiorno, Zabini. – salutò educata, ricomponendosi – Andiamo ad una partita di calcio o hai deciso che i jeans sono la tua nuova vocazione?» Draco si sedette accanto a lei, passandole un braccio sulla vita e baciandole il collo: funzionava sempre, delle sue prediche non c’era più traccia.

«Ah-ha! – ironizzò lui, per nulla divertito - No, Granger, ma grazie di averlo notato. Del resto sono uno schianto anche così, giusto?» In effetti non era un look che gli stava male, poteva benissimo passare per uno di quei bellocci delle serie televisive babbane, anche se non pensava fosse saggio farglielo notare, dato che si stava pavoneggiando a sufficienza anche senza essere a conoscenza di questo dettaglio. «In pratica Jessica, la strega americana con cui sto uscendo, ha una sorella, che è sposata con un babbano e allora abbiamo questa cena in questo pub…»

«Insomma vi andate a bere una birra?»

«Suona molto meglio come l’ho detta io… - fece notare lui, contrariato – Comunque, per via del fuso devo andarci di mattina, così… Beh, la mia passaporta mi aspetta, Cissy dorme ancora? Volevo darle un bacio prima di andare…»

«Quella bambina diventerà un caso perso, se la vizierai ancora un altro po’. Vattene, vai.»

Lui semplicemente sorrise, salutandoli con un “A dopo!” e scomparve, smaterializzandosi. Lui e Jessica si erano conosciuti durante una delle partite amichevoli tra le nazionali di Quiddich inglese e americana: lui un giocatore, lei una giornalista. Una cosa tira l’altra, la loro relazione era divenuta più seria di quanto entrambi avrebbero inizialmente desiderato, tanto che Blaise si era già fatto scappare la parola “matrimonio” con Draco, anche se aveva pregato di non dire nulla ad Hermione, che sapeva l’avrebbe preso in giro fino al giorno del fatidico “si”. Lei era venuta comunque a saperlo, in un modo o in un altro, ma non aveva detto nulla. Era strano come lei e Blaise avessero finito con il rafforzare il loro rapporto, in quegli anni, lasciando che l’indifferenza e il fastidio iniziali cedessero il passo all’accettazione e quindi alla tolleranza, fino a sfociare in un vero e proprio legame, un’ammicizia. Quando lei e Draco avevano deciso di rendere ufficiale la loro convivenza, lui aveva insistito per andarsene, loro avevano insistito perché restasse. Non era stato solo senso di solidarietà per un amico che non sapeva dove andare ma anche una sorta di nostalgia a spingerli: non riuscivano ad immaginarsi un Manor senza di lui e, dopotutto, si dicevano continuamente, avrebbe avuto tutto il tempo di mettere su casa con Jessica, quando l’avrebbe sposata.

«Cissy è da mia madre e io sto andando da Armando: voleva un resoconto sugli stipendi del settore ricerca e sviluppo e ho promesso di consegnarglielo prima di andare da Harry. Ti ricordi che oggi siamo a cena da Molly, non è così?»

«Come dimenticarlo? Scommetto che ci saranno anche la Stronza e la Donnola…»

La strega roteò gli occhi al cielo, prima di alzarsi con un agile salto e appellare la sua borsa, che aveva lasciato sul letto. «Ginevra  e Ronald sono stati invitati anche loro per il compleanno di Molly, loro madre, si, Draco, grazie di aver sottolineato l’ovvio. Passerò a prendere Cissy alle sette e ci vediamo lì alle sette e un quarto, il tempo di darmi una ripulita. Ti amo.» Senza lasciargli il tempo di protestare, gli diede un veloce bacio e gli accarezzò la guancia, scomparendo con un leggero pop senza lasciare traccia.

Era incredibile come la sua vita fosse cambiata in quegli ultimi due anni. Di solito, davanti a cambiamenti drastici e radicali, si è in grado di riconoscere i principali passaggi che hanno portato a quel cambiamento mentre lui, guardandosi alle spalle, riusciva solo a ricordare Hermione. Forse era cambiato tutto quando aveva preso in mano il diario di Callista, gli occhi scettici e la bacchetta a portata di mano, in cui si era sorpresa di trovare la propria lettera, ignara perfino di averla scritta… quello si che era un momento che ricordava alla perfezione…

«E’ la mia calligrafia. Ed è una lettera indirizzata a te.»

«Non è tutto, guarda la data.» La mora obbedì, spalancando gli occhi: i suoi ricordi erano fermi ad almeno tre mesi prima della data indicata sulla busta. «Che vuol dire questo? Non capisco…»

«Leggi. L’hai scritta proprio perché potessi leggerla, perché potesse rispondere alle mie domande se mai me ne fossi posto qualcuna. Adesso potrà rispondere a te, è quasi come se fosse stata scritta apposta.»

La strega gli concesse uno sguardo dubbioso, quindi prese a leggere. Le frasi che le scorrevano davanti agli occhi parlavano della sua vita, di tutti quei piccoli e minuziosi momenti che l’avevano fatta sorridere, piangere, gioire, urlare, dimenarsi, entusiasmarsi come un fuoco d’artificio e spegnersi come un falò all’alba, su una spiaggia immensa. Li ricordava, ricordava ciascuno dei suoi anni di Hogwarts, le avventure vissute con Harry e Ron, le battaglie più dure e Voldemort a seguirli come un’ombra, invisibile e infinita. Anche Malfoy vi compariva, di tanto in tanto, e in quei momenti non si tratteneva dal lanciargli delle occhiate bieche, ricambiate da lui da un sereno e quasi ironico sorriso: come si permetteva di essere così sfrontato? E, soprattutto, domanda ancora più interessante, come faceva ad avere una cosa sua cosi personale? Non riusciva a capirlo…

Poi però le frasi cominciarono a scivolare verso un mare nero e buio, a lei sconosciuto, di eventi che non ricordava, di sentimenti che non credeva sarebbe mai stata capace di provare, di realtà che si allontanavano talmente tanto da lei da risultare più fiabesche che concrete. Si stupì, tuttavia, di percepire un fondo di veridicità tra quelle parole, parole che non solo le suonavano familiari ma addirittura sue. Naturalmente non poteva trattarsi di una verità, si contraddisse logica: Ron non l’avrebbe mai tradita, lei non avrebbe mai sacrificato la sua vita per quella di Malfoy né tantomeno avrebbe potuto essere… No, non poteva essere vero, non dovevaessere vero. Lei era una strega, nata babbana e per questo condannata dalla Corte ad una vita tra i suoi simili: che c’entravano Armando e un resoconto per cui avrebbe dovuto ringraziarlo? Non conosceva quell’uomo. Eppure si concesse di leggere quelle frasi fino alla fine, le lunghe pagine della sua vita, vergate di suo pugno in un momento imprecisato di un passato che non era mai esistito.

“…e se mai dovessi dimenticare, perché le scelte che ho fatto potrebbero portare anche a questo, leggi queste parole e ricordati di me. Ricordati di come ti ho amato, di come abbia cercato di darti tutto quello di cui fossi capace, anche se spesso non te lo meritavi affatto; ricorda quello che c’è stato e quello che ci sarà perché se so una cosa, certa quanto incerto è il mio futuro, è che nulla è  impossibile se dedichi tutto te stesso a crederci. Credici, Draco, e io ci sarò per credere con te, perché il tuo ricatto sarà stato anche la miarovina, ma è stato la Nostrafelicità.

Con tutto il mio amore, Hermione”

La lettera non aveva accennato né a Ginevra né al suo tentativo di ucciderla: probabilmente Hermione aveva ritenuto giusto dimenticare, se mai fosse stato possibile, quel capitolo della sua vita. Lui non poteva di certo fare altrettanto, tranne il dimostrare tutta la sua antipatia nei confronti della più giovane Weasley, dato che gli unici a conoscenza dei suoi delitti non erano che lei, lui e Blaise. Hermione non aveva mai compreso perché lui ce l’avesse a morte con Ginny, anche se non aveva mancato di chiederglielo, molte volte, ricevendo sempre il solito sorriso sghembo e un’alzata di spalle. Draco sapeva, del resto, che era stata una decisione di Hermione, quella di non ricordare, non poteva disubbidire a quel muto ordine che lei gli aveva dato.

Aveva liberato Ginevra pochi giorni dopo che Hermione aveva letto la lettera e l’aveva spedita da Molly, assicurandosi che la madre controllasse la sua “figlia drogata, alcolizzata e dalle cattive compagnie”, o almeno fu ciò che le scrisse in un biglietto. Molly – per quanta fiducia potesse riporre in Malfoy – non prese alla leggera quella rivelazione e tenne la figlia sott’occhio, una punizione alquanto equilibrata, almeno così parve pensarla Draco. Si era sentimentalmente legata ad un ricco banchiere babbano, molto sotto i suoi standard ma decisamente l’unico partito che avrebbe mai potuto avere. Il fratello, invece, non aveva avuto altrettanta fortuna: da quando Hermione gli aveva parlato, una seconda volta, non era più riuscito a trovare nessuna disposta ad amarlo. Certo, l’idea brillante di raccontare alla propria fidanzata circa il proprio tradimento, con tanto di particolari, non doveva essere stata una mossa astuta. Hermione era fuggita da Malfoy Manor ancora sconvolta, incapace di credere alla lettera che aveva avuto tra le mani, ma le parole del suo ragazzo le dimostrarono chiaramente che c’era più verità che invenzione in quello a cui si era rifiutata di credere. Era fuggita a casa dei genitori, consolata da Harry e corteggiata da Malfoy, finchè non aveva ceduto. Un mese dopo quell’evento, si era trasferita definitivamente a Malfoy Manor, incinta di Cissy. Ovviamente le analisi provarono subito era incinta da circa sei settimane, dimostrandole una volta per tutte che quello a cui non voleva credere era invece una realtà.

Da allora in percorso era stato pressappoco tutto in discesa: era nata Narcissa, Hermione aveva sconfitto la Corte davanti al Wizegamot, Harry si era risposato con Astrid – e chi l’avrebbe detto che avrebbe conquistato una medimaga bella come lei! – e Armando… aveva scoperto che la nuova compagna del proprio capo aveva molto più fiuto per gli affari babbani di quanti ne avesse avuti mai lui. Senza la minima offesa, lui si era fatto da parte e Hermione Granger, reintegrata in pieno diritto nella Comunità Magica, era divenuta anche la Direttrice del suo impero economico babbano.

Un gufo planò nella sua cucina – grazie al cielo esisteva ancora qualcosa di normale in quella casa! Come il farsi consegnare la posta da un gufo, per esempio! – e vide che era un disegno, accompagnato da un bigliettino “Cissy l’ha fatto ieri sera, pensavo ti sarebbe piaciuto vederlo. H.”. Cos’è, nessun postino, adesso? Il piccolo foglio di carta, molto vivace nelle tonalità di blu e verde con cui era colorato, raffigurava due persone, mamma e papà: lui e Hermione erano più carini colorati da una bambina di un anno e mezzo che nel riflesso di uno specchio, almeno ai suoi occhi. Amava sua figlia quanto e più della sua stessa vita, non credeva di essere capace di donare così tanto amore dopo la morte di Daphne. Aveva scoperto il contrario: se avesse lasciato che Hermione perdesse la memoria e sua madre tornasse in vita, non avrebbe mai visto quegli occhioni castani e quei boccoli biondi, l’espressione curiosa e i gridolini divertiti. Cissy gli aveva ridato tanto, tanto che la sua vecchia vita non sarebbe mai riuscita a colmare, neanche se fosse arrivato fino in fondo: lei e Hermione erano tutto per lui, adesso, e non avrebbe mai voluto che fosse altrimenti. Posò il foglio sulla superficie di marmo del bancone della cucina e lo accarezzò con le dita, sentendo la ruvidezza del colore sotto i polpastrelli, in colpa perché doveva scappare invece di star li ad ammirare quel capolavoro.

Non c’è una cosa, nella nostra vita, di cui non dobbiamo essere grati. Tutto ha in se un piano, anche se non sempre riusciamo a coglierlo, a guardare al di là del freddo mondo materiale, spingendo la nostra immaginazione al di là dell’apparenza: non è così semplice, non è affatto scontato. Ci sono persone che passano la vita a camminare a testa basta, accontentandosi di quello che hanno, giudicando quello che gli viene detto di giudicare e amando ciò che viene loro detto di amare. Quelle persone non saranno mai felici. Eppure alcune, nonostante ogni statistica e previsione, riescono a fuoriuscire da quel circolo vizioso, ad alzare gli occhi e vivere, scacciando una monotona tirannia e diventando sovrani dei loro pensieri e della loro esistenza. Per anni lui era stato il proprio tiranno, cieco davanti alle possibilità di una vita che amava e che lo ricambiava, a sua volta.

Non era stato indulgente con la vita ma lei lo era stata con lui, in tanti e tanti modi ancora.

Solo tre anni prima sarebbe inorridito al pensiero di avere una mezzosangue con compagna, di cenare alla Tana dei Weasley come abitudine, e di guardare la foto di sua madre con null’altro che nostalgici sorrisi: adesso invece era questa la sua vita e gli andava bene.

Non era stato indulgente, con la vita, ma lei lo era stata con lui…
 




Note dell’autrice T.T

Ok, eccoci. Prima di iniziare correggo il clamoroso errore dello scorso capitolo: Fix You è dei Coldplay, non è dei The Fray – che restano un gruppo che adoro ma che purtroppo non avranno il merito di avermi ispirata… stavolta e in questa particolare occasione. Ringrazio  
gypsy_rose90 a riguardo: è anche grazie a voi che colgo questi errori che, mi rendo conto, non sono affatto piacevoli.

Ringrazio la prima, l’unica persona che ha creduto in questa storia ancor prima che posassi le dita sulla tastiera: l’ha odiata, disprezzata, rifiutata fin dall’inizio, finendo con il cedere alla fine davanti alla mia persuasione e ne è diventata la “beta mentale”, dicendomi quando ero troppo smielata, quando potevo essere più riassuntiva, se potevo lasciarmi andare un po’ di più e quando. E’ stato merito suo, dico davvero, se Draco e Hermione ce l’hanno fatta. Dark rose per voi, la mia Gio. Grazie.

Grazie a quelli che hanno commentato, con pazienza, capitolo dopo capitolo, i miei mega disastri e tutte le volte che, invece, ero soddisfatta del capitolo. Grazie, Grazie, Grazie. Ognuno di voi ha reso questa storia unica e lo scriverla ancora più unico, le vostre 225 recensioni mi hanno portato il sorriso anche nelle occasioni più difficili.

Grazie alle 161 persone che hanno preferito la storia, alle 64 che l’hanno inserita tra le ricordate e i 365 che l’hanno messa tra le seguite… cavoli, quando siete grandi?

Poi, poi… ringrazierei il signor Zabini, voi che dite? Del resto i cari Draco ed Herm non sarebbero stati così se non avessero avuto Blaise a supportarli/non supportarli. Ah, adoro quel ragazzo, mi mancherà da morire. Così come Daphne – a cui ho dato forse meno spazio di quanto meritasse ma il cui ego è enorme. Cissy? Entrambe xD La piccola Cissy Granger-Malfoy e la cara Cissy Black-Malfoy. Harry lo nomino giusto per educazione <.<

Poi che altro? Beh, nulla. Semplicemente sono contentissima di aver potuto condividere tutto questo con voi e vi sono grata di essere stati dei lettori fantastici. Alla prossima – si spera :P
 






 

The End

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