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Autore: __Aivlis    16/10/2011    1 recensioni
Odio il freddo e costante mutare delle cose; e anche ciò che muta diventa parte integrante del lento scorrere dei giorni, e tutto sa di niente. Non c'è vetta che non valga la pena del viaggio, e l'unica cosa che sento di auspicarmi è che questa non sia l'eccezione che tutti colgono. Non un'altra monotona scia di invisibili emozioni, voglio che tu sia per me il tocco di rosso sulla mia tela immacolata; ciò che è immobile ma tutto muove. E non dirmi che sarai l'unico, dimmi che sarai il solo. Dimmi che questa sarà l'unica volta in cui "finalmente" sarà la parole d'ordine. E una nuova vita mi accoglie tra il verde dei suoi rami, e nuovi colori tempestano l'immacolato, e lo fanno vivo. Spero solo che ne sarà valso il viaggio.
Eloyn.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti: Questo è l'epilogo, non ho davvero niente da dire.

*

Aveva chiamato Johnny poco prima, per dirgli qualcosa – non sapeva nemmeno lui cosa –, stava cercando una scusa qualsiasi per sentire la voce di un amico. Avevano parlato un po' del più e del meno, quando entrambi sapevano che lo facevano solo per non affrontare la realtà dei fatti e sbattersi in faccia le porcate che erano successe. Come se esistesse una legge non scritta che impedisse loro di parlare di qualcosa di davvero rilevante.
« Eloyn se ne torna a Washington e Zacky la sta andando a recuperare..»
« Cosa ti aspettavi, che l'avrebbe lasciata andare così? »
« A dire la verità mi aveva quasi convinto con la sua sceneggiata da ubriaco folle »
« Sei ingenuo, Johnny. Quella ragazza gli ha fuso il cervello... »
« ... »
« ... »
« Tu invece come stai? »
« Di merda »
C'era stato un bacio, un piccolo e insignificante bacio poi più niente. Michelle non si era fatta più senitre, e nemmeno Brian aveva accennato a volerla chiamare. Si era convinto che non erano ancora pronti, che non ce l'avrebbero fatta ad affrontare le raffiche di vento fino alla fine della tempesta. Si era detto che quello non era ancora il loro momento, pur di non tuffarsi a picco in una realtà che poteva prospettarsi un po' più crudele di quel che si era sempre immaginato. E' inevitabile: in certi casi l'unica cosa che ti viene nturale è cercare di stare a galla più tempo possibile, ma poi arriva il momento di fare i conti con ciò che sta sotto e che cerca di portarti giù nell'abisso.
Nella sua testa, tra tutti i pensieri più contorti, soggiornava quell'idea un po' insana che lo avrebbe visto affogare rovinosamente se solo avesse lasciato avvicinarsi Michelle alla sua vita. Per fortuna e nonostante tutto, sapeva bene che non era così.
« Chiamala, Brian, vai da lei. So cosa stai facendo: ti stai chiudendo in te stesso cercando di respingere indietro il mondo, ma nella vita non funziona così, bisogna alzare la testa e affrontare qualsiasi sfida ci si pari davanti, prendere il toro per le corna e farlo andare dove vuoi tu.. Non hai più niente da perdere. »
« E tu, Johnny? Cos'hai da perdere, tu? »
Già, cos'aveva da perdere? Passava il tempo a dispensare ottimi consigli a destra e a manca, ma della sua vita non ne faceva niente. Cos'era che voleva realmente? Silvie era ciò che voleva. Una vita che potesse finalmente tornare ad essere quella di prima, seppur con qualche ammaccatura. La tranquillità di poter chiamare quel posto di nuovo casa.
Il suono sordo di un messaggio in arrivo gli rimbombò nell'orecchio.
« Ti devo lasciare, mi è arrivato un messaggio »
Chiuse la conversazione e aprì il messaggio.

From: Silvie. To: Johnny. - H 4:32 p.m.
Sai, fuori piove. Non è che verresti ad aprirmi?

Per poco non gli prese un infarto quando lesse quella frase. Lascio che il cellulare gli cadesse di mano e corse verso la porta d'ingresso. Quando la aprì vide Silvie con qualche valigia in mano guardarlo con il volto più preoccupato del mondo. Era completamente bagnata e continuava a pioverle in testa. Anche in quelle condizioni, Johnny si disse che era sempre bellissima.
« Puoi perdonarmi? »
Johnny non rispose. Semplicemente la abbracciò con tutta la carica che aveva in corpo e la sollevò da terra, e sentì la pioggia battergli forte addosso.
Le diede il bacio più desiderato della sua vita, quello più atteso e anche il più bello.
Rimasero lì per qulache secodo prima di accorgersi di essere entrambi bagnati. Johnny si voltò tenendola per mano e la condusse fino all'ingresso di casa. Sentiva la sua presenza alle spalle, forte come non mai, e decise che da lì in poi non sarebbe importato niente di cosa sarebbe successo. Erano lì, in quel momento, e il resto del mondo poteva aspettare

*

Quando Brian chiuse la comunicazione con Johnny si sentì un emerito cretino. E poi, il piccolo Johnny ci prendeva sempre. Cosa ci stava facendo lì? Cosa stava aspettando, appesaoad un filo nel vuoto?
Riprese il cellulare tra le mani e compose il numero di Michelle, aspettò qualche secondo e dopodiché una fastidiosa vocina lo avvertì che il cullelare era spento o non ragiungibile. Gli tremavano le mani e sentiva come una forte pressione al cuore. Tuttavia, essa poteva essere un nonnulla in confronto alla centrifuga di emozioni dalla quale stava, lentamente, uscendo.
C'era stato qualcosa, tra loro, qualche giorno prima, qualcosa che assomigliava molto a quell'amore di sempre, quello che tutti sembravano aver dimenticato ma che nessuno dei due aveva il coraggio di eliminare. E se quel qualcosa c'era davvero stato, se non era solo una sua stupida fantasia, che senso aveva aspettare un segno del destino? Prendere il toro per le corna e cambiare la propria vita come vogliamo.
Prese le chiavi dell'auto e si diresse fuori, girò la chiave nella toppa - una, due volte - e poi ci rinunciò. Era petetico, sembrava di stare in un film in stile anni 2000, quando l'originalità aveva iniziato a mancare. Sbatté  violentemente una mano sullo sterzo e si maledisse del gesto fatto qaundo essa cominciò a pulsargli. E a quel punto si era sentito così tanto un verme che non gli importava più niente, magari avrebbe giocato anche la carta della compassione.
Scese dall'auto e iniziò a correre più forte che poteva, sotto quella pioggia che poteva significare un miliardo di cose. Sotto quella pioggia che quasi gli sembrava Jimmy che lo toccava, sferzante, sul volto. Corse ancora più veloce con tutta la rabbia che aveva in corpo mentre le sue lacrime si confondevano con le gocce di pioggia. Corse finché non arrivò a casa di Michelle e si attaccò letteralmente al campanello, ansiamndo per la fatica. Doveva avere davvero un brutto aspetto, vista la faccia di Michelle quano lo vide.
« B-Brian? Ma che ci fai qui, completamente bagnato? »
« Ascolami bene. Mi sono appena fatto sette isolati a piedi perché il tuo maledettissimo telefono è staccato e la mia fottuta macchina ha deciso di abbandonarmi proprio oggi. E l'ho fatto solo per dirti che ti amo.
Jimmy è morto, tu mi hai lasciato e la mia vita non ha più senso. Non ho più niente da perdere ma qualcosa da poter guadagnare... quella sì. E quel qualcosa sei tu. E se avrò te allora la mia vita sarà completa, perché per me tu vali tutto, Michelle, tutto. Ti amo come non ho mai amato nessun'altra al mondo e farei di tutto per farti tornare da me. E quella storia di Chel- » venne interrotto da un leggero accenno di Michelle. Aveva aperto la bocca e sollevato una mano come a voler parlare, poi si era portata nervosamente l'altra mano alla bocca e ci aveva ripensato. Lo guardava con un espressione tra il sorpreso e lo sconcertato. Con la bocca semi aperta e le lacrime agli occhi e il respiro bloccato.
« Io.. io.. non so che dirti,  Bri.. » rispose accennando a dei vaghi sorrisi ad intermittenza.
« Dimmi che mi sposerai » replicò lui, prendendole le mani.
Michelle ebbe un sussulto per il contrasto tra caldo e freddo.
« Io, io credo.. di sì.  »
Tutta l'adrenalina che Brian aveva in corpo sembrò sprigionarsi in quel momento. Fece un passo avanti e le prese il viso tra le mani baciandola lentamente, come a non voler fare troppa confusione e tornare al punto di partenza.

A qualche isolato di distanza l'ultima dei sopravvissuti camminava a passo spedito. L'ultima dei caduti di quelle macerie. E l'ultima che, malgrado le intenzioni, non era riuscita ad abbandonare Huntington Beach. Chesea era tornata, e si trascinava velocemente verso quella che poteva chimare casa sua, sperando con tutta se stessa che Eloyn non avesse deciso di cambiare serratura per la rabbia. Si trascinava appresso quella valigia troppo piccola per contenere una città intera. E poteva giurare di aver provato davvero a dimenticarti il mare della California, ma era stato tutto inutile. Quello spazio che non c'era, in quella valigia, non lo avrebbe mai potuto abbandonare.

*

Era quello che gli era sempre mancato: stare lì difornte ad un mare di persone che cantavno le sue canzoni; e correre su e giu per il palco come un bambino agitato; e fondersi con la stessa musica che gli era uscita dal cuore la prima volta che aveva preso in mano uno strumento, diventando, insieme ad essa, un'unica cosa. Un prodotto magnifico il cui solo scopo era quello di farlo sentire bene.
Nonostante questo, tutto quello che era sucesso dopo – la loro vita che riprendeva il lento scorrere di sempre, le azioni quotidiane e di seguito quel tour europeo e tutto il resto – era di una stranezza inaudita. Torni a fare cose che pensavi ormai finite, con mille tasselli di colore diverso rispetto allo sfondo. Era come se qualcuno si fosse sbagliato e avesse completato il puzzle della tua vita con i pezzi di una vita diversa, poi ti svegli e ti ricordi che tutto è esattamente come deve essere. E con il tempo impari anche a capire che quei pezzi, anche se stonano, sono sempre meglio del vuoto, e ti concentri su quello che invece è in perfetta armonia.
Facendo un resoconto veloce della sua vita, Zacky aveva capito fin troppe cose: che le persone sono dannatamente fragili e che il mondo è un posto troppo violento da abitare, ma anche che ormai erano lì, tutti sulla stessa barca, e tanto valva dimostrarsi all'altezza; che le persone cambiano e tu nemmeno te ne accorgi, e non ti resta che subirne le coseguenze; e che ci sarebbero mille motivi per soffrire, ma se li sommi tutti insieme capisci che in realtà non ne vale la pena.
Il problema, fin dall'inizio, era stato che Jimmy non poteva essere maggiormente coinvolto nella musica. Per un musicista, questa era la cosa peggiore che poteva capitarti. Perché se prima avevi la tua valvola di sfogo, il tuo modo di incanalare le emozioni, dopo una cosa del genere rimani semplicemente solo e perso, come se la tua vita fosse d'un tratto un labirinto in cui non sei abituato a vivere. E tutto assume un significato profondo molto diverso da quello che ricordavi, molto più grigio del solito.
Il dolore che si prova a riprendere in mano una chitarra è una cosa che può provare solo che c'è dentro, e nessuna parola in eccesso può descrivere bene quella sesazione. Perché per la prima volta nella sua vita, Zacky si era sentito tradito dall'unica cosa che non doveva farlo, la musica - che continuava imperterrita a far scorrere nella sua testa scene di vita quotidiana che gli erano così familiari - ed era una sensazione che non avrebbe mai augurato a nessuno.

*

Zacky P.O.V

Il concerto è finito da qualche minuto e come sempre sono convinto di aver dato il massimo.
Ogni concerto mi sorprende da quando abbiamo ricominciato a suonare, e la carica dei fan è sempre impagabile. Per la prima volta, da quando il tour è iniziato, ho sentito di aver ritrovato nel palco quella familiarità che pensavo persa senza Jimmy; il piacere di suonare e scatenarmi, questa volta, però, con il sorriso sulle labbra.
Poco dopo l'uscita di Nightmare abbiamo rilasciato anche la canzone che avevamo ritrovato sul foglietto a casa di Jimmy. Il contributo di Val è stato essenziale per arrangiare le varie parti in maniera più fedele che mai al volere di Jimmy.
Abbiamo ricominciato a fare concerti quasi subito – avevamo capito che infondo l'unico modo per andare avanti era ricominciare a fare ciò che ci riusciva meglio, - e alla fine non ci siamo pentiti della scelta fatta. Abbiamo iniziato un tour europeo al fianco di milioni di batteristi sempre diversi, e a nessuno di noi importava davvero chi ci fosse seduto su quella batteria, se non era Jimmy.
C'è stato un momento, dopo che le cose si erano stabilizzate, in cui abbiamo superato un confine immaginario dopo il quale abbiamo capito che le cose potevano solo migliorare o rimanere le stesse. Abbiamo toccato il fondo tutti insieme, aggrappandoci alle spalle di chi ci era vicino e trascinadolo inevitabilmente giù con noi.
Credo che Matt sia stato il primo a rendersene conto, quando capì che ogni suo atteggiamento influenzava Val e in qualche modo la faceva peggiorare. Ed è li che ha deciso di rialzarai e combattere, e lo abbiamo seguito tutti. Sotto questo velo di eroismo, tutti sappiamo che il merito è stato unicamente di Val. Lei è sempre stata quella forte, tra i due. Se davano retta a Matt si erano già lasciati da qualche anno buono, e quando sembrava aver ceduto, si era rialzata e aveva fatto il culo a tutti, come sempre. Sembra quasi che abbia imparato a vivere anche senza Matt, ora che Jimmy non c'è più. E' più indipendente. Riesce a venire fuori meglio ed è più spontanea, e sono sicuro che questo faccia parte dell'effetto Sullivan, perché uno come lui non poteva andarsene senza lasciare qualcosa di buono dietro di sé. E infatti qualcosa di buono ha lasciato ad ognuno di noi.
Vedete, le storie d'amore, quando l'amore è vero, per il 90% dei casi vanno a finire bene. Ed è stato per questo che mentre io andavo a salvarmi la vita, in quell'aereoporto, Brian si è fatto ben sette isolati a piedi sotto la pioggia. Così del disastro con Chelsea è rimasto solo il ricordo di una vecchia vita, quella che ci siamo appena lasciati alle spalle, e dalla quale siamo usciti più forti. Anche Silvie e Johnny sembrano andare bene insieme.  Non dico che si sposeranno, ma Eloyn continua a dire che non ha mai visto sua sorella così felice come quando è con lui, e non stento a crederle. Alla fine anche lei si è lasciata ammaliare dal fascino della California, le ci è voluto solo un po' per assimilare la morte di Jimmy.
L'unica che credo non stia ancora troppo bene è Chelsea. Avea accennato a volersi trasferire, ed era anche partita, sembrava molto convinta. E invece poi è ritornata qausi subito, sconfitta dal senso di colpa e dalla rabbia, con il volto celato dietro a quel velo di rassegnazione che le segna tutt'ora gli occhi con una leggera ombra scura attorno. Non fa molto, nel senso che non vive molto. Passa la maggior parte del tempo a piangersi addosso accanto a Jimmy. Eppure è solo in quei momenti che puoi senitre il suo cuore battere ancora. Se la vedi aggirarsi nei pressi del cimitero con un libro sottobraccio o con le cuffie alle orecchie, allora puoi avere la possibilità di vederla sorridere, a volte. Ma quando ci parli ti accorgi della sua insormontabile sofferenza in ogni singola parola che esce dalla sua bocca. Sinceramente stento  credere che si riprenderà come ha fatto Eloyn. A lei viene tutto facile se la paragoni ad una come Chelsea, che è fragile e indifesa.
Chelsea ha amato Jimmy con tutta se stessa, corpo e anima, anche se per poco tempo. E infatti riesce a capirci bene, lei, a noi che ci siamo cresciuti.

E poi ci siamo noi, e non faccio in tempo a pensarci che sento il cellulare squilarmi nella tasca dei jeans e faccio appena in tempo e trovarlo e a leggere il nome sullo schermo. Rispondo e vado fuori dallo stabile dove alloggiamo.
« Hey »
Tengo il cellulare tra l'orecchio e la spalla mentre cerco in tasca il pacchetto di sigarette e me ne accendo una.
« Hey »  risponde Eloyn.
« Come stai? »  le chiedo, serio.
E' un mese che non la vedo e può sembrare poco tempo, in realtà senza di lei un mese può durare un'eternità.
Da quando la situazione si è stabilizzata siamo tutti un po' più sereni, per quello che le condizioni ci permettono. Ma stare lontani ormai è diventato troppo pesante. Perché lei c'è stata quando piangevo sulla tomba di Jimmy, a sorreggermi, a dirmi "ce la puoi fare, puoi andare avanti". Non so, ma credo che senza di lei io sarei un uomo morto. Sarei diventato matto, senza ombra di dubbio. Perché per quanto posso essere stato cretino o posso aver sbagliato; per quanto la morte di Jimmy mi abbia cambiato, lei c'è sempre stata. Sempre.
« Bene, ma mi manchi »
Parla piano, Eloyn, ed ha il tono di voce troppo debole per i miei gusti.
« E' successo qualcosa? »
« No »
E mi piace anche perchè è così, bisogna tirarle fuori le parole di bocca per farla parlare.
« Eloyn, ti conosco troppo bene ormai. Che c'è che non va? » che tira su col naso e mi si stringe il cuore a sentirla così.
« E' che mi manchi. Questa città è vuota senza di te. » un sospiro di sollievo perché so che questa è l'ultima data del tour europeo.
« Domani torno. Massimo dopodomani sono di nuovo in casa ad assillarti. »  ironizzo cercando di farla setire meglio. Abbiamo iniziato a convivere da una settimana dopo la scena all'aereoporto. Eravamo entrambi convinti, e lo siamo tutt'ora, che stare insieme ci avrebbe aiutato ad andare avanti a piccoli passi, e così è stato. Perché lei è diversa dalle altre, perché mi ha visto crescere come nessun'altra aveva mai fatto.
Lei accenna una risata, ma si sente chiaramente che ha pianto, almeno un po'.
Mi siedo atterra con la schiena appoggiata al muro e inspiro un tiro dalla mia sigaretta.
« Non sarai mai assillante, lo sai. »
« Giuramelo »  Sorrido.
« Te lo giuro »
« Mi manchi anche tu »
E immagino i tratti del suo volto. Le sopracciglia corrugate mentre cerca di imparare a suonare la chitarra che lo ho regalato per il suo ultimo compleanno, due mesi fa.
Ci ripenso e mi torna in mente la tristezza che ha avvampato ogni momento felice della nostra esistenza dalla morte di Jimmy. Penso anche che non sarà così quando tornerò. Non perchè la situazione sia cambiata – perché sono sicuro che la voragine al petto rimarrà ancora aperta a lungo, forse per sempre – ma perché sono io ad essere cambiato. E' come quando piangi e sfoghi tutta la tua rabbia e quando hai finito ti senti leggero e privo di qualcosa di negativo che prima ti tormentava, ti senti sollevato, non bene, ma sollevato. Così mi sento anche io, come dopo un lungo pianto, durato quasi un anno. Ma so che da oggi, dopo quest'ultimo concerto, Jimmy sarà solo la presenza costante nella mia vita, che mi accompagnerà e mi aiuterà ad andare avanti invece che tenermi bloccato nel passato.
« Come va con la chitarra? »
« Senza di te, davvero un disastro »
« Ma il padre di Brian che fine ha fatto? »
« Ci siamo stufati! Lo sai come siamo fatti, come siamo caratterialmente uguali e di conseguenza incompatibili. Siamo arrivati ad un punto che non ci sopportavamo più. »
Rido immaginandomi la scena.
« Povero Brian! »
Lei fa la finta incavolata e se la prende con me.
Continuiamo a parlare per quasi tutta la notte. Perché non riuscirei a dormire sapendo che domani torno da lei. E mi racconta un po' tutto quello che ha fatto in quel mese. Tutto quello che le telefonate rubate tra un concerto e l'altro non mi hanno concesso di sapere. E capisco di aver trovato qualcuno su cui contare per il resto della mia vita. Capisco di amarla più della mia stessa vita.
« Ti amo »
Le dico guardando l'alba sorgere. Da lei sarà appena sera.
« Sto guardando il tramonto dal balcone »
E' sempre stato il nostro momento, il tramonto sul balcone.
« Io l'alba »
E posso far finta che quest'alba sia un tramonto, anche se i due non si assomigliano per niente. E allora, quest'alba diventa un tramonto diverso, un tramonto freddo perché non c'è lei a scaldarlo. Ma per la prima volta nella mia vita, quest'alba per me non lo è affatto.
« Ti amo.. »  sussurra lei.
So che sta sorridendo come fa sempre ogni volta che lo dice. Con quel sorriso capace di bloccarlo, un tramonto. Che se solo volesse potrebbe distruggere l'universo.
« .. più della mia stessa vita »  concludo la frase al posto suo.
E alla fine cosa ci resta?
Flebili memorie di spettri del passato.
Quel bagaglio che ci porteremo dietro per l'eternità.

*

Note. E siamo quandi giunti alla fine. Posso solo dire che ora che ho concluso la mia prima fanfic sono certa che mi rimarrà nel cuore per sempre. Magari fra quache anno la rileggerò e mi renderò conto di quanti errori gramaticali ci siano, tutti quelli di cui non mi sono accorta.
Come sempre, sento di dover ringraziare chi ha recensito, anche una volta sola, e chi ha avuto la pazienza di arrivare a leggere fin qui.
Il grazie più grande va a gli Avenged Sevenfold che mi hanno "avviata" al mondo della scrittura. Se non fosse stato per loro non avrei preso niente di tutto ciò davvero sul serio.
Perciò, se volete commentare qualcosa, questa è la vostra ultma opportunità di farlo, e non so perché questa frase suoni molto come una televendita. XD
Un bacio immenso a tutti e per chi fosse interessato, sto scrivendo una nuova fic sulla sezione Paramore. La trovate qui.

   
 
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