Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: _Lightning_    16/10/2011    4 recensioni
Il mormorio della pioggia era l'unico suono udibile, un brusio indistinto che raccontava timidamente qualcosa di incomprensibile in una lingua sconosciuta.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Obito Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The sky is crying for you

Step two:


La pioggia scendeva malinconica sul Villaggio ancora immerso nel suo sonno, vegliato dai volti impassibili degli Hokage scolpiti nella pietra.
Le goccioline distorcevano il paesaggio, sfumando i contorni e rendendo il tutto una massa informe ed umida.
Il terreno, reso secco ed arido dalla recente siccità, beveva avido l'acqua che cadeva pigramente, diventando un pantano fangoso e molle.
Una pozzanghera rifletteva il cielo grigio ed uniforme sopra di essa e la sua immobilità era rotta solo dalle gocce che ne picchiettavano superficie, distorcendo e spezzando i contorni vaghi e fumosi delle nuvole.

La relativa calma di quel minuscolo specchio d'acqua fu interrotta da un piede che calò pesantemente nell'acqua, creando una piccola onda anomala che si infranse strabordando sul basso bordo della pozzanghera.

Uno Shinobi camminava nel pantano, indifferente alla pioggia che impregnava il suo mantello e sgocciolava dal cappuccio inzuppando la divisa sottostante.
Avanzava in linea retta attraverso i prati acquitrinosi, affondando nel fango fino alle caviglie, ma non se ne curava nonstante l'andatura zoppicante e malferma.
Il bordo del mantello era sporco di fango e strappato in più punti e una striscia bordò sbavata solcava il tessuto un tempo candido, come un colpo di pennello.
La figura di inerpicò su una collina, sbuffando e ansimando per la fatica mentre strappava i sandali dal risucchio del fango, rischiando di cadere in ginocchio ad ogni passo.
Arrivò in cima e il suo sguardo spaziò sul Villaggio addormentato, vago contorno in quel panorama malinconico e annacquato.

Il mormorio della pioggia era l'unico suono udibile, un brusio indistinto che raccontava timidamente qualcosa di incomprensibile in una lingua sconosciuta.
L'uomo fu scosso da un sussulto improvviso e insieme alle gocce pure e limpide che colavano dal mantello si riversò a terra un fiotto vermiglio che si disperse presto in un rigagnolo che scendeva precipitosamente a valle.
Rimase per qualche minuto in contemplazione, come decidendo sul da farsi, poi iniziò a discendere la collina, dirigendosi non verso il villaggio, ma verso la foresta che lo circondava. 
Camminò faticosamente attraverso il sottobosco, districandosi tra gli arbusti e i rampicanti coperti dalla rugiada del mattino che veniva inquinata dal pianto incessante del cielo.

Dopo quelle che potevano essere ore, così come pochi minuti, la foresta fece posto a una pianura tagliata da un torrente impetuoso che si riversava spumeggiando in direzione del villaggio, come una vena grigia che rifletteva il cielo plumbeo.

L'uomo si incamminò sotto la pioggia ormai fitta e battente che lo colpiva ritmicamente, ticchettando sul cappuccio ancora calato davanti al volto.
Si era alzato il vento, che faceva svolazzare il suo mantello con degli schiocchi secchi, come una bandiera impazzita.

Dietro una macchia d'alberi, al centro di un piccolo spazio di pietre liscie e lucide, apparve una pietra che sporgeva di due metri circa dal terreno.
Era consumata dal tempo, smussata dalle interperie e le incisioni su di essa erano quasi del tutto cancellate.

Lo Shinobi si avvicinò ad essa e ci si fermò davanti, rimanendo immobile per qualche secondo, poi si scoprì il capo, liberando una chioma di capelli bianchi striati di sangue.
La maschera che gli copriva il volto era stracciata quasi completamente, lasciando scoperta la parte destra del volto e parte della sinistra.
Un rivolo vermiglio gli scendeva lungo la tempia, rigandogli l'unico occhio scoperto e imbrattandogli le labbra livide e spaccate, dalle quali sfuggiva un filo di sangue.
Con mano tremante, accarezzò la lapide, scorrendo fino ad arrivare a un nome inciso nella pietra e non ancora cancellato dall'inesorabile scorrere del tempo.
Una striscia cremisi tinse gli ideogrammi scolpiti nel granito, facendoli risaltare contro quella superficie grigia e smorta.
Con l'altra mano, si tolse il coprifronte quasi scucito che gli copriva l'occhio sinistro, rivelando una lunga e sottile cicatrice che gli solcava la palpebra, poi, con grande sforzo, si sedette a gambe incorciate davanti alla lapide, poggiandolo contro di essa.
Il simbolo del villaggio della foglia era a stento distinguibile sulla patina di fango e sangue che lo ricopriva ed era sfregiato da molti tagli incisi nel metallo un tempo splendente e adesso scuro e rovinato. 

Una pozza di sangue cominciò a macchiare le pietre su cui era seduto, battute dalla pioggia incessante.
L'uomo alzò la testa, che aveva tenuto chinata fino a quel momento vinto dal dolore che gli stringeva le viscere in una morsa gelida, e fissò di nuovo il nome impresso sulla stele.

A fatica, aprì l'occhio sinistro, rivelando l'iride sanguigna, screziata da piccole gocce di nero e velata dalla stanchezza e dalla sofferenza.

-Sono tornato...- mormorò, con voce roca e affaticata, e un accenno di sorriso si dipinse sul suo volto pallido, increspando il suo viso giovane prima tirato in una smorfia di dolore.

-Sai... non è stato facile. E sono anche in ritardo. Come sempre.- tossì una boccata di sangue e sentì i suoi polmoni che si rifiutavano di continuare a respirare, ma si sforzò di riprendere a parlare.

-Te l'avevo promesso, ricordi? Tanto tempo fa... forse neanche troppo. Ti avevo promesso che sarei tornato, sempre, ogni giorno della mia vita.- 

Annaspò, sentendo le forze che gli mancavano improvvisamente.

-E oggi, la mia vita sta finendo. E' grazie a te se sono arrivato fin qui...-

Carpì l'ultimo guizzo d'energia, nel tentativo di finire il discorso, ma le parole si accavallavano nella sua mente in grovigli inestricabili e la sua bocca non rispondeva più ai suoi ordini, pronunciando un mormorio incomprensibile che si perdeva in quello della pioggia.

-Dovevo farmi perdonare tante cose, troppe per una vita sola. Non ci sono riuscito... non del tutto. Mi dispiace...-

Sentì la gola stretta in una morsa che gli tagliava il respiro e i pensieri che diventavano flebili linee spezzate nella sua mente.

-Dovevo dirti tante cose, ma... ma non importa. Continueremo questa chiacchierata dall'altra parte.
Per una volta non sei in ritardo. Avrei voluto tanto essere arrivato io in anticipo...- 

Una fitta gli morse il cuore, ma doveva dirlo, per l'ultima volta, per quanto inutile potesse essere.

-Perdonami, Obito...-

La sua vita scivolò dal suo corpo insieme a quelle parole e la testa argentata si reclinò sul petto immobile.

Una lacrima sfuggì dalle sue ciglia chiuse, solcandogli la guancia sinistra, e il suo pianto si unì a quello del cielo. 


Image and video hosting by TinyPic
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Note Dell'Autrice:

*appare con un'enorme tazza di caffè in mano*

Buonasera a tutti.
Non so se si nota, ma sono d'umore piuttosto malinconico; visto che è la prima FF che scrivo in questo stato emotivo, non ho la minima idea di come possa essere il risultato ò_o''
Generalmente sono sempre e costantemente insoddisfatta dei miei scritti, ma incredibilmente questo mi piace abbastanza. 
Sarà che Kakashi è un personaggio che mi è sempre rimasto nel cuore :)
Il contesto, come dice l'avvertimento, è molto vago: Kakashi viene ferito in un'ipotetica missione/battaglia/guerra e come ultima cosa va a far visita a Obito. 
Nulla di speciale e forse è un po' paradossale, ma facciamo finta che sia una ferita mortale o comunque incurabile u.u

Quando dice di non essere riuscito a rimediare del tutto i suoi sbagli, si riferisce al fatto che Sas'ke caro è diventato lo schiavetto di Orochimaru, quindi non è riuscito a salvarlo ed è come se avesse perso un compagno di squadra, come Obito prima di lui.

Magari troverete inverosimile il fatto che ci siano vaghi accenni di umorismo nel discorso di Kakashi a Obito... ma, seriamente, nella vita normale Kakashi è tutto meno che serio e io ho sempre pensato (soprattutto dopo aver letto i manga riguardanti la battaglia contro Pain... vogliamo dimenticarci l'amabile chiacchierata con Sakumo? XD) che fosse un tipo che prende la morte con tranquillità, senza pensieri eccessivamente astrusi e drammatici. 

La storia fa pendant con "How To Save A Life" (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=835153&i=1), da qui il sottotitolo "Step Two". 

Dopo questa nota chilometrica, mi eclisso e spero vogliate lasciare un commentino ;)
Grazie a chiunque leggerà ^^

-Light-

EDIT:
Dopo un preoccupante slancio "artistico", ho inserito un'immagine di come, più o meno, mi immagino Kakashi in questa FF.
E' ispirata a una vignetta del manga, quello di Kakashi contro Pain ed è pressocché uguale (seee, magari -.-'): io mi sono limitata ad aggiungere la lacrima, bagnargli i capelli, strappare (male) la maschera e disegnare quella cosa informe che dovrebbe essere la bocca XD Purtroppo io e la matita abbiamo una relazione complicata XD Sopportate i miei tentativi di cavarne qualcosa di buono D:

(Ah, l'immagine si vede malissimo perché il mio scanner è strafatto -.-'')

P.s. Dedico questa Fan Fiction a Namine, sperando che le piaccia ^^ Scusa se ho scritto una FF così triste, spero ti piacerà comunque ^^ <3 Ti voglio un bene dell'anima, Granchietta ;P <3
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: _Lightning_