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Autore: voiceOFsoul    16/10/2011    4 recensioni
Bree, a causa di un incidente, ha perso momentaneamente la memoria. Dovrà ricostruire quello che le è successo in questi tre mesi "di buio" aiutata da qualsiasi cosa riesca a sollecitare in lei un ricordo, un "fulmine" come li definisce lei.
Cosa sarà successo e cosa succederà ancora?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A questo mondo esistono ragazze stupende. E' difficile non innamorarsene, anche guardandole una sola volta. Io non sono una di quelle. A questo mondo esistono ragazze con stupendi talenti naturali. Riescono a stupirti in pochi secondi. Io non sono una di quelle. Non sono bella e non mi riesce di far bene nulla se non studiare. E ogni tanto, in qualche momento di leggerezza, fare la cretina per far ridere quelle tre, quattro persone che sono capaci di sopportarmi standomi vicino. Una cosa ho di particolare. Quando sta per succedere qualcosa io lo sento. Non sono una veggente. Per carità! Più sto lontana da ste cose meglio mi sento. Dico solo che, di solito almeno, quando sta per succedere qualcosa ho delle strane sensazioni. E il mio gionocchio impazzisce. Sì, il ginocchio destro. Inizia a pulsare. Un piccolo muscolo nel lato interno del ginocchio inizia a contrarsi in modo sempre più veloce. E lì capisco che sta per succedere qualcosa. Bella o brutta non so. Qualcosa.
E' per questo che quella sera in macchina ero nervosa. Non ricordo se guidavo la mia macchina o meno. Non ricordo nemmeno se alla guida c'ero realmente io. Ricordo solo il mio vestito rosso e il ginocchio che trema. Poi solo buio.

Apro gli occhi. Piano. La testa mi scoppia dal dolore. Sembra che qualcuno stia giocando con un martello pneumatico dentro le mie tempie. Gli occhi mi bruciano e ci vuole un po' per mettere a fuoco. Non so dove mi trovo. Sento che sono sdraiata. Provo a muovere le gambe. Le sento pesanti, come se stessero ancora dormendo. Provo a muovere le braccia. Loro sono sveglie, ma sono più goffe del solito. Urto qualcosa a lato di quello che deve essere il letto su cui sono sdraiata. Mi sento intontita, come se qualcuno mi avesse sparato un narcotico per elefanti. Alzo il braccio destro fino a portarmelo davanti agli occhi. Tubi escono dal dorso della mano parzialmente fasciata. Oh cacchio. Sono in ospedale! Deve essermi successo qualcosa. Inizio a sentirmi sempre più agitata. Un bip-bip che prima era impercettibile adesso si fa sempre più acuto. Devono essere quei cosi per tenere sotto controllo il battito cardiaco. Li riconosco. Li ho visti milioni di volte in tv. Chissà se adesso dalla porta entrerà l'infermiera Hathaway con la sua divisa rosa. Seguita magari dal Dr. House col suo bastone che vorrà farmi qualcuna delle sue domande trabocchetto. E magari, se avrò fortuna, riuscirò a incontrare anche Mark Sloan o il Dr. Shepherd. Ma no. Sto volando troppo con la fantasia. Deve sicuramente essere un sogno. Non c'è altra spiegazione. Eppure tutto sembra così reale. Questo suono sempre più forte, il torpore diffuso. E poi adesso c'è anche una signorina, o signora non so, che mi si è avvicinata e continua a ripetermi di stare calma e continuare a riposare. Vicino al suo viso distinguo la sagoma di un altro volto, ma la signorina deve avermi dato un altro po' di sedativo per elefanti e ancor prima di riuscire a definire i lineamenti di quel viso appannato sono di nuovo circondata da buio.

Apro gli occhi. Cavolo che brutto sogno! Ho sognato di essere in ospedale e un'infermiera mi.. oh, no! Non era un sogno. Sono sempre qui, su questo letto. Sotto un tetto bianco e tra pareti azzurre. Rivedo la signorina, che tanto signorina non deve essere. Ha un viso tondo e sorridente, ma segnato già da qualche ruga e non solo di espressione. Ha due orecchini dorati ai lobi, sembrano quelli con le clip per le donne che non vogliono bucarsi le orecchie. Il suo sorriso è tinto di un rossetto rosso fuoco che su di lei non sembra essere volgare. Le vedo solo il viso eppure ho la sensazione che abbia un'eleganza unica. La vedo, sì. Riesco a metterla a fuoco bene e senza fatica. Mentre lei mi dice che adesso posso stare un po' sveglia, provo a muovere le gambe che mi rispondono meglio.
- Posso sedermi? - le chiedo. La mia stessa voce mi sembra più strana del solito. Assomiglia più a quella di una bambina che non alla mia.
- Certo, cara. Ti aiuto io, però. -
Il suo tocco è delicato ma il suo aiuto sembra essere fondamentale. Non so se da sola avrei potuto farlo.
- Cosa mi è successo? -
- Non ricordi niente, cara? - Ecco, quel 'cara' magari vorrei che lo evitasse. Non ricorderò il motivo per cui sono su questo letto, ma ricordo che odio essere chiamata così.
- Qualcosa mi ricordo. Mi ricordo chi sono. Sono Bree, giusto? -
- Brigida. Si. Il tuo nome è questo. Ricordi quanti anni hai? -
- Ventidue. Giusto? -
- Perfetto. Ricordi quando li hai compiuti? -
- 14 Gennaio. Giusto? -
- Ottimo. Allora, Brigida... -
- La prego. Mi chiami Bree. Odio il mio nome. -
- Come vuoi, cara. - E smetta anche di chiamarmi 'cara'. Questo lo penso ma non lo dico. - Sei qui perchè hai fatto un incidente in auto. Hai dormito qualche giorno. O meglio, ti abbiamo fatta dormire noi per evitare di farti sentire dolore. Fortunatamente non hai niente di estremamente grave, se non per la tua memoria. -
- Che vuol dire? Che ha la mia memoria? Non ricordo l'incidente, ma non ho dimenticato chi sono! So parlare. E sono sicura di ricordare ancora come si legge e come si scrive. Se vuole le ripeto tutti i teoremi di Analisi che ho studiato. Se ne scordo qualcuno è perchè non li ricordavo neanche prima. Mi dia un computer. Programmo. So programmare ancora. Non posso non saper più programmare! - Il bip-bip è tornato.
- Bree calmati. Stai calma. Fammi spiegare. La tua memoria antica è perfettamente a posto lì dove deve stare. Ma ci sono cose a cui al momento non sai accedere. -
- Che significa? -
- Significa che è un po' come se avessi perso la chiave di alcuni archivi. E quelli per ora non li puoi aprire. -
- E non possiamo chiamare un fabbro per rifare queste chiavi? -
La signora elegante ride. Ha un sorriso dolce ma il suono della sua risata non lo è altrettanto.
- Vedi Bree, non c'è bisogno di farne una nuova di chiave. Tu ce l'hai ancora, solo che hai dimenticato dove è. -
- Ora mi sta confondendo. -
- Non confonderti. Ti spiego. Queste zone di memoria devono essere riaperte pian piano e puoi farlo solo tu. Nessuno deve raccontarti quello che non ricordi altrimenti quel cassetto non si aprirà mai e tu vivrai quel pezzo della tua vita solo come il racconto di un altro. -
- E che si deve fare? -
- Devi parlare con le persone a te più care. Loro devo spronarti a ricordale. -
- Come possono fare se non devono raccontarmi niente? -
- Ho già spiegato tutto ai tuoi amici qui fuori. -
- Ci sono i miei amici? Qui fuori? Posso vederli? -
- Si, Bree. Tra poco potrai vederli, ma al momento dobbiamo finire di parlare solo io e te. -
- Ok. Dottoressa...? -
- Collins, cara. -
- Oh Collins. Come Phil Collins? -
- Vedo che la buona musica la ricordi, eh cara? -
- Ricordo Tarzan. -
- Tarzan? -
- Si. Phil Collins che canta la colonna sonora di Tarzan. Il cartone animato della Disney. -
- Ma certo. Torniamo a parlare di cose serie. Mi avevano avvertito che appena inizi a parlare non la smetti più, ma non pensavo che riuscissi in tre secondi a portare il discorso così lontano. - sorride di nuovo adesso.
- Ok Dottoressa Collins. -
- Allora Bree ti dicevo che i tuoi amici già sanno cosa devono fare. Ci sono tanti posti che possono far riaffiorare i ricordi. Posti, volti, oggetti, profumi e perfino cibi. La memoria da recuperare, poi, non è tanta. A quanto abbiamo capito i cassetti chiusi a chiave sono gli ultimi. Riguardano gli ultimi mesi. -
- Quanto pensa che ci vorrà? -
- Dipende da te, cara. - Stavolta 'cara' non mi da fastidio. E' dolce. Da mamma. Oh cavolo...
- Ma mia madre? -
- Tua madre sta bene. E' qui fuori coi tuoi amici. C'è anche tuo padre. -
- Mio padre? -
- Si. -
- Ricordare mio padre non è molto facile. E di certo non per l'incidente. -
- Nei giorni che è stata qui tua madre mi ha raccontato cosa è successo. Però adesso è qui. Magari non potrà aiutarti con la memoria perchè in questi mesi non c'è stato... -
- In questi anni non c'è stato, vorrà dire. -
- Si, scusa. Intendevo dire che magari non sarà fondamentale per la tua guarigione, ma almeno è qui. Si è precipitato appena l'hanno informato del tuo incidente. -
- Si sarà ricordato di avere una figlia. -
- Bree, al momento non devi pensare a cose negative. Agitarti non ti fa bene per nulla. -
- Ok Dottoressa Collins. -
- E adesso da brava. Sta calma. Ti sistemo il cuscino dietro le spalle e faccio entrare quella carovana di persone che c'è qui fuori la porta. Vuoi? -
- Si, grazie. - Sorrido. Il viso è ancora un po' intorpidito, ma sorrido. - Dottoressa Collins. - la chiamo mentre ha la mano sulla maniglia, prima che la giri. - Prima che esca voglio chiederle un'ultima cosa. -
- Dimmi Bree. -
- Funzionerà secondo lei? -
- Funzionerà Bree. Fidati. -
- Grazie. - Sorrido. Sento il viso più disteso.
La Dottoressa 'cara' Collins mi guarda e sorride teneramente. A guardarla così sembra finta. Una di quelle che si vede solo in tv. Sembra l'infermiera Hathaway un po' invecchiata e salita di grado. Apre la porta e la richiude alle sue spalle. Sento rumori di persone che si alzano da sedie cigolanti. Un brusio. Poi il silenzio e la voce della mia Dottoressa. Dice a tutti che mi sono svegliata e che mi ha spiegato tutto. Comunica che ora possono entrare. Possono entrare tutti in una volta nella stanza ma non devono fare baccano. Poi la porta si apre e vedo apparire finalmente visi conosciuti.
   
 
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