Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Galatea    24/06/2006    38 recensioni
[2° classificato al 21° concorso]. Ogni primo del mese Harry Potter bussa ad una porta. Ogni primo del mese Ginny Weasley apre quella porta. Un segreto li lega e l'amore x una persona: Hermione Granger. E se Draco Malfoy un giorno bussasse a quella porta?
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La vita concreta è un caos, ma c’è qualcosa di terribilmente concreto nell’immaginazione

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

 

La vita concreta è un caos, ma c’è qualcosa di terribilmente concreto nell’immaginazione.

È l’immaginazione che spinge il rimorso sulle tracce del peccato.

È l’immaginazione che fa sopportare ad ogni delitto le sue conseguenze deformi…

(Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray)

 

Knowing you the way I do
I only wanna be with you
And I will go
To the ends of the earth,
'Cause darling, to me that's what you're worth

(Where You Lead, Carole King)

 

Harry James Potter si svegliò urlando, seduto sul letto. Il lenzuolo gli si era arrotolato attorno alla gola, dandogli l’orribile impressione di star soffocando. Con un gesto frenato in parte dai residui del sonno, riuscì a liberarsi dalla stretta e a respirare con maggior libertà. Rimase immobile per qualche minuto senza pensare a nulla, concentrato solo nel tentativo di far tornare il suo cuore ad un battito normale.

Non ricordava con precisione l’incubo che l’aveva svegliato, solo qualche terribile immagine gli sfiorava il cervello serrandogli la gola come una morsa d’acciaio.

Sangue, urla, terrore…

Alzandosi dal letto, Harry pensò che doveva aver rivissuto in sogno l’ultima battaglia contro Voldemort.

Quella che aveva vinto insieme ai suoi più cari amici e alla donna che da più di tre anni amava con tutto se stesso. Più di se stesso.

La donna che gli aveva salvato la vita innumerevoli volte.

La donna che aveva assistito al suo trionfo sul Voldemort.

La donna che aveva curato le ferite che lo avevano quasi ucciso.

Hermione…

Il viso della ragazza dissipò la coltre di sonno che gli impediva di pensare lucidamente e lui ricordò che giorno era.

Il primo marzo…

Sorridendo raggiante saltellò fino al cassetto del comodino e ne trasse fuori una piccola scatolina dorata che infilò nella tasca della giacca. Da una foto incorniciata lui ed Hermione lo salutarono, abbracciati davanti a casa Weasley sotto un caldo sole di luglio. Senza smettere di sorridere fece una doccia e si vestì più accuratamente del solito. Quello era un giorno molto speciale.

Passando velocemente accanto al suo scrittoio non notò le cataste di vecchi giornali che vi erano depositate sopra in modo disordinato.

Non notò la foto in prima pagina che lo ritraeva seduto ad una scrivania con aria preoccupata.

E non notò nemmeno uno dei titoli che strillava: IL PRIMO MINISTRO STA ORGANIZZANDO LA REPRESSIONE DELLA RIVOLTA DEI GOBLIN.

Forse allora si sarebbe soffermato a pensare…

E si sarebbe accorto che qualcosa non tornava…

Guardò l’orologio e con un moto di stizza si accorse di essere in ritardo. Doveva ancora andare a Diagon Alley e dal fioraio prima di incontrare Hermione. Indossò la giacca ed infilò una mano in tasca per assicurarsi che la scatolina fosse lì: non poteva dimenticarla. Afferrò la bacchetta e pronunciò l’incantesimo per smaterializzarsi.

Un minuto dopo Draco Malfoy suonava alla sua porta.

 

Cause you had a bad day
You're taking one down
You sing a sad song just to turn it around
You say you don't know

(Bad Day, Daniel Powter)

 

Ginevra Weasley fissava il grande orologio a muro con un’espressione ansiosa dipinta sul volto.

Mancavano solo venti minuti.

La voce di un’attraente giornalista babbana le giungeva lontana alle orecchie e le poche schegge di discorso che riusciva a cogliere scivolavano via dalla sua mente senza lasciare traccia. Quel giorno Ginny era troppo preoccupata per interessarsi ad insulse questioni babbane.

Come ogni primo del mese, d’altronde…

Come se non bastasse aveva già ricevuto due gufi dall’Ufficio Auror con notizie ben poco felici a proposito della recente rivolta dei Goblin. Eppure quella era l’ultima delle sue preoccupazioni.

L’aroma del caffè appena fatto interruppe il filo dei suoi pensieri e Ginny si affrettò a spegnere la fiamma del fornello e a riempire una tazza di quella sostanza fumante. Mentre si dirigeva in salotto per ascoltare più attentamente le notizie del telegiornale passò davanti ad uno specchio, incrociando il suo riflesso. Il bel viso diafano era già segnato da qualche ruga prematura e gli occhi verdi avevano perso l’ingenuità e il candore di un tempo. Ginny dovette ammettere di essere invecchiata.

Troppo in fretta.

Era talmente assorta nei suoi pensieri che il suono del campanello d’ingresso la fece sobbalzare. Guardò l’orologio: non poteva essere Harry, di solito si presentava più tardi. Forse era il postino.

Mentre andava ad aprire si accorse di avere le mani che tremavano e un opprimente nodo alla gola.

Come ogni primo del mese, d’altronde…

L’uomo che si trovò davanti dopo aver aperto l’uscio non era Harry. E non era nemmeno il postino.

Il debole sole di quel mattino illuminava l’autorevole figura di Draco Malfoy.

L’uomo che aveva tradito la sua famiglia, l’uomo che aveva rinnegato il Marchio Nero, l’uomo che aveva combattuto contro Voldemort le sorrise gentilmente, passandosi una mano tra i capelli.

- Buongiorno, Ginevra- fece lui con garbo.

Ginny annuì, maledicendosi per non aver controllato chi suonava alla porta. Doveva pensare che quei due gufi preannunciavano una sua visita. E se il Capo dell’Ufficio Auror si presentava a quell’ora a casa sua non era certo per una visita di cortesia.

Respirando a fondo gli fece cenno di entrare.

- Mi auguro che tu non sia qui per una questione di lavoro- esordì quando furono in soggiorno - oggi è il mio giorno libero, dovresti saperlo.

Draco la guardò con severità. – Ho bisogno di parlare con Potter. Stamattina non era a casa e mi chiedevo se tu sapessi dove trovarlo.

- Non ne ho la più pallida idea- rispose lei, cercando di controllare il tremore alle mani, - oggi non lavora.

Il biondo le sorrise sarcastico. – Siamo nel pieno di una rivolta di Goblin e il Ministro della Magia è irreperibile?

- Esatto- fece Ginny caustica, con la sensazione che Draco stesse cercando di leggerle la mente.

- E tu, sua personale segretaria, non sai dove sia?

- No, te l’ho già detto.

L’Auror la guardò, per niente convinto. – E’ molto importante, devo consultarmi con Potter sul da farsi.

Ginny sentì le parole raschiarle la gola come vetro prima di fuoriuscirle dalle labbra. - Decidi da solo, Harry non avrà niente in contrario.

Draco sospirò affranto, e la rossa lo guardò lasciarsi cadere su una poltrona. Da quando era Capo degli Auror si erano visti molto spesso e Ginny sapeva bene quanto sodo lavorasse.

Cercava di cancellare il suo passato…

- So bene che oggi è il primo del mese, Ginny- mormorò amaramente, - e non disturberei Potter se non fosse una cosa seria. In fondo sono passati cinque anni dall’accaduto e penso che ormai debba aver superato il trauma.

Un ricordo preciso schiaffeggiò la piccola Weasley, facendole salire le lacrime agli occhi.

Come ogni primo del mese, d’altronde…

- Per favore Draco, vattene- lo pregò mentre una lacrima le solcava il volto pallido.

Il biondo la guardò attonito. – Mi dispiace, non volevo- mormorò, sinceramente dispiaciuto. Quando combattevano contro Voldemort aveva imparato ad apprezzare e a rispettare tutti loro.

- Per favore- ripeté la donna con voce spezzata, - tra poco lui sarà qui.

- Lui chi?- domandò Draco, incuriosito.

Ginny singhiozzò prima di rispondere. – Harry.

- Allora potrò parlare direttamente con lui.

- No, non è il caso- fece Ginny, risoluta all’improvviso.

- Perché? Che cosa stai dicendo?

La rossa si asciugò il viso con la manica della camicia, macchiandola di rimmel. Draco la fissava tra il preoccupato e l’arrabbiato. Aspettava una risposta. Risposta che l’avrebbe sicuramente sconvolto.

Voleva la verità ma quale prezzo era disposto a pagare?

Sospirò amareggiata e poi parlò. La sua voce rimbombò tra le pareti della stanza come un gemito sommesso. - Harry sta venendo qui per chiedere ad Hermione di sposarlo.

Come ogni primo del mese, d’altronde…

Draco balzò in piedi, spaventato e furioso allo stesso tempo. – Ginny! Che cosa stai dicendo? Sei impazzita?

Forse era possibile.

Sarebbe stato tutto più facile.

Il suono del campanello interruppe la sfuriata dell’uomo. Ginny si alzò, tremando.

- Volevi la verità, Draco?- domandò con un sorriso mesto, - bene l’avrai. Siediti perché la recita sta per avere inizio.

Come ogni primo del mese, d’altronde…

 

An angelface smiles to me
Under a headline of tragedy
That smile used to give me warmth
Farewell - no words to say
Beside the cross on your grave
And those forever burning candles
(Angel Fall First, Nightwish)

 

Harry suonò alla porta della casa di Ginny ed Hermione con il cuore che gli batteva forte. Le mani, serrate attorno al mazzo di violette che aveva appena acquistato, erano tutte sudate. Se quella mattina appena sveglio gli avessero detto che avrebbe sofferto così tanto non ci avrebbe creduto.

Com’era difficile…

Eppure Hermione non avrebbe certo rifiutato, quello era il coronamento del loro sogno. Forse si erano sempre amati, fin da quando, una mattina uggiosa di inizio settembre, era entrata nello scompartimento che lui e Ron occupavano e aveva chiesto loro se avevano visto un rospo. Se non fosse stato per Neville probabilmente lui non sarebbe stato davanti a quella casa.

Diamine, perché non apriva nessuno?!

Con una mano tremante suonò nuovamente il campanello. La porta si schiuse, lasciando intravedere la figura snella di Ginny. Sembrava piuttosto preoccupata e gli parve dimagrita tutto ad un tratto.

Invecchiata…

Come poteva essere possibile?

- Ciao Ginny- la salutò affettuosamente anche se la voce gli tremava.

La rossa non parve per niente stupita di vederlo. – Ciao Harry, cosa ci fai qui?- domandò, cercando di sembrare allegra.

- Ti senti bene?- le chiese, preoccupato. – Stai piangendo?

Una lacrima brillò sulla guancia della ragazza per il riverbero del sole. – Ho sbattuto una gamba contro il mobile all’ingresso, non ti preoccupare. È tutto a posto.

Davvero?

- Cercavi Herm?- gli domandò, precedendolo.

Harry sorrise, estraendo dalla tasca della giacca la piccola scatola dorata. – E’ il gran giorno!- rispose raggiante, sventolandola.

Ginny cercò di sorridere ma sul suo viso pallido comparve solo una smorfia di dolore. – Herm è uscita presto stamattina e mi ha detto di dirti di aspettarla al solito posto.

L’uomo parve leggermente stupito. – Non pensavo lavorasse stamattina.

- Doveva incontrare una vecchia amica. Ora vai, non vorrai fare aspettare la tua futura moglie!- esclamò Ginny, mentre un’altra lacrima scaturiva dagli occhi chiari.   

Futura moglie…

Suonava così strano…

- Hai ragione! Fammi gli auguri!- esclamò Harry, smagliante.

- Auguri, Harry- mormorò con voce spezzata prima di chiudere la porta.

L’uomo voltò le spalle alla casa, pensieroso. Ginny gli era sembrata molto strana e sfuggente. E piangeva! La scusa di aver sbattuto contro un mobile non l’aveva per niente convinto. Probabilmente il fatto che lui stesse per sposare Hermione l’aveva ferita, in fondo non doveva essergli ancora passata la cotta che aveva per lui.

Povera Ginny…

Camminò in fretta, diretto al piccolo boschetto fuori città che aveva assistito alla nascita dell’amore tra lui ed Hermione. Ricordava ogni particolare della giornata in cui aveva baciato la sua migliore amica.

Come dimenticarla?

In quel momento baciarsi era sembrato loro la cosa più naturale da fare…
Da allora quello era diventato il loro posto speciale.

Si incamminò tra le fronde ombrose delle querce secolari ed avanzò finché non si trovò di fronte ad un piccolo lago. Il sole si specchiava nell’acqua del lago, facendola luccicare come polvere di fata.

Hermione non era ancora arrivata, così Harry decise di aspettarla seduto sotto la quercia che aveva fatto loro ombra durante molte giornate soleggiata.

Quando si volse verso l’albero e vide un Marchio Nero inciso nella corteccia, il sangue gli si gelò nelle vene. Avvertì un dolore lancinante alla testa e le gambe gli cedettero, facendolo crollare a terra. Cercò di urlare ma la voce non uscì dalla gola riarsa per lo spasimo. Pensieri perduti gli trafissero la mente come coltelli e gli squarciarono l’anima. Immagini confuse cominciarono a danzargli davanti agli occhi senza che lui potesse reagire.

C’era tanto dolore, tanta rabbia in quel luogo…

Gli stavano avvelenando l’anima…

Invisibili artigli fecero scempio della sua mente provata. Si graffiò il volto per far smettere il dolore che gli dilaniava la testa.

Poi non sentì più nulla.

Harry Potter perse la cognizione di se stesso.

Non era più l’uomo che doveva chiedere alla donna che amava di sposarlo…

Non era più il Bambino Sopravvissuto…

Non era più nessuno…

Un ricordo.

Fu solo allora che un ricordo lo travolse riportandolo indietro.

 

Rumours move in the past
When safety has lost the way
The nightmare
It's only revenge

(Dolls, Dark Lunacy)

 Draco Malfoy aveva assistito alla conversazione tra Ginny ed Harry senza riuscire a riflettere lucidamente. Fu solo quando la donna chiuse la porta che si riebbe dallo stato di semi-incoscienza in cui era precipitato.

Stava sognando? Harry era veramente convinto di poter chiedere ad Hermione di sposarlo? Possibile che stesse impazzendo?

Impazzire?

Forse sarebbe servito a dimenticare…

A liberarsi da quel dolore muto che lo aveva tormentato per cinque lunghi anni…

La vita senza di lei non aveva nessun senso.

Hermione Granger era morta cinque anni prima.

Dopo quel giorno si era buttato a capofitto nel lavoro, cercando di dimenticare. Aveva persino pensato di esserci riuscito.

Invece aveva solo seppellito quel ricordo sotto le preoccupazioni giornaliere…

Ed ora era tornato più vivido di prima…

A tormentarlo.

Ginny si sedette di fronte a lui, tenendosi la testa con le mani. Le lacrime brillavano tra le sue dita affusolate mentre singhiozzava in silenzio. China su se stessa, cercava di proteggersi da quel mondo crudele.

Draco non avrebbe voluto farle ancora più male ma non poteva rimanere in silenzio.

Doveva sapere.

- Che cosa sta succedendo, Ginny?- domandò con voce ansiosa, - perché Harry si è comportato in quel modo? Hermione è morta cinque anni fa.

La rossa alzò la testa, guardandolo con durezza. – Non sei ancora soddisfatto, Malfoy? Godi tanto delle sventure altrui?

Eccolo riaffiorare.

L’odio profondo di un tempo.

Draco rimase in silenzio, addolorato. Forse non era suo diritto sapere tutta la verità, in fondo lui chi era per infierire ancora su quella povera creatura martoriata dai ricordi?

Poteva veramente metterla nuovamente in croce?

Fece per alzarsi ma Ginny lo fermò, prendendogli una mano. Quel contatto gli fece male. Poteva sentire il dolore pulsare sotto quella pelle calda.

Quando lei parlò lo fece con voce calma e incolore, quasi raccontasse un fatto che non la riguardava.

- Il primo marzo di cinque anni fa Harry è venuto qui per chiedere ad Hermione di sposarlo. Lei era già uscita ma lo aspettava nel boschetto fuori città in cui tempo addietro avevano suggellato il loro amore, incidendo sulla corteccia di una vecchia quercia i loro nomi. Quando Harry è arrivato là ha trovato il cadavere di Hermione. Aveva il collo spezzato e un Marchio Nero era stato inciso sulla corteccia dell’albero per coprire i loro nomi. La vendetta di un Mangiamorte, probabilmente.

Fece una pausa e strinse ancora più forte la mano dell’uomo. Draco non se ne accorse, doveva combattere con se stesso per non piangere.

Ricordare quell’evento…

Era terribile…  

- Ma tu sai già tutto questo- mormorò Ginny, apparentemente tranquilla, - quello che nessuno sa è che ogni primo del mese Harry rivive quella giornata, dimenticando la morte di Hermione. Ogni primo del mese si presenta qui con l’anello di fidanzamento che non ha mai potuto dare alla donna che amava. Inizialmente ho provato a spiegargli che Hermione è morta ma non è servito a nulla. Harry ricorda quello che accaduto solo quando torna sul luogo dell’assassinio. Il giorno dopo si sveglia e torna ad essere l’uomo che conosciamo, lo stimato Ministro della Magia. La sua memoria martoriata si placa e fino al prossimo primo del mese niente lo turberà.

Draco provò un’immensa pena per quello che un tempo era stato il suo peggior nemico.

E per se stesso.

Aveva amato Hermione Granger più della sua stessa vita…

Quel giorno doveva esserci lui al suo posto…

Morire sarebbe stato molto meglio che vivere senza di lei.

- Lui sa quello che accade ogni primo del mese?

- Solo perché glielo ho raccontato io.

- Non c’è un modo per curarlo?- domandò, addolorato.

- Nessuno lo deve sapere, Draco- mormorò lapidaria, - chi vorrebbe un Ministro della Magia mezzo matto?

Il biondo annuì. – Quindi fino ad oggi tu eri l’unica custode di questo segreto.

- Già.

- Devi amarlo molto.

Ginny lo guardò stupita ma poi chinò il capo in un mesto cenno d’assenso. – Amare Harry Potter è amare un uomo che è stato innamorato di una sola persona. È amare un uomo che non avrà mai pace. È amare un uomo che busserà alla porta di una donna morta finché vivrà.

Seppure inconsapevolmente Ginny aveva parlato anche di lui.

E aveva perfettamente ragione.

Attirò a sé Ginny, imprigionandola in un abbraccio disperato.

Fu solo allora che Draco Malfoy si concesse il lusso di piangere.

 

How I wish I could surrender my soul;
Shed the clothes that become my skin;
See the liar that burns within my needing.
How I wish I'd chosen darkness from cold.
How I wish I had screamed out loud,
Instead I've found no meaning

(Tears and Rain, James Blunt)

 

- Hermione, mi vuoi sposare?- domandò Harry, inginocchiato davanti alla donna.

Le lacrime annebbiarono gli occhi di lei, che si nascose il volto tra le mani.

L’uomo sorrise, allegro. – Se avessi saputo che la domanda ti avrebbe fatto questo effetto avrei portato dei fazzolettini. Comunque penso che la vista dell’anello con diamante che ti ho comprato, ti metterà di tutt’altro umore!

- Harry…- mormorò Hermione, mesta.

Il moro sorrise. – Devi solo dire ‘sì, lo voglio’.

- Harry, io non posso…- bisbigliò la donna, con voce tormentata ma decisa.

- Che cosa vuol dire ‘non posso’? Non dobbiamo sposarci subito, possiamo aspettare quanto vuoi… mi basta il tuo ‘sì’!

Hermione gli si avvicinò, guardandolo negli occhi. – Io, non posso… amo un’altra persona… avrei voluto dirtelo ma tu… tu non me ne hai lasciato il tempo- mormorò con voce bassissima e roca.

Harry scattò in piedi tra il furioso e lo sconvolto. – Stai scherzando, vero?

Lei scosse la testa, gli occhi rivolti al suolo. – No, Harry… Mi dispiace…- singhiozzò, ricominciando a piangere.

- Lui chi è?- le urlò, afferrandola per le spalle e scotendola violentemente, - chi è il bastardo?

Hermione scosse la testa, troppo spaventata o addolorata per rispondere.

- E’ Ron, vero?- continuò lui, accecato dalla rabbia, - non ti ha fatto abbastanza male ad Hogwarts, vuoi che continui anche adesso?

- Non è Ron- riuscì a mormorare la donna, tremando. – E’ Draco.

Harry spalancò gli occhi, sconvolto. Quel nome lo colpì come una pugnalata al cuore. Le sue braccia lasciarono le spalle di Hermione, scivolandogli lungo i fianchi. Aprì la bocca per dire qualcosa ma dalle sue labbra non uscì un filo di voce.

Rimasero in un penoso silenzio per un minuto poi Harry esplose. – Malfoy! Te la fai con Malfoy! Che cosa ne è stato di tutte le tue promesse d’amore eterno? ‘Staremo sempre insieme’! Certo come no!- inveì con tutto il fiato che aveva in corpo.

Hermione gli si avvicinò, tentando di toccarlo ma lui la respinse con violenza. La guardò a lungo, gli occhi lampeggianti d’ira e le membra tremanti.

All’improvviso balzò davanti a lei, mentre un’espressione spietata e folle gli si dipingeva sul volto.

- Ma se non posso averti io non ti avrà nessun altro- mormorò, afferrando il collo della donna.

Hermione lo guardò, terrorizzata. – Harry… che cosa vuoi fare?- balbettò, mentre faceva scivolare la mano verso la bacchetta che portava sotto la giacca.

Harry non le lasciò il tempo di reagire. – Mi prendo la tua vita- sibilò prima di spezzarle il collo con una mossa feroce e di liberarla dalla costrizione del tempo.

 

Memories are just were you laid them
Tried the waters till the depths get rough that day.
What did you expect to find?
Was it something you left behind?
Don’t you remember
(Hemorrage, Fuel)

 

Harry James Potter si riscosse dall’apatia in cui era precipitato. Le ombre degli alberi si allungavano sulla superficie liscia dell’acqua mentre gli ultimi raggi di sole si spegnevano. Un lieve venticello muoveva le fronde della quercia secolare sotto cui era seduto, producendo un rumore simile ad un mormorio. 

La cicatrice gli faceva un male terribile e non riusciva a ricordare come fosse arrivato lì. Piccole gocce di sangue gli scivolarono lungo il viso, sfiorandogli le labbra. Il sapore ferreo del sangue lo scosse, facendogli riprendere lucidità.

Volse lentamente il viso verso la quercia, scoprendo il Marchio Nero.

Così aveva rivissuto quella giornata per l’ennesima volta…

Il ricordo di Hermione lo colpì violentemente, facendogli salire le lacrime agli occhi.

Se solo avesse trovato il bastardo che l’aveva uccisa…

 

  
Leggi le 38 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Galatea