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Autore: Kalie    17/10/2011    6 recensioni
Durante una semplice conversazione con Conan, anche (S)conosciuto come Shinichi Kudo, Heiji scopre di essersi innamorato della sua amica di infanzia: Kazuha. Dopo l'iniziale sorpresa ed incredulità, come prenderà la scoperta il nostre Detective dell'Ovest? Ora che la vede tutti i giorni, sì come sempre, ma con occhi decisamente diversi.
"Lei era la sua amica d’infanzia, la sua migliore amica, non poteva immaginarla mentre la stringeva tra le braccia, mentre giocava con i suoi capelli, mentre le scioglieva la coda, mentre la baciava, mentre faceva tutte queste cose prima di poterle togliere quella magliettina aderente ed assaporare la pelle candida del suo addome, più su… o più giù… arrossì di nuovo: decisamente non poteva avere quei pensieri. E allora perché li aveva?"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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STUPID CLOTHES

 

 

Curiosa. Era quello l’aggettivo adatto per descrivere l’espressione sul volto di Heiji una volta finita la conversazione con Kudo; aveva improvvisamente alzato il sopracciglio alle parole del piccolo detective, sbuffando poi una risata divertita. No, non era decisamente possibile una cosa simile, Shinichi Kudo questa volta aveva decisamente sbagliato la sua deduzione: lui, Heiji Hattori, non poteva essere innamorato di Kazuha Toyama. Scoppiò quindi in una fragorosa risata, per poi scompigliargli i capelli con la mano, con il solo risultato di far irritare il suo piccolo amico. Erano seduti sul divano di casa Hattori e il ‘padrone’ di casa, aveva appena raccontato a Conan del ragazzo che, a quanto pareva, andava dietro a Kazuha; Heiji l’aveva presa male e nascondeva ostinatamente la gelosia che aveva portato all’irritazione, affermando che…

“E’ primo ragazzo che si interessa in modo così… sfacciato a lei! Insomma, gli altri si tiravano sempre indietro perché sapevano che c’ero io! Questo ha una bella faccia tosta, insomma! Andare a provarci con Kazuha… cioè… non è vero che stiamo insieme, ma per quanto abbiamo cercato di smentire le voci, ne sono comunque tutti convinti quindi… insomma, è arrogante da parte sua, no?”. Appena sentite quelle parole il giovane detective era scoppiato a ridere.

“Quindi è la sua arroganza a darti fastidio, Hattori?” aveva quindi inarcato un sopracciglio.

“Certo, che cos’altro dovrebbe farlo, altrimenti?” sbuffò una risata lui.

“Magari il fatto che sei innamorato di Kazuha”


Che cavolo diceva quello stupido marmocchio? Che ne capiva lui dell’amore? Che capiva lui del suo rapporto con Kazuha? Eppure, anche se non l’avrebbe mai ammesso neanche a se stesso, sapeva bene che Conan… che Shinichi in questo caso, ne sapeva fin troppo sulla situazione: amore? Non era una vita che amava la sua Ran? Non aveva un rapporto molto simile al suo con lei? Scosse con decisione la testa: si sbagliava, lui non era innamorato di quell’aria corrucciata, di quelle gambe esili, di quel sorriso ora malinconico, ora felice, di quelle labbra rosee che a volte gli erano sembrate così… morbide. Di quegli occhi verdi? Poteva lui essere innamorato di quegli occhi? No, non era possibile.

“Cacchio no…”

“Allora spiegami perché cavolo ti da così fastidio che questo tipo provi ad uscire con lei! Sarà libera di stare con chi vuole, se non sta con te, no?”

“Certo che… beh nel limite della decenza… insomma… se si inizia a baciare con questo tipo” ed era arrossito, sì perché gli era passata per la mente l’immagine delle labbra di Kazuha che sfioravano quelle di un altro: le sue; la sua mano tra i capelli mentre le braccia le cingevano la vita, avide di carezze sulla pelle.

“Perché? Prima o poi dovrà pur baciare qualcuno?”

“Beh vorrà dire che almeno il primo bacio sarà mio!” si era alzato di scatto, sotto lo sguardo intontito di Conan.

“Che…? Hattori, che cavolo vuol dire?! Dove vai?! Non dire cose senza senso per poi andartene!” Conan cercò di afferrargli la gamba per bloccarlo prima che raggiungesse la porta di corsa, ma era rovinato a terra, perché ormai lui aveva già aumentato il passo.

“Vado da Kazuha, ovvio! Poi potrà fare quello che vuole, ma il suo primo bacio è solo mio!” aveva una strana luce folle negli occhi e Conan, preoccupato e divertito allo stesso tempo, cercò di raggiungerlo mentre pensava che, decisamente, quello era un comportamento di uno non innamorato di qualcuno. Andò però a sbattere contro quella che poi si rivelò la gamba dell’altro detective che si era bloccato improvvisamente.

“Beh, che ti prende, amico? Hai cambiato idea?” Conan inarcò il sopracciglio, affacciando la faccia verso il volto del ragazzo.

“Cavolo…”

“Che succede, Hattori?”

“Succede che sono innamorato di Kazuha”

…..

Decisamente non gli piaceva la cosa: lui non poteva essere davvero innamorato di lei, non era neanche lontanamente pensabile. Figuriamoci possibile. Lei era la sua amica d’infanzia, la sua migliore amica, non poteva immaginarla mentre la stringeva tra le braccia, mentre giocava con i suoi capelli, mentre le scioglieva la coda, mentre la baciava, mentre faceva tutte queste cose prima di poterle togliere quella magliettina aderente ed assaporare la pelle candida del suo addome, più su… o più giù… arrossì di nuovo: decisamente non poteva avere quei pensieri. E allora perché li aveva? Era lentamente tornato sul divano e si era buttato sopra di questo, di peso, gettando la testa all’indietro e aveva coperto gli occhi con la mano, pensieroso. Aveva fatto un lungo sospiro sentendo il piccolo detective tornare a sedersi di fianco a lui sul divano.

“Ma che cavolo di pensieri faccio?”

“Preferirei non saperli, Hattori, a giudicare dal rossore delle tue guance” e aveva ragione, l’immagine di Kazuha che gli era passata per la mente era quella che aveva visto di sfuggita diverse volte, ma che aveva sempre voluto rimuovere: c’era voluto un moccioso per fargli capire che amava la sua amica d’infanzia?

“Avrei preferito rimanere ignaro anche io…” era tornato quindi con lo sguardo su di Conan, storcendo le labbra in un mezzo sorriso.

“Sempre meglio che averli su di lei con un altro” aveva quindi riso Kudo, beccandosi un pugno in testa dall’altro.

“Non ci pensare neanche! No, quel tipo non l’avrà mai… a parte il fatto che a Kazuha non interessa proprio quello là…”

“Come fai a saperlo?”

“Cosa?”

“Come fai a sapere che a lei non interessa? Non è detto che lei sia interessata a qualcuno in particolare in questo momento” sorrise maligno Conan: solo Heiji era stato così tonto da non essersi accorto dei sentimenti di entrambi “se lo trova carino potrebbe anche decidere di uscirci insieme”

“Dì un po’, Kudo, vuoi morire così giovane?!” Heiji l’aveva guardato di sottecchi, prima di sospirare e buttarsi con la testa sul divano “cacchio… sono innamorato per davvero”

“Te l’avevo detto io… ora non ti rimane che dirlo a lei”

“-…zzo dici?! cosa dovrei fare a chi?! Ma sei pazzo?!”

“Beh… tu che puoi stare con lei…” aveva abbassato lo sguardo Conan, mentre con la mente andava improvvisamente a quel giorno a Londra. “sei più fortunato di quel che credi, Hattori”

“Forse hai ragione… ma non ho intenzione di dirle proprio niente!”

“Contento tu… ma secondo me…” ma non finì mai di dire il suo pensiero, perché proprio in quell’istante suonò il campanello, annunciando l’arrivo di Ran e Kazuha. Heiji si alzò dopo qualche istante, aprendo la porta alle due, lanciando un’occhiata torva a Kazuha, che al contrario era di ottimo umore dopo due ore di shopping per le vie di Osaka.

“Che hai tanto da sorridere tu?” l’aveva incalzata lui, facendole spazio per entrare in casa.

“Grazie per il benvenuto, Heiji, non sarai un po’ troppo cordiale?” l’aveva rimbeccato lei, continuando comunque a sorridere.

“E’ normale che sia di buon umore, Hattori-kun! Abbiamo comprato un sacco di vestiti! Con i saldi, ci sono delle offerte strepitose, non è vero Kazuha-chan?” si era quindi rivolta a quest’ultima, sorridendo.

“Cos’è, cercavi un vestito da mettere all’appuntamento con il tuo ‘ammiratore’?” aveva quindi chiesto Heiji, con  una punta di acidità sia nello sguardo che nel tono.

“Ma che dici? a lui ho già detto che non mi interessa… non lo conosco neanche” aveva quindi scrollato le spalle andandosi a sedere sul divano, dove poco prima era seduto il detective dalla pelle scura. Si era voltata giusto in tempo per non riuscire a vedere l’espressione di sollievo sul volto dell’amico, che invece notò una Ran decisamente soddisfatta che se la rideva sotto i baffi.

“Che c’è, Hattori-kun? Ti hanno appena dato una bella notizia?” maliziosa. Era decisamente quello l’aggettivo per descrivere l’espressione sul volto di Ran in quel preciso momento.

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Allegra. L’espressione questa volta era quella di Kazuha che, seduta al banco circondata da altre tre ragazze, mangiava il suo bento, accuratamente preparato nella scatola con il disegno di tanti fiori di ciliegio. Heiji la osservava, ancora incredulo per la rivelazione avuta solo qualche giorno prima, mentre mangiava distrattamente il suo di bento. Preparato da lei, sì perché quel giorno gliel’aveva voluto preparare, senza dargli una spiegazione precisa. In compenso aveva avuto un’idea in quel momento: avrebbe voluto essere lui quello vicino a lei, mangiando da soli, magari sul tetto della scuola, tranquilli e da soli. Gliel’aveva anche quasi chiesto ma aveva trasformato il ‘ti va di mangiare insieme a pranzo?’ in un ‘ti va di man…dare un messaggio a Ran per chiedere come sta Conan?’ e lei non aveva fatto obiezioni, preoccupata improvvisamente per la salute del sanissimo giovane detective. Eppure avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter mangiare vicino a lei, fare due chiacchiere, carezzarle il viso, prenderle una ciocca di capelli e spostargliela dietro l’orecchio per poi scoccarle un breve bacio sulla guancia, lasciandola magari di stucco e… rossa e magari, così per divertimento, continuare quel gioco di labbra, sul viso chiaro di lei, fino a trovare le labbra e assaporare il gusto del bento appena mangiato, fino a dimenticarsi persino della campanella che, maledetto sia il suono, gli ricordava di tornare in classe, invece di divorare di baci quel viso sottile, con l’espressione divertita.

“Che guardi, Hattori?” l’aveva chiamato Shinji, il vicino di banco, facendolo sobbalzare.

“Niente, che dovrei guardare?!” aveva esclamato, in tono decisamente troppo alto, facendo spostare lo sguardo di mezza classe su di lui, compreso quello di Kazuha. Il viso arrossato, il fiatone: cavoli se si era appena fatto un film, uno di quelli pesanti. Non si era mai sentito tanto stupido in vita sua; non era mica tanto facile essere innamorati a quell’età.

“Beh fissavi proprio verso…”

“Non credo ti convenga continuare la frase, Kuraji” si era quindi alzato, richiudendo il pranzo e afferrarlo, prima di dirigersi fuori dalla classe. “me ne vado a mangiare lontano… fate troppo casino qui dentro” sbuffò quindi, pronto a dirigersi comunque verso il tetto: ok, non poteva pranzare con lei, ma poteva immaginare di farlo, lontano da tutti.

“Heiji!” già cominciava il film mentale? No, la voce di Kazuha era reale, si era voltato e lei lo stava raggiungendo di corsa, con le guance rosee e la coda che penzolava da una parte all’altra.

“Kazuha, che fai mi segui? Torna dalle tue amiche, no?” però non gli era sfuggito l’oggetto tra le mani della ragazza: aveva portato con sé il pranzo. Forse non serviva immaginare tutto.

“Ero preoccupata per te! Eri parecchio agitato poco fa…” lo guardava torva: era stato decisamente acido “ma visto che sei in vena di simpatie… me ne torno do là!” l’avrebbe giurato fino alla morte, il braccio si era mosso da solo, fino ad afferrare quello di lei con la mano e bloccarla, prima che potesse ripartire alla volta della classe.

“Aspetta, già che sei qui…” cacchio se era difficile “pran…ziamo insieme” non era una richiesta, e quasi si aspettava un no secco da parte di lei che, invece, sorrise, di nuovo allegra.

“D’accordo… se proprio insisti…” aveva però cominciato a salire su per le scale, di corsa, fino ad arrivare alla porta del tetto. Non era proprio una splendida giornata, quindi erano in pochi di fuori e, nessuno, aveva deciso di salire sul tetto quel giorno.

“Su, siediti a mangiare” Heiji si era appoggiato sul parapetto, andando quindi a riaprire la scatola del pranzo.

“Buon appetito!” aveva esclamato lei, sedendosi di fronte a lui, per poi cominciare a mangiare.

“Mhnammhiho” sì insomma… era la risposta di una bocca parecchio impegnata a masticare un polipetto e un uovo sodo.

“Heiji…” aveva cominciato quindi lei, dopo parecchi istanti di silenzio.

“Non si mangia in silenzio a casa tua?”

“No, e neanche da te a quanto ricordo…”

“Sì, ma solo quando e perché ci sei tu. Comunque che c’è?” aveva sbuffato, fintamente seccato.

“Che succede ultimamente? Sei sempre nervoso. Specie con… me” aveva abbassato lo sguardo, con un velo di tristezza nella voce.

“Non lo so… c’è qualcosa che mi irrita” la frase aveva fatto sobbalzare Kazuha, che l’aveva quindi guardato, sull’orlo del pianto “ma non sei tu! Kazuha, no non è colpa tua!” il cuore aveva cominciato a battergli forte nel petto, mentre la voglia di abbracciarla e poi stenderla per terra e baciarla con delicatezza, cresceva. Eccome se cresceva. Dolce consolazione… approfittatore delle debolezze altrui. “altrimenti non ti avrei chiesto di pranzare con me” e lei aveva sorriso, decisamente sollevata.

“Sai, Heiji… quando ti ho preparato il bento, speravo che tu mi chiedessi di pranzare insieme” imbarazzata. Questa volta è l’aggettivo per l’espressione di entrambi.

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Serena. Lo era Kazuha come lo era irrimediabilmente anche lui, Heiji, mentre camminavano fianco a fianco nella strada per tornare a casa; il detective la guardava con la coda dell’occhio mentre lei rideva al messaggio di Ran che le era appena arrivato. Avrebbe tanto desiderato buttare il cellulare nel primo cestino di passaggio, perché voleva che lei fosse solo sua quando stavano insieme. Possibilmente ventiquattr’ore su ventiquattro. Scoppiò  in una risatina al pensiero, incredulo della sua stessa possessività, mentre le prendeva il cellulare dalle mani e allungava il braccio verso l’alto, per non farglielo prendere.

“Che fai, Heiji?! Devo rispondere a Ran-chan!” aveva teso semplicemente la mano verso di lui, nella vana speranza che decidesse di ridarglielo. “ridammelo!”

“Mh… no!” aveva sorriso lui, divertito “mi sono stupito di non vederti mandare messaggi anche a pranzo, non ti verrà l’artrosi ai pollici?” la rimbeccò lui, mentre lei appoggiava la mano sul braccio abbassato di lui, per far presa e arrampicarsi verso la mano con il cellulare. Cavoli se era vicina; un brivido gli percosse tutta la schiena, il che lo fece risvegliare e lui posò lo sguardo sul viso di lei, con gli occhi che fissavano il cellulare, troppo in alto per lei. La voglia di cingere la vita della ragazza con l’altro braccio era forte, ma doveva resistere. Non poteva cedere alla tentazione di prenderla e…

“Non fare il bambino, Heiji… e poi lì era diverso…” aveva saltellato, nel tentativo di afferrarlo al volo, con ovviamente degli scarsi risultati.

“In cosa era diverso?”

“Beh… che ne so? Eravamo entrambe a scuola, no?” ovviamente non era quello. In quel momento erano da soli, soli per davvero, non tornavano a casa per separarsi. Erano li, per stare insieme. Mangiare insieme. Doveva essere un momento solo per loro due.

“Solo questo?”

“Che altro?” si era bloccata, spostando lo sguardo sul volto di Heiji, accorgendosi solo ora di quanto fossero vicini. La guardava e si chiedeva perché l’amore e gli ormoni adolescenziali dovessero fare così a cazzotti tra loro, anche se volevano entrambi la stessa cosa.

“Dimmelo tu… hai detto che era diverso”

“Ma sei tu a trovarci altro oltre quello che…” ma si era bloccata nel momento in cui lui era sceso con il viso di un paio di centimetri.

“Voglio una risposta soddisfacente… o non riavrai il cellulare” il cuore gli batteva forte nel petto: non era facile starle così vicino e mantenere la calma. O almeno cercare di non portarla in camera sua e tenerla abbracciata fino all’indomani mattina. L’avrebbe fatto anche lì, se non fosse stato praticamente illegale, almeno la parte che la mente cercava ostinatamente di cancellare. Stupidi ormoni. Vederla così agitata gli piaceva, lei si mordeva le labbra, mentre le guance erano diventate di un forte tono di rosso. Cavoli se voleva baciarla.

“Beh… era bello stare li… era un momento per stare insieme… in pace. Da soli” Heiji deglutì: che voleva dire? Appoggiò la fronte sulla testa di Kazuha, inspirando forte il suo profumo di fiori. Doveva decisamente scoprire che fiore era quello del suo profumo. Per diversi istanti stettero in silenzio, godendo di quel semplice contatto dei loro corpi, ignari delle sensazioni che davano l’uno all’altra. Stupida timidezza. Stupido orgoglio.

“Va bene” aveva quindi abbassato il braccio, per ridarle il cellulare. L’aveva afferrato mentre le mani di lei tremavano ancora per… l’emozione? In compenso non aveva più tirato fuori il cellulare per tutto il tragitto fino a casa. L’espressione sul viso di Heiji? Soddisfatta.

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Esasperato. Heiji lo era per davvero mentre se ne stavano seduti al tavolo del ristorante di Tokyo e l’osservava mangiare la sua ciotola di Noodles, seduta al centro tra Ran e Sonoko. Doveva essere lui quello di fianco a lei, in modo da poter, ogni tanto, sfiorare la gamba lasciata nuda dalla gonna di jeans, con la sua, per caso, per errore, mentre si tendeva a dire una cosa a Conan. Invece no, doveva limitarsi a stare di fronte a lei, mica come quello stupido di Kudo, che sorrideva contento anche solo perché poteva starle vicino.

“Stupido marmocchio…” aveva borbottato, guardandolo di sottecchi. Non era decisamente giusto. Perché erano dovuti venire lì a Tokyo? Non se ne potevano stare ad Osaka a… non so… anche a fare i compiti. Sarebbe andato più che bene. “… e stupido io”

“Ma che stai borbottando, Heiji? Parli da solo?” rise la sua amica d’infanzia. Ma lui non le rispose se non con un breve sbuffo seccato, mentre lei, incurante, tornava a parlare con le due amiche. Parlavano di Makoto e lui non riusciva a trovare niente di più irritante: cos’era peggio? Non vedere la persona che si ama di più, o vederla tutti i giorni e non poterla avere? Scosse la testa, prima di spostare lo sguardo su Kudo, che fissava Ran con aria assorta, mentre lei rideva e prendeva in giro Sonoko. Decisamente era peggio stare vicino alla persona che si ama, senza poterlo fare davvero.

“Hai ragione…”

“Uh?” si era voltato distratto il bambino, con aria incuriosito.

“Io sono decisamente quello più fortunato” ed erano tornati in silenzio, a fissare ognuno la ragazza dei loro pensieri. Heiji provò il desiderio improvviso di prendere il braccio di Kazuha e portarla fuori, per un… qualsiasi altro posto, per poter rimanere da soli. E allo stesso tempo, il desiderio di portar via anche Sonoko, per lasciare solo l’amico con Ran… Complicato… era decisamente complicato avere diciassette anni ed essere innamorati. Stupidi istinti animali.

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Irritato. Il viso di Heiji era decisamente contratto dall’irritazione, mentre osservava lo scaffale della profumeria. Perché cavolo dovevano avere così tanti profumi ai fiori?! Ma doveva trovarlo… quel profumo che stava così dannatamente bene sui capelli di Kazuha, sarebbe stato decisamente alla perfezione anche sulla pelle della ragazza.

“Stupidi profumisti o come vi chiamate del cavolo…”

“Posso aiutarla?” si era avvicinata la commessa, con un sorriso alquanto spaventato: con le altre due commesse avevano fatto a ‘carta-forbici-sasso’ per decidere a chi sarebbe dovuto l’arduo compito di aiutare quel ragazzo dall’aria isterica.

“Se per caso sa dirmi che razza di shampoo usa la mia amica, sì”

“Beh è un po’ troppo generica come affermazione, mi spiace. Ha più o meno un’idea di cosa sia? Essenza fruttata? Floreale? Altro tipo?”

“Floreale! Era decisamente un fiore! Cos’è un detective dei profumi lei?” sorrise, decisamente entusiasta, cosa che fece rilassare la povera donna.

“No, ma spero di trovare presto questo profumo… dunque… gliene faccio sentire alcuni. Era dolce o deciso?”

“No, niente dolce… era…” assentarsi mentalmente per diversi istanti non era una buona idea, specie perché la commessa era già abbastanza inquietata dal misterioso e strano ragazzo. Ma lui stava ripensando al giorno prima, quando aveva risentito il profumo della ragazza.

‘Che fai, Heiji?’ Kazuha era entrata nella stanza del detective di soppiatto, o per lo meno lui non si era accorto del suo arrivo.

‘Leggevo in santa pace…’ bugia: cercava di leggere, ma la mente vagava altrove.

‘Beh, ora non più’ rise lei, sedendosi di fianco a lui disteso, sul letto.

‘Kazuha… non hai mai pensato che può essere pericoloso entrare nella stanza di un ragazzo, e stare da soli?’ si aspettava una risata da lei, invece la sentì chiaramente deglutire nel momento in cui lui si era messo a sedere e si era avvicinato pericolosamente a lei, con una mano dietro la sua schiena, appoggiata sul materasso, il braccio che le sfiorava la maglietta, così vicino che sapeva di poter allungare un po’ la mano per accarezzarlo.

‘Che dici, Heiji? Sono entrata mille volte qui dentro, anche solo per studiare o…’ le guance erano diventate scarlatte, anche perché lui aveva un’espressione decisamente troppo seria.

‘Forse dovresti essere più prudente’ era di nuovo vicinissimo a lei, e una folata di vento le spostò i capelli, facendo arrivare il profumo alle narici del ragazzo. Era cominciata come una presa in giro e invece, eccolo lì, incatenato allo sguardo di lei, che però, fin troppo imbarazzata, aveva deciso di alzarsi.

‘Beh, sono venuta qui solo per salutare… io ora…’ ma lui le aveva afferrato il braccio prima che potesse aggiungere altro.

‘Kazuha…’

‘Kazuha! Rimani a cena, cara?’ il tempismo delle madri sa essere veramente snervante. Specie quando, in genere, cercano in tutti i modi di combinarti il matrimonio con  la ragazza in questione.


“Era… deciso… ma fresco” con tranquillità, la commessa aveva afferrato quattro tester e altrettante strisce di carta, spruzzando il primo.

“Questo è il fior di loto” gli aveva teso la striscia e lui aveva quasi subito scosso la testa: non era quello… no. Non era il profumo di Kazuha. Altra striscia, altro profumo “mer de tulipes… significa mare di tulipani” ma anche stavolta non era questo.

“No no… troppo banali. Senza offesa”

“Niente offesa… quando si ama qualcuno, tutto il resto è banale” gli sorrise lei, beccandosi una faccia contrariata, ma Heiji non seppe negare “questo è ibisco, ma…” anche stavolta Heiji scosse la testa “me l’aspettavo… beh, secondo me allora è questo, poi possiamo sempre provare…”

“Cos’è rimasto?” chiese curioso il detective, osservando la boccetta rimasta nella mano della commessa e, mentre la spruzzava sulla striscia, gli arrivò la folata del profumo del pomeriggio prima.

“E’ questo! Cos’è? Come si chiama?”

“Bergamotto”

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Sorpresa. La faccia di Kazuha era letteralmente sorpresa quando Heiji si era presentato in casa sua e le aveva porto un pacco regalo. Erano saliti in camera di lei perché lui era venuto con la scusa di una mano con un compito di inglese e quando, dopo pochi istanti le aveva porto il pacco, lei era decisamente rimasta di stucco. Non era il suo compleanno, non le sembrava che ci fosse una qualche ricorrenza, San Valentino, non che lei si aspettasse niente in quel giorno, era ben lontano. Non era neanche Natale. Si trattava forse di uno scherzo?

“Che fai? Non lo prendi?” Heiji era insieme imbarazzato e seccato: voleva un invito scritto dal fiocco? Lei lo prese titubante.

“Che cos’è? Perché mi fai un regalo?” l’aveva guardato insospettita.

“Mi sei venuta in mente tu e l’ho comprato…” scrollò le spalle lui, noncurante, o per lo meno in apparenza. Le guance si erano tinte di rosa, come quelle di lei. “su, aprilo”. Kazuha si morse il labbro inferiore, mentre lentamente scioglieva il fiocco, con l’immagine di insetti, un libro di fantasmi, un… beh… sicuramente non quello che c’era dentro: un set di profumo e crema per il corpo al bergamotto.

“Wow! Grazie, Heiji! Adoro questo profu…”

“Lo so…” aveva abbassato lo sguardo lui, imbarazzato “provalo, no? Se non ti piace per la marca lo cambio…” bella scusa: voleva sentire come stava sulla sua pelle. Lei aveva dato una spruzzata sul polso, per poi portarlo al naso, con l’aria estasiata.

“Grazie Heiji, lo adoro! Senti anche tu” già il sentirlo spruzzare nei dintorni l’aveva frastornato, il sentirlo sulla pelle di lei cosa gli avrebbe fatto? Si andò a sedere sul letto, cercando di mantenere un’espressione vaga e dignitosa. Ma lei non si arrese e, anche se lei lo prendeva come un gioco, si andò a sedere sul letto di fianco a lui e tese il braccio sotto il suo naso.

“Kazuha…”

“Dai su, voglio il tuo parere! È un tuo regalo dopotutto!” la guardò storto, eppure la mano si mosse verso quella di lei, per posare il polso proprio sotto il naso, mentre Kazuha spruzzava un po’ di profumo anche sul collo. Heiji sentì il profumo di lei invaderle le narici, mentre l’osservava con la coda dell’occhio: la cosa stava diventando pericolosa.

“Ti piace, quindi?” respirò sul braccio di lei, facendole venire i brividi per tutto il braccio.

“M-moltissimo!” ritirò il braccio imbarazzata, ma ormai era tardi; il detective tese la testa di lato, avvicinandosi a lei, annusando il profumo appena spruzzato. “tu che ne pensi?”

“Mh… aspetta” si era sistemato, più vicino. Troppo vicino, ma ormai la mente era partita. Stupido profumo… perché gliel’aveva comprato? Il motivo era proprio lì, davanti a lui, ad un solo centimetro dalla sua mano, ormai a pochi millimetri dal suo naso e, sì, dalla sua bocca.

“Heiji…?” tremava la voce di lei, che aveva indietreggiato di poco, con il busto e la testa.

“Aspetta” ripeté lui, portando la mano sulla spalla per avvicinarla. Il cervello gli era andato in tilt, la mente era totalmente bianca. Sentiva solo lei, e il suo profumo.

“Ma…”

“Ssh..” aveva aggiunto lui, e lei si era rilassata, appoggiando la fronte sulla testa inclinata di Heiji, che sentiva perfettamente la pelle di lei rabbrividire. “Hai freddo?”

“Decisamente no. E tu che stai facendo?”

“Non ti avevo detto di stare in silenzio?”

“Non è più lecito chiedere?” la voce di lei era emozionata, cosa positiva, giusto? Heiji fece forza sul braccio sulla sua spalla posandola delicatamente sul letto, per poi tornare a godere del profumo sul collo di Kazuha. Se l’avesse guardata avrebbe notato le guance scarlatte della ragazza, che non sapeva se fare resistenza o meno.

“Hai chiesto tu il mio parere sul profumo sulla tua pelle. Sto… valutando” si era sdraiato di profilo, spostando la mano sulla spalla fino al fianco di lei, cercando di avvicinarla a lui, facendo mettere anche lei sul fianco.

“Quanto dura questo… esame?”

“Fin quando non mi dirai basta; per me possiamo rimanere così” sì, la mente era decisamente partita; teneva gli occhi chiusi mentre il naso poggiava delicatamente sull’incavo della spalla di lei. Si aspettava il ‘basta’, invece si ritrovò le braccia di Kazuha intorno al collo, che si avvicinava un poco, facendo spazio sotto il fianco per il braccio di lui.

“Penso che ci sia solo una cosa da dire a questo punto” il battito di Heiji era aumentato all’improvviso: voleva già che si staccassero? “Buonanotte Heiji” il sorriso sulle labbra di lui nacque spontaneo, che rimase per il resto del tempo, mentre la avvicinava un po’ di più a sé.

“Buonanotte Kazuha”

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Buffa. Era decisamente buffa mentre dormiva eppure… così adorabile. Aveva dormito appena due ore ed Heiji aveva ringraziato mentalmente il fatto che quella notte il padre avesse il turno di notte al lavoro e che la madre era andata a dormire presto, tranquilla perché, i due, dovevano studiare. Tenerla tra le braccia gli dava una strana sensazione di benessere allo stomaco; ormai poteva sentire ovunque il profumo, quindi alzò lo sguardo ed andò ad annullare la distanza tra loro due, abbracciandola più stretta, appoggiando quindi il mento sulla testa di lei.

“Kazuha” aveva sussurrato “svegliati”

“Mh… ma non è domenica, papà?”

“Che cavolo dici, stupida? Non sono tuo padre” queste parole fecero aprire gli occhi alla ragazza, che si ritrovò faccia  a faccia con l’incavo del collo del detective.

“Ah!” esclamò lei: si era dimenticata di… beh, del regalo e tutto il resto.

“Che ti prende?”

“Ci siamo addormentati!” esclamò lei, sorpresa ed imbarazzata.

“Direi di sì. C’è qualcosa che non va?”

“No ma… no” sorrise, cosa che fece anche lui subito dopo. “ma non è ora che tu vada a casa? È mezzanotte passata dopotutto…”

“Vuoi che vada via? Non ho sentito un basta… quindi sono rimasto”

“Mh… vuoi che lo dica?” chiese lei, alzando lo sguardo verso di lui. Certo che non voleva, specie ora che aveva visto gli occhi ancora assonnati di lei, lucidi; le labbra morbide erano così vicine. Bastava un semplice movimento per prenderle e… cavoli. Era decisamente troppo bella e quella situazione gli sembrava surreale: sembrava quasi che lei provasse lo stesso per lui. “Heiji? Vuoi che…”

“No!” gli era uscito di getto e lei aveva sorriso, prima di andare a stringersi in quell’abbraccio, appoggiando la bocca sul suo petto. Lui poteva sentire il battito accelerato di lei, ma era troppo intento a cercare di rallentare il proprio per fare due più due. Ma Kazuha lo sentiva eccome, quel cuore scoppiargli nel petto. “mh… in realtà… non mi piace molto così”

“Eh? Così come?” aveva chiesto lei, spaventata.

“Sei lì, raggomitolata, non riesco a guardarti in faccia, sbuca fuori” Kazuha aveva tirato su il viso, più rossa di prima se possibile. Lui si beava di quella visione: no, nessun altro poteva vederla così… bella e invitante. Non avrebbe permesso a nessuno di avvicinarsi. Ma come fare?

“Contento?” aveva sorriso lei, cercando di nascondere l’imbarazzo con il divertimento. Ma ogni espressione svanì, lasciando posto alla sorpresa, quando Heiji si mosse andandosi a posizionare su di lei, a pochi centimetri dal suo viso, il petto sul suo, cercando di non pesarle, mantenendosi con il gomito sul materasso. “che… che c’è?” aveva chiesto titubante.

“Voglio baciarti Kazuha… e che tu lo voglia o no, è quello che farò quindi…” le spostò una ciocca di capelli dal viso, serissimo, posando lo sguardo sulle sue labbra “dopo potrai tirarmi quello che vorrai, ma se non lo faccio, credo che impazzirò del tutto”

“Che?! Hei… Heiji… as… petta…” ma non voleva davvero che lo facesse, lo sapeva benissimo anche lui. Infatti, non oppose resistenza quando lui si avvicinò ancora di più, fino a sfiorare con le labbra quelle di lei.

“Aspetto solamente un ‘basta’… se non arriva, sai bene cosa accadrà” ma quella parola non arrivò mai, lui probabilmente neanche l’aspettò; dopo due secondi era lì, che premeva la bocca sulla sua, senza sapere bene cosa diavolo stava facendo; ma baciarla era così naturale che non si voleva fermare. Il sapore di lei era più forte del profumo. Averla lì, era qualcosa di incredibile. Cercò di approfondire il bacio, inconsapevolmente, e fu la fine di tutto: non capì più niente, spostò le braccia sui fianchi di lei, fino a portarla sopra di lui, più stretta… più vicina. La mano di lei salì sui capelli di lui, a stringerli, come se non avesse aspettato altro in vita sua, come se non ci fosse altro posto per loro.

“Heiji…” aveva provato a dire, sulle labbra di lui, ma non sapeva neanche come continuare. Portò una mano sulla gamba di lei, mentre l’altra continuava a cingerle i fianchi, carezzandola dolcemente ed, quasi inconsapevolmente, le alzò un po’ la maglietta, lasciando scoperta la pelle candida. La mano si bloccò al caldo contatto, mentre l’altra si muoveva verso la compagna, deciso a continuare il gioco. “mh… Heiji… as…” la mano saliva su… più su, ormai avevano preso possesso della schiena di lei, mentre una strana sensazione sotto la cintura prendeva possesso di lui. Cavoli… quanto la desiderava. La mano si era spostata davanti, rimanendo sotto la maglietta, cercando di salire ancora e ancora… “Heiji, aspetta” era riuscita ad allontanarsi un poco da lui, di malavoglia certo, ma qualcuno il controllo doveva pur recuperarlo.

“Uff…” l’aveva guardata male lui “che succede?”

“Beh… che diavolo stiamo facendo?”

“Speravo l’amore… ma a quanto pare tu hai idee ben diverse” l’aveva presa in giro lui, mentre lei tornava rossa. Aveva tentennato, ed Heiji ne approfittò per baciarla un’altra volta.

“Non credo che sia il caso” lui l’aveva guardata stupefatta, eppure sembrava… “non dico per sempre, Heiji, non guardarmi così” un sospiro di sollievo lo fece rilassare.

“Per un attimo ho pensato che tu…”

“Che io?”

“Non provassi quello che provo io” la guardò dritto negli occhi, quelli di lei così emozionati, così speranzosi, e seri.

“Cosa provi tu?” chiese lei, con la voce tremante.

“Mh… fammi pensare” invertì nuovamente le parti, mettendosi sopra di lei.

“Smettila di giocare” rise lei, divertita.

“Desiderio…” le baciò il collo, inspirando il profumo “impazienza…” un bacio sulla guancia, mentre le mani le carezzavano i fianchi, che lo guardava severa. Prese la mano di lei e la premette sul petto “e questo cos’è?” chiese lui, fintamente serio.

“Un cuore enigmatico” rise ancora.

“O semplicemente…” si spostò lentamente a pochi millimetri dalle labbra di lei “un cuore innamorato” fu lei ad annullare la distanza, impaziente, desiderosa, innamorata… “ti amo, Kazuha”

“Io ti amo da sempre…” erano tornati a baciarsi, non servivano altre parole, bastava avere l’uno l’altra. Un gioco di mani, un gioco di labbra, un gioco di capelli mischiati, tanto che non sapevano più dove fossero quelli dell’uno e dove quelli dell’altra. Non fecero l’amore quella notte, fecero molto di più. Perché quando si scopre un amore ricambiato e ci si è già detti tutto, non si può far altro che godere dei momenti silenziosi come quelli, a baciarsi, a scambiarsi carezze.

E, sì… Heiji non ne era esattamente soddisfatto, ma per lo meno, la sua espressione era di pura felicità, perché se non era stato quel giorno, poteva essere quello dopo e quello dopo ancora… fino all’infinito.

Sua. Ecco l’aggettivo più che perfetto adatto a descrivere Kazuha. E avrebbe voluto che lo fosse in tutti i sensi, in tutti i modi, in mille miliardi di momenti. Stupidi vestiti di troppo…



*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Salve a tutti ^.^

Era un po’ che non scrivevo una Heiji x Kazuha e mi mancava troppo *_* ieri stavo pensando al nostro Detective dell’Ovest, dopo aver finito di vedere il Movie 07, e a quando finalmente si accorgerà di quello che prova per la nostra povera adorata Kazuha… sì perché, per quanto ne sia PALESEMENTE innamorato, ancora non l’ha capito e lo sappiamo tutti molto bene ç_ç stupido tonno… sì insomma… allora mi è venuto in mente: ‘come reagirà quando scoprirà di amarla?’. Beh insomma… ho provato a mettere le sue sensazioni cercando di mantenere il suo carattere scorbutico. Kazuha non ha decisamente vita facile, ma insomma il nostro caro Heiji lo amiamo comunque *_*
Spero che vi sia piaciuta… io non sono esattamente soddisfatta, forse avrei voluto mettere altre cose ma… penso di aver messo tutto il necessario.
Fatemi sapere che ne pensate se vi va, e se siete d’accordo con me sulla tontaggine del nostro super amato detective <3 *_*

bacini,

*-._Kalie_.-*

  
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