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Autore: Bloodlily    17/10/2011    1 recensioni
I nostri eroi galleggiano in mezzo al mare senza cibo... Una vera tragedia, soprattutto per il capitano! E quando approdano a Starvig Island... già il nome non è molto rassicurante...[to starve, in inglese, vuol dire "morire di fame" nda] Per (s)fortuna pare ci sia qualcuno disposto ad aiutarli... sì, ma quale prezzo?
Dopo molto tempo, la sto postando di nuovo da capo, infatti sono avvenuti cambiamenti piuttosto radicali ^^' Auguro una buona lettura a tutti! Bloodlily
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 VIIth Chapter: Cupi Sospetti E Prime Impressioni

 

 

Si posizionò a prua, vicino alla polena, il più lontano possibile dagli altri.

Non si sentiva in alcun modo a disagio, ad esser oggetto di sguardi accusatori e sospettosi, ma preferì stare in disparte per evitare fin dalle prime ore eventuali litigi.

Gli occhi viola stavano fissi sul mare, senza realmente vedere quella piatta distesa azzurra, immersa nei suoi pensieri.

In una comune visione delle cose, avrebbe dovuto sentirsi in debito con quel ragazzino di gomma. Stava ponderando su quanto quella cosa valesse per lei, e quindi decidendo il da farsi per le future scelte.

Non si poteva permettere che vincoli come la lealtà e la gratitudine la potessero legare in alcun modo. Tuttavia in quel frangente si rese conto con irritazione che non si poteva fare a meno di fare i conti con queste due emozioni così scomode.

Una vera seccatura, in altre parole.

Prese a sfilarsi il guanto dalla mancina, con estrema cura e attenzione. Non lo ripose subito nella borsa, tirandone fuori prima una custodia rigida di cuoio rosso, dove ce lo mise dentro per poi far sparire velocemente il tutto, sempre con estrema e misurata calma.

Nessuno dei suoi pensieri le traspariva sul volto immobile, frutto di anni di pratica e di esperienza.

Questa cosa gli ricordava un po' Robin, si ritrovò a pensare Zoro.

Lui era quello che più si teneva vicino ad Asa... o Shiratsuki, o qualunque fosse stato il suo nome. Imperterrito se ne stava con la schiena appoggiata alla balaustra del castello di prua, in diagonale rispetto alla ragazza, senza mai levarle gli occhi di dosso.

Una mossa falsa.

Una qualsiasi mossa falsa, e avrebbe avuto una scusa per ucciderla. E se proprio non ammazzarla, almeno buttarla in mare lasciandola preda dei mostri marini.

Una cosa che lo urtò parecchio, fu che lei non dava nessun segno di essere disturbata da quel trattamento, e si comportava come se vivesse in un suo mondo personale. Ancora peggio, come se stesse facendo una tranquilla crociera, anche se sotto la silenziosa calma apparente che aleggiava sulla nave si agitava un mare sconvolto dai tifoni.

Zoro lanciò un'occhiata sul ponte.

Nami era semplicemente sparita sottocoperta, appena dati gli ordini per salpare. La cosa non lo stupì molto, dopo gli eventi successi poco prima. E notò anche l'assenza di Robin, probabilmente ora in compagnia della navigatrice.

Inarcò un sopracciglio, vedendo Rufy dirigersi verso di loro, con ancora il suo sorriso stampato sulla faccia. Si sentì in qualche modo particolarmente arrabbiato con il suo capitano, in quel momento, conscio del fatto che avevano quella ragazzina tra i piedi solo per la sua promessa di cibo.

E oramai conosceva abbastanza Rufy per sapere che lui avrebbe rovesciato mari e monti guidato dalla prospettiva anche solo di un pezzo di carne. Da aggiungere il fatto che lui fosse semplicemente così.

- Oi Asa! - urlò Rufy ancora dalle scale, e Zoro osservò la ragazza chiudere gli occhi, paziente, per poi voltarsi ad incontrare lo sguardo del capitano.

- Shiratsuki - si limitò a dire, per correggerlo.

- Ma come, tu non sei Asa? - si meravigliò il capitano, andando a grattarsi la testa sotto al cappello. Lo spadaccino sbuffò. Anche in questo non sarebbe mai cambiato.

- Sono anche Asa, quello è il nome del mio altro aspetto. Ma quando sono così mi chiamo Shiratsuki, e preferirei che per il viaggio mi chiamaste in questo modo - spiegò lei pazientemente.

- Vuoi dire che cambi nome quando cambi i vestiti? - continuò a chiedere Rufy curioso, andando a sedersi sulla polena della Going Merry a gambe incrociate, sporto in avanti per osservarla meglio.

- Voglio dire che mi chiamo Asa quando ho i capelli biondi e gli occhi verdi - si lasciò sfuggire un sospiro, passandosi una mano tra i capelli lisci. Le sembrava di spiegare le cose ad un bambino, non credeva ci potesse essere un qualcuno di tanto ingenuo.

- Ma se tu hai i capelli bianchi e gli occhi viola!! - esclamò l'altro, facendole strabuzzare gli occhi, e Zoro notò qualche segno di cedimento nella sua maschera quando la vide posarsi una mano sulla faccia e scuotere la testa, con fare arrendevole.

- Mai sentito parlare di travestimenti, Cappello di Paglia? - fu lei questa volta a fare una domanda, adocchiando la reazione del suo interlocutore senza dover attendere a lungo.

- Sì! Come quando si fanno le feste in maschera! C'è sempre un sacco da mangiare in quelle occasioni! - le rispose immediatamente lui, eccitato dall'idea di avere davanti una ragazza in costume.

- Più o meno... E diciamo che questa “maschera” si chiama Shiratsuki... - acconsentì lei, incerta su come affrontare una persona del genere.

Se lo segnò mentalmente. Avrebbe dovuto evitare il più possibile la compagnia del capitano durante la sua permanenza su quella nave.

- Ma allora questo vuol dire adesso che indossi una parrucca! La voglio provare anche io! - e il braccio del capitano si allungò verso la testa della ragazza, che si scostò celermente.

- Non voglio essere toccata, grazie! - disse lei brusca, e Zoro non poté fare a meno di notare che fosse brava a schivare le mani di Rufy. Non si poteva parlare di lei di una ragazza completamente estranea ai combattimenti.

- Eddai, io voglio vedere come sei realmente!! - la voce di Rufy si levò per la nave, subito seguita dagli strepitii concitati di Shiratsuki.

Zoro si perse a guardarli, riflettendo sul fatto che per quanto brava fosse quella ragazza a mascherare le sue emozioni, non poteva fare a meno di abbandonare il suo autocontrollo, ogni tanto. Ma si chiese se anche quella non fosse tutta una recita costruita per venderla a loro, allo scopo di ottenere un minimo di fiducia.

Indurì lo sguardo.

Lui non si sarebbe mai lasciato abbindolare.

Non si sarebbe mai fidato di lei.

 

 

Usop e Chopper seguivano la scena dall'alto, nascosti sulla coffa in cima all'albero maestro.

Entrambi si sporgevano appena, mani e zoccoli ben artigliati al bordo del legno, nasi poggiati su di esso, l'uno con la faccia livida dalla paura, l'altro con un'espressione a metà tra l'impaurito e l'incomprensione.

Le gambe del cecchino non avevano smesso un attimo di tremolare, anche se trovò molto facile salire lassù in cima ad una velocità pazzesca subito dopo che il capitano aveva dato ordine di salpare.

E per non rimanere completamente solo, si portò dietro anche il piccolo medico, sicuramente quello che più di qualunque altro dei suoi nakama comprendesse la sua paura, l'unico con cui potesse condividerla senza il timore di essere giudicato.

Perché a parte loro due, sembrava che gli altri non avessero mai paura.

Sicuramente non quel pazzo incosciente del loro capitano, che si gettava a capofitto senza nemmeno pensare in una qualunque impresa gli fosse capitata davanti, che tanto si divertiva.

Non Zoro, né Sanji, che grazie alla loro forza e alle loro tecniche così devastanti, aggiungendo anche l'estrema resistenza dei loro corpi unita ad una ferrea volontà, potevano sempre permettersi di confidare nelle proprie capacità, consapevoli del fatto di potersela cavare.

E quei tre, anche in punto di morte, sembravano non provare paura.

Robin raramente la mostrava, su quel suo volto che pareva impassibile. Ma tuttavia anche lei poteva sempre contare sui suoi poteri straordinari, che le avevano consentito in passato di sfuggire per ben venti lunghi anni alla cattura da parte del governo.

Nami era forse quella più sincera a mostrare quel sentimento, ogni tanto. Ma spesso la sua paura veniva attenuata, se non del tutto cancellata dalla presenza dei suoi nakama, di cui si fidava completamente. Oppure, visto il suo carattere, la trasformava in rabbia. Con lei non avrebbe mai potuto condividere quella emozione, perché sapeva già in partenza che più di un pugno in testa, o indifferenza, non avrebbe ricevuto.

Mentre invece la piccola renna era molto più simile a lui.

- I-Io dico che quella lì adesso si trasforma in un animale fe-feroce e uccide Rufy - balbettò Usop, senza staccare gli occhi dalla ragazza che bisticciava con capitano per non essere toccata.

- N-Non dire queste cose!! - replicò Chopper con voce strozzata, immaginandosi quello che la fin troppo fervida immaginazione del cecchino gli stava suggerendo.

- O-O-Oppure lo tocca e lo fa di-diventare cenere - continuò l'altro, ignorando il suo nakama, mentre deglutiva a sua volta dopo quelle sue stesse parole.

- Ti ho detto di smetterlaaa!! - gli zoccoli del medico si staccarono dal legno della coffa per andare a pigiare l'orlo del cappello sugli occhi, come se quel fatto potesse impedirgli di vedere scene troppo paurose, - E comunque c'è Zoro lì con loro, non credo che Rufy sia in pericolo... -

Usop lo guardò un attimo, per poi andare ad osservare lo spadaccino che, come loro, non levava gli occhi di dosso dall'indesiderata ospite. Notò immediatamente quanto fosse teso e pronto ad agire, nonostante avesse assunto la posizione rilassata che usava di solito quando stava per appisolarsi.

Un breve silenzio calò sui due, interrotto solamente dall'entusiasmato chiacchiericcio di Rufy e dalle proteste di Shiratsuki.

- E' strana - fu Chopper a interrompere quel silenzio, mormorando appena quelle parole a bassa voce.

- Mh, hai detto qualcosa? - il cecchino si voltò a guardarlo, distratto.

- Quella ragazza è... è strana - ripeté la piccola renna a voce un poco più alta, per farsi sentire, - Mi fa paura, però sento... come se nascondesse qualcosa... -

- Una come lei nasconde molte cose, Chopper - disse dopo una breve pausa Usop un po' acido, indurendo lo sguardo, - Non mi piace affatto l'idea di dover viaggiare con una che prende a spara al primo che capita - e a quel pensiero un nuovo brivido lo percorse.

Il medico stette in silenzio, senza replicare, anche se l'episodio rievocato dal nakama accanto a lui aggiunse solamente altra paura a quella che già provava nei confronti della ragazza dai capelli bianchi.

- I-Io non mi fiderò mai di quella lì - concluse il cecchino.

Anche lui non si sarebbe fidato, si decise il medico.

Ma non poteva fare a meno di chiedersi che cosa fosse quella vaga tristezza che riusciva a percepire in lei, una percezione derivante dal suo istinto animale.

E sapeva che raramente quelle sue impressioni si sbagliavano.

 

 

Sanji stava in cucina, appoggiato contro la porta chiusa, intento ad osservare a prua attraverso l'oblò. La mancina si portò alle labbra, ed inspirò una boccata di fumo, prima di scostare appena la testa di lato per buttarlo di nuovo fuori in ampie volute.

Riusciva appena a vedere la ragazza, da quel punto, ma per il momento gli stava più che bene, impegnato più nelle sue personali riflessioni piuttosto che ad osservarne lo splendore.

Shiratsuki compariva e scompariva continuamente dalla sua visuale interrotta dall'albero maestro, seguita con foga dal capitano che a quanto pare le voleva saltare addosso per chissà quale motivo. Ma decise che lo potesse anche lasciare fare, senza intervenire.

- La dolce Robin ci ha detto che sei senza scrupoli, perché allora non hai ucciso veramente quel marine come minacciavi? - mormorò appena assottigliando gli occhi, cercando inutilmente di trovare risposta a quella domanda.

Quel fatto che stonava, anche se in modo quasi del tutto impercettibile, nel quadro dipinto dall'archeologa, lo convinse solamente di più a credere all'idea che si era fatto prima, quando Smoker era ancora sulla loro nave in attesa di scoprire se avesse potuto mettere le mani su colei che pochi istanti prima aveva fatto fuoco su uno dei suoi uomini.

Quella ragazza doveva avere uno scopo da raggiungere, un obiettivo, una qualsiasi cosa che l'abbia costretta ad intraprendere questa strada.

Perché nessuna donna poteva essere realmente crudele e spietata, priva di ogni scrupolo o sentimento. E lei lo aveva perfettamente dimostrato, scegliendo di non uccidere chi non centrava nulla.

Anche se chissà di quante vite è stata responsabile di disgrazie...

Ripensò alla bellissima principessa di Alabasta, che fu scoperta dalla Baroque Works grazie alle sue informazioni. Quante lacrime ha versato, quanto ha sofferto per il suo paese, e pensò a come Shiratsuki ne approfittò per fare soldi sulle sue spalle quando Bibi tentava solamente di salvare il suo popolo e impedire una guerra civile.

Sanji strinse i pugni, e prese un altro tiro dalla sua sigaretta, come se la nicotina riuscisse in qualche modo a mantenerlo lucido e concentrato.

- Probabilmente ha bisogno di ingenti quantità di denaro... Anche la bellissima Nami ci tradì rubando la nave e tesori per poter mettere da parte i soldi per comprare il suo stesso villaggio... - anche parlare ad alta voce lo aiutava nei suoi ragionamenti, tentando di giustificare le azioni di quella bellissima ninfa che finalmente si era decisa a difendersi anche con le mani da Rufy, iniziando a colpirlo in testa.

Ne aveva bisogno, di darle credito, per sé stesso.

Perché il suo modo di vedere le donne non poteva essere stravolto, non erano ammesse eccezioni nella sua mente. Se non avesse più potuto credere in quello, avrebbe perso tutto sé stesso, tutta quella parte di sé che non fosse stata legata alla cucina e al suo sogno dell'All Blue.

Se non avesse più potuto credere fermamente nella sua visione del mondo femminile, non avrebbe più potuto ammirare e adorare le sue due bellissime sirene, ed essere il loro cavaliere e protettore.

La sigaretta stava per finire, e lui la spense nel posacenere appoggiato sul piano cottura lì accanto a lui. Scostò un po' lo sguardo da quei due che sembravano di nuovo parlare tranquillamente, e andò al timone per aggiustare la rotta e continuare così a seguire la costa dell'isola.

Quando tornò sulla porta, andò con la mano a cercare nella tasca della giacca un'altra sigaretta, e senza nemmeno accorgersene se la accese.

Posò di nuovo lo sguardo sull'informatrice.

Sorrise appena, osservandone i lineamenti del volto e quei suoi bianchi capelli lisci. Il marimo l'aveva descritta ben più diversa, ma ciò non toglieva il fatto che la trovasse comunque un incanto.

Una così rara bellezza non poteva condurre di propria volontà una vita del genere, ed in un modo o nell'altro si decise che avrebbe scoperto il motivo per il quale facesse tutto questo.

Perché magari non poteva ancora fidarsi di lei.

Ma poteva sicuramente fidarsi delle sue convinzioni.

 

 

- Mi rifiuto di stare sulla stessa nave di quella Shiratsuki! - la voce di Nami riempì la camerata femminile, iraconda.

- Che poi dove dovrebbe dormire, qui, insieme a noi? Ma neanche per sogno! Se vuole dormire in questa stanza come minimo mi paga un milione di Berry a notte! –

La navigatrice vagava per la camera, cercando in qualche modo di sfogare tutta la sua rabbia, mentre Robin la seguiva silenziosa con lo sguardo, senza per ora intervenire.

- Anzi, non li voglio i suoi soldi guadagnati sul sangue, le lacrime e la vita degli altri. Si attacca, quella ragazzina, che dorma sopra un cannone! -

L'archeologa chiuse gli occhi, respirando appena più profondamente, rimanendo seduta sul divano, attendendo semplicemente che Nami si sfogasse.

Nel frattempo, si curò di ascoltare ed osservare attenta la conversazione della suddetta ragazzina con il loro capitano, attraverso gli occhi e le orecchie che aveva fatto discretamente fiorire sotto la polena della Merry.

Sentì il divano cedere un poco sotto il peso della sua amica, che si era infine lasciata sprofondare accanto a lei, e tornò a posare le iridi azzurre sulla navigatrice.

La vide curva in avanti, la testa appoggiata sulle mani.

- Cosa dobbiamo fare, Robin? - chiese quindi, completamente svuotata da qualunque emozione.

Socchiuse gli occhi, l'archeologa, e andò a poggiarle delicatamente un braccio intorno alle spalle per tirarla un poco a sé.

- Hai sentito il capitano, Nami. La porteremo con noi fino alla prossima isola -

- Ma ti rendi conto di cosa significa?! - l'altra sollevò di nuovo irata il viso, solo per incrociare lo sguardo indecifrabile della donna mora seduta accanto a lei, che sospirò mentalmente.

- Come se il capitano cambiasse idea. Non è così semplice, e lo sai -

Nami si morse il labbro inferiore, pienamente consapevole che se quello stupido avesse deciso di fare qualcosa, alla fine li ci avrebbe trascinati dentro tutti quanti. Aggiungendo il fatto che si parlava di cibo, era praticamente impossibile farlo desistere, questa volta.

Distolse in fretta lo sguardo, e notando che non avrebbe aggiunto altro, Robin riprese a parlare, con la sua solita voce pacata e rassicurante.

- L'unica cosa che possiamo fare è tenerla d'occhio, come sto facendo io adesso, e non credo che la cosa sia difficile, visto che qui nessuno ha intenzione di perderla di vista un solo istante... a parte il capitano - e sorrise appena a quella piccola aggiunta finale, potendo vedere come il capitano si divertisse a rincorrerla per poi subirne le conseguenze.

Nami rifletté sulle parole appena dette dalla sua compagna, e presto si alzò dal divano, raggiungendo la scrivania.

- Cosa fai, Nami? - chiese Robin inarcando appena un sopracciglio.

- Scrivo dei turni di guardia. Se Rufy vuole portarsela dietro, esigo che almeno questa volta venga a fatto a modo mio - replicò fredda l'altra, recuperando un foglio per scrivere, - Esigo sapere qualsiasi cosa faccia quella ragazza in ogni momento del giorno e della notte, anche quante volte respira. Non mi fido di lei, se le capitasse l'occasione, ci venderebbe alla primo cliente che capita -

L'archeologa non batté ciglio a quella presa di posizione così drastica, per il semplice fatto che fosse d'accordo.

Così la lasciò fare, senza proporsi di aiutarla, ben sapendo che quello era un modo come un altro per sfogare la rabbia che covava in petto la ragazza dai capelli arancioni, ed era meglio che scaricasse la tensione in questo modo, piuttosto che lasciarsi corrodere.

Piuttosto chiuse gli occhi, tornando a concentrarsi sulla scena che ancora stava andando avanti sul castello di prua della caravella.

Vide Shiratsuki puntare un dito verso l'orizzonte, seguita dall'immediata reazione esagitata del capitano. Le sopracciglia si avvicinarono appena, mentre incrociava le braccia davanti al petto, facendo fiorire un altro paio di occhi che guardasse verso il mare. Essi si mossero un poco, per poi individuare una spiaggia, e poco più in là un basso promontorio con qualche edificio costruito sopra.

- Credo che siamo arrivati al suo rifugio -
 


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Scusatemi il ritardo, ma in questi giorni ho lavorato davvero tantissimo!
Ora si scopre quello che la ciurma ne pensa di lei... Beh Sanji è come al solito assolutamente irrecuperabile ò.ò Non c'è niente da fare, l'unico modo per fargli cambiare idea, è fare di Shiratsuki una con il "pacco sorpresa", ma tranquilli che non accadrà!! [Sanji si riprende da un quasi collasso].
Iniziano a creaersi vari sviluppi e ad intrecciarsi i personaggi, si prevedono intrighi, guai e nuove avventure!
Soliti ringraziamenti a tutti, a chi legge e commenta ^^ Grazie mille!
Alla prossima!
S t a y T u n e d !
Bloodlily

 

  
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