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Autore: Delilah Marsowe    20/10/2011    3 recensioni
Basta una frase di Platone per far cambiare la tua vita? E' proprio quello che accade alla diciassettenne Diana quando, durante una lezione di filosofia, legge una frase sull'amore del filosofo e le basta alzare lo sguardo per capire che da quel momento in poi si sarebbe ritrovata tra due "fuochi", perchè il suo compagno di classe, Danilo, smette di ignorarla e Aaron, un ragazzo tanto enigmatico quanto affascinante, inizia a guardarla.
Se prima aveva desiderato tanto l'amore, ora non sa che fare: si ritrova ad un bivio, dove dovrà cercare di capire quello che sente e quello di cui ha davvero bisogno!
Forse Platone aveva ragione? Davvero quando ci si innamora si perde letteralmente la testa e si fanno le cose più impensate?
Dal capitolo:
«Sei bella!». Solo due parole e otto lettere, mischiate al blu scuro dei suoi occhi, che mi fissavano intensamente, come aveva fatto poco prima.
Non avevo la capacità di parlare, ero completamente in balia del suo sguardo e della consapevolezza che lui mi avesse detto che ero bella, così senza alcun motivo o preavviso, e questo mi aveva lasciato così spiazzata da non sapere cosa rispondere.
Stavo tentando di articolare qualche frase di senso compiuto, che non contenesse solo risposte a monosillabi, quando la porta della classe si aprì e rivelò le figure di Aaron Palmieri e Michele Graziani, che consegnarono qualcosa alla professoressa, ma non riuscii a capire cosa. In quel momento, ero troppo confusa per poter pensare qualcosa di concreto, ma non perché non avessi mai ricevuto un complimento, bensì perché, ricevuto da lui, che mi aveva ignorata per tantissimo tempo, mi sembrò la cosa più strana che mi fosse mai capitata.
Cercai di scuotermi dal mio stato di torpore e ci riuscii appena in tempo per vedere i due ragazzi che uscivano dalla classe, ma non prima di aver notato lo sguardo di Aaron puntato su di me.
Uno sguardo intenso, nient’altro e nulla più, ma intenso era dire poco considerato l’azzurro ghiaccio dei suoi occhi, che in quel momento mi sembrarono così vicini. Uno sguardo che sembrava dirmi tutto e niente allo stesso tempo, enigmatico, come io avevo sempre immaginato fosse il suo carattere.
Fece solo questo prima di andarsene e segnare il suono della campanella che avrebbe fatto tornare la classe nella sua totale anormalità.
Ma niente e nessuno avrebbe mai potuto farmi dimenticare lo sguardo che Aaron mi aveva lanciato.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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C a p i t o l o 4.
Appuntamento con l'amore.

!Quando si ci innamora si perde
letteralmente la testa.
L'amore è pazzia,
ma la pazzia non sempre è un male!
!Platone

<< E, ecco, insomma… io… >>.
Christian Sgambati prova a tirare in porta, ma niente da fare: tiro troppo lungo.
Accanto alla porta con Alice di fronte, stava cercando da più di quindici minuti di chiederle di uscire. Erano usciti spesso insieme, il più delle volte sotto sua richiesta, e quindi non riuscivo a capire perché si stesse comportando in quel modo.
Insomma, il giorno prima era tutto “Domani chiederò ad Alice di uscire e le dichiarerò il mio amore, magari davanti ad un bel kebab” e ora era la pessima imitazione di uno di quei ragazzi impacciati che si vedono nei telefilm americani.
<< Chris, che ti prende? >>. E anche Alice sembrava esserne accorta.
<< C – che mi prende? >>.
<< Eh si, non ti riconosco più, sembri un po’, come dire, emozionato >>.
<< I – io? Nooo, ma che! >>. Christian si schiarì la voce e cercò di ricomporsi. << Alice! >>.
Okkei, così aveva spaventato anche me. Aveva pronunciato il suo nome con così tanta veemenza da sembrare un generale e da far sussultare la stessa Alice per lo stupore.
<< Ti andrebbe di uscire, oggi pomeriggio? >>. E finalmente!
<< Ma noi usciamo sempre insieme >>, concluse lei. Era proprio in questi casi che avrei tanto voluto che la nostra amica non fosse così tonta.
Monica, dal canto suo, nella nostra postazione - proprio accanto al termosifone, posto ottimo per origliare – si stava letteralmente spazientendo e questo era segnato dal suo evidente continuare a sbattere il piede per terra e dal suo sbuffare.
<< Ma è mai possibile che, ogni volta che parlano di cose serie, debbano sempre sembrare dei cartoni animati? >>, bisbigliò infastidita, in attesa che il loro primo appuntamento venisse combinato.
<< Che vuoi farci? Sono dei personaggi! >>, le risposi, alzando le spalle e tornando ad origliare.
Ma, in ogni caso, non avevano fatto molti passi avanti: Alice aveva uno sguardo assente, quasi perso nel vuoto, tipico di chi sta cercando di capire cosa l’altro stia dicendo, mentre Christian… beh, lui era un soggetto particolare. Gesticolava ed arrossiva, come se fosse un bambino delle elementari, anzi peggio. Perlomeno, non balbettava più.
<< No, Alice, io intendo uscire insieme insieme >>.
<< Ma noi usciamo sempre insieme insieme >>.
<< Io intendo camminare, tenersi per mano, mangiare qualcosa, parlare del più e del meno… >>.
Più esplicito di così.
<< Ma noi questo lo facciamo sempre >>. In effetti, non si poteva darle torto: quei due facevano già da troppo tempo delle cose da fidanzati.
Christian non potè fare a meno che sospirare e prendere un respiro profondo. Doveva necessariamente cambiare tattica.
Sfoderò il suo più naturale sorriso e disse: << Alice, mi accompagneresti alla posta, oggi pomeriggio? >>.
Oh, ecco… un momento: ALLA CHE?
<< Allora era di questo che si trattava! Si, certo, mi farebbe piacere! >>.
Allora, o questi due, semplicemente, si capivano così, dicendo sempre il contrario di quello che pensavano, o erano da analizzare, o, speravo che fosse così, Christian aveva inventato questa scusa per farle dire di si e interrompere finalmente quel suicidio.
<< Benissimo, ti passo a prendere alle cinque >>. Detto questo, rimase lì, impalato, mentre una contenta, come sempre, Alice si dirigeva verso Raffaele per prenderlo in giro sulla sconfitta dell’Inter.
Non persi tempo e spinsi subito il ragazzo dai mille espedienti fuori dalla classe, ma la prima a parlare fu un’incredula Monica.
<< No, dico, ma sei impazzito? Miseriaccia, alla posta? E che dovreste fare lì? Rintanarvi in un cantuccio, dietro ad una folla di gente, e cuccare?! >>.
<< Sei un elemento, Christian >>. Non c’era nient’altro da aggiungere.
<< Prima di tutto: cuccare? Da quanti anni è che non si usa questo termine? E poi che diavolo vuol dire che sono un elemento, Diana? >>.
<< Aaaah, vuoi rispondere o no? >>. Monica stava letteralmente perdendo la pazienza, così intervenni io.
<< E’ stato un trucco, vero? Intendo per farla smettere di dire stupidaggini e accettare. No, perché, se non fosse così, direi che hai dei seri problemi mentali, caro mio >>.
Christian, a questo punto, non potè fare altro che annuire, facendo si che la mia amica tirasse un sospiro di sollievo e io pensassi che il nostro piano era appena iniziato.
<< La porterò in giro con la scusa di andare alla posta, cercherò di inventarmi qualcosa e poi, sotto un albero di pesco, seduti su una panchina, probabilmente, le dirò tutto >>. Era il ritratto della felicità. Potevo benissimo capire come si sentisse: il suo sogno stava finalmente per realizzarsi e niente e nessuno avrebbe potuto rovinarlo.
<< Perché proprio sotto un albero di pesco? >>, lo presi in giro, ridacchiando e contagiando anche Monica.
<< Sminuite il mio romanticismo, così >>, disse, fingendosi offeso e non riuscendo a nascondere l’accenno di un sorriso.
<< Che vuoi farci? Sei troppo diabetico >>, aggiunse Monica, facendoci scoppiare a ridere.
Ma quel momento non durò molto e il mio sorriso si spense e non potei fare a meno che essere in difficoltà nel guardarlo arrivare.
Lui, il ragazzo per il quale avevo una specie di cotta dal secondo anno, che aveva sempre quell’aria perennemente assente, come se fosse su un altro pianeta, ma al tempo stesso sbarazzina, che era bello con quei riccioli neri che gli andavano sugli occhi, e che, ogni volta, con quei suoi cambiamenti d’umore, con quell’ignorarmi a suo piacimento, mi illudeva e mi spezzava quasi il cuore. Danilo Bruglia era tutto questo e io stavo letteralmente impazzendo.
Non avrei accettato un altro cambiamento d’umore repentino. Ero al limite. Ancora una volta avevo creduto il falso e mi ero fatta male da sola, perché lui, in realtà, non voleva dirmi niente con quegli sguardi, con il fare finta che non ci fossi, semplicemente ero una parte della classe e, come tale, gli toccava passare con me tutti gli anni del liceo, fino alla maturità, quando non ci saremmo più rivisti e io sarei stata in pace.
Dovevo smetterla di farmi film mentali.
<< Ciao, Danilo >>, lo salutai educatamente, con un mezzo sorriso e un accenno della mano. Succedeva sempre così quando ero in difficoltà: tendevo a sempre ad essere impacciata o a non sapere che fare, solito copione.
Però, non ero preparata a quello che avvenne. Solo un cenno del capo, poi dritto per la sua strada, seguito a ruota da Alberto. Non poteva essere, ora aveva perso di nuovo la parola?
Non poteva ignorarmi di nuovo, e per cosa poi? Non potevo accettarlo.
Christian e Monica dovettero notare il mio stupore, perché assunsero un’aria comprensiva, o meglio la assunse solo Monica, perché lui continuava a scuotere la testa, come se fosse contrariato.
<< Allora? Che c’è? >>. Eh già, tendevo a essere acida in quei momenti.
<< Ti fai coinvolgere troppo da quello lì, ma non lo vedi che è solo un idiota? >>. Che grande verità.
<< Perché non pensi agli affari tuoi? >>.
In risposta, alzò le mani in segno di resa. << Scusa, volevo… >>. Un sospiro. << So di non essere il più delicato del mondo, ma è un consiglio >>, e detto questo sorrise, nel modo più sincero possibile, tanto da farmi pentire di essere stata troppo brusca.
Ricambiai il sorriso, agitando una mano come per scusarmi. Vedendolo andare via, ripensai a quello che mi aveva detto: aveva tremendamente ragione. Era tempo di smetterla.
Di sicuro, non mi sarebbe passata subito, ma dovevo almeno provarci.
<< Ha ragione, ti fai coinvolgere troppo. Ormai abbiamo capito tutti che è un volubile coglione! >>.
<< Già! Aaaaaah, gli ficcherei volentieri la testa nel muro, tanto sono sicura che non si farebbe male. Al massimo, l’unico neurone che ha in testa ne soffrirebbe! >>, affermai, agitando le mani con enfasi, cosa che provocò alla mia amica un attacco di risa convulsa.
Dimenticavo che il mio modo di esprimermi, quando ero arrabbiata, la faceva sempre ridere.
<< Mon, mi è venuta un’idea >>. Ad un tratto, avevo avuto l’illuminazione divina, quella che ci avrebbe consentito di rendere il nostro piano ottimo e di non farci i fatti nostri: in altre parole, non avevo proprio niente da fare quel giorno e, poi, avevo voglia di prendere in giro Alice alla fine dell’appuntamento, quando l’avremmo ritrovata fidanzatissima con Christian.
Monica, dal canto suo, mi guardò un po’ confusa, ma al tempo stesso ansiosa di sapere.
<< Che hai da fare oggi? >>.
<< Mmm… credo niente, perché? >>.
Sul mio viso spuntò un sorriso a dir poco cospiratorio, di quelli che nei manga giapponesi si sarebbe tradotto con un “Muamuamuamua”.
<< Preparati ad una lunga camminata, perché li seguiremo >>.





<< Diana, stiamo camminando da un bel po’ ormai e ancora non li abbiamo incontrati >>.
Nota bene: mai far fare a Monica il giro dell’intera città, se non hai idea di dove andare.
Stavamo camminando da un bel po’ ormai e all’inizio eravamo molto entusiaste, avevamo pianificato ogni espressione di stupore di Alice e quelle infastidite di Christian, di seguirli da lontano, senza farsi vedere, e altre cose così, ma ora, anzi da circa mezz’ora, dopo che era passata un’ora, ci eravamo rese conto di non avere una meta.
Nota bene due: cercare di informarsi meglio, prima di agire.
<< Dai, su, sono sicura che prima o poi li incontreremo! >>.
<< Ceeerto, anche io lo ero un’ora fa, ma ora… >>.
<< Quanto sei pessimista! Ha detto che l’avrebbe portata alla posta e noi ci siamo >>.
<< Peccato che ancora non siano arrivati! >>, borbottò una Monica letteralmente scocciata, sbuffando e incrociando le braccia al petto.
La pazienza non era un suo forte.
Speravo con tutto il cuore che arrivassero in fretta: anche se non lo davo a vedere, anche io avevo una voglia tremenda di fare altro oltre a girovagare a vuoto o stare seduta su dei muretti.
<< Vieni, Christian, è qui la posta! >>. Un urlo entusiasta arrivò dritto e chiaro alle mie orecchie e dovette averlo sentito anche Monica, perché in un batter d’occhio ci scambiammo un’occhiata d’intesa e notammo dall’altro lato della strada una coppia che si teneva per mano, con un’Alice particolarmente sorridente - come al solito, del resto – e un Christian con la testa completamente fra le nuvole e con un sorriso da ebete stampato sulla faccia.
<< Christian è irrecuperabile: sembra quasi che abbia vinto al SuperEnalotto! >>.
Monica aveva perfettamente ragione: già prima aveva un’aria strana quando la guardava, ora se possibile era anche peggio. La domanda era: come avrebbe reagito, qualora si fossero baciati?
Probabilmente, sarebbe morto per autocombustione.
<< Alla fine, Alice ha davvero creduto alla storia della posta >>, commentai, allontanandomi dal muretto sul quale ero appoggiata e iniziando a camminare.
<< Beh, era l’unico modo che aveva per farle dire un semplice “si” >>.
<< Comunque, non possiamo seguirli fino all’interno. E’ meglio se rimaniamo nei paraggi >>.
<< Pienamente d’accordo! Anche perché non ho voglia di vederli mentre cuccano >>, e, dicendo questo, assunse un’aria disgustata, facendo contemporaneamente una smorfia.
Risi. << Non credo che faranno molto. Mi sa che Alice non si accorgerà delle sue intenzioni finché non la bacerà! >>.
Monica, in riposta, annuì. << E’ un caso talmente disperato da non accorgersi che le cose accadono proprio sotto il suo naso >>.
<< Oh, guarda, sono usciti! >>.
Furono sufficienti queste parole per riuscire a recuperare il loro passo. Li seguivamo da lontano, dall’altra parte della strada, e provavamo felicità nel vedere le loro espressioni contente. A parte Christian, anche Alice sembrava felice, più del solito. Non sapevo quando si sarebbe accorta che il principe azzurro era lì, davanti ai suoi occhi, ma il vederla così sorridente e a suo agio con un ragazzo speciale, tutto sommato, era davvero straordinario.
Si fermarono, per tutto il tempo, di fronte le vetrine, mangiarono un gelato – uno contato, perché, su invito di Alice e stupore misto a contentezza di Christian, l’avevano condiviso -, passeggiarono mano nella mano e si scambiarono sguardi davvero dolci.
A dire il vero, non avevo mai visto Alice rivolgere uno sguardo dolce a qualcuno che non fosse della sua famiglia o noi, e quindi era piuttosto strano che lo facesse con un ragazzo, o proprio con colui che considerava il suo migliore amico.
Probabilmente c’era qualcosa sotto: forse anche lei provava qualcosa per lui e non ci aveva detto niente per tutto questo tempo, o forse questo appuntamento era servito per farla ricredere su certe cose.
I miei pensieri furono interrotti dal suono del cellulare.
<< Un messaggio… chissà… >>.
Forse era mia madre, o Paola, o Viola, o mio padre o… CHRISTIAN?

Vi ho viste, furbette! E’ da un po’ che ci seguite! Volete conoscere gli ultimi pettegolezzi, eh? :D

Con il rischio di farci scoprire, io e Monica scoppiammo a ridere.
<< Rispondi, rispondi! Ah, e naturalmente noi non siamo qui! >>.

Ci hai viste? E dove? Noi siamo a casa a studiare. Perché? Vi siete baciati? Avete, per caso, condiviso un gelato? :D

La sua risposta non tardò ad arrivare, così come il suo sguardo rivolto all’altra parte della strada.

Oh, certo, fingerò di crederci. Buono studio! ;)

Stavo per rispondere quando sia io che Monica notammo che si erano fermati, o meglio Alice li aveva fatti fermare. Da quel che potevo vedere stava parlando al telefono e in modo piuttosto animato.
<< Diana, Diana! >>, mi chiamò agitata la mia amica.
<< Cosa? Chissà con chi starà parlando Aly… >>.
<< Lascia stare il loro “appuntamento con l’amore” e guarda di fronte a te! >>.
Mi voltai e non potei fare a meno di sgranare gli occhi.
Seduto sul suo inconfondibile motorino nero, c’era Aaron, aspettando, forse, qualcuno, chi poteva saperlo.
Sembrava nervoso e si passava continuamente la mano tra i capelli, borbottando qualcosa tra sé e sé. Ricordai di avere ancora il suo telefono nella borsa: avrei dovuto restituirglielo, magari la sua fidanzata era stata in pensiero perché non nessuno aveva risposto alle sue chiamate.
Dovevo ammetterlo: ero stata tentata di farlo, ma non sarebbe stato giusto. Non era il mio telefono e, soprattutto, io non c’entravo niente con quei due. Anche se avevamo scambiato qualche parola su un disegno e qualche battutina, non eravamo amici, né ci frequentavamo, né potevo dire di avere con lui lo stesso rapporto strano che avevo con Danilo.
Eravamo due sconosciuti e io, in quanto persona corretta, in quel momento dovevo restituirgli il telefono… fosse stato facile. Non sapevo perché, ma non avevo il coraggio di avvicinarmi.
<< Vai, su! >>, mi disse Monica, spingendomi ad avvicinarmi a lui.
Presi un bel respiro profondo e, con calma, mi avvicinai.
<< Aaron >>, lo chiamai.
Si voltò subito, non appena sentì la mia voce e mi risolve un sorriso misto ad uno sguardo sorpreso.
<< Diana, che sorpresa vederti! >>.
<< Io e la mia amica abbiamo pensato di uscire un po’. Sai com’è: troppo studio fa male >>, scherzai, ridacchiando.
Rise. << Hai ragione. Però, per me oggi non è una buona giornata >>, disse, sbuffando.
<< Come mai? >>. Già conoscevo la risposta.
<< E’ da ieri sera che cerco il mio cellulare e non riesco a trovarlo. Ho provato a cercarlo anche stamattina in palestra, ma niente da fare. I bidelli, poi, figurati, non sanno mai niente! >>.
Non potei fare a meno di sorridere. << A dire la verità, Aaron, ieri mattina ho trovato un telefonino sul pavimento della palestra e c’era una chiamata in entrata, sotto il nome di “Luana” e ho pensato che… >>.
<<… che potesse essere mio >>, concluse, rivolgendomi un sorriso dolce. << Non capita tutti i giorni di trovare qualcuno come te. Un’altra persona se lo sarebbe tenuto per sé o lo avrebbe usato per altri scopi >>. In quel momento, ringraziai tutti i santi del cielo, che mi avevano spinto a non fare niente di stupido.
Frugai nella borsa e finalmente il telefono ritornò al suo legittimo proprietario, che guardò, quasi sconvolto, lo schermo.
<< Cazzo! Quante chiamate perse e quasi tutte di Luana. Devo chiamarla! >>. Si dimenticò quasi subito della mia presenza, troppo preso a cercare di chiamare la sua ragazza.
Non che mi aspettassi chissà cosa, ma almeno un “grazie” sarebbe stato carino.
<< Che vuoi farci, Diana? E’ un ragazzo e tutti i ragazzi sono idioti! >>. La mia unica consolazione erano le parole sempre sagge della mia amica, che aveva assistito a tutto, e che mi spinse ad allontanarmi da lì, così come mi aveva invitato ad avvicinarmi.
Fu in quel momento che incontrammo Christian, tutto solo e decisamente infastidito, arrabbiato più che altro.
<< Christian! Che diavolo ci fai da solo? Dov’è Alice? >>, chiesi, alzando anche un po’ il tono di voce.
In risposta, l’espressione del ragazzo divenne ancora più infastidita e corrucciata, se possibile. << Vuoi sapere dov’è? Si è ricordata all’ultimo minuto di dover andare in palestra e, senza dirmi niente, senza nemmeno chiedermi scusa o dirmi che ci saremmo visti un altro giorno e che avremmo continuato il nostro appuntamento, se ne è andata, anzi è letteralmente scappata, e si è fatta venire a prendere dalla madre! >>.
Io e Monica ci scambiammo uno sguardo confuso.
Non riuscivo davvero a crederci. Che le era preso all’improvviso?


 

- L'angolo di Lady Delilah
Salve ragazze! In questo capitolo, c'è stato il tanto atteso appuntamento tra Alice e Christian. Lui è innamoratissimo di lei e cerca di farglielo capire, ma Alice sembra non voler capire: lei, in realtà, riesce a vederlo anche come possibile fidanzato, ma preferisce averlo come amico, per non rovinare tutto, nonostante le amiche le dicano di buttarsi!
E ora arriviamo a Diana, la protagonista. Beh, il suo rapporto con Danilo è molto, anzi troppo, particolare. Lui è lunatico ai limiti dell'esagerazione e lei non riesce più a sopportarlo. Cambierà? Lo sapremo nel prossimo capitolo ;)
Ah si, ecco, il personaggio di Aaron, che riconosco che può sembrare un pò antipatico, verrà chiarito man mano durante i prossimi capitoli!
Bacii! <3
   
 
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