Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: Silvar tales    21/10/2011    7 recensioni
Mail guardò statico i filamenti appiccicosi gettati sul selciato venire assaggiati da due o tre piccioni grassi e tondi.
Avrebbe desiderato che tutto andasse in frantumi, che ogni cosa si sgretolasse, persino la pavimentazione su cui appoggiava i piedi.
Non bastavano dei bocconi di zucchero, per far sì che si sfamasse a dovere il fuoco avrebbe dovuto pasteggiare con l'intera città.
Inglobare palazzi, marciapiedi, strade, lampioni, e la gente stessa.
[Prima classificata al contest "A Green Day's song for a story" indetto da Tallu_chan]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autrice: Silvar tales (Deidaradanna93 sul forum)
Titolo: Le stelle nascoste
Fandom: Death note
Colore e numero scelti: verde 9
Personaggi: Matt, Mello
Rating: arancione
Genere: drammatico, introspettivo, malinconico
Avvertimenti: AU, one-shot, shonen-ai, linguaggio volgare, tematiche forti
Note: le frasi in verde centrate non mi appartengono.
Sono tratte dal testo di “Letterbomb”, 2004 © Green Day


Le stelle nascoste






Shh...”
Non sto parlando. Sto solo gemendo, proprio come piace a te”.

Era come camminare su un abisso indolore, continuare a mettere il piede destro davanti a quello sinistro, ricordarsi di essere un uomo, e non uno stupido manichino gettato a mille allora contro una cementata.
Ma risultava difficile anche solo respirare, anche solo pronunciare ad alta voce il proprio nome.
Veniva cancellato, schiacciato sotto il peso di altri appellativi.

Come ti chiami?”
Ma-”
Puttana! Ah, non lo sapevi?”

Odiava la carta.
Poteva sembrare stupido, ma Mail odiava la carta.
Soprattutto carta rettangolare, colorata, improntata da numeri e filigrana.
E ogni sera la ritrovava nelle tasche dei jeans.
Perdeva un pezzo di sé, e in cambio ritrovava carta straccia e ovali numerati.

“Non cincischiarlo. È un brutto livido, quello”.
“Non fa niente”, rispose Mail arido, scostando la mano del ragazzo.
Mihael era sempre stata una persona indifferente, ma di un'indifferenza invadente e fastidiosa.
Sempre con quello sguardo da scoglionato impresso in viso, sempre con il calcolo affondato negli occhi.
Lo chiamavano Mello, ah sì.
Per quel cipiglio da ragazzina che aveva, per quei capelli biondi e per quel corpo, fin troppo magro e debole.
In realtà, Mihael aveva un problema. Uno di quelli veri, difficile da ignorare.
Sembrava che la carne e i muscoli gli fossero stati strappati a morsi, di sera in sera, e il suo peso continuava a calare.
Mihael era debole.
Anche se possedeva ancora l'apparente dignità per tenersi in piedi, era debole.
E un soffio appena più forte di un respiro, l'avrebbe inevitabilmente piegato al suolo.
A volte lo vedeva, sbirciava nella sua camera, quando lavorava.
Un ragazzino che quasi spariva sotto le mani di due, tre, quattro uomini.
Cedevole, si lasciava toccare, sorrideva provocante, con una forzatura più che evidente, ma il fondo dei suoi occhi parlava chiaro: avrebbe voluto scappare via.
Lottare con tutte le forze che non possedeva, liberarsi da quelle bestie, e sparire.
Cancellarsi, ricominciare da capo.
E invece continuava a sbattere il mento contro la spalliera del letto, mettendosi brutalmente in vendita.



Lui non sa nemmeno che esisti.
Stai fermo, quando è questione di vita o di morte.
Faresti meglio a correre, per salvare la tua fottuta vita.



“Ecco un'altra pagina staccata”, asserì Mihael statico, adagiato sul letto.
Mail scosse la testa alterando quel suo cipiglio grazioso, determinato a non dar corda ai vaneggiamenti dell'altro.
Era accorso in camera sua, udendolo chiaramente singhiozzare. Quel posto aveva una particolarità: o ci s'insultava, o ci si consolava a vicenda. Con molti ragazzi preferiva la prima strategia, ma esistevano anche rari esemplari con cui adottava la seconda. Quella più amichevole e bendisposta.
Una volta entrato nella stanza malandata, l'aveva trovato immobile, seminudo, disteso sul letto sfatto e con gli occhi spalancati.
Nemmeno una lacrima, né secca né intrappolata sull'iride.
Del resto, conoscendo Mihael, avrebbe trovato ben strano il contrario.
Gli prese una mano, stringendola come per rubarle il poco calore che racchiudeva.
Racconta, gli aveva detto.
Ma non aveva più sentito nulla di vocale uscire da quelle labbra tirate, solo sospiri e piccoli colpi di tosse, come se Mihael provasse a tornare in vita una seconda volta.
Dopo un po', aveva tirato su con il naso, aveva mugolato qualcosa di incomprensibile, e si era stampato in faccia un altro dei suoi rarissimi sorrisi finti, che tutto volevano dire come nulla.
“Ecco un'altra pagina buttata nel cesso”, aveva ricalcato, insistendo su quei discorsi incomprensibili.
Mail l'aveva guardato con aria di sufficienza, sbuffando e scuotendo nuovamente la testa come un cavallo, arricciando le labbra in segno di stizza.
Che modi di fare da troia che aveva.
Se si trattasse poi di deformazione professionale o di talento innato, Mihael non avrebbe saputo dirlo.
Quella sera, seduto su quell'odioso letto arrugginito di quella stanza ammuffita, il ragazzo biondo decise di appellarsi a tutta la pazienza di cui poteva disporre, per illustrare a Mail le sue fantasie.
“Pensa a tutte le nostre vite come un libro, e ai nostri giorni come le pagine. C'è chi può leggerti sfogliandoti, o c'è chi lo fa strappando tutte le pagine, una ad una, di giorno in giorno”.
Mail si fermò un attimo a pensare, benché inizialmente avesse snobbato l'azzardata metafora dell'altro, coprendola con il fumo di una sigaretta.
Il secondo tipo di lettore assomigliava con una crudeltà raffinata al puttaniere che ogni giorno li sviliva, rubando loro una pagina.
Di giorno in giorno loro diventavano sempre più magri, Mihael perdeva chili e Mail perdeva ore.
“Pensa, Mail. La cosa infida è che anche l'uomo che strappa le pagine arriva alla fine del libro, ma poi, quel libro non può più essere letto da nessun altro, e diventa buono solo per far fuoco”.
C'era qualcosa di odiosamente meccanico nelle parole di Mihael.
Qualcosa di paurosamente veritiero.



Non è finita fino a quando non sei sotto terra.
Non è finita fino a quando non è troppo tardi.




Passeggiavano per un viale alberato, uno dei tanti di quella città.
Le querce che lo contornavano erano alte e imponenti, e perdevano coriandoli rossi.
Il cielo autunnale era fervido, vivo e pungente. Di un azzurro marino, quasi rosato di corallo.
Mail aveva avuto la sfiziosa idea di tramutare quegli opachi ritagli di cellulosa in due stecche di zucchero filato.
Fece ritorno alla loro panchina, soddisfatto e mezzo sorridente, con i due batuffoli bianchi avvinghiati ai bastoncini di sostegno.
E con sua somma sorpresa assisté ad un fatto più unico che raro: un Mihael che mangiava.
Mangiava sul serio, con tutte le azioni di contorno che si portava appresso un atto simile.
Masticava compiaciuto, attaccava la lana dolce sul palato, deglutiva e poi strappava altro cotone.
Una meraviglia.
Mail lo guardava attonito, come se avesse appena visto un girino correre la maratona in pantaloncini da podista.
Non aveva mai pensato che quello scheletro biondo potesse avere un appetito.
Per un attimo, solo per un attimo spensierato e denso di aria autunnale, Mail sperò che il ragazzo avesse abbandonato una volta per tutte le pagine vitali dei libri e i suoi problemi con l'anoressia.
Ma evidentemente chiedeva troppo.
Entrambi guardarono con aria truce un uomo avvicinarsi, probabilmente riconoscendo nell'inconfondibile viso di Mihael il Mello che diventava tutte le sere.
Se lo portò di nuovo via con sé, rinchiudendolo per tutto il tempo che desiderava in un qualche schifoso buco della città.
Non un'ora, macché. Mihael era suo per quanto voleva, bastava solo pagare il doppio, il triplo, il quadruplo, ed ecco che avrebbe divorato due, tre, quattro pagine alla volta.
Mail guardò statico i filamenti appiccicosi gettati sul selciato, e venire assaggiati da due o tre piccioni grassi e tondi.
Avrebbe desiderato che tutto andasse in frantumi, che ogni cosa si sgretolasse, persino la pavimentazione su cui appoggiava i piedi.
Non bastavano dei bocconi di zucchero, per far sì che si sfamasse a dovere il fuoco avrebbe dovuto pasteggiare con l'intera città.
Inglobare palazzi, marciapiedi, strade, lampioni, e la gente stessa.




La città brucia, non è un problema mio.
Non è finita fino a quando non è troppo tardi.




“Sai, è un libro bellissimo quello che sto leggendo, Mihael.
Parla della tua vita. Sì, qualcuno lo potrà reputare brutto, o noioso.
Qualcun altro potrà gettarlo via ancor prima di leggerlo.
Ma c'è anche qualcuno che lo sta riscrivendo.
Ti piace come cosa?
Mi è sembrata un'idea conveniente, ecco perché sono deciso a finirlo”.
Mail sedeva a gambe incrociate sul suo letto sfatto, grigio e intriso di fumo.
Nulla era cambiato.
Le strade erano ancor piene di smog, e il mondo di parassiti.
“C'è qualcosa che non hai tenuto da conto.
È vero che qualcuno strappava le pagine della tua vita, ogni giorno, senza pietà.
Con l'ignoranza di un bambino capriccioso.
Ma non hai mai saputo che, prima che venissero strappate, io le ho lette tutte quelle pagine, senza perdermene una.
Solo io, è vero.
Ti dovrai accontentare”.
Tirava su con il naso, continuando a far scorrere la penna a sfera su quel pezzo di foglio, stropicciato e bruciacchiato agli angoli.
Quella forse era la prima sera che usciva.
Poteva essere anche l'ultima, a dire il vero.
Poteva benissimo essere stato visto abbandonare la postazione di lavoro.
Si aspettava con noncuranza una pallottola in testa da un momento all'altro, proprio com'era successo con Mihael.
Tanto, se non l'ammazzavano moriva da sé, quel mucchietto d'ossa e cartilagini.


Me lo lascio alle spalle.
Beh, ha detto che non riesce a vivere in questa città.


Arrivò fino al fiume, lasciando correre il foglietto nell'acqua paludosa.
Presto si sciolse, e scomparve nel moto placido dei gorghi, volteggiando un po' per poi tornare a galla, scherzoso.
“Mi sono innamorato di te... troppo. Tardi”.



Ti lascio questa notte.











 

Ed eccomi con la mia sec... terza fan-fiction su Death Note (e, ovviamente, su Matt e Mello, trattandosi della patita qui presente).
Inaspettatamente, si è classificata prima su cinque concorrenti al contest "A Green Day's song for a story" indetto da Tallu_chan, che ringrazio davvero moltissimo per il lavoro eccellente e preciso che ha svolto, e per l'esauriente giudizio che ha stilato. Lo potete leggere qui di seguito, assieme al bellissimo banner (e pensare che quell'immagine è stata anche sul mio desktop per un po' di tempo, prima che mia madre si divertisse ad appiccicare i post-it canzonatori sui tre incriminati), dicevo, assieme al bellissimo banner con i Green Day "al di qua" (o al di là) della recinzione, e che qualcuno dice che sia uno sfondo perfetto per la track numero diciotto di 21st Century Breakdown
La colonna sonora di questa storiella pseudo-melanconica era proprio Letterbomb, canzone del celeberrimo album America Idiot che ho sempre amato tantissimo. Il testo non è stato facile da trasporre, devo ammetterlo. E infatti ho poi scandagliato l'intera canzone, cercando con la lente d'ingrandimento quelle poche frasi che potevano andare a braccetto con la mia idea. Ancora una volta ringrazio Tallu_chan anche per avere indetto un contest sui Green Day (che ci voleva proprio, diciamolo) che da sempre sono i miei preferiti. Di recente ho tornato ad ascoltare i vecchi album, capolavori come Dookie, o Nimrod non andrebbero dimenticati sotto i riflettori di quelli nuovi. 
Concludo, perché ora bisogna proprio che mi metta a cucire le nuvolette dell'Akatsuki, e che dia una rimessa a posto al mio cosplay di Mello (Lucca Comics è alle porte, signori). 
Già, e visto che tra nove giorni dovrò calarmi nei panni del biondino cioccolatoso, questa vittoria - ripeto, inaspettata - mi incentiva ancora di più. 


 ♠

PRIMA CLASSIFICATA: Deidaradanna93 (Silvar tales su Efp)

-Uso e attinenza alla canzone: 5/5

-Uso e attinenza ai prompts: 9/10

-Grammatica: 9/10

-Originalità: 5/5

-Caratterizzazione dei personaggi: 8.5/10

-Giudizio personale: 5/5

Totale: 41.5/45

Inizio dicendo che l’utilizzo della canzone è stato perfetto, davvero! L’hai adattata benissimo alla storia, dall’inizio alla fine.

Il modo in cui hai usato i prompts mi ha colpito parecchio, soprattutto “libro”, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere e mi ha lasciato a bocca aperta, complimenti! Un po’ meno usato è stato il secondo prompt, “innamorato”, ma che ho trovato comunque abbastanza ben inserito nel contesto –anche se viene svelato solo nelle ultime righe avevo intuito che Matt aveva una certa attrazione verso Mello.

Ho trovato qualche errore di punteggiatura, più qualche altro errore che ha fatto scendere il punteggio. Te ne riporto un paio:

-E con sua somma gioia assisté; ecco, io avrei scritto assistette, è una forma più corretta.

-disteso sul letto sfatto e con occhi; qui sarebbe meglio se tu avessi aggiunto gli fra con e occhi, la frase sarebbe scorsa meglio.

La caratterizzazione l’ho trovata buona per Matt, mentre Mello mi è sembrato piuttosto OOC. Se l’avessi segnalato avresti avuto il punteggio pieno perché, a parte questo, ho trovato la caratterizzazione dei personaggi veramente ottima.

Bhè… dire solo che la storia mi è piaciuta sarebbe riduttivo, ma altrimenti non saprei come dirlo. Mi ha tenuta attaccata allo schermo del PC e alla fine mi ha fatto scappare anche una lacrimuccia.

Hai trattato molto bene un tema delicato come questo ed in modo anche originale –non ho mai letto nulla di simile- quindi ti rifaccio di nuovo i miei complimenti, anche perché non saprei cos’altro dire. Un meritato primo posto!

banner


Ultimo pensiero? Ah sì.
Adoro l'autunno.

Venerdì 21 ottobre 2011 - 9 giorni a Lucca comics and games.
A presto ♥

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Silvar tales