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Autore: _Syn    22/10/2011    2 recensioni
Leah/Sam - Leah centric.
Era bello quando il suo unico problema era ricordarsi di non legare mai i capelli.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater | Coppie: Leah/Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Note: In questi giorni sono stata stanca e irritabile e, in effetti, lo sono ancora. Un po' meno, però. Anche per questo non ho risposto a molte delle recensioni che mi sono state lasciate – avrei scritto la stessa cosa a tutte e non mi sembrava giusto. Appena mi riprendo vi ringrazio come si deve, siete bellissime <3.

E si vede anche da questa breve fanfiction che sono stanca e irritabile, credo. Collocatela tra la fine di New Moon e l'inizio di Eclipse.

Buona lettura,

Alexiel.




Ciocche di capelli tristi


I capelli sono una seccatura. Crescono continuamente e quando c'è vento non fanno che finirle davanti agli occhi, si incastrano tra i piccoli anelli della collanina che le ha regalato Sam per il compleanno, tra le labbra, con una sensazione di solletico e fastidio che le fa scattare le mani in su una decina di volta in pochi minuti. Crescono così in fretta in quel periodo che c'è da chiedersi se non abbia usato qualche sostanza radioattiva al posto dello shampoo per lavarli, ma la mamma dice che è normale. Va bene, pensa Leah mentre i capelli le finiscono sul gelato. Va bene, è normale che il mio ragazzo debba osservarmi mentre mangio gelato ai capelli.

“Così farai cadere il gelato, aspetta...”

Strattona i capelli con violenza, quasi, perché si sta innervosendo, e manca poco che il gelato finisca tra sabbia e conchiglie. Sarebbe una bella visione: gelato alla menta, verde, tra un mucchio di pietruzze e conchiglie taglienti che poi la marea porterà via. Ma in quel momento è molto più bello sul suo cono, vicino a quello di Sam, e in fondo al suo stomaco.

Sbuffa. Ma tra i suoi capelli fa abbastanza schifo.

Le mani di Sam arrivano in suo soccorso; le accarezza i capelli e li raccoglie tutti, con una delicatezza che ogni tanto anche lui riesce a dimostrare. A volte giurerebbe che le sue mani cambino, eppure restino sempre le stesse. Le riconoscerebbe comunque, ma c'è quell'elemento sorpresa – la delicatezza inaspettata – che la fa rabbrividire. Ogni tanto arriva e Leah non è mai preparata; neanche sua madre è capace di sbrogliarle i capelli in quel modo, senza farle male mentre si occupa di quei nodi fastidiosi. Sam ha una specie di talento naturale e, come un vento che funziona al contrario, insinua le dita tra quelle ciocche scure ed ecco fatto, la sua chioma nera, in men che non si dica, finisce legata sulla sua nuca in una coda bassa. Sam ha usato un laccetto di cuoio che porta legato al polso – una specie di simbolo che lui e i suoi amici usano per sentirsi più fighi – e Leah borbotta un grazie mentre arrossisce. Accidenti, pensa stupidamente, ora che è arrossita una bella folata di vento e una cascata di fastidiosi capelli sarebbero l'ideale per nascondere quella vampata di colore imbarazzante.

Forse i capelli non li taglierà, almeno finché Sam la guarderà – attentamente, senza perdersi niente – e l'aiuterà a legarli con il suo laccetto di cuoio.

Leah sorride tra sé. Ogni tanto quei fastidi finiscono con qualcosa di bello. E può tornare a gustarsi il gelato meglio di prima.


Era bello quando il suo unico problema era ricordarsi di non legare mai i capelli.


Ciocche nere e lisce di capelli cadono sul pavimento del bagno. Si afflosciano tristemente e poi rimangono immobili ai piedi della ragazza che si guarda allo specchio, con le forbici tra le mani.

Zac.

Un'altra ciocca viene tagliata via e raggiunge le altre. Compie la stessa danza triste mentre cade, poi si unisce al disegno casuale che i capelli stanno pian piano dipingendo. Sembrano pennellate di inchiostro scuro, forme indistinte che dovrebbero, o potrebbero, assumere un significato se solo un significato esistesse.

Perché se Leah si sta tagliando i capelli, se sta tenendo tra le mani un paio di forbici affilate, non lo capisce neanche lei. E' un significato che potrebbe stare negli occhi chiusi di suo padre, che non respira più o in quelli di sua madre, che respira più forte di prima. Ha quello sguardo: quello di chi sente il suo respiro meglio di prima perché il silenzio è troppo forte. E' scioccante. Per tanto tempo c'è stato il respiro di qualcun altro a coprire il tuo, a renderlo leggero e spensierato, e poi sei solo. Sembra una accidenti di tempesta di vento che ulula nelle orecchie e tu non puoi farci niente, non puoi neanche tapparti le orecchie. Quella è dentro di te e imperversa senza pietà.

Oppure è in Seth, che aspetta dietro la porta del bagno, la schiena curvata in avanti e la testa tra le ginocchia. Sente tutti quei “zac” e aspetta solo che lei esca.

Leah trattiene quello che potrebbe somigliare a un ruggito se pensa che Seth non la prenderà neanche in giro quando guarderà come si è tagliata i capelli. In quel momento le importa così tanto che vorrebbe infrangere lo specchio con un pugno e non guardare le ciocche asimmetriche e non ricordarselo. Vorrebbe rompere tutto e sparire nel vento, dare fastidio ai capelli di qualcun altro e poi vedere la gente tagliarla via, perché in fondo a chi importa?

Non a suo padre, a lui non può importare più. Neanche del fatto che la sua rabbia l'ha ucciso.

Zac.

Ha tagliato peggio di prima, sarà costretta a ricominciare da capo.

Di nuovo.

Vorrebbe solo smetterla di ricominciare da capo e fermarsi. Ma, a quanto sembra, il suo mondo finirà sempre e lei dovrà ricostruirlo dalle fondamenta. Ed è quella la solitudine: riprendere a vivere dopo che tutto ci è stato strappato via, l'amore e anche i capelli – perché danno fastidio, perché finiscono nel gelato e poi a causa di quel significato oscuro e bestiale – e vedere che nelle cose più semplici si nascondono i significati più importanti. Sono proprio quelli che Leah deve tagliare via.

I capelli, tagliarli così corti da eliminare il ricordo di un laccetto di cuoio che prende polvere nel cassetto della sua scrivania – Sam gliel'ha regalato, alla fine. E lei non l'ha ancora gettato via, chissà perché. I capelli che Sam accarezzava per ore – sembrava tanto tempo – e che ora si trasformano in una pelliccia da bestia che viene accarezzata e sferzata dallo stesso vento fastidioso di prima. Solo che non c'è nessuno a levare quella sensazione; anzi, sembra solo che diventi più acuta.

Zac.

Poggia le forbici sul bordo del lavandino e si osserva. E' solo la superficie a essere stata tagliata via, perché carezze e sensazioni aleggiano ancora intorno a lei, come spettri, e la stringono in un abbraccio che uccide. Si arrabbia e stringe il lavandino, le nocche sbiancano e tutto trema. Dentro di sé si agita la tempesta e spazza via ogni cosa, risucchia tutti i pensieri e li lascia vorticare così da renderli un'unica, confusa massa di odio e rabbia.

La testa di Seth fa “tum” contro la porta del bagno e Leah sussulta. La rabbia scivola via, si trasforma in un turbamento che le fa bruciare gli occhi e il suo udito più sviluppato segue il suono di quel tum. Ci si aggrappa, lo usa per rimanere lì e non fuggire via.

Per un po' funziona, ma sa che a un certo punto dovrà riprendere a tagliare, a odiare e a creare rabbia nuova. Sa che dovrà continuare a distruggere il suo mondo, ora, per non permettere a qualcun altro di mandarlo di nuovo in rovina.

Non vuole che le colpe degli altri la uccidano di nuovo. Non vuole che gli altri lo sappiano, però, che la colpa è sua, in realtà.

Tanto vale che lo sia, in modo meschino, tanto vale che il suo odio si rifletta su se stessa e ricada in pezzi, su una terra arida e infertile, come ciocche di capelli tristi.

Zac.

 

  
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