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Autore: DazedAndConfused    23/10/2011    8 recensioni
Al ritmo di Who's Next dei The Who, il pairing Taylor/Deacon raccontato attraverso le parole di una delle mie band preferite.
Storie facenti parte della community LJ @ 3songfic.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Deacon, Roger Taylor
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older.  

Titolo capitolo: I’d call that a bargain, the best I ever had.

Album: Who’s Next

Cantante/band: The Who

Traccia: #2 - Bargain per il claim @ 3songfic

Fandom: Queen

Personaggi/Pairing: Freddie Mercury (comparsa), Brian May (comparsa), Roger Taylor, John Deacon, Roy Thomas Baker (comparsa) [Taylor/Deacon]

Rating: PG

Warnings: Slash, Fluff, Songfic

Disclaimer: Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor, John Deacon e chi altro è comparso in questa storia appartengono solamente a se stessi. Se appartenessero alla sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere ff su di loro, gh. :'D

Note: Non penso che quanto ho raccontato sia mai successo, ma me lo auguro vivamente. E sì, Roger potrà sembrare leggermente OOC, ma secondo me sotto sotto ha un cuore di panna :'3

 

Dedicata a Willie, colei che mi ha fatto amare i Queen per la seconda volta.

 

They grew closer as Queen got older.

I’d call that a bargain, the best I ever had.

 

1975.

 

-Ok ragazzi, facciamo pure una pausa!-

Roger si lasciò scappare un sospiro liberatorio, uscendo allo scoperto da quella che Brian chiamava “la sua armatura”.

Poggiò le fidate bacchette d’acero sullo sgabello e si avviò verso la porta che lo avrebbe condotto da quella stanza insonorizzata al più confortante ambiente dello studio. Più confortante perché c’era il distributore delle bibite, s’intende, mica per altro.

Peccato che a quella macchinetta lo scotch non venisse servito, e questo significava soltanto che si sarebbe dovuto accontentare della birretta ormai calda che Roy aveva abbandonato per aggiungere l’ennesima dose di “Galileo, Galileo” che ormai usciva fuori dalle orecchie di tutti.

La situazione generale era tra le più nere: il glorioso vascello della Regina stava per naufragare miseramente, e l’ultima scialuppa di salvataggio rimasta era quell’album che si stavano accingendo a registrare.

Da esso sarebbero dipese le loro sorti, nel bene e nel male.

E pazienza se Freddie si ostinava a dire che erano i migliori in circolazione e che il mondo era ottuso a non averlo ancora capito... a lui i soldi non erano ancora arrivati, e non gliene sbatteva un cazzo se tutto sarebbe andato inevitabilmente a puttane. Gli servivano i soldi per comprarsi il pane… e la vodka, già.

Certo, gli sarebbe dispiaciuto; d’altronde non era uno stronzo come tutti quanti credevano. Un po’ gli sarebbe dispiaciuto dover buttare giù per il cesso tutto quello che avevano costruito così faticosamente… tutta quella figa persa per strada, ahia… E gli sarebbe dispiaciuto non poter incrociare ogni giorno quel sorriso.

 

I’d gladly lose me to find you,
I’d gladly give up all I had

 

Scosse la testa con foga: che cazzo vado a pensare? si disse tra se e se, controllando se il bicchiere fosse vuoto e, contemporaneamente, causa di quei vaneggiamenti.

Pieno.

-Brutto segno, Meddows-Taylor…- bofonchiò, trangugiandoselo in una frazione di secondo, gli occhi stretti e la mente concentrata nel non dipingere quel volto sulle palpebre chiuse.

 

***

-Ciurma, la pacchia è finita!-

Baker ritornò alla sua postazione e allungò il braccio in direzione del piscio bicchiere di birra che era stato costretto a lasciare in balia di se stesso. Quando la sua mano non acciuffò nient’altro che aria sbuffò scocciato e tornò all’opera.

Dall’angolino nascosto che aveva trovato, Roger indugiava a tornare al lavoro e allungava il collo per vederlo meglio quando sarebbe passato.

Passarono la figura longilinea e i folti ricci di Brian, e i passi lunghi e frettolosi di Freddie, ma di lui nemmeno una traccia.

Preferì evitare di sporgersi ulteriormente, altrimenti sarebbe certamente cascato da quello sgabello traballante, limitandosi a sbuffare in silenzio: da dietro la batteria non ci vedeva un cazzo, e poi era troppo facilmente sgamabile! Che cazzo avrebbe dovuto inventarsi il suo cervello se l’avessero beccato con gli occhi nel sacco?

Roy si accarezzò pensoso il mento e premette il pulsante, avvicinandosi al microfono:

-John, fammi sentire di nuovo quel giro che hai trovato per Sweet Lady…-

Il batterista saltò sul posto, reggendosi a fatica su quel pezzo di legno marcio che aveva il regale compito di sostenere le sue terga, e aguzzò la vista.

Sebbene fosse lontano, poté comunque percepire l’espressione assorta ma allo stesso tempo rapita che John assumeva quando suonava, quell’espressione che lo faceva letteralmente impazzire.

Deaks, come lo chiamavano ormai tutti nel loro entourage, aveva un modo di ridurre gli occhi a due fessure e di distendere le labbra in un mezzo sorriso, che riusciva comunque a far intravedere qualche spicchio di Sole, che Roger non poteva far altro che adorarlo, anche se era costretto a farlo nell’ombra.

 

To win you I’d stand naked, stoned and stabbed

 

Il bassista bloccò le corde con una mano e, scostandosi la cuffia con l’altra, chiese al produttore il suo parere.

-Direi che è molto buono! Potreste usarlo, no?-

Brian si scambiò uno sguardo d’intesa con Freddie, che sorrise compiaciuto; era fatta.

-Per me va benissimo, ma… dov’è Roger?-

 

***

Roger sfilò a capo chino, sotto lo sguardo divertito di Brian e quello severo di Freddie.

-Zuccherino, grazie per aver alzato il tuo culetto d’oro e averci onorato della tua presenza!- gli lanciò una frecciatina quest’ultimo, facendolo scattare.

-Che strano, stavo per dire la stessa cosa!- gli si parò davanti il biondo, a pochi centimetri dagli occhi scuri e gli zigomi alti.

-Lo sai benissimo che di primadonna qui ce n’è una sola, e ce l’hai proprio davanti agli occhi!-

-Veramente, più che primadonna, l’aggettivo che io userei è rompicoglioni!-

-Bada bene, Rog; il nastro di quella tua fottuta canzone su eventuali scopate con il volante ce l’ho ancora io, e potrebbe accidentalmente finire nel cesso!-

Il batterista vacillò un attimo, riprendendo a fissarlo con occhi ancor più vitrei.

-Non ti permetteresti mai di farlo!-

-Ohohoh, questo lo dici tu! Scommettiamo? Mettimi alla prova e non ti deluderò!- sogghignò Freddie, compiaciuto.

Nel frattempo Brian aveva assistito al teatrino messo su dai due litiganti, e aveva ribadito la sua convinzione che quei due sembrassero due galletti in calore prigionieri nello stesso pollaio. John si era limitato a sorridere in segno di assenso, per poi tornare con lo sguardo sul suo fidato strumento, le dita che scorrevano piano sulle corde.

-Beh, vaffanculo! Scordati altri miei “Bismillah, oooh”, coglione! Ne ho le palle piene di fare sempre la parte dell’ eunuco!- Roger dette un calcio alla sedia vicina e si allontanò mentre Freddie, dopo avergli rivolto un dito medio di tutto cuore, si accomodò al pianoforte.

Il volto livido per la rabbia, il batterista si diresse a grandi falcate verso la batteria, ma venne fermato da John.

-Si sentiva la tua mancanza, Rog… C’era un silenzio atroce!- gli sorrise l’amico, e lui non poté che ricambiare sinceramente rincuorato, il passo più leggero e il cuore in gola.

 

I’d pay any price just to win you,
surrender my good life for bad

 

***

Lo studio era praticamente deserto, se si escludeva il ronzio degli amplificatori e quella luce rimasta accesa in cabina. Roger poggiò in silenzio il tè vicino a John e si sedette poco distante da lui, mentre quello lo ringraziò con un sorriso.

-Era una canzone nuova?- gli chiese il biondo, mentre il bassista annuì, da dietro la tazza.

-Sì, ho già incominciato a buttare giù qualche parola…-

-Davvero? Fantastico! Allora che aspetti a farmela sentire?-

John annaspò nel tè, tossendo un po’ e diventando di tutti i colori.

-Ro-Rog… Lo sai che io non… non so cantare.- tagliò corto, poggiando la tazza sul tavolo e nascondendosi il volto con i lunghi capelli.

Così facendo, non era riuscito a vedere il sorrisetto che era appena nato sulle labbra dell’amico, intenerito da quella scenetta.

Roger avrebbe tanto voluto scostargli quei capelli dal viso e accarezzarlo, dirgli che tutte quelle ragazzine petulanti che lo assillavano quotidianamente erano sceme, erano cieche, perché non si erano ancora accorte di quanto lui fosse bello, di quanto fosse meravigliosa l’increspatura che le sue labbra assumevano per ogni nonnulla, di quanto fosse fantastica la sua risata spensierata, e quanto fosse dolce quel suo tono di voce, delicato come una piuma.

 

I know I’m worth nothing without you

 

Avrebbe tanto voluto dirglielo, ma non lo fece: si limitò a scompigliargli un po’ i capelli, ridendo.

-Eddai, non fare così! Siamo solo io e te, mica ti vergognerai!-

John rialzò lo sguardo e lo incatenò al suo: effettivamente in quella stanza erano rimasti solo loro due, e ormai erano troppo amici perché potesse vergognarsi di sicure eventuali stonature che sarebbero venute.

-Ok, e sia! Ma poi non venirmi a dire che non t’avevo avvisato, intesi?- sentenziò con tanto d’indice accusatorio, mentre Roger alzò le mani in segno di resa. Quel gesto fece ridere di gusto il bassista, che si sistemò lo strumento sulle gambe, per poi schiarirsi la voce.

-You’re my sunshine, and I want you to know that my feelings are true… I really love you, you’re my best friend…-

Inconsapevolmente, il batterista si trovò a trattenere il fiato: quelle parole… vuol dire che… io… lui…

-Rog, tutto ok? Hai una brutta cera… Te l’avevo detto che era tutto a tuo rischio e pericolo, eh!- rise John, e il biondo si trattenne dal mandarlo affanculo solo perché il cuore glielo stava vietando con tutte le sue forze.

-Io… sì, sì, tutto ok… Mi è piaciuta un sacco…-

-Ok, ma, per favore, eviteresti di dirmelo con quella faccia? Sai, risulti poco credibile…-

-Vaffanculo, Deaks.-

John scoppiò nuovamente a ridere, ma s’interruppe quando l’amico gli porse una domanda che lo lasciò un po’ perplesso.

-A chi è dedicata?-

-A Veronica… non si era capito?-

 

And like one and one don’t make two

 

Roger deglutì, mandando giù un quantitativo di saliva pari a quello di un lama incazzato nero.

-Sì, sì, certo! Che domanda stupida, ehehehe!- ridacchiò isterico, di un’isteria che perfino il placido Deacon riuscì chiaramente a percepire.

Eccerto, che scemo, è Veronica la sua migliore amica, no? Dai, Roger, sei un povero coglione… Questo è pure diventato padre da poco, figurati se si mette a tubare con un finocchio come te!

-Rog, sicuro di stare bene? Te lo chiedo perché è da un po’ di tempo che ti vedo strano…- continuò John, avvicinandosi a lui con lo sgabello. Il batterista indietreggiò un po’ con il corpo, ma tentò comunque di rilassarsi.

-Deaks, io e te cosa siamo?- disse a voce bassa, ma non abbastanza perché l’amico non sentisse e non sussultasse per quella domanda improvvisa.

-Che… che intendi?-

-Intendo… Io e te che cazzo siamo? Conoscenti? Amici? Colleghi? Migliori amici? No, chiedo così, giusto perché mi è un po’ difficile capirlo…-

 

One and one make one

 

-Andiamo, Rog! Non te la sarai mica presa per il fatto che non sei tu il migliore amico di cui parlo nella canzone, dai! Sapevo che non avrei dovuto cantarla…-

-Sì che me la sono presa, cazzo! Perché non dovrei essermela presa, scusa? Passi la maggior parte del tempo con quella donna e, quando non sei con lei, te ne stai a scrivere canzoni da dedicarle! Ma robe da pazzi…-

-Si chiama amore, deficiente.-

-Eh no, eh! Non venirmi a raccontare la storiellina dell’amore e bla bla bla, perché io ti mando a fanculo, eh John! Non azzardarti nemmeno a tirarmi fuori ‘sta scusa del cazzo!-

Per tutta risposta il bassista si alzò di scatto dallo sgabello e si allontanò di qualche passo: -Si può sapere che ti prende?! Hai preso qualche pasticca?! Fai paura! Io me ne vado, cazzo!-

Detto ciò fece per andarsene dalla stanza, ma l’altro lo chiamò.

-No, fermo! Ti prego…-

Roger sospirò: già dire quel ti prego gli era costato un’immensa fatica, che ora sarebbe aumentata all’inverosimile.

-Non andartene.-

I passi di John morirono sull’uscio, così tornò a sedersi al proprio posto. Non seppe spiegarsi il perché avesse obbedito alla supplica dell’altro: era stato un gesto meccanico, più che altro. Solo meccanico, già.

Seguì qualche minuto di profondo silenzio, quasi religioso, e a Roger la religione non piaceva affatto.

-Grazie.- si limitò a balbettare, i lunghi capelli biondi che lo facevano rassomigliare ad una scolaretta delle elementari.

John ignorò la sua voce flebile: -Mi hai chiesto cosa siamo noi due, vero? Vuoi la verità? Siamo due cretini, ecco cosa siamo: vogliamo un rapporto esclusivo con l’altro e non riusciamo a capire che già lo abbiamo… Non serve eliminare tutto quello che ci circonda, Roger; lo capisce anche un cane che io e te siamo legati, ed eliminando altre “distrazioni” o “perdite di tempo”, come le chiami tu, non risolveremmo nulla, il rapporto non migliorerebbe… Stiamo già bene così, non trovi?-

Il batterista strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche e, reprimendo la voglia matta di scoppiare in lacrime, lo fissò dritto negli occhi, le iridi più glaciali del solito, e provò a mantenere un tono di voce calmo:

-John, a me non sta bene così, non ce la faccio più: io ti amo.-

 

And I’m looking for that free ride to me

 

Stette a fissarlo, in attesa di una reazione, fosse un “vaffanculo, finocchio!” detto ridendo o una sberla stampata a cinque dita piene.

Ma John rimase in silenzio, quel suo silenzio che Roger detestava fino alla nausea, perché avrebbe tanto voluto poter leggere facilmente nella mente contorta di mister “sto-zitto-ma-in-realtà-sto-pensando-a-come-conquistare-il-mondo”.

Poi, quando la speranza era ormai andata a farsi fottere e il batterista aveva distolto lo sguardo, quello aveva parlato e, com’era nel suo stile, non certo per dire delle parole a caso.

-Anch’io ti amo, Roger, ma non nel modo in cui intendi tu. O meglio… non quanto intendi tu. Il mio non è un amore esclusivo, non è il mio modo d’intendere i sentimenti, questo.-

Taylor lo fissò con gli occhi sbarrati, irrealmente grandi e, quando riuscì a riprendere fiato, balbettò confuso:

-… cosa aspettavi a dirmelo?-

L’amico si appoggiò al tavolo con i gomiti, accomodandosi meglio sulla sedia.

-Quel tanto di tempo che sarebbe servito a te per farti avanti, se mai ce ne fosse stata l’opportunità e se mai avessi avuto motivo di farlo… Non sono una bruna mozzafiato, e no, l’omosessualità non rientrava nei miei ordini del giorno, diciamo. C’ho messo un po’ prima di realizzare tutto quanto.-

Roger si accasciò sulla sedia girevole: -… e adesso che cazzo si fa?-

-Non lo so, Rog. Non lo so.-

-Cristo, sono fottuto. F-o-t-t-u-t-o, capisci? Passo mesi e mesi a rincorrerti e, quando finalmente riesco a raggiungerti, mi scompari da davanti agli occhi! È allucinante, John! Io… Io non riesco a crederci, mi sento male…-

Il volto di John assunse un’espressione triste, ma il ragazzo riuscì a scacciarsi di dosso quell’aria grigia e, tirato un bel respirone, si sporse verso Roger e gli prese le mani nelle sue.

-Non ti sto dicendo che non si può far nulla… È solo che non potrà essere esattamente come vuoi tu, ma ci si avvicinerà molto, te lo prometto.-

-Credi che possa bastarmi, John? Credi che io possa riuscire a farmelo bastare?- il tono della voce di Taylor si era nuovamente incrinato, e sapeva bene che di lì a poco non sarebbe riuscito a trattenersi e sarebbe scoppiato a piangere di fronte a lui.

Quanto cazzo sono patetico?

-Non ho detto questo… Non posso sapere di cos’hai bisogno, ma sono il tuo migliore amico e un po’ ti conosco, no?-

 

I’m looking for you

 

-Ma vaffanculo, va’!- sbottò il biondo e, detto quello, gli prese il viso nelle mani e lo baciò.

John fu colto un po’ alla sprovvista ma, inconsapevolmente, le sue labbra si piegarono presto in un sorrisetto: in un modo o nell’altro, dentro di sé sapeva che prima o poi sarebbe andata a finire così, e la cosa non poté che fargli piacere.

In quel momento non c’erano Freddie, Brian, Veronica o Robert in giro: c’erano solo loro due, e le labbra di Roger che suonavano incredibilmente dolci e morbide.

Scacciò via quei pensieri e incatenò le sue a quelle dell’angelo che lo stava baciando.

Era il miglior affare che avesse mai fatto.

 

***

-… John?-

-Sì?-

-Ti chiedo scusa: non è una fottuta canzonetta…-

John sorrise.

-Lo so.-

 

 

You make me live, whenever this world is cruel to me.

Ommioddio, ce l’ho fatta.

Ce l’ho fatta, cazzooooo!

Non ci credo çç *si commuove*

Ma bando alle ciance e riordiniamo le idee: era esattamente dal 6 dicembre dell’anno scorso che non pubblicavo sui Queen (pubblicavo, sì; quella storia la scrissi ad agosto e mi decisi a pubblicarla solo a dicembre, il che significa che era da più di un anno che non scrivevo sui miei beniamini ;__;).

Forse vi chiederete come mai sono sparita all’improvviso dal fandom e cosa mi ha spinto a ritornare… Probabilmente non ve ne fregherà un emerito cazzus, ma io ve lo dico lo stesso :P
Con i Queen è successo quello che ora mi sta succedendo con i Beatles, anche se con questi ultimi l’impatto è di minor gravità, lo devo ammettere: un anno fa mi sono incazzata da matti per la scarsezza di qualità delle fic e per come cani e porci si guadagnassero chili e chili di recensioni scrivendo un paio di stronzatine dedicate a Freddie (perché sì, quando si parla di ff sui Queen in realtà si parla di fic su Freddie; un po’ come Morrison e i Doors, per capirci.), quando c’era gente in circolazione che scriveva capolavori e non se li filava nessuno.

Sono sempre stata molto gelosa riguardo i Queen: sono stati il primo gruppo rock che ho scelto d’ascoltare con la mia testa, e che non ho sentito per sbaglio dallo stereo di mia madre o dal pc dei miei fratelli… Per questo quando ho visto quella spazzatura su di loro ho deciso di mandare a puttane la mia voglia di scrivere su questa band e di non azzardarmi più ad aprire questa sezione.

Per fortuna Thief_ mi ha fatto cambiare idea e ho potuto leggere la sua meravigliosa Spread your little wings and fly away. di cui sono innamorata all’istante. Ancor oggi, a distanza di mesi, ritengo che sia una delle migliori storie di tutta EFP (e la Willie è d’accordo con me o/)

Mi era quindi tornata voglia di leggere su di loro, ma di scrivere non se ne parlava manco per l’anticamera…

Poi, è successo.

Io e Willie abbiamo incominciato a parlare sempre più spesso dei Queen, io ho ricominciato ad ascoltare le loro canzoni e così via, fino al giorno in cui lei mi ha suggerito di guardarmi il fantastico documentario Days Of Our Lives, e lì è stata la fine. O meglio, il nuovo inizio.

Alla fine del filmato avevo praticamente inzuppato la tastiera e realizzato finalmente che, qualunque cosa dovesse succedere, i Queen resteranno sempre il mio primo amore.

Mi era tornata la voglia di scrivere, finalmente, solo che non sapevo come canalizzarla.

Poi, quasi per caso, sono capitata nella community 3songfic, che ringrazio davvero di cuore per la bellissima idea che hanno avuto, e ho avuto così modo di unire le canzoni di una delle mie band preferite ad un pairing che mi porto nel cuore praticamente da sempre ma su cui non ho mai avuto il coraggio di scrivere.

Roger e John insieme erano fantastici, io li adoro alla follia e credo che siano una delle coppie più belle del Rock n’ Roll (generalmente batterista e bassista insieme fanno faville, basti pensare ad Entwistle e Moon che mi fanno sciogliere sempre *Q*, oppure Adler e McKagan che oddio, insieme sono l’apoteosi della tenerezza, o anche Grohl e Novoselic, gaaaaaaa- ok, basta. Mi fermo, per il vostro bbbene.)

E, per la vostra incolumità, ci tengo ad avvisarvi: questa è la mia prima slash sui Queen.

So che lo slash di loro non è apprezzato, l’ho sperimentato sulla mia pelle tre annetti fa e non è stata per nulla una bella esperienza, ma ho imparato a sbattermene e tirare dritta per la mia strada.

Per cui, se non vi piace lo slash e state per lasciarmi una recensione colma d’insulti, sappiate che il mio indice supremo sta già per cliccare “segnala”. : D

Che altro dirvi? Ah sì, i capitoli di questa raccolta in tutto saranno tre, e credo che ne ambienterò uno per decennio: Settanta, Ottanta e Novanta, quindi.

Il titolo di questa raccolta è uno spezzone di una frase bellissima che Brian ha detto su Roger e John, e che ha contribuito a farmi iniziare questa fic.

 

John and Roger were very close, being the youngest ones in Queen.

In the early days they would always make fun of the stupidest things and laugh constantly.

They were best friends, and they grew closer as Queen got older.

 

Direi che non occorre aggiungere altro, eh? :’)

Il titolo di questo capitolo, invece, è un verso della canzone-tema di questa fic, Bargain degli Who, che vi consiglio di ascoltare mentre leggete. (Il titolo viene ripreso nei pensieri finali di John, se avete notato LOL)

Ok, la pianto di fare quella che scassa la minchia con note d’autore chilometriche, e che lo fa principalmente per non andare a studiare Hegel e i lipidi, e vi auguro una buona domenica.

Grazie a tutti e grazie a te, Willie, mia love of my life.

 

Dazed;

   
 
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