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Autore: Writer96    24/10/2011    4 recensioni
Quando hanno scritto la storia del mondo non hanno pensato a rendere ben chiara la distinzione tra maniera giusta e maniera sbagliata.
Hanno omesso questo passaggio, così, perché forse era giusto che tutti sbagliassero nel giudicare.
E m’han complicato la vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A "duepunti".
Perchè immagina e si diverte a far immaginare pure me.






Quando hanno scritto la storia del mondo non hanno pensato a rendere ben chiara la distinzione tra maniera giusta e maniera sbagliata.
Hanno omesso questo passaggio, così, perché forse era giusto che tutti sbagliassero nel giudicare.
E m’han complicato la vita.

Non esiste una maniera giusta o sbagliata di sfiorarci per caso.


Dondolano le tue braccia, al ritmo sconosciuto della musica del tuo cuore, del tuo battito.
Dondolano le mie, troppo lente per essere in sincronia con le tue. Camminiamo e i nostri passi calpestano ricordi ed emozioni, senza avere lo stesso ritmo, in modo sfasato
Si girano le nostre teste, si aprono i nostri sorrisi, ma non sono mai insieme.
Solo quando mi sfiora, per caso forse, la tua mano, io mi sento giusta.
Con i ritmo giusto del mondo nel cuore.
E se non c’è melodia, ce la creeremo.

Non esiste una maniera giusta o sbagliata di sorridermi a tradimento.


La testa è bassa, le dita scorrono sulla tastiera del computer, veloci, quasi invisibili.
Il ticchettio dei tasti copre quella voce maledetta che mi ricorda che sei qui.
Continuo a scrivere, a vivere, a sorridere, parlando anche, forse.
Poi mi volto e tu sei lì, con quel sorriso stampato in volto e i capelli che scivolano un po’ dalla cima del tuo capo.
Ed è silenzio, semplice ed assoluto silenzio.
-Grazie per il computer...- mormori, e io mi accorgo di aver smesso di scrivere, perché ti sei preso il computer, portandolo via.
Parole vuote, in confronto a noi.

Non esiste una maniera giusta o sbagliata di parlare insieme.


Valanghe, fiumi di parole, una calamità naturale dopo l’altra esce dalla mia bocca, infrangendosi sul tuo petto.
Sono emozioni che avevo chiuso, con fretta, da qualche parte, in un cassetto impolverato, in attesa di qualcuno che sapesse prenderle e accarezzarle per soffiare via la polvere.
Parlo, e tu sei lì, a parlare con me.
Non sono più io che parlo, ma sei tu, accattivante nel tuo essere distrutto.
Parliamo e non ci sarebbe nemmeno bisogno di farlo.
Ho imparato a conoscerti. So quando le tue parole usciranno come una lunga e leggera pioggia autunnale.
So quando mi bagneranno, infradiciandomi lentamente fino al midollo, catturandomi.
So quando tu sarai lì, pronto ad asciugarmi con un tuo sorriso.
I’m singing in the rain.

Non esiste una maniera giusta o sbagliata di salutarci.


Mi alzo, sulla punta dei piedi, per arrivare alla tua guancia.
Ti sfioro con le labbra, mentre con una mano mi appoggio alla tua spalla.
Non c’è equilibrio, adesso.
Si è spezzato, rotto, distrutto.
Solo quando mi appoggio a te non cado.
Fa male, non cadere. Fa più male che cadere, ed è questa la cosa buffa.
Ora, non sto bene.
Sono pochi centimetri, la mia testa si volta ed ora sono le tue, di labbra, sulla mia guancia.
Calore.
Prima che tu te ne vada, prima del freddo, prima di cadere, l’attimo di equilibrio sospeso in aria.
Volo, ora.
Sospesa, e sto bene.
Un equilibrista.

Non esiste una maniera giusta o sbagliata di guardare le cose.


Seduti, guardiamo fuori la notte che si avvicina, mentre le persone attorno a noi hanno i contorni sfocati.
Niente è a fuoco, a parte ciò che vedo davanti a me.
Non sei tu, non è nessuno.
E’ una particella, così piccola ed invisibile che non ci farà mai caso nessuno.
Volteggia, fa capriole per aria e alla fine scompare, rapita dal buio.
-Cosa guardi?-
-L’infinitamente piccolo.-

Mi piace guardare ciò che le persone non vedono. Come la parte nascosta di te.


Quando hanno scritto la storia del mondo si sono, probabilmente, dimenticati apposta di metterci la distinzione tra giusto o sbagliato. Così ora tocca a noi, ai poveri personaggi, trovarla.
Ed io, per quanto possa sforzarmi, non ho ancora capito perché la maniera sbagliata in cui siamo amici mi sembri tanto giusta.




 

Mi ritrovo, ancora una volta, a scrivere un'orginale. Romantica, melensa e probabilmente anche brutta. Come dice sempre Nali, io scrivo quando scoppio di emozioni, quando la rabbia, la tristezza, la felicità mi soffocano e mi riempono. E così l'ho scritta,  e l'ho dedicata ad "duepunti" perchè c'è un motivo, se è così bello parlare.
Grazie a chiunque la leggerà. Grazie a chiunque la capirà.
-W

   
 
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