Correvano
velocissimi tra gli alberi riarsi del bosco, verso il Goshinboku,
il luogo dove tutto era iniziato e dove tutto la nemesi
sembrava dovesse compiersi: Inuyasha, con Kagome e Shippo sulle spalle,
avanzava a grandi balzi, al punto che Miroku a fatica
riusciva a stargli dietro. A lato, Kirara sfrecciava
rasoterra, mentre sulle sue spalle Sango si sporgeva
in avanti, come a voler arrivare prima: alle sue spalle, sdraiato a faccia in
giù, Koga ansimava, e tratteneva a stento il dolore
proveniente dalle gambe squarciate.
“Maledetto
Naraku” mormorava “lo ucciderò...”
“Trattieni il fiato, e
muoviamoci!” gridò Miroku “Ora che si è impossessato delle tue schegge, resta solo quella di Kohaku: dobbiamo raggiungere Naraku
prima che riesca a catturarlo!”
“Forse troveremo lì anche Kikyo?” chiese Shippo.
“Il suo piano sta per giungere a conclusione, quindi è possibile” mormorò a denti
stretti Inuyasha “ma non è questa la cosa più
importante adesso”
La cosa più importante era
raggiungere il Goshinboku. Ma una visione imprevista
li fece rallentare: una massa informe verde giaceva sulla strada: eppure,
nonostante fosse solo un grumo di carne, aveva un aspetto familiare, e vicino
ad esso giaceva un bastone intagliato.
“Jaken!”
esclamò Miroku.
Era proprio Jaken, ma ferito mortalmente e quasi privo
di sensi. Inuyasha gli
si avvicinò e lo sollevò con cautela.
“Sei ancora vivo... che è
successo”
“S... sei Inuyasha?”
ansimò debolmente Jaken “Per fortuna... aiuta il
signor Sesshomaru...”
“Sesshomaru? Che sta succedendo?”
“Il signor Sesshomaru e Naraku stanno combattendo... ma non c’è speranza, è diventato troppo
forte... aiutatelo...”
“Quindi
anche Sesshomaru è qui?” disse Kagome.
“Naturale! Kohaku era con Sesshomaru, quindi
se Naraku lo cercava doveva incontrare per forza
anche lui”
“Allora dobbiamo andare!” disse Sango “Kohaku
è in pericolo!”
“Ma...
e Jaken?”
“Forse lo posso curare io”
disse Kagome.
“Lascia... perdere” mormorò Jaken, sempre più flebilmente “ora è tardi...
ma vi prego aiutate il signor... Sesshomaru...”
e giacque.
Miroku
recitò una breve preghiera, e subito riprese la corsa per raggiungere gli
altri, che già correvano verso l’albero sacro. Quando finalmente arrivarono, si
trovarono davanti a una scena terribile: Rin giaceva a terra, esanime, e al suo fianco, in ginocchio,
Kohaku singhiozzava. Davanti a loro Sesshomaru, gli artigli sporchi di sangue, fronteggiava Naraku.
L’arrivo
del gruppo interruppe lo scontro. Naraku volse lo
sguardo verso i nuovi giunti, e sorrise.
“Bene,
bene, bene... ora siamo al completo, no? Circondato da tutti i miei nemici... o
ne manca una?”
Così
dicendo, aprì la tunica che gli copriva il petto, e mise alla luce Kikyo, priva di sensi,
imprigionata al suo corpo.
“Kikyo!” gridò Inuyasha, e
sguainata
“Illuso...
tu come lei, che sperava di usare contro di me il potere della sfera degli Shikon, e invece ora sta
tornando definitivamente nel regno dei morti... ed ora chiuderemo gli altri
conti: è tempo che la sfera sia completa”
Alzò
una mano, stretta a pugno. Per qualche istante non avvenne niente, e tutti si
chiesero cosa volesse fare, quando ecco che Kohaku,
come sospinto da una forza invisibile, si sollevò da terra, e iniziò a
fluttuare verso Naraku. Contemporaneamente Sango e Sesshomaru balzarono
contro il mezzodemone, ma non riuscirono a bloccare
il corpo del ragazzino in tempo, ed essi stessi si trovarono stretti nella
morsa delle scaglie di Naraku. Questi con una mossa
indifferente gettò a terra Sango,
ferita e sanguinante, ma non lasciò andare Sesshomaru.
“Adesso
completerò l’opera che avevo iniziato tanto tempo fa” disse.
Mentre
Miroku accorreva ad aiutare la sua donna, gli altri
osservavano terrificati ciò che stava accadendo: intorno a Naraku
iniziarono a fluttuare i Saimyoushu, ed uno di essi si posò sulla spalla di Kohaku,
togliendogli la scheggia di sfera. Il giovane si piegò lentamente su sé stesso, e in pochi istanti si sciolse in cenere. Nel
frattempo l’insetto aveva poggiato la scheggia sul petto di Naraku,
il quale sorrise trionfante.
Un
grande bagliore accecò Inuyasha
e Kagome: l’ultima scheggia si stava fondendo con le
altre, a ricreare la sfera degli Shikon. Ma non era solo quello: le scaglie di Naraku
stavano ricoprendo sempre più il corpo di Sesshomaru,
che cercava di liberarsi con Tenseiga. Eppure l’arma, che aveva avuto tanto successo contro Moryomaru, ora non sembrava in grado di resistere al
nemico. Perdendo per un attimo la calma, Sesshomaru
fece pressione per liberarsi, ma avvenne l’inimmaginabile: Tenseiga
si spezzò. E nello stesso momento della rottura, Sesshomaru
fu completamente ricoperto dalle scaglie, e una nuova, grande
luce riempì la radura, accompagnata da un suono acuto. Quando
cessarono, il gruppo non aveva più di fronte a sé lo stesso nemico. Ora li
affrontava il demone Naraku.
Era
vestito di nero, neri erano i gambali, i guanti e le
borchie che cingevano i polsi, nera la corazza con gli spuntoni che copriva le
spalle, nera la cotta di maglia che lo rivestiva. Nella mano sinistra teneva
una spada, e dalla destra spuntava un lungo artiglio acuminato. Ma il volto, ed il sorriso, erano sempre gli stessi. Di Sesshomaru, completamente assorbito, non c’era più traccia alcuna.
Kagome e Shippo erano sopraffatti dal terrore, Miroku
osservava e si sentiva impotente di fronte ad una simile manifestazione di
potenza, Inuyasha guardava con fare assente, totalmente sconfitto. Ma
riuscì a trovare la forza di gridare un’ultima domanda:
“Naraku, perché tutto questo? Cosa cambierà, ora che sei
un demone? A che ti serve tutto questo odio?”
Ancora
una volta, Naraku sorrise:
“Vuoi
saperlo davvero?”
For all the times you
left me bleeding
Clouded,
weakened by the haze
Cut
of my pride, enough to forgive
Reconcile,
back to square nothing
“Cinquant’anni fa, quando ancora Onigumo
era vivo, cosa spinse la legione dei demoni a
impossessarsi del suo corpo? Perché proprio lui? È
stato facile per voi attribuire tutto alla sua aura
spaventosamente malvagia, vero? Come se un brigante fosse peggio dei
samurai che mettono a ferro e fuoco il paese per imporre il proprio potere, dei
signori che sfruttano i propri feudi come se ne fossero i creatori, dei monaci
buddisti che ingrassano sulla superstizione della folla... Onigumo
non era peggiore di tutti costoro, ma solo lui, e quelli come lui, dovevano
vivere nell’infamia... e questa giustizia distorta è la stessa per cui voi stessi siete sempre pronti a difendere ogni
umano, anche il peggiore, ma non mostrate pietà dei demoni... tu, monaco Miroku! Quante volte hai rifiutato di ferire anche gli
uomini che cercavano di ucciderti? Dicevi che
obbedivano a degli ordini e non meritavano quindi la morte. Ma
tutti i demoni che agivano alle mie dipendenze? Non erano anche loro
costretti? E allora
perché non li hai risparmiati? Forse che un demone, per
quanto abietto, non ha gli stessi sentimenti di un uomo?”
It seems I lost my direction
Don't
have the strength to let it slip
Have no desire for
the shore
Just let me play here for some time
“Ecco
che cosa ha unito Onigumo e i demoni: non la
malvagità, come avete voluto credere, ma l’abbandono e l’ingiustizia. E il desiderio di vendetta. Ecco cosa sono
io, Naraku. Ed ecco
cosa farò adesso”
Così
dicendo, con uno scatto improvviso balzò su Miroku e Sango, squartandoli con una sola artigliata. Kirara si lanciò verso di lui, ma Naraku
fu più rapido e la uccise con un affondo di spada. Si voltò verso Inuyasha e Kagome, e non c’era
più sorriso sul suo volto, ma solo rabbia feroce. Mosse
verso Kagome, ma Inuyasha si parò innanzi, con
Spent
some quality time with the demon of mine
I
like the way you struggle
But you know I'm here
to win
Dopo
minuti come ore trascorsi in quella lotta, Naraku rallentò il ritmo. Allora Inuyasha
cercò di cogliere l’attimo, e tentò la cicatrice del vento. Troppo tardi si
accorse che quella era stata una finta per indurlo ad aprire
la guardia, ma quando lo capì la spada di Naraku lo
aveva già trapassato da parte a parte. Molto lentamente, Naraku
sfilò la lama dal corpo del mezzodemone, che per
qualche istante restò immobile in piedi, poi si piegò in avanti, soffocato dal
suo stesso sangue, e cadde a terra morto.
Kagome si
gettò sul corpo di Inuyasha,
piangendo disperata. Naraku
la osservava, impassibile. Poi
levò in alto la spada.
La ragazza lo vide, e lo guardò
con odio.
“Avanti,
uccidimi. Lo hai detto prima, per te siamo tutti degli
ipocriti, vero? Questo ti giustifica a devastarci tutti, nel corpo e
nell’anima, vero? Godi della tua vendetta, allora!”
Naraku la
fissò gelidamente.
Is this how I want to spend my
days?
Shadowed, it fears me, my utopia
Try to find some peace to destroy
These are my sins, I'm heading to fall
Never understood though I accepted
All the weakness that I discover
You gave me a place to hide and lost the key
Drowned my head just to see it sink
“Credi
che si tratti di piacere? Cosa ne sai tu di ciò che cova
nel cuore degli emarginati? Quando contro la tua volontà nasci
in un ruolo disprezzato da tutti, infimo e deriso, e sai di non avere la
possibilità, di non avere la forza di uscirne, allora non puoi coltivare
nemmeno la speranza, che è ciò che spinge gli uomini a vivere, e solo l’odio
cresce, e ti erode dall’interno, al punto che il tuo solo desiderio è soltanto
assumere una forma nuova, nuova ma comunque conforme a questo sistema in cui
sei nato, che ti è stato imposto contro la tua volontà, ed usare questa forma
per distruggere ogni cosa, i tuoi aguzzini, i tuoi oppressori, i tuoi amici...
anche te stesso”
Spent some quality time with
the demon of mine
I
like the way you struggle
But you know I'm here to win
Non
aspettò che Kagome replicasse: con un solo colpo di
spada la decapitò, aggiungendo nuovo sangue a quello che già ricopriva la sua
corazza, sino a poco prima così lucente.
“No!”
A
gridare era stato Koga. Con forza incredibile riuscì
ad alzarsi sulle gambe, nonostante fossero spezzate e sanguinanti, e tentò di
attaccare Naraku. Ma fu un
tentativo inutile, il demone lo trafisse in un attimo. Poco più in là,
nell’erba c’era un fruscio: era Shippo, rannicchiato
a terra, sconvolto dalla mattanza a cui aveva assistito, che piangeva e
tremava, incapace di parlare. Con noncuranza, Naraku
poggiò un piede sulla testa del cucciolo, e la schiacciò, senza premurarsi poi
di ripulire gli stivali dai grumi di carne.
Ora
nella radura c’era una grande quiete. A poche
centinaia di metri si alzava il fumo del villaggio in fiamme, fiamme che poco a poco si allargavano a tutto il bosco.
Forse avrebbero ricoperto presto l’intero Giappone, chi lo sa?
Naraku si
avvicinò al Goshinboku: dal suo volto non trapelava alcuna espressione. Un lieve ronzio salì dal petto, ma abbassò
appena lo sguardo per vedere di che si trattasse: era
la sfera degli Shikon, ormai nerissima, che stava
implodendo su sé stessa. Velocemente divenne sempre più piccola, sino a
diventare un puntino infinitesimale. E in quel puntino il demone Naraku venne risucchiato in pochi
istanti, e non rimase più niente.
Spent some quality time with
my borrowed smile
The
gleam is replaced, rip me open and erase me