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Autore: Suicidal_Love    25/10/2011    3 recensioni
Dovette fare uno sforzo enorme per riprendere il controllo di sé e domare quel turbinio improvviso che, come una tempesta, si stavano abbattendo sul suo autocontrollo, rispecchiandosi in pieno nelle sue iridi celesti che ora s’erano dipinte dell’ebano più oscuro.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ehm ok. Sono sempre io la vostra Sui e.e

Sì. Sto aggiornando TUTTE le fanfic. Spero che questo capitolo vi piaccia e che vi introduca pian piano nella storia. Scusate il ritardo ma ho avuto un blocco da cui non riuscivo ad uscire.

Ora grazie a: Edian – Agito – mindyxx – Rhys89 – Aleinad - _AZRAEL_ - Fenis79 – elfin emrys – soniacristina1989 – Shannara_810

 

BUON COMPLEANNO

 

La seconda stanza da letto era piccola e spoglia: un letto di ferro, un tappeto fatto con strisce di stoffa intrecciate, un quadro raffigurante un paesaggio marittimo e nessun materasso.

Merlino si poggiò contro lo stipite della porta ed avvicinò al viso una piccola tazza fumante. Il giovane vi soffiò sopra ed il suo sguardo corse fuori alla finestra. Dei fiocchi di neve cadevano dal cielo andando a posarsi soffici sul terreno creando un manto d’avorio.

Fece un passo indietro e sbadigliando andò alla camera seguente; i materassi squarciati occupavano lo spazio di quella che un tempo era stata la camera riservata ai pazienti di quel piccolo centro costruito tanti anni addietro.

Finalmente, dopo varie lotte e proteste al sindaco del villaggio, Gaius, aveva ottenuto una struttura più grande, anche grazie al gemellaggio fatto con il paese vicino.

Il medico, infatti, unitosi con il collega aveva progettato lui stesso il nuovo impianto ospedaliero in cui i pazienti sarebbero stati curati con più mezzi e più diligenza, nonché avrebbero potuto restare all’interno della struttura per tutto il tempo della convalescenza.

Merlino ne era particolarmente felice, soprattutto perché fin da quando ne aveva memoria non aveva mai avuto una camera propria per più di una settimana. Invece, da quello stesso giorno non solo avrebbe avuto una camera sua, ma anche una piccola ala adibita ad appartamento nel quale avrebbe convissuto con il suo ragazzo, Gwaine Green.

Il fidanzato era di cinque anni più grande ed il loro incontro era stato del tutto inaspettato.

Merlino all’età di sedici anni era uscito di nascosto per incontrarsi con i suoi due migliori amici, William e Freya, con i quali aveva in progetto di passare la notte di Samhain nella vecchia “Aubrey House  ove si narrava che all’interno vi fosse ancora lo spirito della padrona di casa, Elizabeth Borley, che il giorno delle celebrazioni del Samhain scoprì il marito a letto con la figlia.

La donna rimase talmente sconvolta che in un raptus di rabbia si era scagliata su entrambi uccidendo il marito e in seguito la figlia maledicendoli; solo qualche giorno dopo si tolse la vita lasciando però nella casa un alone di morte e disperazione che ad Ognissanti si scatenava facendo rivivere alla donna, per punizione, l’episodio.

Il ragazzo rabbrividì visibilmente e la sua mente tornò a quel giorno.

 

*FLASHBACK*

 

 Il nome di Elizabeth Borley e la data della sua morte erano incisi su una semplice croce in legno accanto alla quale vi era un vasetto con un paio di steli essiccati che un tempo dovevano essere stati fiori.

La tomba vicina aveva invece una lapide in marmo nero, con le lettere incise palesemente da un marmista:

 

MARY JOANNA BORLEY

Figlia adorata di Bill Borley

Deceduta il 31 ottobre alla tenera età di 22 anni

 

Merlino si era avvicinato all’ultima tomba. Un’altra lapide di graniglia, grigiastra questa volta, su cui le lettere dell’iscrizione erano state scavate molto profondamente e riempite d’oro: “Lasciate un fiore per colei che mai troverà pace”.

Il sole era ormai tramontato in fretta e poco dopo le sei i tre amici erano già in casa, con le imposte chiuse, a preparare i sacchi a pelo per la notte.

“Ragazzi io non sono sicura che sia una buona idea” mormorò Freya tirando fuori dallo zaino una piccola lanterna che accese velocemente facendo parzialmente luce al luogo.

“Oh dai donna” la apostrofò Will con un sorriso malandrino che contagiò il viso di Merlino. “Hai paura di una vecchia leggenda?” finì sedendosi sul suo materasso improvvisato.

La ragazza arricciò le labbra ad un broncio e si sistemò la coda facendogli la linguaccia. “Non è una leggenda, come non lo è il Pierrot” esclamò lei saccente toccandosi distrattamente la piccola croce che portava al collo.

“Io credo siano solo stupidate fini a far spaventare noi ragazzi” concluse il ragazzo accendendosi una sigaretta. “Tu che pensi Merlino?”.

Il diretto interessato fece spallucce e si strinse nella pesante felpa che indossava.  “Credo che ci sia sempre una mezza verità dietro una menzogna” rispose stringendo la mano all’amica che gli sorrise imbarazzata.

“Cazzate” elargì Will alzandosi dal suo giaciglio iniziando a vagare per la piccola casa. “Io vado ad esplorare la spaventosa Aubrey House”.

Le ore passarono e quando la lancetta della mezzanotte scoccò, i tre ragazzi già dormivano.

Solo Merlino sentì il suo nome e come in un sogno si alzò dal suo sacco a pelo salendo le scale che portavano al piano di sopra.

Davanti ad una porta vi era una donna, una donna bellissima che con sguardo stanco lo aveva osservato prima di entrare nella stanza.

Ci furono delle urla, oggetti che caddero a terra e quando il ragazzo vi entrò sgranò gli occhi.

La donna teneva fra le mani un ferro e stava per calare il colpo sul capo di un uomo che proteggeva con il corpo una giovane piangente.

“NO!” aveva esclamato il moro lasciando che la donna sgranasse gli occhi.

“Perdonami, ti prego concedimi il perdono” aveva sussurrato questa con le braccia sollevate e tremanti pronte a colpire.

Merlino era indietreggiato d’istinto e stranamente aveva sorriso con dolcezza osservando i tre prima di esordire con un “vi perdono”.

Le tre anime, dopo un piccolo grazie, sparirono ed una piccola luce bianca inglobò la stanza prima che questa tornasse nell’oscurità, spazzata via da un piccolo raggio lunare che da un vano della finestra tentava di far luce. Il moro era avanzato nella stanza ed aveva spalancato l’imposta lasciando che il suo viso venisse bagnato dai raggi lunari.

Solo pochi minuti dopo aveva visto un ragazzo con in mano una bottiglia vuota di birra osservarlo dal cancello della casa. Merlino aveva sorriso timidamente e questi aveva alzato il braccio in un cenno di saluto prima di vomitare.

Il sedicenne aveva riso e quando si era girato gli parve di vedere quell’uomo che tanti anni fa gli aveva regalato quella collana che da allora non si era mai più tolto.

Aveva sbattuto più volte le palpebre ma quando ritornò a quel punto in cui l’aveva visto, del Lord nessuna traccia.

 

*FINE FLASHBACK*

 

Erano passati quasi tre anni da quella piccola gita e da allora lui e Gwaine facevano coppia fissa.

Freya in principio non era stata entusiasta di quel ragazzo che di serio non pareva avere nulla. Era un assiduo frequentatore di bar ed aveva un debole per il gioco e l’alcol, ma in compenso era un uomo d’onore e straordinariamente intelligente.

Merlino si era innamorato di lui, però, a causa del suo carattere da buffone che lo distingueva da tutti.

Gwaine era unico, pensò avanzando per la vecchia clinica sorseggiando di tanto in tanto quel tè che da parecchio tempo era rimasto intoccato dal giovane perso nei ricordi prima che davanti a lui comparisse la sua migliore amica seguita dal fidanzato, nonché migliore amico, Will.

“BUON COMPLEANNO MERLINO!” esclamarono entrambi mostrando una piccola torta al cioccolato con sopra una candelina rappresentante un ‘18’.

Merlino sorrise raggiante e si avvicinò con il viso alla torta soffiando sulla candelina scatenando delle piccole grida eccitate di Freya che teneva fra le mani il dolce.

“Bene bene ora” disse una voce dietro ai due facendosi spazio “sexy fidanzato in arrivo!” finì Gwaine spostando il povero Will che gli diede una pacca sulla schiena stringendo poi la vita della fidanzata.

“Buon compleanno Dumbo” esclamò il castano poggiando le labbra su quelle del giovane che ricambiò il bacio sempre tenendo stretta fra le mani la sua fedele tazza di tè.

“Grazie Gaston” mormorò il moretto osservando gli amici “e grazie anche a voi Bianca e Bernie!” finì con un sorrisone.

“Ormai sei maggiorenne!” esclamò Will saccente “ovvero perseguibile penalmente!”  finì ricevendo dalla ragazza un piccolo coppino.

“E’ una responsabilità Merlino. Non sei più un ragazzino, ma dovrai anche …” Freya non riuscì a finire la frase che i tre ragazzi presenti nella stanza chiusero gli occhi fingendo di russare. “AH AH molto simpatici! Non prendete seriamente il fatto che raggiungere i diciotto anni ti segna!” continuò con l’unico risultato che il russare aumentasse. “Vi odio” borbottò.

“Dai amore, oggi è il suo compleanno non iniziare a tartassarlo con la storia della responsabilità!” proferì Will dandole un bacio sulla gota rossa.

Gwaine ridacchiò e scompigliò i capelli al fidanzato “Stasera grande festa … mi raccomando fatti bello” gli sussurrò all’orecchio “soprattutto fatti bello per il dopo festa” finì scendendo con la mancina sulle natiche di Merlino che sobbalzò arrossendo.

“Maniaco” mugugnò staccandosi da lui e avanzando nel corridoio “che dite? Una bella fetta di torta ci vuole no?”.

I tre annuirono e lo seguirono felici. Sarebbe stata davvero una bella giornata, pensò il festeggiato.

La neve, gli amici ed una festa.

 

 

L’ennesimo boccale di birra si levò nel piccolo bar del paesino e Merlino lo bevve tutto d’un sorso incitato dagli amici che quando anche l’ultima goccia del liquido fu sparita, urlarono chiamando più e più volte il suo nome.

Il neo diciottenne barcollò pericolosamente ed alzò le mani al soffitto unendosi a quelle urla sovrastate di poco dalla musica che da tre ore colorava con le sue note il locale.

Saltò più e più volte e rise sguaiatamente  osservando la folla. Dov’era Gwaine?

Si mosse fra la gente cercandolo, per poi ritrovarsi fuori, sotto la neve con il gelo che lo colpì quasi fosse un padre pronto a punire il figlio per una marachella.

Merlino avanzò alla cieca verso una piccola radura di alberi che si stagliava davanti alla sua vista. Ridacchiò furbescamente prima che un giramento di testa lo facesse quasi finire con la faccia in quella neve; prontamente, però, due braccia lo tennero sollevato ed uno sbuffo si perse nell’aria.

“Non credevo che il nostro incontro sarebbe stato così” esclamò la voce che ricordò al moro un qualcuno che già aveva conosciuto. “Sei proprio un piccolo idiota Merlino” continuò questi sollevandolo come se fosse una piuma.

Il ragazzo si stropicciò gli occhi e due iridi color cielo ed una chioma color grano si presentarono davanti al suo volto. Il sorriso del suo ‘salvatore’ momentaneo si allargò. Un sorriso pregno di sarcasmo che fece venir voglia al diciottenne di prenderlo a schiaffi.

“Chi siete?” mormorò Merlino non capendo il perché gli avesse dato del lei visto che pareva avere non più di venticinque anni.

“Non mi riconosci idiota? Sono tuo marito” esclamò questi posando le labbra sulle sue prima che una piuma nera cadesse nel punto esatto in cui i due stavano pochi secondi prima.

 

To be continued …

   
 
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