Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Lyn19    25/10/2011    1 recensioni
Una favola assai strana. Con personaggi nuovi che vi faranno ridere ma vi sorprenderanno per la loro profondità. O per la loro crudeltà. Insomma, leggete e commentate! xD
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cirucci Báthory.

-Moooooorbido! Che dico, morbidissimo!!!-
Avrei voluto spararle in testa. Ma mamma se la sarebbe presa se avessi ucciso la mia adoratissima zia.
-Zia, lascia stare le mie guance. Ora.-
Il tono della mia vote era decisamente irritato ma lei, per fortuna, non lo notò. Anzi, si concentrò su tutt' altra cosa.
-Questo non è il tono che una signorina come te dovrebbe adottare. Sei pur sempre una Lady!- Sospirai. Ancora con quella stupida storia. Ancora con la solita risposta.
-Siamo nel ventunesimo secolo. Se sei un nobile non ti fa arrivare alla fine del mese-
La donna fa la stessa espressione che, almeno una volta, ho visto sul volto di tutti i miei parenti. -Cirucci cara, devi passare più tempo con la mia nipotina Kimberly!-
La donna incitò la graziosa fanciulla che le stava accanto a farsi avanti e presentarsi.
Questa si inchinò elegatemente e disse il suo nome come se fosse una battuta di un copione.
-Kimberly Báthory, è un piacere conoscerla, signorina Cirucci, vostra madre mi ha sempre parlato di voi. Spero potremo essere amiche.-
Sorrise alla Monna Lisa e tornò accanto alla madre. La guardai male, ma chi si poteva vestire come una bambola di porcellana?
-Contaci nanetta-
Le risposi regalandole uno dei miei bellissimi ghigni.
Decisi saggiamente di allontanarmi, prima che qualcuno si decidesse finalmente di farmi fuori.
La piccola bambolina di porcellana mi seguì sperando che non me ne accorgessi, ma le sue scarpe facevano un rumore tremendo.
-Non sei tenuta a stare con me, sappiamo entrambe che sarebbe solo una tortura.-
Le dissi girandomi di scatto e, per poco, non mi venne addosso.
-Ma... io voglio essere tua amica!-
Disse lei, anche se stava chiaramente mentendo. Io ero un'esperta di bugie: sapevo raccontarle, ma anche accorgermi se qualcuno stava cercando di ingannarmi. br> -Zia Gheltrude ti obbliga, lo so bennissimo. Lo fanno tutte all' inizio, ma poi ti diranno che sono una cattiva compagnia e non ci vedremo fino a Natale.-
Lei scosse la testa e mi disse, quasi come se stesse per mettersi a piangere.
-Non è vero! Voglio essere tua amica!-
Sospirai e continuai a camminare verso camera mia. Ero arrivata da tre settimane e quella fu la quinta visita di qualche parente di cui non conoscevo nemmeno l' esistenza. Almeno però quella ragazza aveva il mio stesso cognome.
Arrivata davanti alla porta di camera mia bloccai la ragazza e le dissi
-Qui non puoi entrare. Torna in salotto-
Ma lei non si muoveva di un centimento. Restammo così a fissarci per circa quindici minuti, nessuna delle due aveva intenzione di mollare lo sguardo.
-Cirucci, c' è Amon al telefono!-
Finalmente, una notizia decente rallegrò quella giornataccia. Iniziai a correre verso il salotto come se fosse una questione di vita o di morte. Anzi, forse lo era.
-Pronto?-
Dissi, portandomi l' apparecchio accando al viso.
-Ehi Cirry! Ehi... mi spieghi perchè ogni volta che rispondi hai il fiatone? Va beh, conoscendoti è meglio non saperlo...-
Mi scappò un sorriso. Quella era la mia Amon. Non era cambiata neanche un pò.
-Comunque, indovina un pò chi può venire da te per una settimana?-
Per un attivo ebbi l' impressione di svenire. Avrei voluto mettermi a gridare di gioia, ma poi mi avrebbe presa in giro per l' eternità eterna quindi optai per una reazione più contenuta.
-Ma come? Abbandoni il tuo amatissimo professore?
Amon era la ragazza più fortunata del mondo. Era una riccona che studiava a casa e il suo professore, più che altro paragonabile a un maggiordomo, era talmento bello da non sembrare umano.
-Ecco al cosa ancora più bella. Viene anche lui. Spero che a tua madre non venga un attacco, ma sappiamo entrambe che il gelosone era tua padre.-
Scoppiammo a ridere entrambe. La sua risata mi fece ritornare alla mente tutte le nostre avventure e finalmente potevo di nuovo combinare qualche cavolata con lei.
-Ok, adesso però devo andare, mia madre mi aspetta. Ti chiamerò per dirti quando arrivo, ora devo proprio scappare! Ci sentiamo!-
Avrei voluto chiederle di non riattaccare, volevo ancora sentire la sua voce, ma era troppo tardi. Sospirai e poggiai il telefono sul tavolo e me ne tornai in camera mia.
Ad attendermi, davanti alla porta, c' era mia cugina. Inclinai la testa di lato e la guardai confusa, mi aveva davvero aspettato lì tutto il tempo senza entrare? Decisi di rassegnarmi. Quella bimbetta era proprio testarda.
-E va bene. Ti va di andare a fare un giro al parco?-
Le chiesi rassegnata. Lei annuì e mi sorrise, il suo volto sembrava quello di un angelo. -Però ti cambi. Ti presterò un paio di Jeans e una T-shirt sperando che ti stiano. Anche se sei piatta e nana dovrebbero starti...-
Non sembrava affatto offesa, anzi, mi sorrise ed entrammo in camera mia. Le lanciai alcuni vestiti e uscì dalla stanza. L' avrei aspettata in giardino.

-Ricordati, se c' è qualche bel fustacchione noi due non ci conosciamo-
-Lady Kimberly. Le chiedo gentilmente di farsi da parte appena qualche bell' uomo si presenterà dinanzi a noi. Comprende?-
Lei annui incerta, forse si stava chiedendo il perchè di quella richiesta, ma di certo non sarei stata io a illuminarla.
Camminammo a lungo ma non passava nessuno. Il parco sembrava deserto.
Ad un certo punto, un piccolo gattino nero, corse a ripararsi tra i miei piedi.
Ero una calamita per i gatti, ogni volta che ne vedevo uno quello continuava a starmi appiccicato pretendendo coccole.
E a me non dispiaceva affatto.
-Ehi piccolino, perchè scappi?-
Chiesi, per poi prenderlo in braccio e coccolarlo. Guardai il suo collare. Era blu e aveva solo una terghetta sulla quale era scritto "Phantomhive" a grandi caratteri.
-Conosci qualche Pahntomhive? Sembra un nome da nobile... e... aspetta, mi sembra di aver già letto questo cognome in qualche libro horror...-
Mia cugina mi guardò con un' espressione spaventata . Continuando ad accarezzare la testolina del gattino le chiesi
-Ma che hai? Mi guardi come se fossi un fantasma-
-Metti giù quel gatto! E' del maggiordomo del Conte Phantomhive, andiamocene prima che venga a riprenderselo.-
La biondina sembrava terrorizzata, ma non capivo cosa c' era di così strano in questa famiglia. Se era come la mia, però, non potevo darle torto.
-Signorina! Grazie mille per averlo acchiappato! Seth non fa altro che scappare ultimamente...-
Ed ecco come incontrai l' uomo della mia vita. Si fa per dire ovviamente.
Insomma, voi non pensereste questo se incontraste un uomo alto circa un metro e ottanta, con degli occhi nocciola talmente belli che ci affoghereste dentro e un sorriso malizioso che solo nei film vedi?
-Ah...beh...ecco...hehehe-
La cosa brutta, anzi, orribile, era che appena mi si presentava davanti un ragazzo carino, scoppiavo a ridere senza più fermarmi. Anche se balbettare invece che ridere era già un bel inizio.
Seth, così l' aveva chiamato l' ultra-figo-Man-in-Black, saltò elegantemente dalle mia braccia e andò dal suo padrone saltellando, probabilmente pensando alla sua ricompensa.
L' uomo vestito di nero continuava a sorridere finchè non fissò lo sguardo sul mio volto.
A quel punto diventai tutta rossa. L' uomo davanti a me toccò le mie guance. Lanciai un' occhiata a Kim, sperando di ricevere aiuto, ma lei continuava a fissare l' individuo terrorizzata. Chiusi gli occhi e diventai ancora più rossa (se era possibile) ma lui fece ciò che meno mi aspettai.
Iniziò a tirarmi le guance, così come fece mia zia prima, e a dire cose tipo "Che guance morbide!" oppure "Sembrano le zampe di Seth!". Ok. Ma a Londra, c' è qualcuno di normale? Quasi quasi imploravo mamma per potermene tornare dalla nonna. Ormai avevo 17 anni, potevo prendermi cura di lei da sola! Ma mi ero già giocata la possibilità.
Maledizione.
-Scusi, può mollarmi le guance?-
Dissi io, radunando tutto il mio coraggio. Lui finalmente mollò le mie guance e si inchinò.
-Chiedo umilmente perdono signorina. E vorrei farmi perdonare invitandovi a cena. Sono sicurisso che il Bocchan aprezzerebbe.-
Sorride ad entrambe. Kim fissava ancora l' uomo spaventata. Per poco pensai che non potesse muoversi, ma scartai subito l' idea. Come fa un uomo così affascinante a incutere tanto terrore?
-Comunque io sono Sebastian, il maggiordono della famiglia Phantomhive. E voi graziose fanciulle siete?-
Dato che Kim non sembrava intenta a rispondere decisi di presentarla io.
-Lei è mia cugina, Kimberly, io invece sono Cirucci Báthory. E, prima di acettare, mi piacerebbe avvertire mia madre, così che non si preoccupi per niente.-
Sorrisi timidamente. Wow, non ero scoppiata a ridere e non balbettavo.
Mi allontanai ed estrassi dalla tasca dei jeans neri il mio cellulare per digitare il numero di mia madre.

-Stalle alla larga, bestia nociva che non sei altro. O vuoi che William passi di nuovo a farti visita?-
Furono le fredde parole della biondina. Il ghigno di Sebastian però rese la risposta ovvia. -Io e il mio bocchan non abbiamo più intenzione di aspettare.-
Kim gli lanciò un' occhiataccia, ma appena vide Cirucci ritornare tornò la piccola bambina spaventata di sempre.

-Gioite! Mamma ha accettato!-
Dissi io tornando indietro. Rimisi il cellulare in tasca e mi abbassai per acarezzare la testa del gattino che si era seduto accanto alla gamba del padrone.
Sebastian, soddisfatto, disse
-Perfetto. Venite, la casa non è molto lontana.-
L' uomo iniziò a camminare e io, assieme a Kim che da spaventata era diventata agitata, lo seguimmo.

-Eccoci qui. Benvenute nella residenza dei Phantomhive.-
Disse il maggiordomo aprendo un grande cancello nero. Rimasi a fissare l' enorme dimora. Era evidente che avesse tipo duecento anni, molto probabilmente risaliva all' ottocento.
-Siete dei milionari che avevano voglia di giocare ai nobili oppure lo siete davvero?-
Chiesi curiosa. Sebastian, mentre continuava a farci strada, senza fermarsi mi rispose -I Phantomhive sono dei nobili che nel ottocento servivano fedelmente la Regina. Questa dimora appartiene ora all' ultimo erede della famiglia, Ciel Phantomhive.-
Annuì e iniziai a guardarmi intorno. La casa portava bene gli anni (?) ma comunque casa Báthory era sicuramente più bella.
Arrivammo davanti ad una grande porta e quando il maggiordomo la aprì, ci ritrovammo nella sala da pranzo.
Era decisamente più grande della nostra, ma non era molto luminosa, anzi, quella penombra faceva quasi paura.
-Vi stavo attendendo.-
Disse qualcuno. Mi guardai intorno confusa, sperando di capira da dove venisse la voce. Kim invece strinse i pugni infuriata. Quante volte aveva sentito quella voce? E quante volte aveva desiderato prenderlo a calci in faccia? Ma la sua natura pacifica era l' unica cosa che le impediva di arrivare alle mani.
-Salve, io sono Ciel Phantomhive. E' un onore conoscervi, graziose fanciulle.-
Da non si sa dove, sbucò un ragazzo di circa diciotto anni. Aveva degli occhi di un blu intenso e i capelli dello stesso colore, forse leggermente più scuro. Ci sorrise e si inchinò. Io invece gli rivolsi un semplice "ciao", anche se era un nobile di certo non mi sarei inchinata.
Lui se ne accorse e fece una smorfia, ma decise di andare avanti con quello spettacolino per il quale si era esercitato così a lungo.
-Sebatian, vai a preparare la cena, abbiamo fame. Noi intanto facciamo un giretto della casa.-
Il maggiordomo annuì e si diresse verso la cucina.
-Non c' è bisogno di un tour della casa, basta che mi dici dov' è il bagno.-
Dissi io ridacchiando. Lui mi sorrise e indicando mi rispose
-Vai dritto e giri a destra. Il bagno è la quinta porta a sinistra.-
Mi diressi velocemente verso il bagno. Ci avevamo messo circa tre quarti d' ora ad arrivare. E per fortuna la casa non era lontana.

-Senti caro, anche se ti sei fatto bello per l' occasione questi giochetti con lei non funzionano. Stalle alla larga.-
Kimberly era talmente seria da sembrare un' adulta. Ciel sorrise e le rispose
-Non credo di poterti obbedire, cara colomba, ho tanta fame e ora lei è qui. Sai, quel vecchiaccio di suo nonno non voleva proprio andarsene all' altro mondo. Per non parlare della nonna. Non sai quanto ho dovuto sudare per portarla qui. Quindi vedi di lasciarci fare il nostro lavoro in pace.-
La biondina avrebbe voluto ucciderlo all' istante, ma ciò non sarebbe servito a niente.
-William verrà a saperlo, non temete. E quando arriverà qui vi insegnerà l' educazione.- Ciel non rispose, Cirucci stava per tornare.

Sul tavolo c' era di tutto e di più. Sembrava il paradiso fatto cibo. Osservai meravigliata tutte quelle prelibatezze, c' era di tutto, cibo italiano, indiano e anche qualcosa che ricordava la cucina francese. Non asitai un secondo e iniziai subito a rimpiermi il piatto. Mi fermai un secondo per guardare il ragazzo e mia cucina. Loro mangiavano lentamente ed educatamente, mentre io mangiavo come un maialino. Feci spallucce e continuai a ingozzarmi. Per caso spostai lo sguardo su Sebastian. Continuava a fissarmi in una strana maniera. Rabbrividì e distolsi lo sguardo. C' era qualcosa nei suoi occhi di inumano... diabolico per la precisione... Ignorai quella folle idea e continuai a mangiare.
Il dessert fu magnifico. Quella fu lo torta al cioccolato più buona che avessi mai mangiato.
Ciel si alzò e fece cenno al maggiordomo di sparecchiare.
-Venite, c' è qualcosa che vorrei mostrarvi.-
Avevo la vaga impressione che stesse per succedere qualcosa di spiacevole. Cosa me lo fece pensare? La reazione di Kim ovviamente.
-No! Vieni Cirrucci, noi ora ce ne torniamo a casa.-
Guardai la ragazza con un' espressione leggermente spaventata ma anche confusa. Per una frazione di secondo non vidi in lei la solita bambina indifesa che stavo iniziando a conoscere. Ciò che vidi non so se avrebbe dovuto spaventarmi o rasserenarmi.
-Ok, hai ragione, si sta facendo tardi...-
Mi avvicinai a lei e l' acchiappai per la mano destra.
-E' stato un piacere cenare con voi. Ora però ce ne andremo se non vi dispiace.-
Ciel stava per dirmi qualcosa, ma accelerai il passo e mi diressi verso il cancello assieme a Kim.

-Ma che ti prende? -
Le chiesi con tono seccato. Lei chinò lo sguardo e non mi rispose. Continummo così finchè non ritornammo a casa mia. Ed ad attendermi in giardino c' era la persona a cui volevo più bene al mondo.
-Amon!-
Iniziai a correre verso di lei e appen le fui vicino l' abbracciai. O, se vogliamo essere precisi, la stritolai per benino. Accanto a lei, un uomo alto e decisamente elegante mi guardava sorridendomi. Thomas era un tipo silenzioso che se ne stava sempre per le sue. Era il maggiordomo/insegnante di Amon fin da quando avevamo 8 anni. Giocava sempre con noi e ci portava sempre dove ci andava. Insomma, era un ottimo baby sitter.
-Non te lo saresti mai aspettato, vero?-
Mi chiese la mia migliore amica. Io la stritolai di più e le dissi ridacchiando
-No. Neanche un pò. Ma sono felicissima che tu sia qui.-
Intanto Kim guardava l' uomo male. Possibile che facesse così con tutti gli uomini che incontrava?
-Kim, ti presento Amon, la mia migliore amica. Non fare battute sul suo nome da maschio perchè morde, stai attenta.-
Ero sempre stata un genio con le presentazioni e speravo che magari questa avrebbe impedito che Amon ricevesse lo stesso trattamento del Conte o del suo maggiordomo.
-Piacere.-
Fu la sua fredda risposta. Ok, era ufficiale, Kimberly era un asociale ai massimi livelli. Amon rispose con un sorrisino e un rapido gesto della mano.
-Va beh, lascia stare la bambolina. Entriamo dentro e raccontami come mai sei qui. Poi ti racconterò io la mia folle giornata.-

Ciel Phantomhive

-Allora Sebastian, come procede l' operazione?-
Chiesi in preda all' emozione. Quanto tempo avevano aspettato? Quanta fame avevano dovuto patire? Ma ora tutto sarebbe stato dimenticato. Ora che la ragazza era arrivata, tutto sarebbe stato solo un brutto ricordo.
-Benissimo, bocchan. Lo scrigno, anche le seggermente bruciacchiato, è in ottime condizioni.- Alla fine della frase, Sebastian mi sorrise compiaciuto.
Trovare, ma soprattutto riuscire a mettere le mani, su quello scrigno è stata un' impresa. Quegli stupudi Dei della morte pensavano che il vantaggio numerico sarebbe servito a qualcosa. Poveri illusi.
-Ho tanta fame.-
Mi lamentai. Quante volte avevo già detto quella frase? Ma ora non sarebbe più stato così. -Non si preoccupi, presto avremo la chiave e potremo cenare come si deve.-
Il ghigno di Sebastian avrebbe spaventato qualsiasi essere umano, ma ormai io ci avevo fatto l' abitudine. E poi non ero un essere umano. Non più almeno.
-Senti Sebastian, Cirucci non ricorda anche a te qualcuno?-
Chiesi, come se la risposta non mi importasse affatto, ma non era assolutamente vero. Sapevo benissimo a chi assomigliava e vedere per la prima volta la ragazza per lui è stato come un pugno nello stomaco. Va beh che con il Signore non ci andava tanto daccordo, ma quello era decisamente un colpo basso.
-Come potrei non accorgermene signorino?... Assomiglia tanto a Madame. I capelli sono gli stessi, ma non solo, anche il sorriso, lo sguardo, i movimenti e le sue reazioni. E' la versione più giovane di vostra zia.-
Sospirai e vinì il mio tè e la mia torta ai frutti di bosco. Da quando ero diventato quel che sono ora, i dolci non avevano più lo stesso sapore, ma le abitudini non cambiano tanto in fretta. -Ho finito. Allora... oh cielo.-
Quella reazione non mi fece star meglio. Mi alzai dalla mia poltrona e mi avvicinai a Sebastian, che continuava ad armeggiare con lo scrigno.
-Mi sa che dobbiamo fare una visita al buon vecchio Undertaker.-
Disse il maggiordono sospirando. Tra tutti i maniaci di Londra poteva capitarmi anche Grelle, non sarebbe stato un problema, ma Undertaker era il peggiore di tutti.
Sospirai e iniziai a dirigermi verso camera mia.
-Dove andate Bocchan? E' ancora presto per andare a letto.-
Mi disse Sebastian quando ormai era sulla soglia della porta. Mi fermai e mi girai per guardarlo.
-E' stata una giornata impegnativa, voglio andare a dormire. Tu invece tieni d' occhio Cirucci senza farti notare. Ci vediamo domani mattina.-
E così mi diede la buona notte, sapendo già che tra noi, l' unico che se la sarebbe spassata, sarebbe stato lui.


Note dell' autore: Ok, non so precisamente come sia arrivata questa idea, ma so che è arrivata (?) in seguito sistemerò i codici (se mi va xD) oppure mi arrangiate e vi copiate il testo su WordPad *Scrittrice sadica mode on (?)* Iniziare è stato un trauma xD Definire la storia anche... inventarmi i personaggi nuovi pure... ok, avete capito, è stato tutto un trauma xD I miei capitoli sono tutti corti, non mi piace scrivere troppo, vi avverto già da subito xD Spero che abbiate notato la suspance, ho fatto i salti mortali per crearla. Tra una cosa e l' altra (problemi al pc inclusi <3) , ecco il capitolo 1. *Yana Toboso mode on* Edit: Se per caso avete riletto la fic e notate che mancano degli errori, beh, è tutto merito di Lil Romantic Girl. Alla diretta interessata: Non ti voglio uccidere! D: Sono una brava bambina *ma anche no* e... basta. Credo. Che la melanzana sia con voi.
  
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