Giada imbracciò la
chitarra e suonò qualche accordo, uno dopo l’altro, con leggerezza. La guardavo
sorridente, ma stavolta il mio sorriso non era di convenienza. Non erano
semplici muscoli che si muovevano, non era un freddo impulso del cervello. Era
la mia anima.
Guardavo attenta
le mani di Giada sulle corde, i suoi occhi vivaci, la sua gioia. Rividi un
pizzico di quella follia che avevo visto in Federico quando, molto tempo prima,
aveva imbracciato quella chitarra davanti ai miei occhi. Rividi tutti quei
momenti nella mia mente, ricordandoli come un passato lontano, un periodo di
transizione, la fine di un’era.
Applaudii
contenta, mia sorella con un movimento della testa mi
ringraziò.
-
Stai decisamente migliorando-
commentai.
Giada si alzò e
dopo aver lasciato la chitarra sul divano dove prima era seduta, corse ad
abbracciarmi.
In quel momento
sentii il campanello suonare, lasciai mia sorella e risposi. Una voce familiare
mi inebriò le orecchie, lanciai un’occhiata malinconica a Giada e mi precipitai
giù per le scale.
Appena fuori dal
portone di casa, Federico mi fissava con uno zaino in
spalla.
Sorrisi.
-
Ciao Federico -
-
Ciao Ris –
La sua voce calda
mi avvolse, rimasi impalata davanti al portone con la mano ancora attaccata al
pomello senza avere il coraggio di correre ad abbracciarlo. Federico mi guardava
con tranquillità, pace, una punta di tristezza.
-
T’avevo detto che sarei venuto a salutarti- iniziò, non osando
avanzare verso di me.
Lo guardai
ammirata, poi abbassai gli occhi con imbarazzo.
-
Non avevo dubbi che l’avresti fatto-
-
Ti fa piacere?-
-
Si, molto-
Federico sorrise,
mi guardò come chi sa di star perdendo un mucchio di
tempo.
-
Ascolta, Ris…-
-
No, non devi…-
-
Si, devo. Devo chiedertelo per l’ultima
volta-
Deglutii a vuoto,
lo vidi avvicinarci a me.
-
Vuoi partire con me?-
Mi tese la mano,
la guardai esitante. Avrei tanto voluto prenderla e scappare con lui in capo al
mondo, lasciarmi alle spalle un’estate ormai all’epilogo e iniziare una nuova
vita. I miei sentimenti erano dipinti sul mio volto spento ed attonito,
aleggiavano nei miei sospiri, nei miei occhi che passavano da quella mano ai
suoi occhi.
-
Lo sai che non posso-
-
Starò via per qualche mese, sai che abbiamo degli impegni con la
band. Questa potrebbe essere la nostra occasione… come vorrei che tu ci fossi,
Ris…-
-
Hai detto la parola giusta, Federico. Occasione. Non puoi lasciartela
sfuggire-
-
Non so quando tornerò-
-
Non importa. Aspetterò. Tra poco arriverà un nuovo inverno,
succederanno sempre le solite cose, ma io… io ti
aspetterò-
-
Nessun inverno è uguale, Ris -
Silenzio.
Federico afferrò
la mia mano, se la portò sul viso e la baciò. Sentii un fremito lungo la
schiena, gli occhi che si riempivano di lacrime.
-
Non credere di liberarti di me, Ris-
La sua voce era
spezzata, io sorrisi amaramente.
-
Non ci penso neanche-
Federico si chinò
verso di me, restò sospeso con le labbra vicine alle mie.
-
Ti aspetterò- sibilai, prima di baciarlo con
tenerezza.
Federico mi
accarezzò i capelli.
-
Ciao, Ris -
-
Ciao, Federico -
Spazio autore:
Giunta all'epilogo di questo racconto, colgo l'occasione per rigraziare chi ha recensito, apprezzato, letto questa storia. Ringrazio chi l'ha inserita nelle seguite e nelle preferite, sono onorate della vostra attenzione, e spero di non avervi deluso.
Se vi va, vi invito a seguire i racconti in corso, "Calibri" e "Bosikom Lyubov- Il beneficio del buio"
Grazie ancora e a spero a presto,
Lara
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