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Autore: Zalika_    25/10/2011    0 recensioni
Ciao, sono Eliza. I miei testi sono solo viaggi di fantasia senza senso, non sono intelligenti né sofisticati. Spero vi piacciano. Lasciate qualche commentino. Pessima giornata a voi
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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«Porta il tuo culo ossuto di Beverly Hills sulla sedia!», urlò Maggie Davies, con uno sguardo di fuoco che avrebbe incendiato un cubetto di ghiaccio. Era l’ennesimo litigio con l’ennesima coinquilina, la quarta per la precisione. «Ehi, sempre meglio un culo ossuto che una pista di atterraggio per aerei!», sbottò Culo-Ossuto. «Senti, stampella con la puzza sotto il naso, con questo culo ti atterro in un secondo, e quando avrò finito con te, dovrai portare un cuscino sul didietro a vita! La valigia è nell’atrio. Ti ci vogliono 5 secondi per uscire, te ne darò 3. Uomo avvisato mezzo salvato. Uno, DUE…». BUM! Era fuori. Finalmente il silenzio. Questa volta c’aveva provato per davvero, ma proprio non le andavano a genio gli snob. Secondo la madre era “irascibile e poco comprensiva”. Lo era una volta, comprensiva, ma aveva smesso ormai da tempo, scrollandosi di dosso la gentilezza e la bontà. Troppe fregature. Troppe prese in giro. Se ne approfittano tutti della tua disponibilità, poi ti lasciano sola e vuota. Le cose iniziano a cambiare se vai in giro con una 38 mm sotto il giubbino di pelle. Maggie Davies era detective della squadra omicidi di New York, e non se la passava bene. Viveva in uno squallido monolocale, non puliva mai, la cucina era sempre ricoperta da bottiglie di birra vuote e cibo in scatola. Era proprio vero, la brava ragazza di una volta era andata a farsi fottere, e pure bene! Ora che la stronzetta era fuori dai piedi, campo libero. Finalmente. Ma non poté godersi la vittoria per molto, il lavoro chiama. «Cazzo, sono in ritardo!». Tutto normale. Infilò jeans e maglietta, scarpe da ginnastica, pistola nella fondina e giubbotto strafico comprato con metà dell’ultima paga. Valeva ogni fottutissimo centesimo. Prese la vecchia Dyane, la macchina degli hippie, come la chiamava suo padre, tutta blu, sedili di pelle bianchi a fiori, tettuccio panoramico: un gioiellino scassato. Arrivò in commissariato con soli cinque minuti di ritardo, un record personale. Scese correndo, inciampò due volte, si chiuse le dita nella porta sul retro, imprecò a non finire, e quando finalmente riuscì ad assumere la posizione eretta, era madida di sudore, con i capelli dritti in testa e quel poco di trucco che il buon senso le imponeva di indossare, sbavato. Nessuno storse il naso, era tutto normale. «Ehi, Blue!». Ted Bons, detective e spalla di Maggie, la raggiunse alla scrivania. «Non chiamarmi Blue!», disse lei, mentre tentava di allacciare una scarpa con una mano e di accendere il pc con l’altra. Erano in molti a chiamarla così, e il perché non era un mistero: era sempre vestita di blu. «Suvvia, tutti i grandi avevano un soprannome». Strizzatina d’occhio. «Ted? Stai provando a rimorchiarmi di nuovo? Guarda che non è giornata. Per poco non prendevo a calci una, e solo per la cronaca, la voglia non mi è passata per niente!>>. Parlò senza mai staccargli gli occhi di dosso. «D’accordo, Mag. Passiamo a cose più importanti: quand’è che ti deciderai a mettere in ordine la tua scrivania?», e concluse la frase con un gesto canzonatorio. «Quando mi spunterà un pene», rispose lei senza batter ciglio. «Tu sai come conquistare un uomo», disse Ted con le mani sul cuore e la faccia da idiota. «Va a farti fottere!» «Quando vuoi, sai dove abito». A quel punto, un lampo attraversò gli occhi di Maggie, e scattò in piedi. «Fammi inaugurare le scarpe nuove sul tuo didie…» «Davies, Bons, nel mio ufficio, c’è stato un omicidio!», urlò il capo entrando come una furia negli uffici. «La dea bendata oggi non ha niente da fare», disse Mag, e si avviò dal capo seguita a ruota da Bons. «Smettetela di fare i piccioncini voi due, concentratevi sul lavoro piuttosto». Un’altra giornata con il simpaticissimo Kyle Rox, capo della squadra omicidi. «Sissignore, signore», rispose Bons, e quasi all’unisono Maggie disse: «Non crederà davvero che io e questo …» prese ad indicare il collega con una faccia disgustata, quando intercettò lo sguardo di Rox e fece marcia indietro: «Sissignore, viva il lavoro di squadra!». Sorriso ebete e pugno in aria: chi vuole prendere in giro. «Vi ho convocati per un nuovo caso. E’ stata uccisa una donna la scorsa notte. L’ha trovata un passante: era stesa a terra sul marciapiede, nuda, con una lunga incisione sul ventre. Non ha nemmeno un organo. Vuota. Siamo stati fortunati ad avere gli occhi, giuro. Non è stata picchiata, non ci sono segni di violenza: sembra opera di un maniaco. Datevi da fare, il caso è vostro. L’autopsia è pronta, rivolgetevi a Karen. E non mandate tutto a puttane, chiaro?». «Chiaro capo», risposero Davies e Bons all’unisono. «Ora fuori di qui, prego». «Cazzo, ma non sputa mai per terra? Non ha bisogno di riprendere fiato? Cos’è, senza polmoni? Beh, spiegherebbe un po’ di cose, in fondo l’ho sempre detto che non era umano», sussurrò Maggie. «L’unica cosa su cui siamo d’accordo», disse Bons.
  
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