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Autore: b r i c i o l a    25/10/2011    2 recensioni
[Dalla Shot]
- Mi dispiace Dora, ma adesso sono io che non capisco.-
- Tu hai paura, Remus.-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Quotes - Wotcher Wolvie'
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Afraid of dark.

 

 

Non c’è nulla di spaventoso nel buio

se hai il coraggio di affrontarlo.

(L. J. Smit, I diari delle streghe.)

 

 

- Ho capito.-

Remus, che era impegnato a leggere nella piccola biblioteca di casa Black, alzò la testa al suono di quella voce famigliare.

Tonks era in piedi di fronte a lui, il viso rilassato, ma gli occhi accesi da energia che non vedeva per la prima volta. Ne era quasi spaventato, quando gli pareva di scorgerla su quel viso delicato.

- E cosa, di preciso?-

- Oh, è inutile che fai il tontolone con me. Ho capito tutto, e adesso non mi scappi più.-

Gli venne quasi da ridere, a sentirla parlare. Non perché fosse ridicola, ma perché era così buffa e dolce quando si intestardiva. Non si sarebbe stupito se da un momento all’altro, fosse caduta da ferma. Le succedeva spesso, quando si agitava.

- Mi dispiace Dora, ma adesso sono io che non capisco.-

- Tu hai paura, Remus.-

L’aveva detto? Ma certo che l’aveva detto! Eh finalmente, anche.

C’era arrivata dopo settimane, per non dire mesi, ma ce l’aveva fatta.

E adesso lui era in suo pugno.

- Dora …-

- No, Remus, so quello che dico. Tu hai paura, è questo il motivo per il quale mi eviti. Non è vero che sei povero o pericoloso o qualsiasi altro aggettivo tu voglia attribuirti per farmi desistere. Hai semplicemente paura del buio.-

- Tonks sei ridicola.-

Eccolo che arrivava. Lo faceva sempre. Tutte le volte che non sapeva come risponderle, arrivava quel cognome pronunciato quasi con disprezzo. Arrivava quel ‘ridicola’ che se le prima volte la feriva e la lasciava chiusa in un silenzio doloroso, adesso le scivolava addosso, semplicemente perché sapeva che era l’ultimo metodo di cui lui si serviva per difendersi. Ma lei, non era disposta ad arrendersi. Non quella volta.

- No, non lo sono, e tu lo sai meglio di me. Dimmi che non hai paura, e ti lascio in pace per sempre.-

- Di cosa dovrei avere paura, sciocca ragazzina?-

Sorrise, lei. Quante volte aveva pensato al momento della verità. Quante volte, prima di addormentarsi, si era lasciata andare a fantasie che raffiguravano quel momento (beh, anche fantasie di cui sarebbe meglio non parlare in fascia protetta, ma quella è un’altra storia).

- Del buio.-

- A quanto mi risulta, riesco a dormire con la luce spenta.-

Idiota, si disse lui.

Idiota, pensò lei.

- Hai paura di stare con me, perché non saprai mai cosa potrebbe accadere. C’è un grande punto interrogativo su di noi, e tu non riesci a guardare oltre. Da quanto tempo fai parte dell’Ordine Remus? Diciassette anni, in cui hai mostrato il tuo coraggio. Hai sempre affrontato il buio, in tutte le situazioni che lo richiedevano. Perché con me, con noi, non ci riesci?-

La guardò per quelli che le parvero secoli, immobile come una statua al centro della piccola camera. Aveva lo sguardo vacuo, puntato su di lei, certo, ma perso in chissà quali ragionamenti.

Forse, era alla ricerca disperata dell’ennesimo modo di scappare.

- Ti prego, Remus, almeno questa volta, non scappare. Resta qui e rispondimi.-

- Come faccio a risponderti, se non so neanche io il perché?-

Tonks rimase sbigottita, ma fu solo questione di secondi. Gli si avvicinò, imponendo alle sue braccia di rimanere ferme lungo il busto e di non sfiorarlo.

- Lo sai, invece. Solo, non vuoi vederlo.-

Le sue parole furono un piccolo soffio sul viso di Remus, che chiuse gli occhi.

Chiuse gli occhi pensando, a quella cosa che si era venuta a creare tra loro.

E quando li riaprì, pronto a dare una risposta, lei non c’era più.

 

--------

Direi che questa volta sono stata abbastanza veloce. U.U sono orgogliosa di me stessa.

Ah, come passa il tempo.

Credo sia inutile dire che la citazione è presa dal quadernetto e che i due tipi ormai sono onnipresenti! Sono i saccarosi della mia vena ispiratrice, sìsì.

Stamattina, durante le interminabili ore di noia in classe, ho avuto il sentore che qualcosa stesse accadendo nel mio cervellino. Ho preso un foglio, con l’intento di mettere su carta parte dei pensieri confusi che mi stavano attraversando in quel momento, ma, complice la campanella e quei cretini dei miei compagni di classe, non riuscivo ad avere la concentrazione adatta. Così, sono riuscita a concentrarmi solo adesso e benchè non sia tanto contenta del risultato finale, non mi lamento.

Certo avrei potuto fare di meglio, ma considerando che questa settimana non connetto molto, va bene lo stesso. Spero vada bene anche per voi, che siete costretti a sopportarmi ancora un po’.

Bien, evaporo … Bulgakov mi ashpetta.

Basci basci!

   
 
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