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Autore: xArwen    26/10/2011    1 recensioni
Mikey è un ragazzo riservato e passa la maggior parte del suo tempo con la sua migliore amica, Alicia. Ma nasconde una parte inquietante della sua personalità: quando è solo si mette due dita in gola e rivomita tutto ciò che ha mangiato in precedenza. La sua situazione psicofisica stava già precipitando drasticamente quando Gerard, il fratello di Mikey, si accorge della sua malattia e cerca di aiutarlo. Mikey intraprende quindi un lento periodo di riabilitazione aiutato da Gerard, Alicia ed altri nuovi amici. Ma la sorte riserva sempre dei risvolti inaspettati della situazione.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nancy boy


Aveva lasciato la finestra aperta ed ebbe l'impressione che piovesse. Le foglie dell'albero che oscurava la finestra producevano un fruscio simile al picchiettio della pioggia. Un soffio di vento più potente degli altri fece sbattere l'imposta della finestra con un rumore sordo. Mikey Way aprì lentamente gli occhi e rabbrividì sotto il plaid. L'autunno cominciava a farsi sentire e dimenticarsi la finestra aperta la sera precedente non era stata una buona idea. La luce bianca e fievole di quel mattino nuvoloso e nascente dava un'atmosfera quasi sospesa nel tempo, anche a causa della totale assenza di voci e rumori dato che era a malapena l'alba. Il silenzio era interrotto solo, oltre che dal fruscio delle foglie, da qualche automobile mattiniera che passava ogni tanto.
Mikey Way faceva fatica a mantenere gli occhi aperti. La luce, seppur ancora bassa, gli accoltellava le pupille. Il sonno invece gli rimboccava impetuosamente le palpebre. Sapeva inoltre, anche senza guardarsi allo specchio, che erano gonfi. Come al solito era andato a dormire troppo tardi, ma per una buona causa. Gli occhi gonfi erano un prezzo ragionevole per un corpo sempre più perfetto, e poi potevano essere coperti con del fondotinta. I chili in più invece no, non potevano essere coperti, soprattutto ai suoi occhi.

Finalmente la sveglia suonò, dopo un'ora passata a cercare di riprendere sonno inutilmente. L'unica cosa che Mikey era riuscito a fare era chiudere la finestra e raggomitolarsi di nuovo sotto il plaid, con gli occhi chiusi. Nonostante il sonno arretrato lo opprimeva e gli occhi erano restii a restare aperti, comunque, non ci fu verso per lui di riappisolarsi neanche per qualche minuto. Restò così anche per qualche minuto dopo che tutti gli altri abitanti della casa – ovvero i suoi genitori e il fratello maggiore – si erano alzati, restando sospeso in una specie di dormiveglia in cui gli stimoli esterni lo raggiungevano e lo oltrepassavano nel giro di un secondo. Il pensiero che monopolizzava il suo cervello era il freddo che gli attanagliava i piedi nudi e le gambe coperte solo da un pigiama di cotone sotto quel misero plaid estivo. Aveva portato le braccia sotto il petto ossuto per riscaldarle con il calore intrappolato tra esso e il materasso e cercava di portare le gambe sempre più vicine alla parte superiore del corpo, in posizione fetale, d'istinto. Si decise ad alzarsi solo quando sentì qualcuno che usciva dal bagno, segno che ora era libero di essere usato dal prossimo. Fu solo allora, quando si mise in piedi e indossò le ciabatte, che si svegliò completamente e riacquistò ogni facoltà mentale. Anche il freddo gli sembrava più sopportabile ora. Ma si stava facendo sentire un altra cosa in quel momento, a mente lucida. La fame. Mikey Way sentiva lo stomaco gorgogliare e brontolare furiosamente e dei crampi che gli stringevano l'addome. Ma ormai c'era abituato, quel fastidio non era altro che una presenza di fondo che lo accompagnava ovunque e sempre.
Andò verso la porta del bagno e se la chiuse alle spalle. Gerard aveva di nuovo allagato il pavimento lavandosi la faccia ed una grossa pozzanghera d'acqua bagnava la zona intorno al mobiletto del lavandino e una buona parte del tappeto rosa. Mikey si sciacquò anche lui la faccia e sentì le guance che quasi gli bruciavano per l'acqua gelida. Restò qualche secondo con gli occhi chiusi e imperlati di acqua per avere almeno l'illusione che così le borse si sarebbero sgonfiate un minimo e il suo aspetto apparisse più fresco e riposato. Dopo aver liberato la vescica tornò in camera per vestirsi. Quella era una delle operazioni della routine mattutina a cui dedicava più tempo. Dopo aver osservato per quasi cinque minuti il contenuto dell'armadio e gli abiti buttati sulla scrivania dalla sera prima scelse dei jeans né troppo larghi né troppo stretti e una felpa attillata blu scuro con la zip sul davanti. Solo quando si fu assicurato che quelle odiose ossa sporgenti ai lati appena sopra l'inguine fossero nascoste dai vestiti e il suo corpo esile fosse perfettamente fasciato e la sua magrezza messa in risalto da questi, scese per fare colazione. Donna era già uscita per andare al lavoro e ad accompagnare il figlio maggiore all'istituto d'arte che si trovava vicino il suo salone di parrucchiera e in casa era rimasto solo il padre, che si affrettava ad allacciarsi le scarpe per uscire anche lui.
«Buongiorno Mikey, io scappo che sono già in ritardo! Fai colazione e attento per strada.»
Mikey annuì andando verso il frigo e versandosi dell'acqua al posto del latte nella tazza, facendo attenzione a coprire l'operazione con il suo corpo agli occhi di Donald.
«Sì, ciao papà.»
Ogni mattina era sempre uguale: rimaneva sempre da solo a fare colazione quindi si poteva permettere di non farla per niente senza subire rimproveri. Si limitava a sporcare una tazza ed un cucchiaino con un po' di latte e a mettere queste stoviglie nel lavandino insieme a quelle usate in precedenza dai suoi familiari per far credere a Donna, quando tornava dal lavoro e lavava i piatti prima di cucinare il pranzo, che avesse realmente consumato la colazione. Quando tutto fu sistemato a regola d'arte, ormai era diventato esperto nel camuffare tutte le volte che non mangiava, prese la borsa dei libri e si incamminò verso la scuola.
A differenza dell'istituto d'arte privato che frequentava il fratello, la sua scuola era un normale liceo statale rivestito di mattoncini rossi e dalla facciata bassa e larga e si trovava vicino casa Way. Entrando nel vialetto che conduceva all'ingresso, Mikey aveva sempre l'impressione di essere osservato dagli studenti che si attardavano nel giardinetto antistante l'edificio. In quel lasso di tempo in cui percorreva il lastricato si sentiva terribilmente giudicato. Sapeva che il suo corpo era perfetto, che il suo abbigliamento era perfetto, ma aveva sempre l'impressione che avesse tralasciato qualche particolare e che gli altri potessero notare quei maledetti fianchi sempre grossi nonostante facesse di tutto per farli scomparire del tutto. Riacquistava sicurezza solo quando entrava nella sua aula e prendeva posto vicino ad Alicia.
Alicia era l'unica vera amica che aveva, con gli altri ragazzi non era molto in buoni rapporti. Ma non gli dispiaceva neanche più, alla fine non era per niente interessato a far parte della squadra di football o agli altri argomenti che monopolizzavano le conversazioni di quasi tutti i ragazzi della sua scuola. Quasi la stessa cosa accadeva anche con le ragazze; solo Alicia si salvava, lei era l'eccezione. Passavano i pomeriggi chiusi in camera a guardare film, provare vestiti, sentire musica e leggere riviste e libri. Quando era bel tempo o avevano la giornata libera poteva invece capitare che andassero a fare foto nei dintorni; infatti entrambi avevano la passione per la fotografia.
La lezione di biologia era iniziata da poco e il professore non fece neanche caso a Mikey che era appena entrato nella stanza. Il ragazzo individuò subito l'amica che, naturalmente, gli aveva riservato il posto accanto ad ella e si andò a sistemare.
«Ciao Ali!»

Suonò la campanella che segnava l'ora di pranzo. Dopo quattro ore passate in uno stato di dormiveglia amplificato dalle lezioni noiose e dall'atmosfera cupa tipica delle mattine autunnali, un po' di vitalità parve rianimare gli studenti della High School di Belleville. Mikey e Alicia passarono a riempire i propri vassoi già sapendo che quasi tutto sarebbe andato buttato. Ma non potevano non prendere nulla, sarebbe stato troppo sospetto, quindi si fecero servire verdura e frutta e solo poco pollo fritto. Si sistemarono ad un tavolo libero un po' fuori mano ma lasciarono i vassoi davanti a loro, intatti.
«La mangi la carne?»
«No.»
Alicia annuì e si decise a dare anche lei un morso alla mela. La frutta e la verdura erano le uniche cosa che non davano loro sensi di colpa, dopotutto facevano bene e – cosa più importante – non facevano ingrassare. Entrambi tenevano troppo alla forma fisica, non potevano permettersi di sgarrare soprattutto ora che i loro corpi si avvicinavano sempre più alla perfezione. Se non fosse stato per quei fianchi e quelle cosce...
«Mikey che hai fatto oggi? Hai una faccia strana.»
«Eh, ho dormito pochissimo e sono stato fortunato a non essermi svegliato col mal di gola. Ieri sera ho scordato la finestra aperta. Ho sonno.»
«Ah, ecco. Ma se saltiamo le ultime due ore? Tanto oggi abbiamo arte, quella nemmeno se ne accorge che manchiamo.»
Mikey rigirò la sua mela mezza morsicata tra le mani riflettendoci un attimo, anche se la risposta era più che ovvia.
«Okay. Dove andiamo?»
«Casa mia?»
«Okay.»
Finirono di spiluccare ancora qualcosa dal contenuto dei loro vassoi e poi li vuotarono in uno dei cestoni. Ma invece di seguire gli altri studenti che rientravano per fare lezione, si allontanarono passando dalla seconda entrata della mensa, che dava sul retro del cortile. Non c'erano aule che si affacciavano su quel lato dell'edificio, quindi percorsero tranquillamente e senza paura di essere avvistati la distanza che li separava da quel buco nel recinto di rete, da cui forse generazioni intere di alunni erano sgattaiolati nella campagna adiacente per scampare ad interrogazioni, compiti in classe, test e lezioni particolarmente sgradite.
«Aaah, non ce l'avrei proprio fatta a rimanere altre due ore!»
«A dipingere e farsi disapprovare da quella là poi, no grazie.»
Mikey rise per il tono con cui Alicia aveva pronunciato quelle parole e subito dopo gli scappò uno sbadiglio.
«Vero che adesso che arriviamo ci mettiamo a dormire?»
«Fai come vuoi, io non ho sonno comunque ti faccio compagnia.»

La casa di Alicia si trovava lungo la stessa strada che collegava il quartiere di Mikey alla loro scuola. La ragazza stava da sola in quella villetta bianca quasi tutti i giorni, dato che i suoi genitori erano separati e viveva con la madre, che lavorava nella vicina cittadina di Newark e tornava sempre ad ora di cena. Quando arrivarono, salirono subito in camera di Alicia e Mikey si buttò sul piumino lilla affondando la faccia nel cuscino. La ragazza lo seguì e si sdraiò supina di fianco a lui.
«Ma davvero vuoi dormire?»
«Ci provo, devo recuperare il sonno perso in tutto questo tempo.»
«Come “in tutto questo tempo”? Non è solo stanotte che non hai dormito?»
«Ultimamente vado a letto troppo tardi.»
«Come mai?»
«Mal di stomaco.»
Alicia assentì con un borbottio mentre si sistemava in modo da stare più comoda.
«Mikey spostati un attimo, mettiamoci sotto le coperte.»
Di malavoglia il ragazzo si alzò e si riallungò subito dopo essersi tolto le scarpe e la felpa, stavolta nel letto. Alicia gli si raggomitolò vicino, si era tolta i jeans e aveva indossato dei leggins leggeri. Mikey le passò un braccio sulla vita sottile e dopo un poco calarono in un sonno favorito anche da quel tepore.


Eh già, ho iniziato una nuova ff u.u
Ancora non si delinea bene tutta la situazione anche se forse molti di voi avranno capito il “problema” di Mikey e di Alicia. Ma nei prossimi capitoli le cose cambieranno un po' quindi aspettate a giudicare dalle apparenze xD

See ya soon
dryvenom

   
 
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