Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Zils    26/10/2011    3 recensioni
I bimbi sono meravigliosi. Sorridono, giocano, cantano, ascoltano con la naturale curiosità di chi si appresta a scoprire il mondo del quale sono nuovi, del quale non conoscono ancora i dolori, le ingiustizie, le assurdità.
I bimbi sono perfetti nella loro semplicità.
Sono unici nella loro ingenuità. Impareranno ad apprendere e capire, purtroppo e per fortuna.
Impareranno a vivere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ancora non lo sai
 
 
 
I bimbi sono meravigliosi. Sorridono, giocano, cantano, ascoltano con la naturale curiosità di chi si appresta a scoprire il mondo del quale sono nuovi, del quale non conoscono ancora i dolori, le ingiustizie, le assurdità.
I bimbi sono perfetti nella loro semplicità.
Sono unici nella loro ingenuità. Impareranno ad apprendere e capire, purtroppo e per fortuna.
Impareranno a vivere.
 

***

 
Vieni al mondo e il tuo vagito è il primo di una serie di infiniti pianti. Saranno lacrime di rabbia, le tue, di dolore, di delusione. Riderai piangendo quando l’emozione sarà troppo intensa e assaggerai le lacrime salate che scivoleranno rapide sulle tue labbra rosse.
Taci sorpresa dalla dolcezza delle braccia candide che ti avvolgono, dalle dita fredde e un poco tremanti che ti accarezzano in viso. Si tratta della stessa mano che stringerà la tua ogni qualvolta avrai bisogno di una guida, quella che intreccerà i tuoi capelli con cura e che cozzerà contro la tua guancia, provocando un segno rosso sulla tua pelle che pizzicherà per qualche minuto e un primo, sconosciuto dolore che ti brucerà dentro per anni.
Ti trovi davanti un viso femminile, e ancora non puoi sapere che ogni qualvolta lo potrai osservare, nella tua vita, sarà come sentirsi veramente a casa. Imparerai a conoscerlo alla perfezione, ne apprenderai ogni minimo particolare, lo vedrai mutare e ci conterai i segni dell’inesorabile scorrere del tempo che si depositeranno su di esso. Lo troverai bellissimo, talvolta opprimente e detestabile, ti mancherà quando sarai lontano e lo vorrai trovare tra le folle quando ti sentirai disorientata. Ci cercherai affetto, conferme, sicurezza. Ti regalerà sorrisi, muti rimproveri, irremovibili certezze. Sarà il viso che non dimenticherai mai.
Pronunci la tua prima parola - «Mamma» -, e ridi di fronte alle lacrime di quella donna che, abbracciando quell’uomo che prestissimo chiamerai papà, continua a starti accanto. È questa la prima di un fiume lungo una vita, che costantemente andrà ad affluire insieme a quello di tutti gli altri, creando un mormorio ininterrotto e rumoroso. Non immagini ora quanto sia potente la facoltà che hai appena acquisito, non hai idea di come le tue parole ti aiuteranno, ti rappresenteranno, ti difenderanno, regaleranno sorrisi e sapranno fare male. Spesso non troverai quelle giuste, talvolta invece le terrai per te, ci saranno le occasioni in cui le sbaglierai e altre in cui ti mancheranno.
Sei malferma sulle gambe mentre muovi i primi piccoli passi: inciampi, cadi a terra. Succederà innumerevoli altre volte. Le lacrime bagneranno le tue ginocchia sbucciate, ma cocciuta ti rialzerai in piedi, più forte di prima. Ti porteranno lontano, loro. Lasceranno il segno del tuo passaggio in ogni luogo che visiterai, ti faranno male quando inizierai a sentirti donna un po’ anche tu.
Passano gli anni e arriva il giorno in cui sei costretta a sopportare una separazione da mamma e papà; pretendono che tu trascorra le mattinate tra le mura di un edificio grigio, sporco, inospitale. Dovrai ascoltare per ore e ore adulti noiosi e obbedire loro. Ingenua, non puoi minimamente sospettare quanto la odierai, la scuola, tanto meno quanta nostalgia proverai nel ricordarla, una volta adulta. Ci imparerai a decifrare quegli strani simboli neri presenti sui libri, li userai tu stessa e sarà facile scoprire che ti piacerà, scrivere. Che non vorrai mai più farne a meno.
Lavorerai, a scuola. Metterai alla prova le tue capacità e ti confronterai con gli altri. Ti impegnerai e non sarà abbastanza, ti deluderai e ti sentirai soddisfatta. Ci piangerai, riderai, urlerai per i tuoi diritti, maturerai. Ci troverai le persone da amare, che ti abbandoneranno e ritorneranno. Sarai alle prese con polvere di gesso sulle dita, ingiustizie, rimproveri, banchi pasticciati e gomme da masticare appiccicate furtivamente sotto la sedia. Bidelli chiacchieroni, professori che ti giudicheranno e a cui augurerai il peggio, odore di sudore nei corridoi, occhiate furtive al bel ragazzo dell’ultimo anno.
Ci crescerai, dentro. Ma tu, accogliendo con sospetto la bimba che, sorridente, si è appena seduta accanto a te in questo primissimo giorno di lezioni – e che sarà l’amica di una vita, per te – ancora non lo sai.
Fai i capricci, ora, i rimproveri paterni provocano in te un rancore che ti si espande dentro come un veleno. Borbotti incattivita, senza poter prevedere quanto in un futuro fin troppo vicino te ne pentirai, vittima di una tristezza straziante. Quando arriverà il giorno in cui quel tuo papà tanto biasimato lo perderai sotto le lenzuola di un letto di ospedale, e i rimorsi non faranno altro che aumentare ulteriormente un dolore che sembrerà non potersi estinguere mai. Quando l’unica cosa che ti rimarrà di lui saranno ricordi sbiaditi e foto, foto, foto che appiccicherai sui muri e infilerai nel borsellino; ritrovarle ovunque non colmerà mai il bisogno opprimente di lui, della sua voce, delle tue braccia strette forte al suo petto e del calore che ciò riusciva a donarti. Ti mancherà l’aria e avrai voglia di star sola, di soffocare le lacrime in pubblico e abbandonarti ad esse solo se ancorata al cuscino, avvolta dal buio della tua camera.
Voleranno i giorni e si attenuerà la sofferenza, e, osservando la dolcezza di un padre giocare con la propria figlioletta, proverai l’antica sensazione degli occhi – quelli identici ai suoi – che si velano, ma non avrai più paura, un sorriso umido si distenderà sul tuo viso e ti riscoprirai forte di una nuova e inaspettata voglia di vivere, per te e anche un po’ per lui. Avrai finalmente compreso con chiarezza che si è superato il lutto quando non avrai più il timore di parlare di lui ma piuttosto ne avvertirai il bisogno, senza l’ombra ormai dell’angoscioso tormento che si impadroniva di te solo al pensiero e un nuovo, avvolgente affetto a sostituirlo.
I tuoi occhi sono spenti, bambina, taci, sedendo sul sedile e salutando dall’oblò dell’aereo quella bella città appena visitata. Il sole estivo splende là fuori, eppure ti sembra sia tutto meno luminoso rispetto agli ultimi giorni, quando vagavi incantata tra quelle strade eterne animate da tanta viva frenesia.
Lo strano sapore di un addio ti brucia nel cuore immediatamente rapito da quella che ignori sarà un giorno la tua seconda città. Ci tornerai con l’emozione di chi è consapevole che da quel momento in poi niente sarà più come prima, con gambe tremanti smarrirai la via e inghiottita dal buio delle tue troppe sconfitte ti ci ritroverai sola contro il mondo intero. Sarà lì che, con esclusivamente la paura e la sfiducia in te stessa come compagne di viaggio, un sorriso ti catturerà, e ti sentirai perduta. Tenterai di liberarti, ma senza successo. Solo dopo aver rinunciato a opporre resistenza comprenderai con stupore di non esser caduta in un precipizio; al contrario, scorgerai di fronte a te la scala per risalire da esso. Non sarà facile, eppure in quell’avvolgente risata cristallina e nell’abbandonarsi tra quelle due possenti braccia recupererai la forza per andare avanti. E non sarai più sola. Mai più.
È l’ora di religione, a scuola, e la professoressa assegna un compito per casa. Tra le dita tieni un foglio totalmente bianco se non fosse per tre parole nere stampate su di esso. La vita è …
Ti impegni per trovare un’adeguata definizione, ma il risultato non ti soddisfa affatto. La settimana successiva la professoressa si dimentica del compito conferito e tu ne sei contenta, appallottoli il tuo lavoro di cui un po’ ti vergogni e non ci pensi più.
Decenni dopo te lo ritroverai – chissà come – tra le mani e sorriderai di tenerezza rileggendo quella buffa accozzaglia di parole che avrebbero voluto essere profonde ed esaustive. Penserai allora che, forte di tanta esperienza acquisita col tempo, potrai ora fare di meglio. A respiro, amore, sogni, possibilità, vorrai aggiungere tanto altro. Chiuderai gli occhi, ti concentrerai, e ti verranno in mente articoli di giornale, il sorriso triste e vissuto degli anziani, rossetto sulle labbra, il bisogno opprimente di dissolvere il dolore di un’amica, le fusa del tuo gatto, le domande acute di tua figlia, rileggere e rileggere i tuoi libri preferiti senza stancartene mai, il vento che ti spettina i capelli, camminare sola sotto la pioggia battente senza volerti riparare con l’ombrello, osservare i passanti e divertirti a immaginare la storia che si portano dietro, polvere nell’aria, sabbia sotto i piedi, la nostalgia di casa, l’infantile paura di guardare negli occhi le persone, una canzone urlata al cielo, battiti di ciglia, sentire freddo e non coprirsi, il sassolino nella scarpa, l’assurda voglia di librarsi libera nel cielo e volare. Ma non perderai tempo a trascrivere tutto ciò: non sarebbe comunque abbastanza. Perché si finirebbe col trascorrere tutta la vita solo nel provarci.
Non è possibile descrivere il tutto.
Sei venuta al mondo, quel giorno, e non potevi sapere cosa sarebbe stato vivere. Lo scoprirai, però, nell’eternità di un attimo che vola via. Lo scoprirai solo vivendo.
E sarà meraviglioso.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Zils