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Autore: Fog_    27/10/2011    3 recensioni
Laura e Taylor hanno deciso di provarci.
Hanno deciso di provare a realizzare quel piccolo sogno nel cassetto che si portano dietro da quando si conoscono.
Andare a Londra.
Grazie a un progetto scolastico avranno l’occasione di vivere il loro sogno, un soggiorno di due settimane in famiglia, durante il periodo natalizio.
Ma, una volta arrivate lì, le cose prenderanno una piega che non si sarebbero mai aspettate. Partendo dalla famiglia neo trentenne a cui verranno affidate e finendo con dei vicini piuttosto… particolari, la loro vita sarà completamente scombussolata.
Conosceranno una Londra tutta nuova, fatta di party e pub, di concerti e serate di gala, di fan urlanti, di rifugi segreti, di costosissimo shopping. Il tutto animato da cinque ragazzi speciali. Anzi sei, visto che un caro amico degli One Direction sta soggiornando nella capitale degli UK con la sua ragazza.
Il nome Bieber vi dice niente?
Si? No? Non importa, basta sapere che la sua presenza sconvolgerà tutto.
E se…?
Storia a quattro mani di Comiky e If_you_Believe
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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But what do you say to taking chances?
What do you say to jumping off the edge?
Taking chances - Celine Dion

 

Cap 2.
 

Taylor

«Allora?»
«Allora cosa, Taylor?»
«La stessa cosa che vi sto chiedendo da due giorni, mamma!»
Ok, questo è troppo.
Mi alzo da tavola sbattendo la tazza del latte e me ne vado in camera.
È tardi, che novità! Devo scegliere ancora cosa mettermi, così mi butto di testa nell’armadio in cerca di qualcosa che sia degna per quello che rinominerò il giorno più brutto della mia vita. Il giorno in cui rifiuterò la più grande occasione che mi sia mai capitata.
«Taylor, ne abbiamo già parlato» dice mio padre fermandosi sullo stipite della porta, mi giro di scatto verso di lui con uno sguardo che potrebbe incenerire anche uno sbriluccicante Edward Cullen.
«No, voi avete parlato, non io, non volete neanche che vi spieghi quanto sia importante per me! Vi interessa solo che non perda giornate di scuola e vada da sola a Londra!» sbraito isterica.
Lancio uno sguardo al soffitto sperando che almeno le facce di quei cinque possano calmarmi, ma non faccio altro che peggiorare la situazione. A Londra voglio andarci anche per loro.
«Taylor, il fatto è che…»
«Il fatto è che non vi fidate di me»
«Esatto»
Come può mio padre affermare che non si fida di me? Ci vuole un bel coraggio per dire una cosa del genere!
«Solo perché degli stupidi professori dicono che ultimamente sto esagerando non vuol dire che sia una cattiva ragazza, una depressa, una drogata o una troia. Sono sempre io, la ragazza che andava in una scuola privata con le suore, sto solo crescendo e affrontando il liceo.» dico e, sinceramente, mi stringerei la mano da sola per questo discorso molto…ispirato.
«Taylor i tuoi professori hanno ragione»
«Con questo stai dicendo che è più importante ciò che pensano loro di quello che ti dico io?»
«No, però…»
A quel punto arriva anche mia madre per sostenere la loro battaglia.
«Voi non capite, vero?»
«Cosa non capiamo? Che vuoi andare a Londra?» chiede mamma appoggiandosi a papà. Di solito è lei quella buona e malleabile, ma non sta volta.
«No, non capite quanto sia importante. Dicono che dobbiamo rincorrere i nostri sogni, e io come faccio con voi che me lo impedite?»
Due a zero per Taylor, fuck yhea!
«Il fatto è che è per tanto tempo! Fosse stata una settimana ok, due anche, ma un mese? Sai quant’è un mese?»
«Si, sono quattro settimane, trenta giorni e 720 ore, ti basta così?»
Ok, con questa voglio l’oscar. Tre a zero per Taylor.
Mi infilo la maglia che prima avevo afferrato dall’armadio, quella con la bandiera inglese (oh, che combinazione) e con un’uscita plateale raggiungo l’ingresso dove cerco di infilare le converse senza slegare i lacci.
«Taylor perché fai questa tragedia per niente?»
Persiste mia madre raggiungendomi, proprio non vuole capire.
«Continua a fare finta di non capire, tanto è lì che me ne andrò all’università. A Londra, non qui in Italia, in Regno Unito. Meglio che iniziate ad abituarvi all’idea.»
«E ora questo cosa c’entra?» si intromette papà e a quel punto non ce la faccio più.
Mi allungo verso la cartella che è a pochi passi da me e prendo il solito cappello con in mio fidato IPod.
«Niente, comunque oggi a scuola la preside vuole incontrare i genitori degli alunni prescelti, non vi obbligo ad andare, sappiate solo che se non partecipo a questo dannato viaggio ce l’avrò con voi per il resto della mia vita»
Apro la porta, faccio un sorriso falsissimo a trentadue denti e la sbatto con tutta la forza del mondo.
Esco di casa e mi incammino verso scuola.
Ditemi voi se è modo di iniziare una mattina, questo.
 

Laura

6.30. Cazzo fa freddo anche in casa. Dov’è la felpa?
«Mamma,allora che ne dici del viaggio? Sarebbe una bellissima esperienza e … »
«Per me e tuo padre va bene»
« … dopo tutto sono stata una settimana dagli zii in Francia e poi … »
«Ho detto che va bene»
« … poi in gita in terza media siamo andati senza genitori a Berlino e me la sono cavata benissimo,e … »
«LAURA!»
«Mamma non alzare così la voce,che la rompipalle dorme ancora e se sei nervosa tranquilla io me la caverò,sai che sono responsabile,insomma ho fatto da babysitter ai figli della vicina,ai miei cugini e … »
«Laura se non mi fai parlare il viaggio lo sogni»
«
Eh?»
«Hai capito quello che ho detto o devo ripeterlo?»
«No mamma. Ricevuto mamma. Avviso Taylor che io vado. Mi tiri fuori la valigia gialla dato che oggi non vai a lavoro? Voglio portarmi la maglia a righe, ma la metto solo con i jeans della fornarina, perche solo quelli ci stanno bene, quindi mi devi prendere la maglia a righe che ora sta a lavare e i jeans. Ah poi ci sono gli stivaletti con … »
«Ciao amore »mi dice di tutta risposta spingendomi verso la porta e porgendomi la mia borsa e l’ombrello pieghevole verdino.
«Ciao ma’ »dico dandole un bacio sulla guancia.
«CIAO PA’!» urlo per farmi sentire da papà e sento un “iao” provenire dal bagno.

 

Taylor.

 

È la terza ora di scuola, ma a parte questo non ho idea di ciò che sta succedendo in classe. Di che sta parlando la professoressa, di che ore sono o di chi stanno sparlando Giulia e Silvia davanti a me, seguo solo i fitti discorsi che intraprendo con Luca, il mio compagno di banco. Abbiamo da poco chiuso l’argomento moto del quale, stranamente, me ne intendo abbastanza e stiamo affrontando quello musica. O meglio, lui parla, anzi straparla, e io lo contesto ogni tanto, quando esagera con le cazzate e cerco di consigliarli musica che possa essere definita musica.
Intanto mi fermo a guardarlo, come faccio ogni volta che ne ho l’occasione.
Lo guardo e come sempre penso che se si facesse i capelli castani, si togliesse quegli occhialoni neri e si alzasse un po’ potrebbe passare come copia perfetta di Harry Styles. I curly hair, quegli occhi da cucciolo e quel sorriso da mozzare il fiato ricordano proprio lui, Harry, e per me che sono sicura che l’originale non lo incontrerò mai, Luca è la miglior cosa che mi sia mai capitata.
«Capisci, la musica house non è per niente male, riesce sempre a tirarti su quando non ci stai con la testa e ti fa sempre ballare! Per questo mi piace tanto!» esclama guardandomi attraverso quelle lenti enormi, probabilmente senza quegli occhiali non lo riconoscerei… o lo scambierei per Harry.
«Non la penso così…» rispondo, ma sono una delle uniche che riesce ad andargli contro. Luca riuscirebbe a convincerti su tutto, a farti piacere una certa canzone, persino a farti credere che i maiali volano, perché quando lui parla pendi dalle sue labbra.
E se sei una Directioner avresti voglia di saltargli addosso all’istante, che è più o meno quello a cui sto pensando io in questo momento.
«Dimmi una bella canzone, allora!» mi sfida alzando un sopracciglio.
In quel momento sento il mio banco vibrare, o c’è un terremoto in corso oppure mi è arrivato un messaggio. Si, decisamente la seconda.
È di Laura, vuole che ci vediamo alle macchinette, così metto il telefono in tasca e faccio per alzarmi.
«Te lo dico nella prossima puntata» gli faccio un occhiolino e lui capisce che starò fuori per il resto dell’ora, o almeno per la gran parte.
Chiedo alla prof di uscire e lei dice subito di si, probabilmente non vede l’ora di liberarsi di me, pensa che stia distraendo Luca quando invece è lui che distrae me. Affolla la mia testa di strane idee, come tingergli i capelli e mettergli un microfono in mano. In effetti, mica sarebbe male…

 
Laura.
 

Terza ora. Piove a dirotto. Ora di storia dell’arte. Perché i pittori invece di rimanere chiusi in casa a disegnare non uscivano con gli amici? Insomma, io amo disegnare,però dai,esco con gli amici, vivo la mia vita, come si dice? Carpe diem, giusto? O qualcosa del genere.
Che ore sono? 10.20.
- … e quindi Brunelleschi fece questo affresco a pagina 342. Laura di che stiamo parlando?-
-Eh? Oh, di Brunelleschi ovviamente.-
-Un giorno ti beccherò mentre non segui la lezione e mi divertirò da morire a punirti-
Si, la mia professoressa di arte mi odia da morire solo perché in arte sono migliore di lei. E lei lo sa che io lo so.

A Taylor:
Qualunque materia tu stia facendo interrompi e vieni alle macchinette del secondo piano perché la macchinetta che fa la cioccolata calda sta solo lì. Ti aspetto per e 40 o meno un quarto.
Lo

Le macchinette sono la cosa più invitante e tentatrice che esista a scuola. La mia cioccolata calda è la fine del mondo. Ed è anche finita.
«Taylor non hai idea di che cosa mi è successo ieri, mentre andavo a comprare l’uva sai chi ho visto?»
«Chi?»
«Ho visto un ragazzo bellissimo! Era un biondino dagli occhioni azzurri che continuava a fissarmi. Ad un certo punto ero a dieci metri da lui mi giro e sai cosa stava facendo?»
«Cosa?» 
«Mi stava fissando il culo!»
«Ma nooo!»
«Si! Te lo giuro! Allora mi giro e vedo il mio angioletto che mi guarda il culo e quando si accorge che lo stavo guardando anche io prima arrossisce un po’ poi mi lancia un’occhiata de tipo “Fai attenzione ad avvicinarti che potrei saltarti addosso”»
«No vabbè…»
«Tu che combinavi in classe?»
«Parlavo con il mio Harry»
«Ma smettila»
«Scusate ragazze» dice il bidello «Siete Tania Acciani e Laura Parisi? Se è così la preside vi aspetta nel suo ufficio,o è per una punizione o è per un onore. Non avete né occhiali, né apparecchio e vi ho con dei ragazzi. Da ciò si deduce che non siete secchione sfigate,quindi ciò mi porta a pensare che sia una punizione.»
«Grazie eh!» diciamo all’unisono io e Taylor per poi incamminarci insieme verso la presidenza.
 

Taylor.

«Non ho fatto niente di tremendo e/o punibile, giuro! Ho colpito quella strega della Lomolo con una palla l’altro giorno, ma non penso sia punibile, o forse si? Be, di certo non l’ho fatto a posta, e poi quella mi odia, è risaputo e….» esordisco entrando presidenza con le mani sulla testa, Laura mi segue tranquilla, sicura che non ci abbiano convocato lì per qualcosa di negativo.
«Taylo, Taylor, calmati, sorprende anche me ma non sei qui per qualche demerito» mi stoppa la preside, la Carrante, una donna di mezza età con dei capelli corvini e degli occhietti dolci nascosti dietro un paio di occhiali. Ho sempre pensato che assomigliasse alla McGranit, la professoressa di Harry Potter, ma probabilmente sono io che vedo somiglianze in tutti.
«Salve preside» saluta la ragazza al mio fianco, la McGranit sorride composta.«Signorina Parisi»
Solo in quel momento mi rendo conto che la stanza è stracolma di gente, se fosse stato possibile avrei spinto il tasto rewind e rifatto la scena, perché lì, contro la parete, ci sono i miei genitori che mi guardano sconsolati a braccia conserte.
«Mamma, papà, siete venuti» sorrido a trentadue denti cercando di far scordare a tutti la mia “entrata trionfale”e lancio uno sguardo in giro in cerca di qualche aiuto divino, quattro ragazzi mi guardano divertiti dalle sedie davanti alla grande scrivania di legno, il resto dei genitori ha strane espressioni, tranne quelli di Laura, loro mi sorridono confortevoli, li conosco da sempre.
«Accomodatevi» ci consiglia la Carrante indicando le ultime due sedie rimaste, tra gli altri ragazzi. Mi sembra di non averli mai visti in giro, sono tre ragazzi e una ragazza, alcuni di loro li classifico come “senior”, altri si vede lontano dieci miglia che sono primini, la ragazza sembra avere la mia età.
«Penso abbiate capito perché vi ho convocati tutti qui» inizia la preside intrecciando le dita sulla scrivania, ci guarda uno ad uno da dietro gli occhiali.
Annuiamo tutti contemporaneamente.
«Bene, se siete qui vuol dire che avete accettato questa magnifica offerta che abbiamo proposto a voi sei, le più notevoli eccellenze in inglese della scuola. Dovete sentirvi onorati più che privilegiati, ve lo siete davvero meritato. Ora voglio che mi ascoltate anche voi, genitori, intendo spiegare meglio come si svolgerà il soggiorno a Londra. I ragazzi verranno affidati a coppia a delle famiglie selezionate personalmente dal nostro staff, dormiranno, mangeranno e potranno completamente affidarsi a queste, mentre di mattina frequenteranno dei corsi in un rinomato college in pieno centro.» la Carrante si ferma un secondo e sposta lo sguardo sui cassetti della scrivania, ne apre uno e inizia a frugarci dentro per poi tirarci fuori una busta bianca. «La partenza è prevista per il dodici, so che è tra due giorni e mi scuso per il poco preavviso, ma i tempi per sistemare le cose e scegliere gli alunni si sono prolungati più del previsto e quindi ci siamo ridotti a oggi. Qui ci sono i biglietti dell’aereo» la preside apre la busta e ne estrae sei foglietti rettangolari, scritti su ambi i lati «il ritorno è dopo un mese esatto dalla partenza, il dodici gennaio, per l’appunto. Ora, se non ci sono obbiezioni, proseguiamo all’estrazione delle famiglie. Avanti, ditemi le coppie»
Tra i genitori si alza un leggero brusio, io e Laura ci scambiamo uno sguardo d’intesa.
«Io e Daniele, glie l’avevamo già riferito» si fa avanti la ragazza sorridendo educatamente, da quello che mi ha detto Laura si chiama Letizia, il ragazzo al suo fianco annuisce.
«Se per i vostri genitori non ci sono problemi io non ne ho, ci tengo comunque a precisare che avrete camere differenti»
«Si, era chiaro» dice il presunto Daniele e, a questo punto, penso che quelli che si stanno facendo avanti sono i suoi genitori. “Si” confermano contemporaneamente a quelli della ragazza, o forse è il contrario? Chi lo sa!
«Taylor, tu che mi dici?» chiede “il capo” come se fossimo grandi amiche.
«Io e Laura» rispondo sorridendo e indicando quest’ultima, i nostri si lanciano sguardi d’intesa.
«Signori…Acciani e Parisi, per voi va bene?»
«Si, anche se non te lo meriti» sbuffa mio padre e mi lancerei volentieri verso di lui per abbracciarlo, deve aver convinto mamma che comunque mi guarda sorridendo.
Si, vado a Londra, si, SI! Non sono mai stata felice come in questo momento, giuro.
«Certo» rispondono i genitori di Laura, mi giro verso di lei e ci battiamo un cinque sonoro.
«Io e Davide» esulta un ragazzo biondino sulla sinistra indicando quello al suo fianco.
«Io e Andrea» continua l’altro, un brunetto dagli occhi scuri, indicando a sua volta il biondo.
«Genitori?»
«Siamo d’accordo»
«Bene, allora le coppie sono sistemate, manca solo l’estrazione delle famiglie» annuncia la preside chiedendoci di alzarci e avvicinarci alla scrivania.
La Carrante dispone tre buste di carta bianche con su stampata una lettera dell’alfabeto. A. B. C. Guardo quelle lettere come se la mia vita potesse cambiare in base a una di loro, in base alla famiglia a cui verremo assegnate.
A quel punto partono i film mentali e una strana agitazione mi prende e si mette lì, sulla bocca dello stomaco, come a volermi convincere che davvero dipende tutto da quelle lettere. Guardo Laura, ma non riesco a capire a cosa sta pensando, se anche lei è tutta in subbuglio o sono io l’unica che si sta facendo tutti questi problemi. Inizio a fare strani calcoli per riuscire a decidermi a prendere una cazzo di busta, ma il momento magico finisce.
Gli altri hanno già scelto la loro lettera, ne manca una sola, la nostra.
La C.
Mi sa tanto di fregatura, l’ultima ruota del carro, lo scarto.
Tiro un sospiro mentre la preside prende le tre buste e le apre cautamente, quasi inconsciamente incrocio le dita e continuo a chiedermi da dove viene tutta questa agitazione.
«Quindi, Davide e Andrea la A, ecco qui» inizia lei estraendo un foglio dalla busta e passandolo ai ragazzi.
«Letizia e Daniele,  la B»
La Carrante si avvicina a noi e, cautamente, consegna la busta nelle mie mani.
«Mi raccomando, tienila a bada» disse strizzando un occhio a Laura, lei annuisce divertita.
«Vediamo che ci hanno lasciato…» quasi sussurra la ragazza non appena la Carrante sparisce tra la folla di genitori.
Sul foglio che ora ha tra le mani c’è una specie di carta d’identità della famiglia, in alto a destra una foto che li ritrae.
Sono in quattro, due bambini, gemelli presumo, che non dimostrano più di quattro anni e due adulti, una donna dai lunghi capelli rossi e un uomo con una barba incolta e i capelli spettinati.
«Però, mica è andata male» esclamo leggendo l’età dei due grandi, lui, Bryan, ha 32 anni, lei, Charlotte, 30.
«Sarà una gran figata!» esulta Laura entusiasta, un sorriso grandissimo sul suo viso.
Nella busta ci troviamo anche i biglietti dell’aereo, con tutte le date e gli orari.
Così, in quel momento, capisco che ora non è più solo illusione, che Londra non è più così lontana. È lì, tra le mie mani, ne sento il peso.
Voglio sfruttare quest’occasione, voglio che sia tutto speciale.

 
Laura.

 
Ecco la solita pizzeria in cui ci vediamo ogni weekend con gli Acciani e i miei zii.
«Taylor!» saluto calorosamente la mia amica.
«Hei Lo!» risponde lei. E ci andiamo a sedere.
Ovviamente quella non era un’uscita per stare insieme e ridere,ma era mirata all’argomento “Londra”.
«Allora Patty, tu la fai andare Taylor a Londra?» chiede mia madre appena ci sediamo «Noi Lo la mandiamo,la reputiamo abbastanza grande per affrontare un mese all’estero … cosa ne pensate?» finisce la frase mia madre.
Guardo Taylor mentre lei fulmina con lo sguardo i suoi genitori.
«In realtà Angi io mi fido di Taylor… però,in casa con degli sconosciuti,per giunta trentenni e con due figli,io davvero non so … »
«Ma Patty,quei due sono adulti e vaccinati,non credi che meriterebbero una chance? Insomma cosa possono combinare dopotutto? È grande e sa anche badare ai piccoli,quindi potrebbe dare anche una mano in casa come Laura.»
«Cosa potrebbe combinare?» sbotta il padre di Taylor «l’altro giorno ha quasi fatto scoppiare un’ incendio per preparare un cappuccino e io la davo mandare a Londra da sola» risata generale. Ok,lo ammetto, ho riso anche io un poco ma era inevitabile,la faccia del padre di Taylor era veramente esilarante!
«Ormai abbiamo deciso,quindi ci vediamo alle 8.00 all’aeroporto per la partenza!» sbotta Taylor e con nonchalance comincia a tagliare la sua pizza Francesina come se nulla fosse.
Certo che quando ci vediamo con gli Acciani vuoi o non vuoi finiamo sempre a ridere.



__Vas Happenin'?__

Heilà gente! Oggi il Vas Happenin' lo scrivo io, Comiky.
Be', che dire, scrivere il capitolo è stato un parto, davvero!
Però adesso mi fate il piacere di leggerlo e recensirlo sto capitolo,
Understend?
Ahahah dai, tranquille, scherzo.
Fatevi sentire, un saluto anche da If_you_Belive.
Alla prossima, 
Comiky

 

   
 
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