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Autore: anonimaG    28/10/2011    2 recensioni
-Perché ti ho scelto come coinquilino? Ma cosa mi saltava per la testa?
-A te niente! Io perché ti ho accettata come coinquilina? Ah si! Si da il caso che la signorina qui presente una sera abbia suonato a “casa mia” come un disperata a chiedermelo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1° CAPITOLO
 
 

 

 

 -Deficiente! Muori!!!
-Deficiente! Muori!!!-. Imitai con la voce.
-Perché ti ho scelto come coinquilino? Ma cosa mi saltava per la testa?
-A te niente! Io perché ti ho accettata come coinquilina? Ah si! Si da il caso che la signorina qui presente una sera abbia suonato a “casa mia” come un disperata a chiedermelo!
-AAH! Giovanni Evans, Io ti odio da quando avevo tre anni! Ti odio-. Urlò prolungando la “o” e sbattendo la porta della sua stanza con molta foga.
   Ed eccola lì, in tutta la sua educazione, la mia coinquilina scassa palle.
Marta Alessandrini ragazza alta rossa e riccia con le lentiggini e gli occhi verdi.
La conosco da quando avevo tre anni, ci odiamo a morte da sedici anni ormai, non l’ho deciso io ma l’ha deciso lei da quando ci siamo conosciuti, ricordo benissimo il giorno di quando ero bambino e per sbaglio inciampai e mi cadde la pittura sul suo bellissimo disegnino, iniziò a piangere, a chiamare la maestra che mi mise in punizione e poi lei, tutta soddisfatta, da lontano mi fece la linguaccia.
Antipatica, smorfiosa, odiosa, insignificante, deficiente, oca.
Le mie parole per descriverla sono queste.
Abbiamo passato tutta la nostra vita insieme, purtroppo, stessa scuola, stessi compagni, stessi compiti, stessi amici, stessa università e, adesso sfortunatamente, stessa casa.
Avevamo deciso inconsapevolmente di fare la stessa università.
E quando ci siamo ritrovati faccia a faccia il primo giorno di università lei si è messa a sbraitare ed urlare qualcosa di indefinito ed io ad imprecare Dio e sperare di aver sbagliato corso.
   Scusate, mi presento: Sono Giovanni Evans, di padre americano e madre abruzzese ma ho sempre vissuto nelle Marche, in un paesino sconosciuto, per studiare sto ad Urbino.
Ho diciannove anni quasi venti, ho appena iniziato l’università di medicina, sono un ragazzo di bell’aspetto: alto, moro, occhi, castani e che fa impazzire le ragazze ma che non se ne approfitta.
Non ho mai voluto litigare con una ragazza e ho sempre evitato ma con Marta è praticamente impossibile, quando si sta con lei vengono degli istinti assassini verso lei, purtroppo però sono l’unica persona sulla faccia della terra a pensarla così visto che con gli altri è carina, dolce e simpatica.
Falsa.
Falsa con tutti, tranne che con me.
-Marta Alessandrini ti odio pure io!!!-. Urlai come risposta sbattendo la porta della stanza.
  La casa che avevamo non era molto grande: all’entrata c’era un salotto attaccato alla cucina e un porta che portava ad un corridoio rettangolare e piccolo dove, a destra, c’era la mia stanza e, a sinistra, la stanza di Marta mentre di fronte alla porta che dava sul corridoio, precisamente alla fine del corridoio, c’era il bagno.
    Mia madre chiamò poco dopo.
-Tesoro! Come stai?
-Bene ma’.
-Hai mangiato?
-Certo che si, ormai sono le dieci.
-E gli studi?
-Ho appena iniziato, per ora va tutto bene.
-Sono felice per te.
-Anche io.
-Ma dimmi un po’; nella casa che hai in affitto sei solo?
-No ma’, c’è anche Marta.
-Marta fa medicina?
-Si…
-E non mi dire che voi due…
-No ma’, non stiamo insieme, ci odiamo, è da quando ho quindici anni che ti ripeto che non stiamo insieme.
-Ma è una ragazza così carina, dolce e simpatica-. Eccoci alla solita storia…
-Si mamma, è dolce, simpatica, carina ma a me non piace.
   Dopo mezz’ora di discussioni al telefono decisi di andare a dormire.
   Ma cos’è? Che ore sono? Mi svegliai di botto dalla musica e guardai l’orario; mezza notte.
Marta aveva acceso la musica a tutto volume e non riuscivo a dormire così spalancai la porta della sua stanza e la vidi mentre leggeva tranquillamente con lo stereo acceso.
-Spegni questa musica!!!-. Urlai a squarcia gola.
-Non ti sento!-. Presi il cd dallo stereo e glielo spezzai in due.
-Il mio cd!!!
-Sai che cosa me ne frega del tuo cd? Sto cercando di dormire io!!!
-Antipatico.
-E pensare che mia madre diceva che tu sei una ragazza dolce.
-Muori!!!-. Urlò un ultima volta prima che chiusi la porta della mia stanza.
 

 
   
 
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