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Autore: Lolindir    29/10/2011    2 recensioni
[Iron Man]
Racconto "pseudo"horror ambientato in un momento no meglio definito della vita di Tony. Una storia che vuole raccontare un possibile avvenimento, una trappola di metallo che come salvò anni prima la sua vita ora lo porterà alla morte.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IRON MAN – NEL PROFONDO BLU
 
Cazzo. Cazzocazzocazzocazzo.
Giù. Inesorabilmente, l’armatura scendeva.
Senza controllo, l’armatura scendeva.
Senza scampo, l’uomo era inerte.
Controllo. Sistema di bilanciamento. Sistema di galleggiamento. Sistema di comunicazione. Sistema di reazione. … Jarvis.
Silenzio.
Me**a non può essere tutto fuori uso. Jarvis, ci sei? JARVIS!?
Silenzio. La sua voce echeggiava nell’armatura, la massa liquida smorzava ogni suono nell’oscurità metallica della maschera. Ogni singola lettera.
Provava a muovere le braccia, provava a muovere le gambe. Tutto era paralizzato, viveva ancora solo per un fortuito errore della meccanica. Dallo specchio visivo dell’elmo, da quei pochi centimetri di spazio visivo concesso naturalmente, lui guardava la luce, i raggi del sole che filtravano tra le azzurre acque dell’oceano.
Dov’era, precisamente, non lo sapeva neanche lui.
 
Qualche minuto prima, New York City. La grande mela. Un piccolo bruco la stava lentamente mangiando dall’interno, un verme di nome -----. L’aveva trovato, era finalmente riuscito a scovarlo. Sì nascondeva in bella vista, passeggiava con un nuovo taglio di capelli, un nuovo vestito ma aveva sempre lo stesso fetore di morte attaccato alle mani. Si lancia all’attacco.
 
Non è possibile… non è possibileEEEEEE!!
Urlava a pieni polmoni, urlava come mai aveva fatto prima d’ora. Si dimenava – o almeno ci provava – sbattendo i pugni, raschiando con le unghia la resistente guaina protettiva.
Tony Stark era prigioniero di Iron Man.
L’armatura cominciava a crepitare sotto la pressione dell’acqua, Tony lo sentiva. La gamba destra era faceva male più del resto del corpo, dal computer avrebbe potuto leggere nello schermo un bell’allarme rosso sull’arto, una probabile frattura con un riversamento. Provò a muovere le dita dei piedi senza successo. Si muoveva, toccava ma non vedeva niente. Niente se non la luce di quel sole sempre più lontano.
Da lontano udì un suono, come un grido. L’armatura colse le vibrazioni, glie le fece sentire fin dentro le ossa.
Cosa? Ehi!? C’è nessuno? Ehi!?
Si girava e rigirava, sbatteva la testa a destra e a sinistra dell’elmo nella speranza di poter cogliere la fonte del suono. Inutilmente.

 
È lì, sotto di lui. La felicità di Tony era inimmaginabile, finalmente aveva trovato uno dei più grandi criminali della storia. Nitro. Urlò un grido di battaglia, un suono gutturale prima di lanciargli i suoi repulsori facendolo volare a qualche metro di distanza.
Arrenditi sei in arresto.
Dietro l’elmo c’era il volto di un uomo felice, fiero di ciò che faceva.  “Crepa” fu l’ultima parola che udì prima di quell’esplosione. Nitro gli si era fiondato addosso, pur di non farsi catturare aveva causato un’altra esplosione. Tony non sapeva come stavano in città e dall’alto del suo egoismo non gli importava neanche in quel frangente.
 
Fa freddo…
Una grossa ombra oscurò la luce, “Un soccorso!” pensò. Era solo una grossa balena, una bestia di tonnellate che chiamava i suoi amici.
Li chiami per deridermi? Li chiami per dire “Guardate il grande eroe!” “Eccolo, lì con quel rottame che sta per morire!” AHHHH!
Urlava, urlava e urlava. Non c’era altro che riusciva a fare. Le mani erano consumate, le unghia estirpate dalla carne sotto le forti e sottili lamine di metallo che ricoprivano il corpo.
 
Era volato per tanti metri, diverse centinaia di metri, chilometri forse. Era stato visto volare sopra il porto, sopra le navi pescherecce. Tutti hanno pensato “Ecco il grande Iron Man!” “Chissà che starà facendo?” “Chissà che si prova a volare così in alto?”. Nessuno ha pensato che un eroe avesse bisogno di aiuto. L’hanno visto schiantarsi in mare ma non hanno pensato che non riuscisse a muoversi. Un eroe non ha bisogno di un eroe.
Incominciarono a uscire lacrime. Anche la speranza era andata via. Tutto era andato via.
L’armatura crepita ancora, sembra urlare di dolore. Tony tace mentre la luce del sole non riesce più a raggiungere i suoi occhi, ora troppo profondi e il freddo oceano da il suo ultimo abbraccio.

 
>Crack!
 
 
UHAAA!!
Ancora. L’ho sognato ancora. È nella mia testa, non è finto. È successo, è -- 
>Tunf!<
ARGH!           
Un urlo di dolore avvolse la camera nella Stark Tower.
Aaaah! La gamba, la gamba… mi fa male… ahhh!
Non c’è nessuno ad ascoltare un urlo di dolore per qualcosa che non c’è più. Nel buio della stanza muove la mano in cerca della stampella. Gli occhi carichi di lacrime sfogano inconsciamente un dolore che il fisico si rifiuta di ammettere. Con fatica si tira in piedi, rantola fino ad arrivare al tavolo in cerca di qualcosa. Una bottiglia vuota da tempo. Dalla finestra un raggio di luce entra nella stanza inondandola di spruzzi luminosi ricordando agli stanchi occhi di ciò che vi è, affatto celato. Medicine, pezzi di armatura pressati ancora umidi. Guarda involontariamente se stesso, guarda ciò che rimane di se stesso.
Un uomo scarno, mutilo.
Nei suoi occhi il blu dell’oceano maledetto lo abbraccia ancora una volta, ancora una notte. Il freddo dell’oceano sfiora le sua braccia, tocca timidamente il suo cuore piegando quel che rimane della mente dell’uomo che muore metri sotto il mare ogni notte.
   
 
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