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Autore: niki_    29/10/2011    5 recensioni
Riku non è mai stato tipo da festa mentre Sora non ha la minima idea di andarci senza il suo migliore amico. Entrambi però sono costretti a partecipare ad una che cambierà il loro modo di vedere la loro amicizia.
[Tutti conoscevano le feste di Selphie, frequentate da tutte le ragazze delle Destiny’s Islands, ma mai un ragazzo (tranne Tidus e Wakka che non erano più guariti completamente da quella traumatica esperienza) ci aveva messo piede. […] Io e l’albino avevamo risposto con un diplomatico “Devo vedere” che vuol dire “Solo se voleranno gli asini”.]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Riku, Sora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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24 ore molto movimentate - dalle 15.37 alle 20.45 del 16 luglio È qui la festa?
 Casa di Selphie Tilmett, ore 00.37 del 17 luglio
Guardo con estremo imbarazzo la persona dall’altra parte del cerchio che mi ricambia con aria leggermente smarrita.
Selphie ci incita, ormai completamente partita per la tangente, urlando: “Bacio, bacio, bacio!” e imitata dalle altre ochette che ha invitato a casa sua. Maledetto me e quando mi sono lasciato coinvolgere!
Mi volto verso Kairi in cerca di una scappatoia, ma anche lei mi tradisce: “Eddai, Sora, è solo un bacetto. Io ho baciato Selphie!”, scrolla le spalle con una risata pregustandosi la scenetta che dovrà accadere fra pochi secondi.
Sì, Kairi, ma tu sei una ragazza! Per te è normale baciare una tua amica, ma per me, piccolo e ingenuo agnellino (come hai preso a chiamarmi ultimamente) che non ne ha ancora dato uno, no! Specialmente se devo darlo a lui! Lui, il mio migliore amico!
Dall’altra parte Riku mi guarda negli occhi. “Sora, so che ti fa schifo - e lo fa anche a me, te l’assicuro - ma abbiamo accettato quella stupida regola”, sospira “Perciò vieni qui e facciamola finita”.

Ok, immagino non abbiate capito niente, vero? Che stupido, dovevo cominciare dall’inizio!
Allora tornate indietro con me di nove ore…

Spiaggia delle Destiny’s Islands, ore 15.37 del 16 luglio
Mi allento la stupida cravatta azzurra di quella stupida divisa scolastica e la butto dentro lo zaino in mezzo ai libri lasciando libero il collo dopo otto ore di martirio.
“Ma Sora! Non si trattano così le cose!”, Kairi oggi ha l’aria da perfettina.
“Quella cravatta mi voleva uccidere”, faccio con voce lamentosa e occhioni da cucciolo a cui la mia amica dai capelli rossi non riesce mai a resistere.
“Sì, ma anche se ti voleva uccidere tu devi dimostrarle di essere superiore e trattarla con il dovuto rispetto. Non penso che tua madre ne voglia comprare un’altra: hai praticamente distrutto cinque cravatte in un anno So’ ”, mi ricorda “E poi resisti: con lunedì abbiamo finito e poi ci sono le nostre vacanze!*”, sorride facendo una giravolta su se stessa.
Ricambio il sorriso contagiato dal suo entusiasmo. Forza Sora, un giorno in confronto a tutto l’anno trascorso non è niente! E poi sei riuscito ad avere la sufficienza in tutte le materie (anche matematica) quindi puoi essere pienamente soddisfatto di te stesso! Senza pensarci, prendo le mani di Kairi e ci mettiamo a ballare saltellando in tondo e ridendo come pazzi.
“Ehi, Riku, non sei contento?”, chiede lei quasi retoricamente fermandosi un secondo e facendomi sbilanciare.
Lui è rimasto seduto sulla sabbia calda senza scomporsi fissando la nostra scenetta con un sorrisetto divertito. “Beh… sì”, dice non proprio convinto mentre prende un libro di fisica dalla cartella.
“Eh no!”, mi avvicino e, cogliendolo alla sprovvista, glielo strappo di mano portandomelo dietro la schiena “Riku è sabato! Sai cosa vuol dire la parola ‘sabato’?”.
Si alza in piedi scocciato e cerca di aggirarmi, ma io seguo i suoi movimenti non esponendo mai la schiena ai suoi occhi verde acqua. “Per favore, Sora”, pronuncia piano l’ultima parola come se fosse un insulto “Ridammi quel libro” e tende la mano in attesa.
“Mmmm…”, faccio finta di pensarci due secondi “Penso proprio di no” mi allontano di un passo, pronto alla sua reazione.
Che non si fa attendere. “Sei morto”, sussurra solamente e si slancia verso di me in cerca di quel tomo di fisica.
Salto all’indietro, ma quell’adorabile carogna del mio migliore amico mi è già addosso e mi circonda con le braccia per riprendersi il libro e, contemporaneamente, bloccarmi la fuga. Non riuscendo nel primo intento, mi soffia dritto in faccia sapendo benissimo quanto io odi quel gesto.
È un adorabile stronzo, ecco tutto!
“Giochi sporco, Riku!”, mi lamento girando il viso a destra e a sinistra per evitare quel noioso vento sulla faccia. Non che puzzi, sia chiaro, anzi odora di menta, ma mi dà un fastidio tremendo (ognuno ha le proprie fissazioni)!
“Non c’è altro modo di giocare con te”, mi sorride avvicinandosi al mio volto per soffiare ancora. Maledetto!
“Ho… un’altra idea!”, il mio cervello sta andando velocemente in pappa ma riesco ad elaborare una frase sensata “Il tuo libro…”, ma non mi lascia terminare perché mi alita un “sì?” degno di un film porno.
Sono diventato scarlatto: i capelli di Axel sono bianchi in confronto alle mie guance. “G-giochiamocelo!”, riesco a balbettare.
“Interessante, continua”, stessa voce roca di prima. Porca miseria, sto avvampando senza motivo! Rilassati, pensa a Xehanort. Sì, bravo cervello, pensa a quella odiosa faccia da schiaffi di un di un distruttore di mondi e immaginatelo al posto di Riku, obbedisco e mi sembra quasi che invece degli occhi verde acqua dell’albino ci siano quelli arancioni di quell’Heartless da strapazzo. Riesco, finalmente, a ritrovare una voce e un colorito normale “Una sfida come ai vecchi tempi”, lo fisso dritto negli occhi poggiando la fronte contro la sua.
“Vuoi proprio fare una brutta fine, eh?”, sorride nuovamente e si sposta all’indietro lasciandomi respirare “Di’, Kairi, sei disposta a fare da arbitro?”.
“Eh?”, lei sembra cadere dalle nuvole “Oh, sì, d'accordo", annuisce.
“Ci vai a prendere le spade? Sono dentro la mia barca”, indica l'imbarcazione attraccata al molo poco distante poi si volta di nuovo verso di me con un sorrisetto trionfante “Ho anche un’altra idea per renderla più interessante…”.
“Ah sì? Spara”, dico prima che il mio cervello possa consigliarmi il contrario.
“Una piccola scommessuccia, niente di che…”, fa il vago con uno strano luccichio nei suoi occhi, belli ma traditori.
“Ci sto!”, sputo fuori senza pensarci.
“Anche a scatola chiusa?”, inarca un sopracciglio come a stuzzicarmi. Vuole che torni indietro, ma non gli darò questa soddisfazione! “Sì, accetto a scatola chiusa!”, incrocio le braccia deciso.
“Bene, Kairi tu sei testimone", ghigna quando la ragazza torna consegnandoci le armi "Chi vince si tiene il libro di fisica mentre chi perde andrà alla festa di Selphie”, detta le condizioni.
La festa di Selphie. Oh, no. Oh, no, no, no, no! Tutto, ma quello no!
Tutti conoscevano le feste di Selphie, frequentate da tutte le ragazze delle Destiny’s Islands, ma mai un ragazzo (tranne Tidus e Wakka che non erano più guariti completamente da quella traumatica esperienza) ci aveva messo piede. Nonostante tutto, la neo-sedicenne aveva invitato me, Riku e Kairi e quest’ultima aveva accettato immediatamente mentre io e l’albino avevamo risposto con un diplomatico “Devo vedere” che vuol dire “Solo se voleranno gli asini”.
Ok, Sora, sei finito nuovamente nella merda. Grande novità, insomma! Devi combattere per tirartene fuori: mostra a Riku quanto sei diventato forte in questi anni in cui hai salvato il mondo per ben due volte!

Casa di Riku Nichibotsu**, ore 16.09 del 16 luglio
Evidentemente per me gli asini volano, anche molto alto, aggiungerei.
Maledetto Riku: maledetto lui e la sua perversa psicologia!
Prima dell’incontro si era sfilato la camicia candida della divisa scolastica, rimanendo a petto nudo (per la gioia di alcune ragazze dagli ormoni a mille che passavano di lì), dicendo che così non si sarebbe sporcata ma in realtà lo faceva per intimidirmi mostrando i suoi muscoli perfetti e il suo addome piatto e scolpito.
Vi dico subito che ho perso: mi sono battuto strenuamente, ma… Ok, ok, gli sono bastati tre affondi per disarmarmi (devo ammettere che sono parecchio fuori allenamento…) e vincere questa schifosissima scommessa riottenendo il libro di fisica e in più il mio biglietto di sola andata per la festa di Selphie Tilmett.
Credendo di avermi messo KO si è rimesso la camicia ed è rimasto a leggere il tomo che gli avevo sottratto sotto una palma, ma questa volta ha sbagliato: ha sbagliato a darmi già come sconfitto.
Vendetta! Se devo affondare voglio che l’albino venga con me.
Perciò sono corso a casa sua pronto a giocare sporco come lui. Hikari, sua madre, mi ha fatto entrare con un grosso sorriso e mi ha offerto del the che ho accettato con piacere.
“Riku non è con te?”, mi ha chiesto mentre sorseggiavo la bevanda.
“Oh, sì, arriverà presto”, le sorrido a trentadue denti e passo all’attacco “So che a lei non piace che Riku vada alla festa di Selphie”, ovviamente conosceva di fama le famose feste di casa Tilmett “Ma lei ci teneva così tanto! Insomma sono venuto per intercedere”.
“Buffo, Riku non mi aveva detto niente…”, e lo credo bene!
“Sì, lo so”, mi invento su due piedi e prendo un altro sorso di the per temporeggiare e pensare a una scusa che regga bene “Non ha provato neanche a chiederlo perché pensava già a un suo rifiuto”.
“Che figlio stupido che ho!”.
“Può ben dirlo!”.
“D’accordo, per me va bene, a patto che ci sia tu a controllarlo”, acconsente dopo averci pensato un minuto.
Sorrido soddisfatto del mio operato. “Stia tranquilla, non gli leverò gli occhi di dosso”.
“Ma per il regalo?”, esclama preoccupata.
“Nessun problema! Kairi l’ha già comprato ed è disposta a dividere la spesa insieme a noi”.
“Tu e Kairi siete due angeli! Fortuna voi…”, sorride la donna e in quel momento, tempismo perfetto, rientra l’albino.
“Buone notizie, Riku! Puoi andare alla festa”, la madre gli va incontro.
“Q-quale festa?”, spiazzato fa un passo indietro.
“Come quale festa, Riku? Quella di Selphie, ovvio”, appaio dalla cucina con un sorriso larghissimo “Ho convinto tua madre a lasciarti andare. Sono bravo, vero?”.
I suoi occhi si induriscono e mi perforano come una spada, ma riesco a battere l’istinto di distogliere lo sguardo scoccandogli un altro sorrisetto. Giocare con il fuoco non è mai stato divertente come adesso.
“Non ce n’è bisogno mamma, posso benissimo restare a casa a stu…”, prova a chiamarsi fuori però Hikari lo interrompe prontamente “Studi troppo, ragazzo mio: oggi tu vai a quella festa e non voglio vederti in casa fino a domattina, sono stata chiara?”.
“Cristallina”, si arrende e torna a guardarmi. Alla madre sembra solo che gli tremino le labbra, ma in realtà il suo labiale è stato così veloce che ho fatto appena in tempo a capire quelle due paroline che si è già girato ed è salito al piano di sopra: fottiti, bastardo.
“Ti passo a prendere alle otto, ok? Niente camicia!” gli urlo poi mi volto verso Hikari e faccio un veloce inchino “Sempre un piacere, signora Nichibotsu”.
“Quando vuoi Sora!”.
Sono tentato di aggiungere se posso stare da lei un paio di notti, giusto il tempo di lasciar sbollire l’albino senza rischiare di venire pestato a sangue usando sua madre come schermo protettivo.

Casa di Sora Yoake***, ore 19.54 del 16 luglio
Le risate isteriche di Kairi mi costringono ad allontanare la cornetta dall’orecchio. “Oddio, Sora, ma tu sei morto!”, e giù di nuovo a ridere.
“Lo so, ma mi pare giusto divertirmi un po’ prima di andarmene”, arrotolo il filo del telefono fra le dita.
“Quando fai così penso che potrei amarti”, altre risate.
“Beh, ti devi muovere a decidere: fra tre minuti vado a prendere Riku e penso che alla festa arriverò cadavere”.
“Ma sei pazzo?”, ride nuovamente “No, aspettami arrivo subito”.
“In undici anni della nostra amicizia, mia carissima Kairi Shogo****, ho imparato che i tuoi arrivo subito sono circa trenta dei miei minuti”.
Le sue risate si fermano. “Mi offendi, Sora! Sono già pronta!”.
“Wow, un quarto d’ora! Stai migliorando, sai?”.
“Un minuto e sono lì”, e riattacca.
Riappendo la cornetta e vado a infilarmi le scarpe mentre l’aspetto. Ne sto allacciando una quando sento il campanello suonare.
“Mamma!!”, mi sgolo per ordinarle di andare ad aprire mentre mi concentro sui lacci.
“Oh, Kairi, entra pure! Sora è in camera sua che si sta mettendo le scarpe”.
Dieci secondi dopo la ragazza è appoggiata allo stipite della porta con un sorrisino soddisfatto. “Allora So’? Sorpreso?”.
“Devo dire che mi hai stupito, Kairi”, finisco di allacciare la scarpa sinistra e mi alzo in piedi “Andiamo a prendere Riku prima che si finga malato...”.
A quel rimando scoppia a ridere per la milionesima volta. “Ancora non riesco a crederci! Ti sei firmato la condanna a morte!”.
“Sono particolarmente masochista in questo periodo…”, borbotto scendendo le scale due a due e spalanco la porta d’ingresso urlando velocemente un “ciao!” a mia madre.
Attraversiamo il vialetto del mio giardino e la via in lastricato, svoltiamo nella strada a sinistra e arriviamo alla quarta casa sulla destra.
Apro il cancelletto e faccio passare Kairi in un gesto di cavalleria. “Vuoi usarmi come scudo?”, inarca un sopracciglio per nulla convinta.
“L’idea era quella…”, ammetto con un sorrisino imbarazzato.
Suona il campanello e ad aprirci è Hikari. “Ah, eccovi qua! Santo cielo, Kairi, diventi ogni giorno più bella!”.
“Grazie, signora Nichibotsu, è molto gentile”, si inchina lei con un sorriso.
“Buonasera, signora Nichibotsu! Dov’è Riku?”, mi intrometto.
“Dovrebbe scendere a momenti”, sorride “Riku, vieni giù!” si gira verso le scale e dopo un minuto abbondante arriva l’albino.
“Ciao ragazzi”, ci saluta. Indossa una maglia a maniche corte aderente (in modo da mettere in mostra i suoi muscoli gonfiati…) di colore nero e jeans scuri. Anche Kairi, che ci conosce da una vita e dice che piuttosto che prendersi una cotta per uno di noi preferirebbe diventare lesbica (sue testuali parole), rimane a bocca aperta e perciò mi viene da pensare che o vuole che tutte le invitate, festeggiata compresa, gli si francobollino addosso o è più masochista di me per vestirsi in quel modo.
“Divertitevi! Ah”, Hikari si sporge verso il figlio e gli frega il mazzo di chiavi che aveva cercato di nascondersi in tasca “Queste le tengo io. Ci vediamo domani mattina, tesoro! A presto, ragazzi” chiude la porta.
“Beh, andiamo? Siamo in ritardo…”, sghignazzo mentre Riku fissa l’uscio di casa sua che viene chiuso a chiave.
Lui mi sorride. “Dai, vecchio mio, lasciamoci alle spalle tutto! Vieni qui…”, mi abbraccia e avvicina le labbra al mio orecchio “Sei un uomo morto che cammina, Sora Yoake”, mi sussurra in modo che Kairi non senta niente.
“Almeno non sarò solo”, gli rimando con un sorrisetto soddisfatto.

Casa di Selphie Tilmett, ore 20.37 del 16 luglio
“Ragazzi, siete venuti davvero!”, Selphie, entusiasta, abbraccia me e Riku.
“Beh, come potevamo mancare?”, sorrido imbarazzato alla mezza bugia mentre il mio migliore amico è rimasto pietrificato vedendo lo stuolo di ragazzine che se lo stanno mangiando con gli occhi.
“Selphie!”, l’urlo acuto di Kairi spacca le mie orecchie (oltre a tutte le finestre nel raggio di tre chilometri) prima di fiondarsi fra le braccia della padrona di casa “Auguroni carissima!”.
“Kairi, ma sei di-vi-na!”, la festeggiata le sorride tenendola per le mani.
“Mai quanto te!”, ride al complimento e sottobraccio rientrano in casa lasciando da soli noi ragazzi.
“Sora?”, Riku mi guarda.
“Sì?”.
“Vorrei ucciderti, lo sai?”.
“Mettiti in coda: prima ci sono io”, guardo le ochette che continuano a fissare senza vergogna il mio amico spogliandolo con gli occhi. Stare sempre appiccicato a Kairi perché Riku sarà assediato tutta la sera da quelle non mi va mica tanto a genio. Insomma, l'ho trascinato nella fossa insieme a me in modo da soffrire insieme e non per fare il terzo incomodo!
“Roxas, mio salvatore”, l’albino si china all’altezza del mio cuore “Dammi una mano: io da fuori, tu da dentro”.
- Quante canne si è fumato questo?-, la domanda del vero Roxas mi rimbomba nella testa.
- Bah, non so, una dozzina?-, sorrido fra me e me.
- Solo?
- Solo stamattina…
“Non credo che ti aiuterà…”, abbasso la testa verso Riku che fissa ancora il mio petto in attesa di un cenno di risposta del mio Nessuno “E ora andiamo, per favore, prima che quelle galline vengano qui e mi stacchino la testa a morsi perché ti sto ‘monopolizzando’ ”, faccio con le dita le virgolette.
“Non lo permetterei mai!”, si rialza di scatto e si avvia verso la porta.
“Lo so che, in fondo in fondo, mi vuoi bene”, sorrido ingenuamente.
“Stai scherzando?”, il suo tono è divertito “La testa a morsi te la posso staccare solo io”, mi sussurra.
“Per favore, Riku smettila: hai un voce da attore porno!”, mi lamento dopo essere arrossito vistosamente.
“Già guardi quei video?”, mi prende una guancia e la tira forte “Biricchino”
“Ahi, Riku! Lasciami, mi fai male!”, mi ribello cercando di liberare la pelle.
“Ehm, ragazzi?”, Selphie sbuca dalla porta “Non entrate?”.
Riku mi lascia andare per poi riacchiapparmi per l’orecchio destro “Oh, sì, arriviamo”.

La padrona di casa ci conduce in giro per l’abitazione per mostrarci i luoghi chiave della festa, ma è costretta a fermarsi ogni due metri perché una delle sue invitate si lancia contro Riku cercando di baciarlo. Ma che modi, maledizione!
E poi lui è troppo veloce: un secondo prima si stanno slanciando su quel figo da paura (come sussurrano fra di loro inconsapevoli che anche noi abbiamo le orecchie) e il secondo dopo sono per terra.
Ed è anche troppo freddo per aiutarle a rialzarsi. Oh, ma non è questo che attira le ragazze come le api al miele? Il bel ragazzo, freddo e distante?
Insomma quando alla fine riusciamo ad arrivare al giardino, con uno stuolo di “cadute” alle spalle, Riku se ne esce che deve andare in bagno e, come ogni ragazza che si rispetti, si trascina dietro l’amichetta. Sì, per farla breve, io.

Bagno, ore 20.45 del 16 luglio
“Sei un idiota”, continua a ripetermi.
“Aggiorna l’enciclopedia degli insulti”, mi siedo sulla lavatrice in attesa che finisca di svuotarsi completamente “Sei molto ripetitivo ed è più facile per me ignorare la tua voce”.
“Non provocarmi”, si volta verso di me ancora più bianco del solito “Sei stato tu a trascinarmi in questo macello!”
“Ah, io? E perché, chi ha proposto l’idea?”.
“Sì, ma tu hai perso una scommessa e invece di ritirarti con onore hai trascinato qui anche me! Hai giocato sporco!”, si riallaccia i pantaloni.
“Non c’è altro modo di giocare con te”, gli borbotto usando le sue stesse parole.
“Wow, impari in fretta”, si congratula.
“Dal migliore maestro: Riku l’oscuro”, continuo tirando fuori un sarcasmo non mio.
“Inizi a scocciarmi”, mi fa segno di spostarmi più in là poi si siede accanto a me.
“Sempre più ripetitivo”, fisso le mattonelle del bagno.
“Ehi, Sora”.
“Mmm?”, mi giro verso di lui e in tutta risposta, me lo dovevo aspettare, mi soffia in faccia. “Maledetto bastardo!”, mi metto a strillare saltando giù.
Riku si mette a ridere e mi blocca quando provo ad uscire. “No, dai, aspetta! Proprio ora che iniziavo a divertirmi!”.
“Continuerai da solo”, cerco di girare la chiave, ma le mani di Riku mi precedono e la tolgono dalla serratura.
“Io là fuori non ci torno”, detto questo la butta nel water e tira l’acqua.
“Oddio, Riku! Ma sei impazzito?”, cerco di afferrarla, ma fra le dita mi rimane solo la carta igienica bagnata.
- Trenta canne a pranzo più una cinquantina nel pomeriggio?-, si intromette Roxas.
- Non è il momento, Ro’!
Getto la carta di nuovo nel gabinetto e corro a lavarmi le mani insaponandomele un centinaio di volte. “Dio, Riku! Hai presente cos’hai appena fatto?”.
“Mi sono appena chiuso dentro un bagno”.
Ci hai appena chiusi”, lo correggo con occhi di fuoco.
“Sei così piccino, Sora, che quasi non ti considero”, mi sorride affettuoso scompigliandomi i capelli (impresa ardua in virtù dell'intero tubetto di gel che consumo giornalmente per dar loro quella messa in piega).
Una parte di me vorrebbe farlo a pezzi e sbranarlo, ma l’altra sembra quasi impazzita da quel tono (seppur falso) di voce.
Ok, se ci arrivo a domani giuro sulla mia testa che ridò a Kairi i suoi dannati giornaletti yaoi perché di sicuro è colpa loro se metà del mio cervello mi manda l’impulso di saltare in braccio al mio migliore amico.
Non sono mica Roxas, io!

Precisazioni:

* Ho preso il modello scolastico giapponese: le vacanze estive partono dalla seconda settimana di luglio e durano fino a fine agosto;
** Nichibotsu: tramonto, in giapponese;
*** Yoake: alba, in giapponese;
**** Shogo: mezzogiorno, in giapponese.

Note dell'autrice:
Continua il mio periodo super creativo ergo poveri voi!
Questa è la mia prima RiSo quindi spero di non deludere le aspettative né di cambiare eccessivamente il carattere dei due protagonisti.
So che di yaoi non ce n'è molto in questo capitolo (solo qualche piccolo accenno e me ne dispiace molto), ma state tranquilli, perché arriverà presto e in quantità molto massicce.
Recensioni e consigli sono sempre ben accetti, anche le critiche perché aiutano a migliorare.
Grazie a tutti!
Niki_
  
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