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Autore: DeepBlueMirror    30/10/2011    11 recensioni
Una raccolta di oneshot (tendente alla long nei capitoli successivi) dedicate ad alcuni personaggi della Wammy's house che ben conosciamo. Iniziamo con... Mello. Leggerissimo OOC dovuto a personaggi non approfonditi nel manga (Linda e Matt)e per lo sviluppo delle relazioni nel gruppo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Linda, Matt, Mello, Near
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Linda'
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-Linda, dovresti smettere.

-È un'idea.

-Parlo sul serio.

In tutta risposta riempio per la decima volta il bicchiere con dell'ottimo brandy, levandolo poi in direzione dell'uomo che mi sta fissando con amarezza:- Brindo alla tua salute, Matt. Che il tuo aereo per Tokyo possa schiantarsi sulla pista e che tu possa morire nel modo più doloroso possibile- gracchio, scandendo le mie parole con un tono beffardo e astioso.                 Andavamo avanti così da una settimana ormai.                                                                                                                 Matt è sempre riuscito a zittirmi con un bacio, finendo poi per fare l'amore con me in modo disperato e selvaggio più e più volte ogni notte.Ma oggi è diverso, non c'è più un "sempre" davanti a noi, o anche solo un "futuro"; oggi non gli permetterò di mettermi a tacere.

 

Linda è sempre stata piccola e tondetta.

Alla Wammy's House rispondeva sempre a chi le suggeriva di badare alla linea che qualche chilo di troppo ben valeva quei piccoli peccati di gola che di tanto in tanto si concedeva: adorava le frolle rotonde coperte di gocce di cioccolata che venivano sempre servite per merenda.Ora come ora, però, sembra aver completamente dimenticato sia i dolci che qualunque altro cibo. Non mangia da giorni e sembra a malapena consapevole della gravità della cosa.                Il volto solitamente piuttosto rotondo è scavato, stanco, ha perso la solita sfumatura corallo delle guance ed è pervaso da un pallore malsano.

 

 

-Linda...

-Non rivolgermi parola, Matt. Peggioreresti le cose.

-Dubito che possa andare peggio di così.

-So già cosa devi dirmi!- sbotto, colpendo violentemente il tavolo e rovesciando il bicchiere ancora mezzo pieno di alcol, -Tu stai per andare incontro a morte certa, Matt, fine della storia! 

Due mani forti calano sulle mie spalle, impedendomi di muovermi dalla sedia per abbandonare la cucina in cerca di solitudine o di un'altra bottiglia di brandy: -Ascoltami- replica lui, costringendomi ad incontrare il suo sguardo, -Sai bene anche tu che non è qualcosa che ho scelto. Sono, volente o nolente, il terzo erede di L...- afferma con decisione, rafforzando la stretta sulle mie spalle -... e farò il possibile per contribuire alle indagini, è mio dovere, così come lo è per Near e per Mello.            

-Contribuire alle indagini è un conto, morire per mano di un pazzo omicida è un altro- sibilo, fissandolo con rabbia.

-Quello che progettiamo di fare non comporta obbligatoriamente la mia morte- replica lui con una nota di frustrazione nella voce.

-Non comporta la tua... Cosa intendi dire?

Matt distoglie per un istante lo sguardo, il tempo in cui un lampo attraversa la mia mente e comprendo.

-Ma certo...- mormoro sconvolta -...Mello.

-Abbiamo considerato ogni possibilità, ma questo sembra essere l'unico modo. Non posso dirti altro.

-E Near cosa pensa a riguardo?

-Near è in Giappone già da tempo, Mello mi ha chiesto esplicitamente di non coinvolgerlo- risponde con leggerezza e un sorriso lievemente amaro -"Capirà da sè" ha solo detto, e io rispetto la sua volontà.

Sono piuttosto stordita, in parte dall'alcol e in parte dalla tristezza della situazione: seguire il proprio migliore amico con la consapevolezza di perderlo e di rischiare la propria vita, lasciandosi alle spalle l'amore della donna di cui è innamorato.                                                        La sorte più infelice è capitata a lui, dopotutto.

 

Linda è una di quelle personi capaci di piacere al primo istante, affascinanti e piuttosto abili nel mascherare emozioni negative dietro un elegante sorriso di circostanza.

Gli occhi tondi e scuri guizzano rapidi sul mondo, senza mai fermarsi troppo a lungo su qualcosa o qualcuno, così che nessuno possa carpire per intero i suoi pensieri; eppure ogni dettaglio, ogni forma, ogni sfumatura si imprime nel suo cervello brillante nell'arco di pochi secondi, per poi riversarsi in una pioggia di tratti ora delicati ora rabbiosi su tele intonse, su pareti vuote, su fogli da disegno o su vecchi scontrini.

Proprio come adesso.

La mano nervosa e affusolata abbozza, marca, delinea, dà vita ad una nuova creatura di carta e grafite.

Eppure non vi è passione in lei, nè negli occhi assenti e doloranti a causa dell'insonnia nè nella mano esperta.

Ma Linda è una professionista: sa che nonostante tutto ritrarrà con estrema fedeltà ciò che vuole ritrarre.

È un suo "dono naturale", come lo aveva definito più volte il vecchio Roger ammirando i suoi disegni di bimba.

 

 

-E cosa ne penso IO a riguardo... Non ha importanza?- sussurro debolmente, avvertendo il peso della sue mani sulle mie spalle come il peso della sconfitta: so perfettamente che la sua decisione è irrevocabile. Il volto di Matt sembra quasi andare in pezzi sotto il mio sguardo triste: per un istante ha un'espressione strana, sgraziata e dura.

-Nè il mio pensiero nè il tuo hanno la precedenza su ciò che è giusto fare- replica esasperato, scuotendo con decisione la testa e raddrizzandosi, riportando le braccia lungo i fianchi.            

Il buio che invade la casa lo divora in pochi secondi, cogliendomi alla sprovvista; odo il chiudersi delicato di una porta non molto lontano da me. Resto immobile per alcuni minuti, fissando l'orologio a pendolo di fronte alla mia sedia: le due.

Le due e cinque.

Le due e dieci.

-Siamo due idioti- sospiro, alzandomi dalla sedia e lasciando a mia volta la cucina, diretta verso la nostra camera: sono sicura che è andato a nascondersi lì, come fa sempre quando si sente braccato, spalle al muro.

"Ti vuole bene e ha preferito darti un dolore a suo giudizio meno pesante da sopportare. Ha voluto proteggerti". Ricordo ancora le parole sincere di Mello che mi furono d'aiuto tempo fa, così come ora: non è più tempo di rinfacciarsi tutto ciò che è andato storto, nè di tacere, chiusi in un silenzio ostinato ed egoista.

Forse è arrivato il mio turno di proteggere te, Matt.

Entro con una certa esitazione nella stanza, avvicinandomi poi con circospezione al letto: Matt sembra assopito, immerso com'è in un silenzio innaturale; il suo corpo raggomitolato su un fianco e assolutamente immobile mi ricorda i serpenti di Regent's Park*, immobili nelle teche, indifferenti al picchiare sul vetro delle manine dei bimbi più vivaci.                                                 La persona che amo di più sulla faccia della terra si è rinchiusa in una teca di ostinato mutismo e io non posso fare altro che picchiare su questi dannati vetri, sperando di essere almeno udita.

-Smettila- sussurro, accarezzandogli affettuosamente il capo e lasciando correre le dita attraverso le ciocche amaranto, ottenendo in risposta un borbottio incomprensibile.

-Matt- lo chiamo, con il tono di una maestra che rimprovera dolcemente uno dei suoi allievi, udendolo ridacchiare debolmente; lo spingo dolcemente così da farlo distendere completamente sul materasso, per poi coprire il suo corpo con il mio. La sua schiena si rilassa sotto il mio ventre, mentre poggio la mia guancia destra contro la sua sinistra leggermente ruvida: -Per le prossime due ore ti chiedo di pensare solo al presente, ad adesso- gli sussurro, ricambiando di cuore la stretta ansiosa delle sue dita -Nient'altro. Solo tu e io per due fottute ore.

Percepisco un guizzo dei suoi muscoli facciali: non saprei dire se abbia sorriso, o se sia stata una smorfia di dolore.

 

 

Linda sembra sempre distratta da qualcosa, che sia pulviscolo atmosferico, un pensiero formulato distrattamente o un lampo di genio.

Parlandole potreste avere l'impressione che vi ignori bellamente.

Eppure non è così, la sua mente è in grado di organizzare più informazioni contemporaneamente, il doppio di un essere umano dotato di un normale quoziente intellettivo: se interrogata riguardo ciò che le avete detto mentre sembrava persa nel suo mondo fatato, sarà in grado di ripetere ogni vostra sillaba con nonchalance.

Ma non crediate che il vostro discorso le sia realmente interessato: il più delle volte lo rimuoverà immediatamente dalla memoria, per tornare ad occuparsi del pulviscolo.

È questa espressione che Linda vuole imprimere ora sulla carta, quella scintilla di oblio che vaga nei suoi occhi color seppia mentre segue il movimento circolare dei granelli nell'atmosfera, sentendosi andare in pezzi e vagare con essi.

Un respiro più pesante degli altri esala dalle sue labbra coperte di piccoli morsi autoinferti, mentre riflette su come quella sensazione di perdita e dispersione di sè, un tempo tanto piacevole, la stia divorando da alcuni giorni a questa parte.

 

 

Vengo svegliata dal tocco discreto di qualcuno, un picchiettare scherzoso di dita sul mio capo che mi riporta indietro ad alcune mattine di parecchi anni prima, quando venivo svegliata nel mio letto alla Wammy's House dallo stesso gesto infantile.

-Mello...- sbadiglio, sollevando appena il viso da quello di Matt: noto un'intricata trama di fili disegnata sulla sua guancia e sorrido, passando il polpastrello sulle scanalature provvisoriamente incise nella sua pelle lattea dai miei capelli.

-Buongiorno- risponde lui, sedendo accanto a noi con un'espressione piuttosto morbida sul volto affilato.

-Fra quanto parte l'aereo?- domando, guardando con una certa tristezza le sue bellissime iridi: questa potrebbe essere l'ultima occasione per vederle ardere di vita.

-Tre ore- afferma lui, posando lo sguardo severo su Matt per alcuni istanti.

Taccio, perdendomi ad osservare il vortice di polvere che rotea leggero nel cono di luce rosea che filtra dalla finestra. 

L'alba dipinge il cielo di mille sfumature, incurante del dolore degli uomini: quanto poco tatto.

-Tu e la tua mania di incantarti ad osservare il pulviscolo atmosferico- ghigna Mello, interrompendo la mia osservazione e chinandosi su Matt per svegliarlo, salvo poi fermarsi ad un mio gesto; -Aspetta- mormoro -Ha dormito poco. Lascialo tranquillo ancora una mezz'ora.

Il secondo erede di L leva gli occhi su di me, ritraendosi e tornando a fissarmi con serietà:- Non sai quanto mi dispiaccia per voi, Linda. Sono sincero- mormora allungandomi poi con gentilezza una busta.

-Lo so, Mello. Per me?- domando incuriosita, afferrando la carta ruvida con la punta delle dita e posandomela in grembo; Mello annuisce, aggiungendo: -Non devi aprirla ora. 

-Se non ora, quando?

Mello sorride, offrendomi un'espressione incredibilmente carica di saggezza e comprensione: -Lo scoprirai da te. Sei una donna intelligente.

-Confido nel mio cervello, dunque- concludo, prendendo un libro dal comodino e accingendomi ad infilarci la busta. Il mio amico ridacchia improvvisamente, indicando il tomo tra le mie mani:-Quel libro è sempre tra i piedi- osserva, mentre leggo distrattamente il titolo "Divina Commedia".

-Vero... Quanto tempo è passato- replico con un certo magone, carezzandone la copertina prima di riporlo sul comodino. -Prima che tu svegli Matt, vorrei che facessi una cosa per me- affermo, notando come la sua persona si sia fatta molto più attenta.

-Qualunque cosa- afferma lui con ardore, strappandomi un sorriso.

Mi tenti, Mello.

"Giurami che tornerete presto, sani e salvi" sarebbe una richiesta folle, però per un attimo mi chiedo cosa mi risponderesti.

"Nè il mio pensiero nè il tuo hanno la precedenza su ciò che è giusto fare", forse.

Tu e lui siete così simili.

-Vorrei...- comincio insicura, notando di nuovo quella strana espressione morbida e ingentilita: quanto sei invecchiato in questi mesi! 

Non conosco questo strano uomo saggio e giusto, e non potrò mai conoscerlo come si deve.

Non è giusto.

 

-Non è giusto- mormoro involontariamente, dimentica del fine del mio discorso, smarrendomi in quel mare di rabbia e tristezza che mi divora nel profondo.

Mello scrolla le spalle: -L'uomo è libero di agire come meglio crede: c'è una certa giustizia in questo. Ma la vita sembra non essere quasi mai giusta. Un mistero che sveleremo solo quando torneremo a Dio.

Osservo con una certa sorpresa una catena sottile che non avevo notato prima, che lega una croce argentea al suo collo bianco: non portava un rosario alla Wammy's e non avrei mai pensato che la religione potesse assumere un qualche ruolo nella sua vita. -Dio...- ripeto, perdendomi in pensieri confusi, mentre la sua voce roca sveglia Matt con poche parole secche: -Forza, Matt. Su le palpebre e giù il culo dal letto.

 

Linda interrompe il disegno per gettare uno sguardo intenso allo schermo del pc: è riuscita a connettersi ad un canale di notizie giapponese in lingua inglese, davanti al quale passa ore ed ore nell'attesa di qualche sviluppo notevole sul caso Kira. Ha già assistito a diverse morti e ad alcuni annunci di quella che sembra essere la portavoce del killer. 

Parla di giustizia, quell'infame. 

Un borbottare di insulti a bassa voce, poi Linda si appresta a terminare il ritratto.

Il suo autoritratto.

Non si è mai disegnata, nemmeno una volta.

Temeva fosse troppo difficile, temeva di creare qualcosa di insoddisfacente, temeva di scorgere troppo a fondo in se stessa. Si ferma un istante per temperare la matita, scosta una ciocca di capelli con un gesto nervoso, sospira e si lascia sfuggire un singhiozzo. Si impone di far cessare il tremito della mano e riprende a disegnare, mentre il sito mostra un inseguimento serrato della polizia ai danni di una bella Camaro amaranto.

 

-Cosa volevi chiedermi prima?

Sorrido, osservando la figura scattante di Mello in attesa con me sull'uscio: Matt sta tardando, forse proprio per permetterci di scambiare due parole.                                                                    Le ultime.

-Una cosa piuttosto stupida- replico, stringendomi nelle spalle con fare imbarazzato.

-Questo starà a me deciderlo- afferma con un tono che non ammette repliche.

Riesce a strapparmi un altro piccolo sorriso, ma il peso degli eventi comincia a farsi opprimente, a pesare sulle mie spalle come non mai. Non posso ignorare quella verità ingombrante che è il non ritorno. Perchè questa è la mia unica certezza: da qui non si torna indietro.

-Abbracciami- mormoro, chinando la testa -Abbracciami con la stessa intensità di allora.

Non c'è bisogno di aggiungere altro.

Mi rifugio nella sua stretta salda in modo diverso dall'ultima volta: in quell'occasione ho rischiato di perdere il mio rapporto con Matt, ora rischio di perdere Matt. E sono certa di perdere Mello.

-Non c'è un altro modo?- singhiozzo, stringendo convulsamente una delle sue mani.

-No.

La sua risposta giunge brusca, lapidaria, ma la sua mano libera intenta ad accarezzare la mia schiena con gentilezza lascia intendere quanto gli costi ammetterlo e quanta tristezza provi.

-Prega per me quando me ne sarò andato- mormora, allontanandomi da sè delicatamente, ma in modo deciso.

-Io non ho fede, Mello- replico amaramente -Non l'ho mai avuta.

-Fa' un'eccezione per me- è la sua risposta, accompagnata da un ultimo sorriso, il più sincero e sereno che abbia mai visto balenare sul suo volto.

 

Linda fissa lo schermo del computer, paralizzata.

Linda ha capito chi c'è alla guida di quell'auto sportiva in corsa verso una fine incerta.

Il momento in cui l'auto è circondata da uomini armati è il momento in cui il suo cuore esita, incerto se esplodere in battiti velocissimi o fermarsi del tutto.

 

-Cerca di tornare presto- sussurro, la voce spenta e un sorriso debole che non arriva agli occhi.

Matt annuisce, in difficoltà, osservando distrattamente l'auto nera "presa in prestito" per il tragitto fino in aeroporto, parcheggiata poco lontano, nella quale lo attende Mello.

-Ti amo- aggiungo con più convinzione -Ricordalo sempre.

-Sempre- ripete lui assorto, attirandomi delicatamente a sè e incatenando le iridi blu, oggi non celate dalle lenti spesse dei googles, alle mie.

Vorrei rifiutarlo, negargli quel bacio di cui è bisognoso: non voglio nulla che lasci il sapore dell'abbandono sulle mie labbra. Eppure, quella muta richiesta di perdono che leggo nei suoi occhi da giorni, occhi che urlano " non abbandonarmi" ad ogni battito di ciglia, me lo impedisce.

-Sei uno stronzo- affermo, stringendolo a me con rabbia, -Aggrapparti a me un istante prima di abbandonarmi... È così ingiusto.

Matt rabbrividisce, posando un bacio sul mio collo: -Lo so- risponde con voce lacerata e lacerante -Ma non posso...

L'uomo che amo si interrompe a metà della frase con aria desolata; poso a mia volta un bacio sulla sua giugulare, completandola per lui: -...Farne a meno?

Matt annuisce febbrilmente, afferrandomi poi il volto per prendersi quel bacio ritardato dal mio ego crudele in cerca di vendetta: le sue labbra non lasciano le mie finchè il suono di un clacson non ci riporta alla realtà.

-Temo che non tornerò dal Giappone- sussurra mentre allontana faticosamente il volto dal mio.

-Lo sapevo- mormoro, inseguendo la sua bocca per sfiorarla ancora una volta con gentilezza.

-Credevo che illuderti del mio ritorno avrebbe reso tutto meno... definitivo.

-E io credevo che lasciarti credere di esserne persuasa avrebbe reso tutto meno doloroso per te.

-Parola mia, Linda, sei l'unica donna che avrei mai voluto al mio fianco per la vita- sorride lui, posando un ultimo bacio sulla mia fronte corrugata.

Un istante dopo è lontano, pronto a mettere in moto l'auto.

E rimango sola, in balia di eventi che non vorrò vedere.

 

 

Linda avrebbe preferito non vederlo accadere.

Il suo cervello riesce solo ad elaborare la sua bellezza.

L'asfalto sembra ardere sotto quell'enorme quantità di color cremisi che l'ha invaso: i capelli di Matt sono un tutt'uno con le pozze di sangue formatesi attorno al suo corpo martoriato dai colpi di pistola, l'auto amaranto è uno sfondo suggestivo al suo lento accasciarsi a terra e l'immancabile sigaretta scivola via dalle sue labbra, con la stessa semplicità con cui la vita scivola fuori dalle sue membra.

-Sei morto in grande stile, non c'è che dire- mormora lei, incapace di scegliere verso cosa volgere la sua rabbia e il suo dolore, -Sei magnifico, un trionfo di porpora, il colore del potere... Eppure non ti alzerai mai più da lì, sai? Lo sai, Matt?

La sua voce si leva istericamente, le parole si tramutano in singhiozzi che sconquassano il petto, il computer finisce sul pavimento con uno schianto sordo e tace, mentre il rosso si spegne e tramuta istantaneamente in nero.

 

 

 

 

 

 

26 gennaio 2013, cimitero di Winchester.

 

-Sembra assurdo che siano passati 3 anni.

La mia riflessione ad alta voce non turba affatto la concentrazione di Near: lo osservo con curiosità mentre si destreggia nella potatura di un rovo piuttosto esteso, posto dietro due lapidi che ancora rifiuto di guardare.

-Sono rose inglesi?

-Sì.

Annuisco, seguendo i suoi movimenti metodici e curati e il cadere dei rametti sul terreno gelato.

-La fioritura deve essere meravigliosa.

Near annuisce, eliminando gli ultimi due rami: -Le piantai già allora. Sono avvenute già diverse fioriture.

Colgo un velato rimprovero (probabilmente inesistente)  nelle sue parole che mi porta a chinare il capo con aria colpevole.

Tre anni prima, la morte di Mello e Matt e la conclusione del caso Kira ci avevano radicalmente allontanati;  mi ero rinchiusa nel mio mondo di tele malinconiche, ma apprezzate dalla critica d'arte e dagli spettatori. Pensare a Near avrebbe significato dover pensare a Matt, a Mello, alla decadenza della mia esistenza... Tutte cose che non volevo assolutamente vedere. Decisi di interrompere ogni rapporto con Near e con chiunque e qualunque cosa potesse portare a galla quelle memorie dolorose.

-Mi dispiace- mormoro, con un tono che lascia intendere che il mio dispiacere non è certo dovuto alla mancata visione della fioritura.

Il giovane alza le spalle, l'espressione calma non muta sfumatura mentre i suoi occhi grigi si posano su di me per alcuni istanti.

-Ce ne saranno altre- risponde semplicemente, accingendosi poi a sfilare i guanti da lavoro sporchi di terra: come sia possibile che i suoi indumenti siano tuttora immacolati per me rimane un mistero.

 

 

 

-Near.

L'algido giovane osserva con aria indecifrabile il foglio di carta piegato accuratamente che poso tra le sue mani: -Credo che Mello avesse scritto questa lettera per te.

Sarebbe più corretto parlare di biglietti che di lettere, data la brevità del loro contenuto: nella busta vi erano due fogli scritti da due mani diverse; il biglietto appena consegnato a Near era attraversato da lettere spigolose e marcate che componevano le frasi: "Raggiungerò il traguardo prima di te, questo è certo. Ti affido il ricordo di ciò che sono stato".

Dopo un paio di cancellature, Mello ha aggiunto un "Ti aspetterò" quasi illeggibile, per poi firmare "Mihael Keehl".

 

Near legge in silenzio, immobile accanto al roseto sfiorito, attento ad ogni singola parola.

Un sorriso lieve si apre sul suo volto per alcuni istanti, per poi scomparire rapido come una freccia scoccata nella boscaglia. -Ti ringrazio per avermela recapitata- dice, riponendola in una tasca del cappotto nero con un gesto elegante.

-Mi scuso per averlo fatto con tre anni di ritardo- ribatto, estraendo poi dalla mia borsa una custodia di pelle e una cornice rettangolare contenente un disegno. Near tace, seguendo con sguardo attento ogni mio movimento fino alle lapidi. Mi inginocchio di fronte alle due lastre di marmo: qualcuno vi ha inciso la data di morte, ma non i loro nomi.

 

-Sono tornata- affermo, estraendo dalla custodia alcuni attrezzi da lavoro presi in prestito da un amico scultore -Ci ho messo del tempo, ma l'ho fatto. E sono tornata per rimediare ai miei errori per quanto possibile.

Il suono limpido prodotto dai colpi dello scalpello nel marmo rieccheggiano nel piccolo cimitero, producendo un ritmo quasi solenne. Dopo parecchi minuti di lavoro minuzioso, posso ritenermi piuttosto soddisfatta: i nomi completi dei due defunti svettano sulla tavola, fieri quanto i loro possessori.

-Ho voluto regalarti il mio ritratto, Mail- aggiungo, posando la cornice accanto alla bara, - Non posso regalarti me stessa, perchè contravverrei alle tue ultime volontà. "Vivi, Linda, sii forte", ricordi?- sorrido, avvertendo il cuore farsi più leggero con il fluire delle mie parole -Perciò ti regalo tutto ciò che di me sono riuscita a riversare sulla carta in questi lunghi anni dolorosi. Abbine cura.

 

Near si è avvicinato, ponendosi al mio fianco e contemplando da vicino le due lapidi; dopo aver ascoltato le mie parole, in silenzio estrae da una tasca del cappotto un meraviglioso rosario di madreperla, facendone scivolare la lunghissima catena attorno alla lastra.

Mi colpisce lo sguardo morbido che posa sul nome "Mihael" per alcuni istanti.

È lo stesso sguardo che rivolgo al nome posto sull'altra lapide, ripensando al contenuto di quel biglietto di dieci anni prima, scritto con una calligrafia tondeggiante e un po' infantile:

 

 "Inutile scrivere fiumi di parole non dette. Preferisco lasciarti qualcosa di me che mi è sempre stato proibito mostrare. 

Vivi, Linda, sii forte.

Mail Jeevas". 

 

 

Il suo nome, la parte di lui soffocata dietro quel soprannome, Matt, e dietro il suo ruolo di erede.

Non poteva farmi regalo migliore.

 

 

 

 

 

-Verrai ad assistere alla prossima fioritura delle rose?

-Con molto piacere, Near.

 

 

Carissimi lettori, 

mi scuso per l'assurdo ritardo di questa pubblicazione di capitolo, sperando che la cura che vi ho dedicato in questi ultimi giorni possa supplire alle ore che ho passato davanti alla pagina bianca, incapace di scrivere qualcosa che mi convincesse. 

Questo epilogo agrodolce è però qualcosa di cui sono abbastanza soddisfatta: ho potuto inserire un bel ritratto di Linda e lavorare con una struttura a flash back che mi piace parecchio.

Vi prego, insultatemi pure, punitemi per il ritardo, ma fatemi sapere qualcosa di voi!

Un abbraccio e un "grazie" immenso a chiunque abbia preferito/recensito/seguito e letto questo racconto.

 

Irene

 

Buon Halloween!!!!

credits:

http://linda-fanclub.deviantart.com/favourites/?set=11371325&offset=48#/d1oc9rx

 

 

*parco londinese che ospita un grande rettilario... Ho ipotizzato una gita a Londra, penso che Linda viaggi molto per lavoro...
  
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