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Autore: Satomi    30/10/2011    4 recensioni
[La Regina dei Caraibi]
L'Alambra fila veloce sul mar dei Caraibi, in attesa di condurre tre importanti prigionieri dinanzi a Wan Guld.
Ma nel buio di una cabina, un buio che sa di morte e di trappola, due occhi ridono ancora.
[...]occhi che, a dispetto di tutto, sono ancora vivi.
A Chandra.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un sorriso nel buio

 

Ridere. Il segno della libertà.
Renè Clair

 

“Ridi pensando al laccio, figlio d’un cane?”
“Oh no, messere, rido all’idea della frusta che presto voi assaggerete. Siete un po’ alticcio o sbaglio?”
La porta della cabina sbatte con forza prima che un marinaio, rosso in volto pel furore e l’alcol, si riveli alla luce della lanterna. Il camerata lo fissa alzando un sopracciglio e gli impone calma e contegno.
“Non darti pensiero d’un moribondo.”
“S’è burlato di me!”
“Ricambierai il favore quando lo vedrai penzolare dal pennone più alto della fregata.”
Il prigioniero ode senza in realtà ascoltare davvero. È acqua che scivola via e di cui non si cura, al pari dell’insistente gocciolio di sangue che dai polsi, segati dalle corde, cola sul pavimento.
Gira il capo nel buio e sorride una volta di più, ma non colle labbra secche che la lingua inumidisce portando via sangue e pelle morta. Sorride cogli occhi che, a dispetto di tutto, sono ancora vivi.
Sorride senza scherno perché non vi è più alcun spagnuolo da deridere.
Sorride senza sforzo perché da sempre sa servirsene come arma e difesa.

“Soffocherà e scalcerà, e sta’ pur certo che non riderà più.”
“Errate, mio bel messere” pensa il prigioniero.
Riderà, sì, anche quando si vedrà innanzi il laccio e ogni speranza sarà perduta.
Riderà perché un marinaio della Folgore non mostra paura dinanzi al proprio comandante, ma si contenta di celarla.
Riderà affinché Moko, che spiri prima o dopo di lui, ricordi questo del suo compagno bianco, non il tremore o le lacrime.
Riderà per ringraziare Dio d’aver esaudito la sua unica preghiera, concedendogli di morire prima del suo amico più caro.
E di non vedere mai i suoi occhi che invocano inutilmente aiuto.

Carmaux abbassa le palpebre e la stanchezza spegne il suo sorriso, quando un violento tramestio nel quadro lo riporta bruscamente alla realtà.
 

“Per centomila diavoli! Siete voi, signor Morgan?”
“Carmaux!” esclamò l’amburghese, scagliandosi contro la porta con tale furia da sfondarla di colpo. (*)

 

Cinque paia d’occhi a fissarlo, due mani ad accendere una lanterna, una testa a chinarsi su di lui e sulle ferite ai polsi.
“Pagheranno anche questa, compare.”
E Carmaux torna a sorridere cogli occhi e le labbra, mentre Wan Stiller lo conduce fuori e il capitano, libero anch’egli, sprona i suoi uomini all’ultima lotta.
Sorride e il suo sorriso sa di gratitudine.
E di libertà.

[400 parole]

 

(*) da “La Regina dei Caraibi”, capitolo ventiseiesimo.


Note dell’autrice:
per tre capitoli e mezzo (23 -26) la storia de “La Regina dei Caraibi” procede secondo il punto di vista di Morgan e Wan Stiller, che si precipitano in soccorso del capitano, di Carmaux e di Moko, sconfitti nel forte di San Giovanni de Luz e condotti prigionieri sull’Alambra per essere consegnati a Wan Guld. Salgari non si sofferma per nulla sulle vicissitudini dei tre prigionieri, e persino le informazioni circa la cattura ci sono fornite in maniera indiretta (attraverso un soldato spagnolo che ha partecipato al combattimento). Questo mi ha permesso di cimentarmi con un piccolo missing moment che potrebbe essere accaduto nel XXVI capitolo, poco prima dell’attacco della Folgore ai danni dell’Alambra.
È la prima volta che mi cimento con una Carmaux!centric del tutto indipendente da raccolte varie. Non so, mi è sempre riuscito facile immaginarlo tutt’altro che abbattuto anche in un momento critico, e la citazione che ho trovato girando su Internet ha cementato la mia ispirazione.
Come già specificato la presentazione, questa flash è dedicata all’autrice Chandrajak.
Satomi

   
 
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