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Autore: MartiSpunk    30/10/2011    4 recensioni
Isabella Marie Swan è la principessa di un piccolo regno.
E' la sorella di Jasper, figlio di Renèe e Charlie Swan.
Edward Anthony Cullen invece è il figlio del Re Carlisle, marito della Regina Sulpicia. I suoi fratelli sono Emmett e Alice Cullen.
Quando i due si incrotreranno una sera, dentro a un roseto, cosa scateneranno e quali conseguenze portaranno alle famiglie reali?
«Ricordalo, Isabella. Tu sei la mia rosa, io sono la tua spina.»
«No, tu sei il profumo di una rosa. Sei ciò che mi fa inebriare. Tu sei il mio amore.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Profumo di rose – 1. Fascino d’amore.
 


POV BELLA:

«Miss Swan, siete davvero sicura?»
Mi chiese per la quarantesima volta Gabrielle, la mia governante.
Le sorrisi annuendo. «Più che sicura. Puoi riferire tutto a mia madre.»
Si portò una mano alla testa, tremando. Poi, si avvicinò a me guardandomi, con aria pensosa. «La regina andrà su tutte le furie. Sapete quanto ha insistito perché voi andaste a questo ballo. Non posso riferirle una cosa del genere, altezza.»
«Isabella», corressi automaticamente.
Mi ignorò e andò avanti. «Vi prego, siate ragionevole.»
«Non parteciperò a uno stupido ballo, solo per incontrare il mio futuro sposo!», mi lagnai gettando a terra la spazzola che tenevo in mano.
Gabrielle la raccolse subito, e la posò delicatamente sul comò.
«Perdonami, Gabrielle. Ma tutto ciò mi irrita fortemente. Perdonami, ti prego.»
Dolcemente mi accarezzò una spalla; sembrava mi capisse. Afferrò nuovamente la spazzola e continuò a spazzolarmi i lunghi capelli castani.
«Siete così bella», disse guardando il mio riflesso sullo specchio. «Sono certa che stasera troverete l’amore. Ne avete bisogno, in questi giorni siete parecchio tesa.»
Risi, e mi morsi un labbro guardandomi. «Ciò mi lusinga. Ma non cambierò idea. Mia madre deve farsene una ragione.»
«Mettiamola così, eh?», sussurrò al mio orecchio, mentre mi acconciava i capelli. «Voi stasera andate alla festa, fate contenta vostra madre e vi divertite pazzamente insieme a vostro fratello Jasper. Cosa ne pensate?»
«E come la mettiamo con il ballo decisivo?», chiesi titubante.
Si lasciò scappare un risolino, e poi finì la mia acconciatura. «Be’, è vostro dovere, altezza. Ballerete con tutti e poi direte a vostra madre che non avete trovato nessuno degno di voi», fece una smorfia e aggiunse, «anche se mi sembra impossibile.»
Alzai gli occhi al cielo, rassegnata. «D’accordo.»
«Santo cielo, finalmente!» Esultò battendo le mani, e aiutandomi ad alzarmi. Le lanciai un’occhiata di finto rimproverò e lei sospirò.
«Quali famiglie reali ci saranno stasera?» Le chiesi, mentre indossavo un lungo ed elegante abito rosa antico.
Le brillarono gli occhi. «Oh, le più belle altezza! I Newton, i Weber, i Cullen…»
«I Cullen?», la interruppi velocemente.
Si schiarì la gola rumorosamente e poi mi rispose. «Sì. Il re Carlisle, insieme alla moglie Sulpicia e ai figli Emmett, Edward e Alice.»
Annuii nervosa. I Cullen? Non li avevo mai conosciuti in vita mia.
Sapevo che il loro piccolo regno si trovava vicino al mio, ma non avevo mai avuto modo di incrociarli, in nessun luogo, in nessun evento.
Sentii bussare alla porta e mi girai di scatto. «Avanti!», mormorai.
Era Jasper. Il mio adorato fratello.
Dalla porta sbucò la sua massa di capelli biondo miele seguiti dal suo immancabile sguardo felino.
«Sorellina!», mi salutò stampandomi un bacio dolce sulla guancia. «Pronta per la grande serata?»
«Ovviamente.» Mentii.
Fece un cenno con la testa a Gabrielle – che si inchinò – e poi tornò sui miei occhi.
Jasper non era mai stato favorevole a degli eventi del genere. Ma quella sera sembrava piuttosto impaziente di cominciare.
Le grandi delusioni amorose che gli erano passate davanti lo avevano scoraggiato, fino al tal punto di prendere la grossa decisione di non volere sposarsi più, e di cedere il posto a me.
La sua ultima storia d’amore con Maria, lo aveva sbriciolato.
Indossava un abito elegantissimo, accompagnato da dalle scarpe nere lucide e perfette.
«Figlioli!»
Improvvisamente mia madre Renèe, si presentò in camera con aria esasperata.
Gabrielle si inchinò cordialmente e lei le regalò un finto sorriso. Poi si rivolse a me e a Jazz.
«Mie cari, siete in estremo ritardo!», urlò asciugandosi la fronte con un fazzoletto. «Vostro padre è piuttosto agitato per tutto ciò! Siete pronti?»
«Certo», rispose al posto mio Jasper.
Renèe frettolosamente ci trascinò via dalla camera. Quasi ci buttava fuori a calci.
Lanciai uno sguardo implorante a Gabrielle che fece spallucce innocentemente, e mi avviai verso il patibolo.
                                                   ***
«… Jasper Swan insieme alla sorella Isabella. »
Quando annunciarono i nostri nomi sentii il mio cuore battere all’impazzata.
C’eravamo. Stavo scendendo le scale del grande palazzo reale, insieme a mio fratello Jazz che mi teneva per mano.
Con la mano libera tenevo una parte del vestito rosa antico, cercando di non cadere.
Non sorridevo. Non era possibile per due ben motivi.
Primo: dovevo recitare la parte della principessa seria e matura.
Secondo: il mio umore non lo permetteva, assolutamente.
Arrivati al grande salone, tutti si inchinarono. Renèe sorrideva soddisfatta, mentre mio padre, il re Charlie Swan, manteneva un’espressione neutra.
Sospirai e mi lasciai andare, prendendo la mano di uno degli invitati.
                                                      ***
«Isabella, cara, lo vedi quel giovanotto lì?»
Mio padre indicò con lo sguardo un giovane ragazzo, appoggiato al muro.
«Sì, papà.»
Era un ragazzo molto bello. Alto, con dei capelli bronzei stranamente arruffati e degli occhi verdi.
Il suo sguardo era angelico e pieno di significato. Era il perfetto principe azzurro.
Il suo corpo snello lasciava cadere perfettamente l’abito che indossava. La schiena, insieme alle spalle, lo rendevano forte e protettivo a prima vista.
Mi aveva colpito in qualche modo. Incrociando i suoi occhi avevo sorriso, senza accorgermene. Significava qualcosa?
«E’ il figlio del Re Carlisle. Si chiama Edward», continuò Charlie.
«Edward Cullen?», chiesi innocentemente.
Charlie si accigliò prima di rispondermi. «Esattamente. I suoi genitori sono considerati una grande potenza economica e morale nel nostro paese. E onestamente, credo che sia molto importante riconoscerla anche nel nostro.»
«Dove vuoi arrivare?», si intromise brillantemente Jazz.
«Perché non ti fai concedere un ballo da sua sorella Alice?» Charlie improvvisamente prese sembianze aliene.
Come poteva pensare alla ricchezza in quel momento? E poi non ero io quella che si doveva sposare?
«Un momento», schioccai le dita facendomi notare, «Jazz ha ceduto il posto a me», precisai a mio disappunto.
Si lasciò scappare un risolino, strizzando gli occhi. «Lo sappiamo, tesoro. Ma potrebbe pur sempre cambiare idea.»
«Mai.» Ammise Jasper, facendo una smorfia d’orrore.
«Io mi unisco a lui.»
Charlie brontolò, irritato. «Lo vedremo.»
Risi piano e incrociai nuovamente gli occhi di Edward Cullen.
Mi guardò come sorpreso, e increspando le labbra si girò di scatto, dileguandosi.
Mi insospettii, e socchiudendo gli occhi mi irrigidii.
«Papà, esco fuori per qualche minuto», lo informai mantenendo un passo elegante. «Ho bisogno di prendere aria, qui fa piuttosto caldo.»
Charlie annuì incuriosito, e io mi avviai.
«Dove stai andando?»
Jasper mi fece sobbalzare in aria, tagliandomi la strada.
Alzai gli occhi al cielo. «Vado da Edward Cullen.»
Mi guardò con aria confusa all’estremo, e borbottò qualcosa di incomprensibile mentre mi lasciava andare.
Non riuscii a trovarlo facilmente. Tutto era buio, e il debole chiarore della luna dava sicurezza per metà.
Non sapevo neanche perché lo stessi cercando in verità.
Eppure dovevo farlo. C’era qualcosa dentro di me che mi implorava di farlo. Ma cosa era?
Forse perché era sparito in un lampo? Oppure perché mi aveva incantata in qualche modo?
Entrai dentro il roseto, anzi, uno dei tanti che circondavano l’intero palazzo reale.
Il profumo mi inebriava. Aprii le narici tanto da farmi travolgere, e chiusi gli occhi.
Mi sedetti a terra, pensando. Cosa mi spingeva tanto prepotentemente da seguire uno sconosciuto?
Uno sconosciuto pieno di ovvie bellezze nascoste.
«Cercavate me?»
Quella voce. Irresistibile, affascinante, matura.
Aprii gli occhi, sognante. Era Edward Cullen, e si trovava a pochi centimetri da me.
 Si sedette affianco a me, sorridendomi ammaliante. «Ho notato il vostro sguardo affranto e mi sono preoccupata.» Confessai, abbassando la testa.
Mi prese la mano e l’avvicinò alle sue labbra, sfiorandomela. Poi la baciò dolcemente. «Perdonatemi, non vi ho neanche salutata», disse tenendo sempre la mia mano vicina alle sue labbra. «Siete incantevole, altezza.»
Deglutii rumorosamente. «Grazie. Anche voi siete molto affascinante, questa sera.»
Sfoggiò un sorriso sghembo che mi colpii al cuore, e rispose. «Sono onorato di averla vista, finalmente.» E mi baciò nuovamente la mano.
«La sua semplicità nei miei confronti è un po’ azzardata.» Sbottai, alzandomi da terra.

«Mai quanto il mio intento passionale», mormorò alzandosi anche lui.
Rimasi in silenzio, priva di parole o giuste osservazioni.
«Amate le rose?» Alzò un sopracciglio, guardandomi interessato.
Sorrisi prendendone una e ammirandola. «Moltissimo.»
Sentimmo una musica provenire dal palazzo. Era l’inizio di un nuovo ballo, purtroppo.
Mosse le labbra velocemente, e poi mi lanciò uno sguardo interrogativo prendendomi per mano.
«Mi concedereste questo ballo?»
  
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