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Autore: nefastia    30/10/2011    26 recensioni
Ho temuto per anni di morire. Poi ho saputo. Sono stata sicura che sarei morta presto.
E ho smesso di avere paura, per quanto l’incertezza e la preoccupazione per la mia famiglia fossero sempre presenti come una sottile ansia che mi consumava.
Quando è successo, ho provato quasi sollievo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Dramione forza 9'
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Capitolo 11°
Nel vento
 
Sono passati anni, non saprei dire quanti.
Eltanin e Severus sono a Hogwarts, vedo, a volte, Antares.
Lui mi fissa con occhi chiari e curiosi, mi rivolge milioni di domande. È l’unico a cui ancora rispondo.
Rifletto.
Ricordo.
Ripenso la mia vita.
Me ne sento tanto distaccata da non riuscire più a soffrire dei miei fallimenti, né a trovare qualcosa di bello o di buono che io sia mai riuscita a realizzare.
Non trovo più alcun motivo per essere fiera di me.
Non rimpiango nulla.
Sono stata, di volta in volta, una bambola, una merce di scambio, una fattrice per l’erede Malfoy, una madre debole e inadempiente, una moglie distaccata e acquiescente.
 
E da ultimo, peggiore di tutto, una vittima.
Si può essere più inutili di così?
 
Draco, l’unico grande amore della mia vita, è finalmente felice, ma non per merito mio. La sua famiglia è stupenda. Se fosse dipeso da me avrebbe sposato una purosangue, una di quelle che lui definisce senza tanti complimenti “gelide puttane”.
Lucius ha trovato pace, ma non con me.
 
Parlo, a volte, con quello, o quella, che Koru ha definito “Spirito del Tempo”, dicendomi anche che questa non era un’identità, ma solo un modo come un altro per comunicare. Non esiste “Lui”, non è definibile come “chi” o “che cosa”, né individuabile nello spazio o nel tempo.
Così individualisti, voi umani!” ha detto la prima volta, ridendo del mio “Chi”.
Perfino “esiste”, è un attributo restrittivo.
«Se è necessario, esisto
«Necessario per chi?» ho chiesto io. Ha riso di nuovo.
«La necessità non appartiene a qualcuno. È composta di infiniti eventi e delle loro infinite e incalcolabili conseguenze
«Perché è importante che io rientri nel ciclo?»
«Oh, soltanto perché il mondo sarà diverso se lo farai, da quello che sarebbe se non lo facessi
«Migliore?»
«Solo diverso
«Perché dovrei, allora?»
«Non devi. Puoi. È una scelta
«Posso sperare che la mia nuova vita sarà meno insulsa della precedente?»
«Chiunque può sperare
«Posso chiedere qualcosa, porre condizioni?»
«No. Puoi cercare il momento e l’essere che sarà la tua nuova individualità, ma non avrai alcun tipo di garanzia. Compirai le tue scelte, come tutti
«Avrò la possibilità di scegliere liberamente?»
«No, naturalmente. Nessuna scelta è davvero libera. Sceglierai tra quello che potrai scegliere
«Ma allora…»
 
Allora.  
 
Cosa mai potrà indurmi ad attraversare ancora l’impotenza dell’infanzia, le incertezze dell’adolescenza, a caricarmi dei doveri e delle responsabilità, soffrire i dolori, le delusioni, le perdite dell’età adulta, e ancora la morte. Infine, di nuovo, la morte. Perché dovrei?
 
«Buon giorno, nonna. Sei sveglia?»
«Certo, Antares. Come mai sei qui?»
«Vengo a scuola, qui, te l’ho già detto. A volte dimentichi le cose, nonna.»
«Davvero? E tu? Non dimentichi mai niente?» riflette per un attimo.
«Suppongo di sì. Se dovessi ricordare proprio tutto, ogni momento e ogni parola, mi scoppierebbe la testa, penso.» Una breve pausa. «Vuoi dirmi che è per questo che dimentichi le cose? Tu hai di certo tante più cose di me da ricordare.»
«Quanti anni hai?»
«Dieci, nonna. Anche questo lo sapevi già.»
«Beh, fammi tu qualche domanda, quelle che faccio io non sono per niente interessanti.»
«Mmm, c’è una domanda che vorrei farti, ma ho paura che non sia tanto educata.»
«Prova a farla. Se sarà troppo maleducata non ti risponderò.»
«Tu da quando sei morta sei stata sempre in questo ritratto, vero? E non ti annoi? E quanto tempo ancora dovrai stare li dentro?»
«Queste sono tre domande. Però non mi sembrano particolarmente maleducate. Forse dovresti evitare di farle alla gente viva.»
«Dici che non sono tanto maleducate però non hai risposto per niente!»
«No. No. Non lo so.»
«Eh?»
«Le risposte alle tue tre domande.»
«Sai nonna, stai diventando peggio di mia madre. Una volta mi raccontavi un sacco di cose buffe, a volte non tanto belle, ma interessanti. Adesso sembra sempre che tu abbia altro da pensare.»
«Se tu fossi al mio posto, dentro il ritratto, e ti dicessero che se vuoi puoi rientrare nel ciclo…»
«Cosa?»
«Rientrare… beh, vivere di nuovo, rinascere. Che faresti?»
«Non ci penserei tanto, rinascerei!»
«Ma se nella prima vita non ti fossi divertito tanto, anzi, proprio per niente, se avessi un sacco di brutti ricordi e ti rendessi conto che non sei stato una bella persona, che non hai fatto niente di buono. lo faresti lo stesso?»
Antares è un bambino molto serio e riflessivo.  Aggrotta la fronte e guarda verso sinistra, come fa sempre quando cerca la soluzione ad un problema. Si siede sul divano rosa e lascia passare vari minuti. Sospira, poi si accinge a darmi la sua risposta.
«Sei tu quella che ha la possibilità di tornare e non sa cosa fare, vero?» Non intendo rispondere, non c’è bisogno. «Io penso che tu sia una bella persona, e so di sicuro che hai fatto delle cose buone. Però so anche che quello che uno si sente dentro non lo possono sapere gli altri.
Se io mi sentissi così male come dici tu, vorrei proprio avere una seconda possibilità, perché se pensassi che avessi… no, che avrei… di aver fatto così poco di buono nella mia vita non potrei vivere bene senza po… Ah, ma tu sei morta. Ma, insomma, a che serve stare li a piangere se hai la possibilità di rifare tutto, magari stavolta non sbagli…»
Resta un attimo a bocca aperta.
«Scusa, nonna. Non… sono solo un ragazzino.»
«Sei un ragazzino in gamba. Mi sembra che tu sappia usare la testa e che sia molto maturo per la tua età.»
«Non ti sei offesa?»
«Avrei dovuto? Tu volevi offendermi?»
«No, mai!»
«Io ti ho chiesto il tuo parere e tu me l’hai dato. Ti ringrazio. Ma tu di solito non sei così timido, perché oggi non fai altro che chiedere scusa?»
«Non lo so, è che sono distratto e quando sono distratto ho sempre paura di combinare qualche guaio, di dire cose che non dovrei.»
«Più che distratto mi sembri preoccupato. C’è qualcosa che non va?»
«No, anzi, è una cosa bella, ma sai, a me non piacciono tanto i cambiamenti.»
«Cosa credi che stia cambiando?»
«Non so se posso dirlo.» Fronte aggrottata, trenta secondi di riflessione. «Sì, a te credo che posso dirlo. Avrò un altro fratello, o forse una sorella.
Non lo so com’è un bambino piccolo in casa, io sono stato l’ultimo e non mi ricordo. Adesso che sono tutti via è così tranquillo, a parte quando mamma e papà litigano o quando si fanno gli scherzi. A pensarci bene non è proprio tranquillo tranquillo, però… Insomma, non lo so. Pensi che ci riuscirò a volergli bene come a Eltanin e a Severus?»
«Penso di sì. Vedrai, non sarà tanto terribile. I bambini piccoli sono anche tanto carini e divertenti. Poi non dovrai occupartene tu, ci giocherai qualche volta, quando ne hai voglia.»
«Detto così non sembra male. Ci penserò. Grazie.»
«Posso chiederti un favore, Antares?»
«Certo, nonna, dimmi.»
«Puoi dire a tua madre che avrei piacere di parlarle? Se ne ha voglia potrebbe venire a trovarmi un giorno.»
«Glielo dirò. Ora devo andare. A presto.»
 
Posso scegliere.
Posso scegliere l’essere.
Adoro mio nipote.
 
***
 
Immagino che Hermione sia rimasta non poco meravigliata dalla mia richiesta.
I nostri rapporti nel tempo si sono fatti più distesi, all’inizio la ignoravo educatamente, e lei faceva lo stesso. Anche se non mancava mai di salutarmi per prima quando arrivava, non si intrometteva mai nelle conversazioni tra me e Draco, nemmeno quando era evidente che parlavamo di lei.
L’avevo giudicata male. Non riuscii a lungo a mantenere le mie posizioni di fronte all’amore sfacciato di cui era circondata e che elargiva a sua volta. Non rimasi indifferente al suo carattere forte e ardito, che teneva testa a mio figlio e a chiunque altro, compreso il Ministro della Magia.
Era molto diversa da come io avevo immaginato la sposa di mio figlio, ma nemmeno nelle mie più rosee speranze avrei immaginato che mio figlio potesse essere così felice e così fiero della sua famiglia. Non doverosamente fiero, ma spontaneamente, entusiasticamente e giustamente fiero.
Così avevo iniziato a ricambiare il suo saluto e poi a farlo con un sorriso. Un giorno mi aveva chiesto consiglio su una sciocchezza che di sicuro avrebbe saputo risolvere da sola. Ho apprezzato il gesto.
Adesso parliamo spesso. È una donna estremamente interessante. Siamo stati fortunati ad averla in famiglia.
Solo oggi, per la prima volta, l’ho cercata. 
 
Lo stesso pomeriggio è già qui, seduta sul divano, con una tazza di the in mano. Mi guarda in attesa, dopo il solito saluto educato.
Io non so da dove incominciare, non so quanto posso dirle.
«Non sai quanto mi manchi il the. Ogni volta che ero tesa, arrabbiata, ogni volta che rischiavo di perdere il mio aplomb, usavo il the per riprendere il controllo. Bere il the ti costringe a gesti misurati e lenti, ti consola con il suo calore e il suo sapore leggero. È stato la mia salvezza in molte occasioni.»
«Ne sono certa. Ma non penso che tu mi abbia fatto venire qui per parlare di the, sbaglio?» perché doveva essere sempre così fastidiosamente diretta?
«No, hai ragione.» Mi prendo qualche attimo. «Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.»
«Chiedi pure, se è in mio potere lo farò senz’altro.»
«Devi restituirmi alla terra.» Il suo sguardo confuso è impagabile. Non posso evitare di ridere. «Coraggio, sono morta da un bel pezzo, non sarà troppo complicato prendere le mie ceneri e spargerle sul terreno.»
«Perché vorresti una cosa del genere?»
«Credi che sia molto meglio pensarle dentro quel vaso soffocante e inutile?»
«Draco è d’accordo?»
«Non lo so, non ho intenzione di chiedergli niente. È mio figlio, non mio padre.»
«Perché non hai chiesto a lui di fare questa cosa?» Ecco, questo è il momento.
 
Ho paura di dire troppo, ho paura di non dire abbastanza. Non voglio infilarmi nelle loro vite con l’inganno, né so se sia lecito parlare con qualcuno, qualcuno vivo, intendo, di quello che sto per tentare. Ma non c’è nessuno, nessuno all’infuori di lei che mi possa legittimare in quello che voglio fare.
Lei è la madre.
Lei è la potenza femminile che mi può accettare o rifiutare, amare o distruggere.
È della sua approvazione che ho bisogno.
 
«Solo le tue mani possono restituirmi alla terra, e quindi alla vita. Non mi offenderò se indosserai dei guanti, ma devi farlo tu, con le tue mani. Se lo dirai a Draco o no non mi interessa. Mi piacerebbe finire nel roseto, l’ho amato molto, e se per te è lo stesso, in un giorno di vento.»
 
Lei mi guarda e tace. Mi guarda a lungo.
 
«Non è solo questo, vero?»
«No. Non è solo questo.»
«Perché io?»
«Chi altri? Ho sprecato un sacco di tempo a pensare che non eri la moglie ideale per Draco, adesso so che la moglie ideale sarebbe stata un disastro per lui. E per tutti noi. Scusami se mi arrogo il diritto di sentirmi parte della famiglia di cui tu sei il centro. Tu sei la moglie, l’amante, la madre. Solo tu puoi creare e distruggere. Solo da te posso avere il consenso.»
 
Ancora silenzio. Un lungo silenzio.
Le parole che non sono state dette lei le ha sentite.
Avrò la mia risposta.
 
Alza la testa, mi guarda negli occhi. Ha deciso.
«Vuoi che lo faccia ora?»
 
Non ho un cuore che possa accelerare, non ho polmoni per un sospiro di sollievo, di gioia, di paura. Come è possibile provare emozioni senza un corpo che le possa sentire?
«Siamo sole. Direi che è il momento ideale.»
«È il tramonto e si è alzato il vento. Andiamo.»
 
Hermione Granger si alza con piglio deciso, afferra l’urna contenente le mie ceneri posata sul caminetto e si avvia verso il giardino.
La seguo.
C’è ancora un po’ di sole e il cielo è animato da grasse nuvole bordate d’oro e di arancio.
Apre il vaso, tuffa dentro una mano senza pensarci un attimo, e mi lascia andare nel vento.  
 
 
 
 
 
 
Epilogo
 
Draco è rimasto decisamente spiazzato dalla strana pretesa della Granger.
Ha voluto partorire la sua quarta figlia al Manor.
 
Quando mai ha dimostrato tutto questo attaccamento al castello di famiglia? Non ci ha mai voluto abitare e la prima volta che avrebbe dovuto entrarci con le proprie gambe e non trascinata dai Ghermidori o rapita da Bellatrix e compagni, ha fatto tante di quelle storie che aveva dovuto sollevarla e portarla dentro di peso, distraendola nel frattempo a forza di baci.
 
Negli anni è scesa a patti con la sua avversione per quel posto, anche perché passarci un po’ di tempo in estate è piacevole, una vera meraviglia per i bambini, che possono giocare nel parco, tuffarsi nel laghetto, ospitare amici e godere di una libertà che a Londra non hanno nemmeno in sogno.
 
Durante la gravidanza ha passato infinite ore a parlare con Narcissa, sembrava che avessero da trasmettersi l’intero scibile umano.
 
E adesso è qui, che urla tra le sue braccia e lo insolentisce come sempre, tanto ormai la vecchia guaritrice c’è abituata.
Ha cambiato idea anche sul nome. Voleva chiamarla Jane e invece… Draco non riesce a capire cosa sia successo.
 
 
Non immaginavo una scena tanto cruenta. Il parto è terribile!
C’è sangue e grida di dolore. È estremamente violento. L’ho fatto anch’io.
Possibile? Non mi ricordo molto e mai ne ho visto un altro.
Come fa Draco a sopportarlo? Oh, lo so, non è lui che soffre, ma lei non può evitarlo in alcun modo. Perché lui sceglie di vedere tutto questo dolore e questo sangue e questo… dramma, perché?
 
Eccola, si vede la testa.
Quella che forse tra poco sarà la mia testa.
Non riesco ancora a crederci e non so se succederà davvero o cosa succederà.
Mi ha detto che il suo primo respiro sarà il mio.
Mi ha detto che in quel momento dimenticherò e di me resterà il ritratto magico con una piccolissima parte del mio spirito.
Sto per diventare la figlia di mio figlio, Hermione Granger sarà mia madre.
Sento un forte brivido, mi sento compressa e strappata via come in una materializzazione inesperta.
Sono fuori. I miei occhi sono appannati. Riesco a malapena a scorgere il viso di Draco, che si apre nel sorriso più felice che abbia mai visto. Hermione è sudata e sconvolta, appoggia la testa alla spalla di lui, che la bacia sulla tempia, le parla all’orecchio.
L’aria mi brucia nei polmoni per un attimo, poi sento quel rumore, straziante e commovente al tempo stesso.
Sorrisi.
Ancora lo stesso rumore, ancora aria bruciante nei polmoni e ancora rumore.
Sono io, sono io che sto piangendo. E respiro. E vivo.
 

Meravigliosa.
È stupenda, forse la più bella tra i suoi figli. Ha smesso quasi subito di piangere. È stata lavata, avvolta in un panno e ora se la gode appoggiata sul seno di sua madre, stretta tra le braccia di lei e tra le sue che avvolgono entrambe.
 
Forse questa è l’ultima volta che proverà questa emozione, non potranno continuare a fare figli in eterno. Forse questo piccolo fiore sarà l’ultimo del suo albero.
Come si può dire grazie di tutto questo. Esistono parole degne di esprimere quello che in questo momento prova?
 
Lo stupore che lo ammutolisce di fronte a questa meraviglia, la gratitudine inesprimibile verso la sua donna, che adesso si appoggia dolcemente al suo petto e sorride toccando quel piccolo miracolo di carne e sangue, quel gesto d’amore fatto vita. Non ci si abitua a questo.
 
«Gli altri stanno aspettando.»
«Quali altri?»
«Malfoy, sei distratto.»
«Sono stupefatto. E felice. E, sì, credo anche piuttosto tonto in questo momento.»
«Dovresti averci fatto il callo.»
«Granger, sei romantica come un cavallo da guerra! Lasciami godere ancora un attimo.»
«È bella come te.»
«E intelligente come te?»
«Speriamo!»
«Combinazione perfetta!»
«Che stronzo!»
«Ti amo.»
«Non tentare di confondermi.»
«Ti amo più di quanto tu possa immaginare. Nemmeno io riesco a capire davvero quanto. Sei dentro di me, sei le mie ossa.»
«Anche tu a romanticismo non scherzi! Sono felice di essere il tuo menisco e le tue falangette.»
«Sei tutte le mie ossa. Senza di te sarei una gelatina. Non potrei stare in piedi. E nemmeno seduto, niente. Ho bisogno di te.»
«Sì, mi sembrava…»
«Ora chi fa la stronza?»
«Abbracciami stretta.»
«Agli ordini.» Due minuti di silenzio. «Credo che dovrei presentare la signorina. Di là c’è anche il tuo capo.»
«Kingsley? E che ci fa qui?»
«Dice che si è trovato qui per caso e ha deciso di trattenersi. È in buona compagnia. Hai voglia di vedere qualcuno?»
«Solo i nostri figli adesso. Falli entrare.»
Arrivano, chiamati da un Elfo, entrano in silenzio e guardano un po’ stupiti.
«Ma’ la posso toccare?» Severus è impaziente, agile e forte, non sta mai fermo. Conosce il mondo con le mani, la sua mente è creativa, priva di pregiudizi. È un esploratore.
«Puoi accarezzarla ma ricordati che è nata oggi, è molto delicata.»
 
«Non trovo prudente toccarla. Pensi che i suoi sensi siano già attivi? Voglio dire, sarebbe capace di distinguere la mia voce da quella di… qualcun altro?» Antares è riflessivo, osserva, confronta, crea modelli mentali precisi. Sa che niente è definitivo.
 
«OH!» Eltanin.
 
Narcissa aveva finalmente detto, a Hermione, non a Draco, di nonna Peverel e della “vista”.
Lei aveva rilevato marginalmente che se esisteva una bisnonna Peverel, Draco era parente di Harry.
Aveva faticato un po’ a capire in cosa consistesse questa “vista”, dato che non portava a prevedere il futuro o a trovare cose o persone in luoghi nascosti o lontani. Narcissa le aveva detto testualmente “Lei vede la struttura della realtà, vede la sostanza del mondo”.
Oh, beh, che non fosse come gli altri si era capito dall’inizio. Niente di strano che avesse un potere difficile da comprendere.
Ma in quel preciso istante Hermione riesce a capire  qualcosa di quello strano potere. Si rende conto che lei ha visto. Non dice una parola, guarda sua madre. Lo sa.
 
Hermione teme per un attimo il giudizio della figlia. Ha fatto una scelta avventata? Avrebbe dovuto dirlo agli altri? Forse almeno a Draco.
Ma lei ha deciso di non farlo. Non vuole che lui la guardi in un modo diverso dagli altri suoi figli, anche perché Narcissa le ha assicurato che non resterà memoria alcuna della sua vita, sarà in tutto e per tutto una persona nuova.
Ma quello che sai ti cambia, non si torna indietro da una consapevolezza.
Hermione ha deciso di proteggere la sua famiglia, come sempre. TUTTA la sua famiglia.
 
Osserva Eltanin mentre guarda la nuova sorellina con occhi sgranati, la tocca delicatamente, poi si apre in un sorriso. Sorride anche a sua madre. Forse  non ne parleranno mai.
 
Dopo l’uscita dei ragazzi Draco si sdraia di nuovo accanto a sua moglie. Non vorrebbe lasciarla sola, anche se sa che ha bisogno di riposo. E una piccola orda di amici e parenti lo sta aspettando per conoscere la neonata.
 
«Porta tutti a pranzo e più tardi, quando sarò più riposata e più presentabile saluterò tutti. Prendila, presentala al mondo.»
 
Un bacio tenero. Uno sguardo che non ha bisogno di parole. Draco prende nelle sue grandi mani quella piccola creatura e si avvia verso il salotto.
 
Alle 12.20 del 6 agosto, sotto il segno del leone, è nata Charlotte Sunny Narcissa Malfoy.
Ultima figlia di Draco ed Hermione.
 
 
 
Finitus
 
 
 
GRAZIE
Alla signora Rowling, per aver inventato un mondo che non finisce mai di stimolare la fantasia di noi babbane;
A tutte le amiche e gli amici che mi hanno seguito mettendomi a parte dei loro pensieri e delle loro opinioni, aiutandomi a migliorare quanto lo consente la mia dura cocuzza;
A tutti coloro che hanno inserito le mie storie tra le loro preferite, ricordate o seguite, o addirittura ME tra gli autori preferiti (purché non facciano come una certa Roma);
A Beate, anche se …
A tutti quelli che hanno letto in silenzio;

A tutti, grazie.

   
 
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