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Autore: Clover GD    30/10/2011    6 recensioni
Una long.
Una long che potrebbe durare molto.
Sì, lo so, sono pazza, ma quest'idea mi viaggia in mente da due settimane.
Dunque.. Siamo a scuola. Lo so che la scuola è il solito ambiente nel quale vengono piazzati i personaggi, ma non potevo fare a meno di metterceli anche stavolta.
Abbiamo una Gwen chiusa in se stessa, un Duncan piuttosto arrogante, una Courtney decisamente odiosa, un Trent abbastanza ingenuo ed un intreccio molto complicato.
Gli altri personaggi compariranno, ma solo brevemente.
Un'ultima cosa: mentre leggete, tenete ben presente che i personaggi sono in un liceo classico: l'ordine delle classi è il seguente:
Primo anno - Quarto ginnasio
Secondo anno - Quinto ginnasio
Terzo anno - Primo liceo
Quarto anno - Secondo liceo
Quinto anno - Terzo liceo
Per cui non storcete la bocca quando leggete che i quartini sono considerati dei veri sfigati.
Detto ciò, vi auguro una buona lettura :)
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Handwriter.


-You are confusion that never stops.


Gwen non prestava la minima attenzione alle lezioni.

Odiava quel genere di ore, quelle passate a rimugugnare su una qualche equazione indeterminata o sui modi di esprimere una subordinata finale implicita, preferiva di gran lunga perdersi fra i suoi pensieri.

Amava disegnare, si sentiva libera nell'esprimere quello che le passava per la testa attraverso i colori sulla tela, i pastelli ad olio su un pezzo di legno o anche solo dei pennarelli su una lastra di vetro.

Il fatto che lei non prestasse la minima attenzione su tutto ciò che non le interessava la diceva lunga sul perchè il suo rendimento avesse alti e bassi.

Quel giorno, in particolare, il viso arrogante del professore l'aveva annoiata e schifata al punto che aveva preso un foglio bianco ed aveva iniziato a scarabocchiarci sopra.

Intenta com'era nel suo lavoro, non si accorse del docente che le stava a pochissimi centimetri.

-Dunque, Arrowsmith, potrei sapere come mai sei così assorta a scarabocchiare sul tuo foglio? Che c'è, il metodo della riduzione che ti consentirà di risolvere i sistemi nel prossimo compito in classe non ti interessa per niente?-

Il professor Apples sollevò improvvisamente il foglio dal banco di Gwen, e vi lesse solo una grande parola: Clocks.

-Arrowsmith, questa è l'ora di matematica, che c'entrano gli orologi?-

Gwen sgranò gli occhi scuri come il buio. Le parole le uscirono quasi spontaneamente.

-Non mi dirà che non ha mai sentito parlare dei Coldpaly?-

L'uomo dagli occhi verdi e crudeli alzò un sopracciglio.

-I Coldplay? Non so, forse un paio di volte mia figlia li ha menzionati, ma non per parlarne bene. Comunque, alla lavagna c'è un sistema, mentre tu stai pensando ad un insulso complesso musicale!-

La ragazza sbattè un paio di volte le palpebre. I Coldplay un insulso gruppo? Dovette metterci tutto il suo impegno per non tirare una testata al professore, ma riuscì a rimanere semplicemente ferma al suo posto.

-Io.. Mi dispiace. Starò attenta alla lezione, prometto.-

Detta così sembrava una proposta per un trattato di pace fra lei ed il docente, ma l'uomo non accettò.

-Mi spiace, Arrowsmith, ma il compito è fra solo una settimana. Fila alla lavagna, completa il sistema. Ti do cinque minuti, poi vedrò cosa fare di te e del tuo comportamento.-

Gwen si alzò e si diresse titubante verso la lavagna. Non aveva la minima idea di come risolvere quell'insieme di lettere e numeri, ma contava sull'aiuto di Bridgette, sempre presente al primo banco.

Con un paio di suggerimenti sibilati a denti stretti e il suo immancabile senso logico particolarmente spiccato, in quattro minuti e venti secondi, Gwen Arrowsmith riuscì a finire l'esercizio, per poi sgattaiolare al posto e ricominciare a perdersi nei suoi pensieri.

Era qualche giorno, forse qualche settimana o anche qualche mese che la sua mente non faceva altro che vertere su un ragazzo che rispondeva esattamente al suo canone di perfetto.

Afferrò un pennarello verde, lo stappò e cominciò a premerne con insistenza la punta contro il palmo della sua mano.

You are confusion that never stops.

Impresse queste poche parole con una calligrafia impeccabile sulla propria mano, poi con gli altri pennarelli e le penne colorate prese ad abbellire la scritta dedicata a quegli occhi che le impiastricciavano l'anima.

Il tempo passava, ma la gotica non se ne accorgeva, i professori si succedevano e parlavano, spiegavano o correggevano frasi e versioni, ma alla ragazza poco importava.

Stava finendo di scrivere, con un pennarellino nero dalla punta fine, Clocks - Coldplay nell'angolo in basso a destra della sua mano sinistra, quando suonò la ricreazione.

Venti minuti tutti per lei e per i suoi pensieri erano davvero pochi, ma dopo questo momento di distacco dalla scuola le sarebbe rimasta solo un'ora di greco, la sua materia preferita, e la situazione sarebbe migliorata.

Camminava distrattamente quando qualcuno le bloccò un braccio e la inchiodò al muro lì di fronte.

Non fece in tempo a divincolarsi che si trovò davanti due occhi di cobalto.

Le parole le lambirono le labbra quasi in un sussurro sconsolato.

-Duncan..-

Il ragazzo smosse la cresta verde e prese a giocherellare con uno dei suoi tanti peircings.

-Vedo che hai spirito d'osservazione, Arrowsmith.-

Notò che sulla mano della gotica c'era un qualcosa di verdognolo, e gliela afferrò per poterne ispezionare meglio il palmo.

Con fatica, decifrò il complicato intrico di arricciolamenti ed abbellimenti che, a vederli, si sarebbero detti ricalcati pari pari dallo stile Barocco.

-You are.. con.. fu.. confus.. confusion that ne.. ve.. r sto...ps!-

Alzò gli occhi dalla mano al viso di Gwen.

-Arrowsmith, a chi è dedicata questa scritta?-

Gwen impallidì, non poteva certo rivelare al punk chi fosse l'oggetto di quelle parole.

-McCandid, non è affar tuo.-

Il ragazzo spalancò gli occhi come l'oceano.

-Perchè tu lo sappia, Arrowsmith, in questa scuola tutto è affar mio. Pretendo di sapere a chi è dedicato il tuo mucchietto di parole e riccioli, prima che io__-

Fu interrotto da una ragazza con dei capelli castani e gli occhi d'ambra.

-Duncan McCandid, non sai fare nient'altro che torturare le ragazzine di primo? Siamo in terzo noi, datti contegno!-

Gwen sospirò.

Già, lei stava solo al terzo anno di liceo classico, non era nessuno in confronto ai 'grandi' del quinto.

La ragazza si tirò via Duncan afferrandolo per un braccio, poi rivolse uno sguardo nauseato a Gwen.

-E poi anche tu! Come ti salta in mente di alzare gli occhi verso uno di terzo? Datti una regolata, nel comportamento e.. Anche nel vestire. Io suggerirei una bella parrucca e degli abiti più colorati: quelle meches verdi e quegli straccetti neri non si possono vedere!-

Scoppiò in una risata, e se ne andò verso il III E, quella che, a quanto pare, doveva essere la sua classe, seguita da Duncan.

La campanella suonò, e la gotica tornò in classe con l'ennesima ferita nel cuore.

L'ora di greco non fu leggera come lo era sempre stato.

Di solito, pur essendo la quarta ora del lunedì, era sempre passata in fretta, mentre invece quel giorno non passava mai.

La professoressa, una donna sulla quarantina con degli occhi cerulei dai quali sprizzavano scintille d'intelligenza, aveva una simpatia reciproca per Gwen, che, non a caso, era una delle alunne che riuscivano meglio in greco e latino, e capì subito, dalla prima domanda che le pose, che quella giornata non era andata bene.

In effetti la ragazza stava ancora con i pensieri fissi su quel paio d'occhi che erano capaci di stravolgerle un'intera giornata, e quando la professoressa le chiese qualcosa come

-Gwen, sai dirmi cosa distingue autou con lo spirito dolce dall'autou con lo spirito aspro?-, lei ci mise ben più di cinque minuti buoni a balbettare un -S.. Sì, il primo indica terza persona non riflessiva, il secondo indica possessività riflessiva.-

La professoressa la guardò teneramente.

-Gwen, puoi fermarti cinque minuti dopo la fine dell'ora?-

Pur non avendo voglia, la ragazza annuì, ma al suonare della campanella non raccontò alla donna dagli occhi blu i problemi che la affliggevano.

Quelli erano proprietà della sua mente, e sarebbero rimasti sempre tali.

   
 
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