Fandom: Fragile Dreams
Personaggi: Crow; Sai
Rating: Verde
Genere: Commedia; Slice of Life
Altro: Missing Moments; Oneshot
Note: Ma sì, non sono convinta di come sia venuta, ma per una volta sono certa di esser rimasta IC ;D Questi due insieme mi fanno morire e il fatto che non si siano mai parlati non è che mi ferma dal pensarli come coppia.
Un
passo dopo all'altro, un passo dopo all'altro.
Era
facile.
Anzi,
era facilissimo.
L'importante
era tenere la mente sgombra da qualsiasi
pensiero, libera da ogni paura.
Bastava
quello ed il gioco era fatto.
Avrebbe
potuto camminare sul filo di un rasoio, come
dicevano gli umani, e comunque non sarebbe mai caduto.
Perché
lui era migliore. Lui era il grande Crow, il
ragazzino più sveglio ed agile del mondo.
Dubitava
che esistesse qualcuno che poteva vantare un
genio pari al suo e, soprattutto, dubitava che chiunque avrebbe mai
avuto tutto
il coraggio che dimostrava di possedere lui in ogni occasione.
Figuriamoci!
A
parte il fatto che non ne aveva incontrati, di esseri
viventi, da che era in giro, aveva l'assoluta certezza di essere
più unico che
raro. Un vero...prezioso. Non era così
che venivano definite le cose di
un certo valore? Beh, se era il caso, allora lui era prezioso.
Sissignore.
Il
sole stava tramontando e la sua luce, di un dorato
intenso, donava a tutto il paesaggio un insolito colorito. Perfino la
sua
pelle, altrimenti così diafana, in qualche modo sembrava
risplendere di
tutt'altra tonalità, ora.
Gli
piaceva il tramonto.
Anche
quello era prezioso, nonostante si ripetesse tutti
i giorni.
Lo
vedeva come tale forse perché, quando vi posava sopra
lo sguardo, lui era l'unico a poterlo ammirare.
Il
tramonto era solo suo.
«Si
può sapere che stai facendo...?»
Quella
voce quasi gli fece perdere l'equilibrio e,
rischiando di cadere dall'ultimo piano dell'Hotel abbandonato, Crow
dovette
richiamare a sé tutta la sua prontezza di riflessi per
potere andare in avanti
e non indietro. Si sporse un poco oltre il ciglio prima di buttarsi sul
pavimento e rotolarvici sopra.
Una
volta guadagnata una posizione decorosa, ovvero una
volta che non fu più con il sedere per aria,
cercò con lo sguardo il colpevole
di quella pessima figura.
No,
anzi, la colpevole.
Era
stata una voce femminile a parlare, no?
«Dove
sei?» domandò, non vedendo nessuno.
«Sono
qui.» le rispose la voce, ridacchiando.
«Lo
so che sei qui.» sbottò Crow «Ma qui dove?»
«QUI!»
E,
detto questo, la faccia di una ragazza gli si parò
dinanzi con una tale velocità da costringerlo ad
indietreggiare ancora di
spalle, fino ad andare a sbattere contro al primo muro che la sua
schiena ebbe
modo di incontrare.
Si era
preso uno spavento enorme, accidenti a lei!
«Ahahahahahah!
Che mammoletta!»
«Non
sono una mammoletta!»
«Lo
sei invece, guardati! Sei scappato subito non appena
mi hai vista! Pfff, oh mio dio...!»
Vedendola
ridere lui si alzò di scatto in piedi e,
avvicinandosi alla sconosciuta, mise le mani chiuse a pugni sui
fianchi,
sfidandola con lo sguardo.
«E
smettila di ridere, dannata!»
«...perché
dovrei?»
«Perché
te lo ordino io, ecco perché!»
Lei
sembrò in procinto di ridere anche più forte a
sentirgli dire una cosa del genere.
«Oddio,
muoio! Muoio!» e poi, alzando di un'ottava quella
risata sguaiata, si strinse lo stomaco con le mani «Ma io
sono già morta!»
Ecco,
qui Crow dovette rendersi conto di un piccolo
particolare.
La
ragazza non stava toccando terra.
Sì,
insomma...stava svolazzando in aria, cosa non proprio
tipica degli essere viventi ecco. Ok, forse per gli uccelli era
normale, ma lei
non era un uccello, era una persona. O almeno lo era stata.
«...sei
morta?»
«E
bravo Sherlock.»
Crow
gonfiò le guance, incrociando le braccia al petto.
«Non
serve che rispondi a questa maniera.»
«Mh,
forse.»
«Tsk.»
«Non
hai ancora risposto alla mia domanda.»
«Che
domanda?»
«Cosa
stavi facendo prima?» chiese il fantasma, indicando
il parapetto «Saresti potuto cadere e allora addio alla vita,
caro mio, saresti
diventato parte integrante del piazzale qui sotto...e pure un membro
onorario
del club dell'aldilà. Ma fai con comodo, abbiamo le tessere
plastificate, noi.»
Alzando
le spalle, Crow cominciò a girarle intorno,
osservandola da capo a piedi.
«Non
ho certo paura di cadere io.» disse «E non ho
neanche paura della morte.»
«Oh,
ma sentilo...»
«Ehi,
come ti chiami, donna?»
«...mi
chiamo Sai.»
«Sai?
Che nome...»
«Sentiamo,
tu come ti chiami??»
«Io?»
si mise in posa, ghignando come suo solito «Io mi
chiamo Crow.»
«Ah
beh, il tuo sì che è un nome!»
«Di
fatti lo è, donna.»
«Piantala
di chiamarmi donna, mammoletta, io ho un nome!»
«Anche
io ce l'ho, e tu non lo stai usando!»
«Hai
cominciato tu, mi sembra!»
Si
misero il muso a vicenda, girandosi e dandosi le
spalle.
Già
così, a prima vista, né Sai né Crow si
potevano
sopportare. Si erano appena conosciuti eppure non vedevano nulla di
buono l’uno
nell’altra, neanche avessero in qualche modo riconosciuto un
frammento di loro
stessi negli occhi di chi avevano di fronte. Perché,
bisognava ammetterlo, quel
caratterino tutto pepe era una cosa che apparteneva a tutti e due.
A Crow
non piaceva, però, l’essere messo di fronte ai
propri difetti.
Fu
forse per questo che, sbuffando, cominciò a camminare
verso il parapetto, salendovi nuovamente sopra come se nulla fosse.
«Ma
allora sei proprio stupido!» esclamò Sai,
ponendosi
di fronte a lui con tanto d’occhi «Lo vuoi capire
che è pericoloso sporgersi a
questa maniera?»
«E
tu lo vuoi capire che non rischio nulla, anche ammesso
che io possa cadere…?»
«Certo
che rischi!»
Lui
sorrise, ironico, e poi si buttò di sotto, come a
volerle dimostrare che no, non rischiava assolutamente niente. Il tempo
di un
respiro ed eccolo, atterrò perfettamente sul terreno
cementato neanche fosse la
cosa più semplice di questo mondo. Non si era rotto una
gamba, né aveva perso
la vita…se ne stava là, con quel ghigno irritante
stampato in volto, a
guardarla dal basso con tutto lo scherno che possedeva.
Sai
non poteva crederci.
«…come
ci sei riuscito?»
Lo
domandò con un filo di voce, perplessa, mezza sporta
oltre il parapetto.
Per
lei non c’era di certo pericolo, ormai era morta da
tempo, ma Crow…come accidenti aveva fatto a rimanere illeso
dopo un volo del
genere?!
«Non
ho capito che hai detto!» urlò l’altro,
le mani
dietro alla nuca mentre indietreggiava e sembrava intenzionato ad
andarsene
dalla zona dell’Hotel.
«Ti
ho chiesto come ci sei riuscito!»
«Sono
un mito, ecco come!»
E,
detto questo, si girò ridendo.
«Ci
vediamo, donna!»
«Spero
proprio di no, mammoletta!»