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Autore: Sparrowhawk    31/10/2011    0 recensioni
[CrowxSai]
Già così, a prima vista, né Sai né Crow si potevano sopportare. Si erano appena conosciuti eppure non vedevano nulla di buono l’uno nell’altra, neanche avessero in qualche modo riconosciuto un frammento di loro stessi negli occhi di chi avevano di fronte. Perché, bisognava ammetterlo, quel caratterino tutto pepe era una cosa che apparteneva a tutti e due.
A Crow non piaceva, però, l’essere messo di fronte ai propri difetti.

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Il primo incontro fra Crow e Sai.
Inutile dire che mi sono inventata tutto di sana pianta...e che sì, amo alla follia la loro coppia. Ho dei problemi gravi. ù.ù
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Teste calde
Fandom: Fragile Dreams
Personaggi: Crow; Sai
Rating: Verde
Genere: Commedia; Slice of Life
Altro: Missing Moments; Oneshot
Note: Ma sì, non sono convinta di come sia venuta, ma per una volta sono certa di esser rimasta IC ;D Questi due insieme mi fanno morire e il fatto che non si siano mai parlati non è che mi ferma dal pensarli come coppia.



Un passo dopo all'altro, un passo dopo all'altro.

Era facile.

Anzi, era facilissimo.

L'importante era tenere la mente sgombra da qualsiasi pensiero, libera da ogni paura.

Bastava quello ed il gioco era fatto.

Avrebbe potuto camminare sul filo di un rasoio, come dicevano gli umani, e comunque non sarebbe mai caduto.

Perché lui era migliore. Lui era il grande Crow, il ragazzino più sveglio ed agile del mondo.

Dubitava che esistesse qualcuno che poteva vantare un genio pari al suo e, soprattutto, dubitava che chiunque avrebbe mai avuto tutto il coraggio che dimostrava di possedere lui in ogni occasione.

Figuriamoci!

A parte il fatto che non ne aveva incontrati, di esseri viventi, da che era in giro, aveva l'assoluta certezza di essere più unico che raro. Un vero...prezioso. Non era così che venivano definite le cose di un certo valore? Beh, se era il caso, allora lui era prezioso.

Sissignore.

Il sole stava tramontando e la sua luce, di un dorato intenso, donava a tutto il paesaggio un insolito colorito. Perfino la sua pelle, altrimenti così diafana, in qualche modo sembrava risplendere di tutt'altra tonalità, ora.

Gli piaceva il tramonto.

Anche quello era prezioso, nonostante si ripetesse tutti i giorni.

Lo vedeva come tale forse perché, quando vi posava sopra lo sguardo, lui era l'unico a poterlo ammirare.

Il tramonto era solo suo.

«Si può sapere che stai facendo...?»

Quella voce quasi gli fece perdere l'equilibrio e, rischiando di cadere dall'ultimo piano dell'Hotel abbandonato, Crow dovette richiamare a sé tutta la sua prontezza di riflessi per potere andare in avanti e non indietro. Si sporse un poco oltre il ciglio prima di buttarsi sul pavimento e rotolarvici sopra.

Una volta guadagnata una posizione decorosa, ovvero una volta che non fu più con il sedere per aria, cercò con lo sguardo il colpevole di quella pessima figura.

No, anzi, la colpevole.

Era stata una voce femminile a parlare, no?

«Dove sei?» domandò, non vedendo nessuno.

«Sono qui.» le rispose la voce, ridacchiando.

«Lo so che sei qui.» sbottò Crow «Ma qui dove

«QUI!»

E, detto questo, la faccia di una ragazza gli si parò dinanzi con una tale velocità da costringerlo ad indietreggiare ancora di spalle, fino ad andare a sbattere contro al primo muro che la sua schiena ebbe modo di incontrare.

Si era preso uno spavento enorme, accidenti a lei!

«Ahahahahahah! Che mammoletta!»

«Non sono una mammoletta!»

«Lo sei invece, guardati! Sei scappato subito non appena mi hai vista! Pfff, oh mio dio...!»

Vedendola ridere lui si alzò di scatto in piedi e, avvicinandosi alla sconosciuta, mise le mani chiuse a pugni sui fianchi, sfidandola con lo sguardo.

«E smettila di ridere, dannata!»

«...perché dovrei?»

«Perché te lo ordino io, ecco perché!»

Lei sembrò in procinto di ridere anche più forte a sentirgli dire una cosa del genere.

«Oddio, muoio! Muoio!» e poi, alzando di un'ottava quella risata sguaiata, si strinse lo stomaco con le mani «Ma io sono già morta!»

Ecco, qui Crow dovette rendersi conto di un piccolo particolare.

La ragazza non stava toccando terra.

Sì, insomma...stava svolazzando in aria, cosa non proprio tipica degli essere viventi ecco. Ok, forse per gli uccelli era normale, ma lei non era un uccello, era una persona. O almeno lo era stata.

«...sei morta?»

«E bravo Sherlock.»

Crow gonfiò le guance, incrociando le braccia al petto.

«Non serve che rispondi a questa maniera.»

«Mh, forse.»

«Tsk.»

«Non hai ancora risposto alla mia domanda.»

«Che domanda?»

«Cosa stavi facendo prima?» chiese il fantasma, indicando il parapetto «Saresti potuto cadere e allora addio alla vita, caro mio, saresti diventato parte integrante del piazzale qui sotto...e pure un membro onorario del club dell'aldilà. Ma fai con comodo, abbiamo le tessere plastificate, noi.»

Alzando le spalle, Crow cominciò a girarle intorno, osservandola da capo a piedi.

«Non ho certo paura di cadere io.» disse «E non ho neanche paura della morte.»

«Oh, ma sentilo...»

«Ehi, come ti chiami, donna?»

«...mi chiamo Sai.»

«Sai? Che nome...»

«Sentiamo, tu come ti chiami??»

«Io?» si mise in posa, ghignando come suo solito «Io mi chiamo Crow.»

«Ah beh, il tuo sì che è un nome!»

«Di fatti lo è, donna.»

«Piantala di chiamarmi donna, mammoletta, io ho un nome!»

«Anche io ce l'ho, e tu non lo stai usando!»

«Hai cominciato tu, mi sembra!»

Si misero il muso a vicenda, girandosi e dandosi le spalle.

Già così, a prima vista, né Sai né Crow si potevano sopportare. Si erano appena conosciuti eppure non vedevano nulla di buono l’uno nell’altra, neanche avessero in qualche modo riconosciuto un frammento di loro stessi negli occhi di chi avevano di fronte. Perché, bisognava ammetterlo, quel caratterino tutto pepe era una cosa che apparteneva a tutti e due.

A Crow non piaceva, però, l’essere messo di fronte ai propri difetti.

Fu forse per questo che, sbuffando, cominciò a camminare verso il parapetto, salendovi nuovamente sopra come se nulla fosse.

«Ma allora sei proprio stupido!» esclamò Sai, ponendosi di fronte a lui con tanto d’occhi «Lo vuoi capire che è pericoloso sporgersi a questa maniera?»

«E tu lo vuoi capire che non rischio nulla, anche ammesso che io possa cadere…?»

«Certo che rischi!»

Lui sorrise, ironico, e poi si buttò di sotto, come a volerle dimostrare che no, non rischiava assolutamente niente. Il tempo di un respiro ed eccolo, atterrò perfettamente sul terreno cementato neanche fosse la cosa più semplice di questo mondo. Non si era rotto una gamba, né aveva perso la vita…se ne stava là, con quel ghigno irritante stampato in volto, a guardarla dal basso con tutto lo scherno che possedeva.

Sai non poteva crederci.

«…come ci sei riuscito?»

Lo domandò con un filo di voce, perplessa, mezza sporta oltre il parapetto.

Per lei non c’era di certo pericolo, ormai era morta da tempo, ma Crow…come accidenti aveva fatto a rimanere illeso dopo un volo del genere?!

«Non ho capito che hai detto!» urlò l’altro, le mani dietro alla nuca mentre indietreggiava e sembrava intenzionato ad andarsene dalla zona dell’Hotel.

«Ti ho chiesto come ci sei riuscito!»

«Sono un mito, ecco come!»

E, detto questo, si girò ridendo.

«Ci vediamo, donna!»

«Spero proprio di no, mammoletta!»

  
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