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Autore: Megalie    31/10/2011    0 recensioni
‘Albus Severus Potter, tu porti il nome di due presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde, e probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto.’
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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‘Questa volta l’ho fatta grossa.’ Stava pensando Al, mentre si dirigeva verso l’ufficio della Preside. ‘Rose mi ucciderà.’
Proprio così: stava andando nell’ufficio della Preside, per la prima volta. Lui e James ne avevano già combinate di tutti i colori, uscivano spesso di notte e non si facevano mai gli affari loro, ma non erano mai stati chiamati dalla Preside. Al massimo avevano fatto perdere qualche punto alla casa, ma tanto poi  Rose li recuperava tutti. Albus era solo al primo anno, ma conosceva già tutti i passaggi di Hogwarts. Questo fatto era dovuto anche alle notti che trascorreva studiando La Mappa del Malandrino che James aveva rubato quest’estate a suo padre. Sua madre li aveva scoperti, e gli aveva mandato una lettera dicendogli che, quando sarebbero tornati per le vacanze di Natale, avrebbero dovuto restituirgliela. Harry aveva obiettato, dicendo che poteva sempre fargli comodo, ma si era ritirato dopo l’occhiataccia stile Molly Weasley datagli da Ginny.
La strada per l’ufficio della Preside si accorciava passo dopo passo, e piano piano Albus aveva sempre più paura. Che cosa gli avrebbe detto? Gli avrebbe levato tanti punti? E dopo chi l’avrebbe sentita Rose? Da bravo Grifondoro quale era diventato, avrebbe dovuto recuperarli tutti.
Che poi non aveva nemmeno fatto niente di male, in realtà. Il professor Paciock, il professore di Erbologia, li aveva portati al limitare della Foresta Proibita ad esaminare dei tipi di Tentacula Velenosa, e lui e James si erano allontanati un po’ per curiosare tra quei alberi.
‘Un po’…’' ragionò Albus ‘siamo arrivati fino alla radura dei Thestral.’
Alla fine della lezione il professore non li aveva più trovati, era entrato nella Foresta a cercarli, e li aveva visti in quella radura che per i due ragazzi era completamente vuota.
Avevano scoperto di essere in mezzo a tanti cavalli alati solo quando Neville li aveva trovati e aveva spiegato loro perché non vedevano nulla.
La Preside era venuta a sapere tutto e aveva messo James in punizione, ma Albus no. Lo aveva chiamato nel suo ufficio senza metterlo in punizione.
Il professore di Erbologia aveva cercato di difenderli, dicendo che un po’ di curiosità non guasta, ma sembrava un po’ rimpicciolito davanti allo sguardo della Professoressa McGranitt.
Era ormai arrivato davanti al gargoyle di pietra, così bisbigliò la parola d’ordine – Coppa di Quidditch -  e salì le scale che lo condussero davanti al portone dell’ufficio. Bussò timidamente ed entrò in quello che era l’ufficio dell’attuale Preside, la professoressa McGranitt. Lei era seduta su una poltrona, dietro a una scrivania ben organizzata. Aveva gli occhiali sulla punta del naso e leggeva un libro, ma quando il ragazzino entrò, posò il libro e gli rivolse uno sguardo. Pur essendo ormai molto vecchia, la professoressa riusciva ancora a tenere quella compostezza che tanto gli aveva descritto suo padre. Albus si guardò intorno, cercando di evitare lo sguardo inquisitorio della Preside. Notò diversi quadri di diversi Presidi, appesi alle pareti, molti dei quali dormivano. Vide uno che si chiamava ‘Armando Dippet’, uno ‘Phineas Nigellus Black’, e poi altri due che lo incuriosirono più di tutti: ‘Albus Percival Wulfric Brian Silente’ era scritto sotto al dipinto di un vecchio signore sveglio, contornato da una cornice oro. E accanto l’altro, quello che suo padre aveva chiesto di appendere, come gli aveva raccontato. Era quello di  ‘Severus Piton’, sveglio anche lui nel suo quadro contornato da una cornice nera, ma molto decorata. La cornice, più che piena di decori sembrava piena di parole che Albus da lì non riusciva a decifrare. Vide però che anche lui lo stava guardando dritto negli occhi, così abbassò lo sguardo.
“Potter,” cominciò al professoressa “cosa ci facevate oggi tu e tuo fratello nel bel mezzo della Foresta?”
“Stavamo vedendo che cosa c’era, James era curioso.” Rispose Albus, sperando di andarsene di lì il prima possibile.
“Beh, vi è andata bene, ma vi garantisco che la Foresta non è un posto sicuro. E tantomeno ciò che è dentro lo è.”
“Eravamo curiosi…” ripeté Albus.
“So che eravate curiosi, ma dovete fare attenzione. Ora non ti toglierò alcun punto, ne ho già tolti dieci a tuo fratello che non è la prima volta che infrange le regole. Però, anche se so che quello che dirò non cambierà niente, non immischiatevi in dei guai.” Sospirò la McGranitt.
“Sì, professoressa… ci scusi.” Disse Al.
“Bene,” acconsentì. “Ora puoi anche andare.”
“Grazie professoressa, buonanotte.” La salutò il ragazzino che uscì dal portone. Stava per scendere le scale quando delle voci lo bloccarono e lo fecero tornare indietro, ad ascoltare.
“Albus Severus Potter: il degno figlio di suo padre, non c’è che dire.” Stava sospirando la Professoressa McGranitt.
“Hai notato Severus?” disse una voce gentile, che probabilmente veniva da uno dei ritratti. “Ha gli occhi del padre.”
“Sì, ho notato Albus.” Rispose una voce lenta e profonda. “Ma come hai detto che si chiama, Minerva?”
“Albus Severus” scandì la professoressa “Proprio così.”
E da lì in poi ci fu silenzio, e così Al se ne andò, ricordando le parole di suo padre.

‘Albus Severus, tu porti il nome di due presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde, e probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto.’

 

  
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