L’Oscura Parvenza
-Capitolo 8-
Lunga vita alla principessa
Dopo aver subìto il furto del Pugnale di Mohran, il
palazzo di re Savron era molto più controllato, ed era praticamente impossibile
entrare nelle stanze private con un’arma, anche per i Guerrieri scelti. Dopo il
tradimento di Kay tutto era cambiato: il sovrano, che era abbastanza anziano,
viveva praticamente rinchiuso nei suoi stessi alloggi, e aveva poche notizie
dei suoi due figli; entrambi in guerra sul confine.
Infatti, proprio in quei giorni, sembrava essere scoppiata
un’epidemia tra le fila del Regno: un’ombra scura e letale che si muoveva di
notte, strisciando tra il campo dei soldati. Quando raggiungeva la sua preda,
non c’era più niente da fare, perché anche se veniva scoperta, era impossibile
fermarla. E le sue prede, erano state proprio i due principi, morti nelle
stesse misteriose circostanze.
Era stato mandato un messaggero a palazzo, per portare la
notizia, ma soprattutto per trovare un altro erede.
L’Oscura non lo sapeva, ma molti anni prima, la regina aveva
dato alla luce un terzo figlio: la principessa Amaranth. Per farla stare al
sicuro, e dato che era una femmina, la bambina era stata portata via dal
palazzo; e si era stabilita con una nuova famiglia nella Città Estrema, perché
a quel tempo era ancora un territorio del Regno, ed era abbastanza lontana dal
palazzo.
Dopo, la situazione si era fatta disastrosa: tutti i due
principi erano andati sul campo di battaglia, e della giovane principessa si
erano perse le tracce. L’ultima lettera della famiglia adottiva al re diceva
che erano stati costretti a trasferirsi a Fhar, una città sul Grande Affluente,
perché il padre era morto, e la madre e la ragazza ora lavoravano in una
locanda.
-Una principessa del Regno a fare la cameriera! Ma è uno
scherzo?!- Si era infervorato re Savron, con gli occhi viola che brillavano.
Era una caratteristica della famiglia reale: anche i due principi avevano gli
occhi di un viola profondo. Le altre lettere che aveva scritto non avevano
ricevuto risposta, ed era tremendamente preoccupato per la figlia. Aveva un
medaglione che la identificava, ma era molto lontana, e in un paese in guerra.
Ormai aveva sedici anni, ed era giusto che tornasse a palazzo.
Il re era seduto nel suo studio privato, a pensare un
modo per ritrovare Amaranth, quando sentì che le guardie, al cancello
principale, facevano entrare un messaggero. Si sporse a guadare dalla finestra
verso il cortile interno, e notò che il messaggero portava il sigillo reale: un’aquila
e due spade incrociate sullo sfondo. “Finalmente qualche notizia dai miei
figli!” Si disse, e si voltò verso l’interno della stanza.
Rimase bloccato sul posto, spaventato. Nella stanza
troneggiava un estraneo: una figura scura e minacciosa come la personificazione
della morte. Era completamente coperto da un mantello nero, da cui spuntava
solo la punta lucente di una spada.
Il re sentì il
sangue ghiacciarsi nelle vene, il cuore salirgli in gola e battere impazzito.
Avrebbe voluto urlare alle guardie di entrare, me era bloccato, come per uno
strano incantesimo, e per quanto si sforzasse, non riusciva a spiccare parola. Il
re non aveva bisogno di chiedere chi fosse. C’era un Assassino davanti a lui, e
lo minacciava puntandogli la lunga spada lucente alla gola.
Il sovrano ritrovò la parola, per rispondere alla domanda
che l’Assassino gli aveva appena posto. –Sai della morte dei tuoi figli?-
Chiedeva, con una certa ironia nella voce.
Gli occhi viola del re si velarono di tristezza. Sapeva
per certo, per uno strano motivo, che era vero. Allora il suo pensiero volò
subito ad Amaranth, di cui avevano ancora più bisogno.
L’Assassino scoppiò a ridere. Una risata che ghiacciava
il sangue nelle vene. –Credevi veramente che non lo avrei scoperto?- Parlava
chiaramente della principessa.
Il re, bloccato dall’arma con le spalle al muro, non
riuscì a nascondere la paura. Era ad un passo dal terrore puro.
-Non dovevi pensare, allora.- Continuò l’altro con
sarcasmo. –Dimmi dov’è. Dimmi dov’è Amaranth.- Intimò, e sulla punta della
spada si creò una piccola goccia di sangue.
Il re scosse la testa, con gli occhi spalancati dalla
paura. –Non lo so … Non lo so …- Disse, ma nella sua mente, anche se cercava di
controllarsi, si formava un pensiero. “Fhar …”
L’Assassino non perse altro tempo, perché sentiva i passi
dei soldati che accompagnavano il messaggero aldilà della porta. –Vai a
raggiungere i tuoi figli.- Sibilò, poi con un solo colpo, trafisse il re,
passandolo da parte a parte.
-Lunga vita alla principessa …- Mormorò il sovrano
accasciato a terra, prima di spirare.
-Questo è da vedere …- Rispose l’Assassino con rabbia.
Rimise la spada nel fodero, poi prese un lembo del mantello, e con un gesto
veloce, scomparve.
Pochi secondi dopo, la porta si apriva ed entravano i soldati.
Il palazzo di Hira, tra i Monti Settentrionali, era
gelido, e lo erano ancora di più le colonne di marmo nero della sala del trono,
dove Hira stava sempre, e controllava le prigioniere.
Aileen e Kayleen erano state trascinate e legate alle
fredde colonne della sala del trono, da quando Kay aveva rubato il Pugnale, ma
poi non era tornato.
-A quanto pare quel buono a nulla non ha intenzione di
raggiungervi …- Aveva detto l’Oscura sarcastica, alle due donne stremate,
legate una di fronte all’altra, a due colonne opposte.
Le prigioniere avevano cercato di non far trasparire la
paura, ma era un’impresa. Per loro fortuna la loro carceriera era stata
interrotta dall’arrivo di un Assassino, un guerriero coperto da un pesante
mantello scuro, e con cui si era messa a parlare fitto senza che loro
sentissero nemmeno una parole.
–Non piangete.- Disse ironica, dopo che l’Assassino le
ebbe riferito tutto. -… Ma il re, è morto.-
Aileen si irrigidì, ma non disse nulla. Un secondo dopo,
Hira era di fronte a lei, e le sollevava il viso con due dita. –Ma a te non
interessa, giusto? Vuoi sapere di quel traditore di tuo marito …- Sibilò. –Bhè,
anche io.- Detto questo, sul suo palmo comparve un’oscura sfera, che sembrava
racchiudere tutte le nebbie dell’Isola Universale.
Hira tornò al trono, e guardò all’interno della sfera.
Finalmente Kay era all’interno delle sue Terre, e lei poteva seguite tutti i
suoi movimenti. Nel Regno la divinazione era molto più faticosa, e non sempre
funzionava.
Ciò che attirò la sua attenzione non fu il ragazzo che
sembrava accompagnare Kay, bensì quello che stavano dicendo: “Prima partiamo, e
prima potrai usare quell’arma.” Diceva il ragazzo, chiaramente riferito al
Pugnale di Mohran. “Hai perfettamente ragione. Non vedo l’ora di colpirla
dritta al cuore.” Rispondeva Kay.
L’Oscura interruppe subito la divinazione, scagliando la
sfera a terra con rabbia. Chiamò di nuovo l’Assassino, che era rimasto
impettito ad un lato del trono. -Dirigiti a Fhar con i tuoi compagni.- Ordinò.
–Uccidete il Guerriero e quel ragazzino che lo accompagna. Ma portatemi il
Pugnale.- Fece una pausa, vedendo che Aileen e Kayleen la guardavano
terrorizzate. Lei ricambiò lo sguardo con un’espressione gelida e vagamente
soddisfatta. –E trovate una ragazza con gli occhi viola e il medaglione reale.
Uccidetela.-