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Autore: Hanabi Lawliet    31/10/2011    1 recensioni
Hinata è troppo buona. Hinata soffre, ma non reagisce. perchè?
Hinata è stufa, e vomita tutta la sua inadeguatezza di getto, in un pomeriggio di inizio autunno.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un colpo, due colpi, tre colpi.
Le mani le dolevano, ma continuava.
Quattro, cinque, sei.
anche i piedi chiedevano pietà, ma erano fermi sul posto, a sorreggere il suo peso.
sette…otto…nove…
La testa invece le stava per scoppiare. Però doveva tenersi concentrata sul bersaglio, un enorme pezzo di legno, che le stava sfregiando le mani, a furia di picchiarci su. 
Quell’allenamento era necessario.
Tutte quelle ore sotto il sole, se pur molto stremanti, dovevano assolutamente avvicinarla  sempre più al suo obiettivo: diventare più forte. Quello era l’unico modo per far sì che la prossima volta ce l’avrebbe fatta, a tener duro, a battersi con coraggio. Doveva far  crescere il suo potere. E il solito finale ormai la aveva stancata.
A pensar ciò un’amara risata le affiorò alle labbra.

Ma chi voleva prendere in giro? Lei non era mai stata forte, e non lo sarebbe mai diventata. Non aveva del talento, come suo cugino. E soprattutto, proprio come le ripeteva fin da quando era piccola tutta la sua famiglia, non era portata per fare il ninja. Ma scacciava questa verità con forza. Continuava ogni giorno, dall’alba fino al tramonto, ad allenarsi. Pensava che prima o poi… che prima o poi, forse, sarebbe stata alla sua altezza. E poi si era fatta una promessa, e come diceva proprio lui, le promesse si mantengono sempre. Naturalmente non parlava di Neji.  Ma  di Naruto. Ah, quanto avrebbe voluto assomigliargli almeno un po’! in fondo lui era così forte, così bello, così sicuro di sé, così… così e basta!
Gemette. Un’enorme scheggia di legno le aveva tagliato il lembo di pelle tra l’indice e il medio, e faceva male. Dannatamente male! Prese un asciugamanino e strinse forte. Poi si accasciò a terra, le gambe stese di fronte a lei, la schiena aderente al tronco. Ma, per abitudine, cambiò presto posizione, rannicchiandosi a guscio, con la testa tra le gambe. Sentì chiaramente i capelli della frangia sulle ginocchia. Erano sudaticci e appiccicosi. Aveva bisogno di una rinfrescata.
trovò facilmente un ruscello, utilizzando il byakugan. Si sciacquò.
Ogni volta che utilizzava quegli occhi… si sentiva veramente un peso inutile, facilmente da buttar via. E in fondo, a chi sarebbe mancata? Rise amaramente. Era stata dotata di un potere veramente raro, paragonabile di forza allo… allo sharingan, cristo! Eppure, nonostante ciò, era debole, debole, stramaledettamente debole! Fragile come una foglia in autunno. Non era minimamente paragonabile alle forti radici che erano le sue amiche. Eppure loro non avevano abilità innate particolari. Ten Ten. Lei era veramente negata nelle tecniche di Ninjutsu. Non riusciva ad utilizzarle senza perdere  una quantità notevole di chakra, e così succedeva quasi sempre che lo finiva dopo poco. Eppure era considerata la kunoichi più forte di tutte. Aveva imparato a compensare quella sua grande lacuna specializzandosi nell’usare al meglio le armi. Ora era indiscutibilmente una macchina da guerra. Passiamo ad Ino. Ok, forse la tecnica del capovolgimento spirituale non si può proprio definire niente, ma non era neanche lontanamente paragonabile ai tre poteri oculari per eccellenza: byakugan, sharingan, rin’negan. Ma non erano tanto le sue capacità in combattimento quelle che le invidiava, quanto più il suo modo di comportarsi, spavaldo e da prima donna. Lei sì che si faceva rispettare, nella squadra, Shikamaru aveva una paura cane per quella donna. Il suo ruolo da Lider non poteva essere messo in discussione, se si dovevano prendere delle decisioni, la prima a dire il proprio parere era sempre stata lei. E poi… poi Sakura.
Oddio, quanto la odiava.
Perché il suo odio doveva andare nei confronti di una che non aveva assolutamente niente da invidiare? Era indubbiamente forte, ma quei pugni di cui tanto si sentiva parlare per il villaggio, e che se ti avessero colpito ti avrebbero diviso in due, erano ovviamente meno dannosi di quelli che  dava la Hyuga utilizzando il pugno gentile.
Allora c’era sempre stata una domanda a cui non aveva mai trovato risposta. Cosa avevano quelle tre in più di lei, che le rendevano migliori e messe sotto una più bella luce?
“la sai la risposta…” sussurrò una vocina dentro di lei.
“togliti dalle palle” le rispose di rimando.
Portò il viso fronte l’acqua, a specchiarsi. Si stupì. Era più pallida del solito. E questo faceva risaltare ancor di più i suoi occhi vitrei. due buchi incolore. Perché non erano di un bel color verde smeraldo?
Come quelli di Sakura?
ma la gente quanto era a conoscenza di questi suoi sentimenti verso la rosa? Bè, non c’era da stupirsi se non ne sapevano nulla. infondo, cosa potevano dire di lei…
Mostrava la sua dolce espressione, il suo carattere altruista e riservato, la sua perenne goffaggine, ma nessuno aveva mai capito che dietro a quel comportamento remissivo si celava dolore, rabbia, e un odio così grande verso se stessa da averla spinta a rompere, un giorno, lo specchio di camera sua, e a tagliarsi, con quegli stessi frammenti, la sua pelle schifosamente pallida e trasparente.
Soffriva tanto, ma ogni persona che conosceva era troppo accecata dalla propria luce da non rendersene conto.
Sospirò e si portò i capelli davanti agli occhi, come a dividere la sua persona dall’immagine che le si rifletteva davanti. Notò così con piacere che i suoi capelli erano finalmente cresciuti, arrivando alle spalle. Se li lisciò, contemplandone la lucidezza e il colore nero. I capelli di Sakura non erano seta come i suoi, e non avevano nemmeno un colore così bello e splendente. Eppure erano desiderati ardentemente.
Il sole era tramontano già da un po’ dietro ai volti degli Hokaghe, e i pochi raggi che rimanevano, illuminavano il volto del quarto, che le aveva sempre ricordato molto quello di Naruto. Chissà perché.
<< Hinata! Hinata, che ti salta in mente? Dovevi essere già a casa da un pezzo! Papà è molto arrabbiato.>>
Hanabi.
la  guardava con quei suoi occhietti vispi, cercando con lo sguardo qualcosa che evidentemente non trovava. Lo si leggeva dalle labbra, arricciate e più simili a un ghigno che ad altro.
<< Ma non c’è?>>
<> chiese distrattamente la maggiore, mentre raccattava la roba dell’allenamento sparsa tutt’intorno.
<< Naruto!>>
Si bloccò, il braccio a mezza via tra la felpa beige e il corpo.
<< Co-co-cosa centra N-Naruto?! Lo sai, lui-lui manca dal villaggio d-da mezz’anno circa…>>
<< Giusto, me ne dimentico sempre. È che nel sonno ieri hai parlato di un incontro con lui, oggi…>>
Il sangue ci mise poco ad arrivarle alle guancie. Lo sentiva pulsare, e più il rossore aumentava, più se ne vergognava. Succedeva sempre, ogni volta che si parlava di lui. Mise frettolosamente la felpa, calando la frangia sugli occhi, per nascondere l’imbarazzo. Non riuscì a trovare una qualsiasi risposta, così iniziò a camminare frettolosamente verso casa, allungando sempre più il passo. La distanza con sua sorella era ancora troppo poca.
Ma la piccola era molto più veloce, e così le stava immancabilmente alle costole.
<< Su, neechan!non dovresti nascondere a tua sorella certe cose! Dovresti dirle tutto! Infondo, è quello che faccio sempre anch’io! >>
<< N-non c’è niente d-da raccontare.>> Ormai stava correndo, allora perché le era ancora alle calcagna? “Smollati! Su, lasciami in pace!”
<< Perché non mi vuoi dire che tu ami Naruto?>>
Inchiodò di colpo. Quelle parole… erano arrivate troppo velocemente. Le erano riecheggiate solo nella sua testa, e invece ora erano state veramente pronunciate. Ad alta voce.
Era arrivata ormai a casa, ma non aveva la forza neanche di abbassare la maniglia. La sua piccola mano stringeva convulsamente il pomello. Le dita erano diventate livide e fredde.
<< Non dirlo mai più.>> sibilò freddamente.
Hanabi rimase sorpresa. Non era modo di sua sorella comportarsi con tanta asprezza. Nei suoi occhi era dipinta tristezza mista a stupore. Erano spalancati.
l’altra, dal canto suo, aprì il portone e glielo chiuse in faccia.
Cos’era la cosa che odiava di più di Sakura? Il suo atteggiamento da prepotente, che la spingeva sempre a trattare Naruto come una pezza da piedi. Hinata sapeva che quella sua arroganza lo faceva soffrire, e perciò soffriva anche lei.
Sapeva anche che se gli avesse dimostrato, o ancor peggio detto, che provava qualcosa per lui, non avrebbe fatto altro che aumentare il suo dolore.
Così, finché quelle due lettere che le vorticavano in testa dalla mattina alla sera non si fossero pronunciate, era come se non fossero mai esistite. Non gli avrebbero causato altra sofferenza. E per questo le teneva lontane da lui, sigillate al sicuro nel suo cuore.
  
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