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Autore: ramona55    03/07/2006    14 recensioni
Hermione Granger e il suo mondo: le lezioni, i compiti, le chiacchiere con gli amici, le piccole e grandi incomprensioni di tutti i giorni, e, naturalmente, il ragazzo che, senza saperlo, ha conquistato il suo cuore.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi la mia nuova storia su Ron ed Hermione.
Si tratta di un breve racconto in due parti, scritto dal punto di vista di Hermione ed ambientato in un settimo anno che non tiene conto degli avvenimenti di HBP.
Mi piaceva l’idea di raccontare il loro rapporto fatto di momenti divertenti, brevi imbarazzi, litigi nati dal nulla e periodi di lontananza. E mi piaceva l’idea di indagarlo al di fuori di tutto quello che succede nel mondo attorno a loro: la guerra, il pericolo costante, l’incertezza del domani...
La scelta di Hermione che racconta in prima persona e al presente è stata un po’ un azzardo, ma volevo cimentarmi in una cosa nuova.
Avete di fronte, insomma, un piccolo esperimento: a voi stabilire se è riuscito bene o meno.

In ogni caso buona lettura,
ramona55 alias patsan



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Nient’altro che te


Parte I


“Ron! Potresti anche provare a prendere appunti ogni tanto, no? E smettila di chiacchierare, mi distrai.”

Lui si volta verso di me e mi fa una linguaccia.

Lo fulmino con lo sguardo e torno a concentrarmi sul Professor Ruf che, assolutamente ignaro del fatto che metà della classe sia sul punto di addormentarsi e l’altra metà pensi a tutt’altro che alla sua spiegazione, continua imperterrito ad elencare i nomi dei più temibili capi della rivolta dei Troll del 1654.

Scribacchio un altro nome ancora sulla mia pergamena e non riesco a trattenere uno sbadiglio.

“Ma allora ti annoi anche tu!” sussurra una voce calda al mio orecchio.

Sussulto, senza volerlo, mentre sento un fastidioso rossore salirmi alle guance. Lo odio quando fa così.

“Ron, solo perché ho sbadigliato non vuol dire che io mi stia annoiando!”

Il mio amico mi guarda con aria scettica, e fa quel suo solito sorriso strafottente. Ammicca.

“Certo, anch’io sbadiglio quando mi diverto...”

“Non ho detto che mi sto divertendo, ma non mi sto nemmeno annoiando” rispondo piccata “E se tu e il tuo compare non la finite di chiacchierare come se vi trovaste in Sala Comune, io... io vi scaglio un incantesimo tacitante!”

Uno colpo di tosse che sa tanto di risata soffocata giunge al mio orecchio. Mi volto dall’altro lato e vedo Harry che cerca di riacquistare un’aria dignitosa.

“Guarda che faccio sul serio!” sibilo.

“Dai, Hermione, questa lezione è una noia mortale, io e Ron cerchiamo solo di sopravvivere!” mi risponde lui con un fastidiosissimo sorrisino stampato in faccia.

Ron dall’altro lato ridacchia ed io mi volto immediatamente verso di lui.

Smette all’istante, ma posso notare lo sguardo complice che si scambia con Harry.

Alzo gli occhi al cielo, rassegnata. E’ una battaglia persa. Questi due messi insieme sono peggio di due vecchie comari.

“Non vi sopporto...” mormoro poco convinta.

Harry mi dà una leggera pacca sulla schiena, a mò di incoraggiamento.

“Sì, Hermione, anche noi ti vogliamo bene” interviene Ron dall’altra parte.

Ancora una volta Harry viene colpito da un accesso di tosse e quasi collassa sul banco pur di non scoppiare a ridere.

Sbuffo.

“Non capisco perchè non vi siete seduti vicini se avevate intenzione di conversare amabilmente per tutta l’ora” dico scuotendo la testa. “Così voi non seguite e non permettete nemmeno a me di farlo! Merlino, ma perché mi sono seduta tra voi due, non potevo sedermi, che so, tra Calì e Lavanda, per esempio? Credo che loro due siano meno chiacchierone di voi!” e difatti le mie compagne di stanza sono impegnate a leggere una rivista che pare interessarle molto, e, senza ombra di dubbio, tengono la bocca chiusa.

Ron solleva un sopracciglio e mi guarda sorridendo.

“Non ti siederesti mai vicino a Lavanda...”

Arriccio il naso e torno a prestare attenzione al professor Ruf.

“E poi lo sappiamo che fai tante storie, ma in fondo ci adori, Hermione” mi sussurra ancora all’orecchio, con quella sua odiosissima voce bassa e calda che ha sempre il potere di farmi sciogliere.

Non gli dò la soddisfazione di rispondergli, né mi volto a guardarlo, ma non posso fare a meno di fare un piccolo sorriso mio malgrado.

In fin dei conti ha ragione.

Io adoro i miei amici.

Uno in particolar modo...


*********************


“Quindi immagina la faccia che ha fatto quando gli ho detto che invece non sono affatto libera e che è con te che esco adesso! Praticamente gli sono usciti gli occhi fuori dalle orbite!” Ginny getta la testa all’indietro e ride divertita, mentre Harry assume una faccia preoccupata.

“Bè, che c’è, non volevi che Micheal sapesse di noi due?”

Harry solleva un sopracciglio. “Non è questo...” dice piano “E’ che quel Micheal ha un gruppo di amici belli grandi e grossi e già mi odia perché all’ultima partita di Quiddich abbiamo battuto Corvonero con 320 punti di vantaggio...”

A questo punto è Ron a scoppiare a ridere.

“Non sapevo ti facessero paura gli ex di mia sorella!” riesce infine a dire.

“Mmm, mai quanto gli facevi paura tu prima che si decidesse a dichiararsi a Ginny” intervengo, ma subito mi pento di averlo fatto.

Harry mi fulmina con lo sguardo e Ron si incuriosisce.

“Ma davvero?” chiede con un sorriso compiaciuto “L’avessi saputo prima ti avrei fatto penare un po’ invece di darti subito il mio permesso!”

Stavolta è Ron a beccarsi l’occhiataccia di Harry, ma prima che lui possa dire qualcosa, è Ginny a rispondere, ironica.

“E quand’è di preciso che tu gli avresti dato il tuo permesso, Ron?”

Ron le lancia un’occhiata penetrante. “Perché non lo chiedi al tuo amato ‘fidanzatino’?”

Prevedo una tempesta in arrivo.

Dò una gomitata a Ron che impreca sottovoce.

“Ahia, Hermione! Si può sapere che ho detto di male?” si lamenta.

Scuoto la testa sconsolata.

Ginny ferma Harry chiedendogli spiegazioni.

“Non è che gli abbia chiesto proprio il permesso, Gin, è che... ehm...io...” balbetta Harry in seria difficoltà.

“Avanti sorellina, non fare storie” interviene Ron piuttosto divertito. “Harry è il mio migliore amico, e sapendo che sono sempre molto protettivo con te-”

“Diciamo pure che non mi lasci respirare, Ron!” lo interrompe Ginny seccata.

“Oh, insomma, io voglio solo proteggerti!”

“Si da il caso, fratellone, che io sappia prendermi cura di me!”

Qui le cose si mettono male.

Harry mi lancia uno sguardo supplice.

“Ginny, Ron non voleva dire che non sei in grado di prenderti cura di te” dico “ma lo sai, no? Ha il ruolo di fratello maggiore geloso da interpretare. E poi adesso che siete gli unici Weasley rimasti a scuola si sente in dovere di badare a te.”

Ron fa per dire qualcosa, ma lo zittisco con uno sguardo.

“Ed Harry” continuo rivolta ancora a Ginny che mi guarda scettica “voleva semplicemente che Ron sapesse che lui non ti farebbe mai del male. Non gli ha chiesto il permesso. Gli ha solo fatto capire che ci teneva davvero a te.”

Harry sembra imbarazzato, ma sollevato, e osserva Ginny titubante.

“E’ vero?” chiede lei al fratello.

Oh, no! Spero solo che Ron non rovini tutto con qualche battuta fuori luogo.

Mi volto verso di lui e sollevo le sopracciglia in segno di avvertimento.

Ron mi sorride e poi si avvicina a Ginny.

“Certo che è vero” le dice poggiandole le mani sulle spalle.

“Tu sei libera di stare con chi vuoi, ma non puoi impedirmi di preoccuparmi per te. E il fatto che sia Harry a starti a fianco... bè... mi tranquillizza.”

Ginny lo guarda interrogativa.

“Lo so che ci tiene davvero a te” prosegue Ron “e credimi, non c’è altra persona al modo a cui affiderei la mia sorellina.”

Ginny gli sorride e gli stringe una mano con la sua, poi si volta verso Harry, mentre Ron la lascia andare.

Gli sorride e gli porge la mano. Harry la prende, con un sorriso e le sussurra qualcosa all’orecchio. Ginny ride ed poi entrambi ci salutano.

“Dove andate?” chiede Ron.

“Ma come, hai appena fatto un discorso da fratello maturo e ora ricominci?” gli dico divertita.

“Lascialo stare, Hermione” mi dice Harry mentre si allontana mano nella mano con Ginny “deve continuare a recitare la sua parte, no?”

Ginny ride ancora e ci saluta sventolando una mano. Io rispondo al saluto e Ron fa un cenno della testa sorridendo, mentre vedo Harry girarsi e sillabare da lontano la parola ‘Grazie’ non so bene se rivolta a me o a Ron.

Ma forse era rivolta a tutti e due.


Riprendiamo a camminare, diretti in Sala Comune.

Per un po’ nessuno dei due dice niente.

Ho ancora in testa la scena a cui ho assistito. Ron si è davvero comportato da ragazzo maturo. Che sia cresciuto senza che me ne accorgessi?

Lo guardo senza farmi notare mentre camminiamo.

Certo che è incredibilmente alto! Sua madre dice sempre che pare abbiano messo il concime sotto i piedi a lui e Harry, e difatti entrambi si sono alzati parecchio quest’estate, a differenza mia che in confronto a loro sembro una specie di nanerottola.

“Oggi pomeriggio hai l’allenamento, vero?” gli chiedo.

Ron annuisce e fa una piccola smorfia.

Domani ha l’ultima partita dell’anno. L’ultima che giocherà a scuola comunque, visto che tra pochi mesi prenderemo i nostri M.A.G.O.

“Sei preoccupato? Io non lo sarei fossi in te, ormai Grifondoro ha la coppa in tasca!”

“Tu non hai mai capito niente di Quiddich, Hermione...” dice scuotendo la testa con un sorrisino.

“Bè, grazie... ed io che cercavo solo di essere gentile!” rispondo piuttosto seccata. Accelero il passo.

Ron mi raggiunge, mi afferra il braccio con una mano, mi costringe a voltarmi.

“Guarda che non ti volevo mica offendere!” dice prima che io possa parlare “E poi è vero che non capisci di Quiddich, no?”

Sembra quasi preoccupato.

Non ce la faccio. Gli sorrido. Lui sorride a me.

Ecco, ci riesce sempre. Io mi arrabbio con lui e lui con una battuta o un sorriso mi fa dimenticare tutto.

Che poi, per cosa di preciso mi ero arrabbiata?

Riprendiamo a camminare.

“Lo so che abbiamo la vittoria in tasca, ma è pur sempre una partita di Quiddich. L’ultima dell’anno per di più. E sarà l’ultima che giocherò probabilmente. E giochiamo contro Serpeverde... Hai idea della pressione nervosa?”

Lo guardo comprensiva.

Ragazzi, nervi deboli.

“Bè, sì, ma non dovresti preoccuparti, sei bravo e sono sicura che andrà tutto bene.”

“Mmm”

Non mi sembra convinto.

“Le altre sono andate bene, no? Ancora mi ricordo quella parata incredibile che hai fatto contro Tassorosso!”

Lui sorride.

“Bè sì, quella è stata davvero fantastica...” e si lancia nell’appassionato racconto delle sue più esaltanti imprese sportive.

Sorrido, facendo finta di ascoltare con interesse il suo racconto.

E’ assolutamente vero che di Quiddich non capisco nulla, e sinceramente non vedo cosa ci sia di così grandioso.

Certo, è appassionante durante le partite, ma i ragazzi sembrano essere capaci di parlarne per ore ed ore come se fosse la cosa più interessante del mondo. Come Lavanda e Calì potrebbero parlare di vestiti o dell’ultimo pettegolezzo della scuola. Sinceramente, è una cosa che non capisco.

Eppure è bello vedere quanta passione ci mette Ron nel parlarne. Sembra persino più alto del solito mentre racconta.

Continua a passarsi le mani nei capelli scompigliandoli e naturalmente porta la cravatta della divisa con il nodo allentato e la camicia fuori dai pantaloni.

Scuoto la testa rassegnata, ma anche divertita.

Ron non riesce davvero a rientrare in certi schemi, tutto il contrario della sottoscritta.

Alle volte mi chiedo come facciamo ad essere ancora amici dopo tutto questo tempo. In fondo siamo così diversi.

Eh sì che litighiamo spesso noi due, ma anche questi litigi, alla fine non vanno ad intaccare il bene che ci vogliamo.

Ebbene sì, l’ho detto.

Io voglio bene a Ron, e so che lui ne vuole a me.

E anche se a volte è la persona che meno sopporto al mondo... bè, è anche quella da cui non mi separerei mai potendo.


“Mi hai sentito?” mi chiede, risvegliandomi dai miei pensieri.

“Sì ehm... certo... sono sicura che sarai fantastico...” dico, con l’aria di una che è appena caduta dalle nuvole.

Ron mi guarda per un momento, poi scoppia a ridere.

Mi acciglio.

“Che c’è?”

Lui mi guarda, puntandomi addosso quei suoi incredibili occhi blu.

Improvvisamente, sento molto caldo.

Distolgo lo sguardo.

“Non hai ascoltato una sola parola di quello che detto, vero?” dice ridacchiando.

“Cos-? No, invece, ti stavo ascoltando!” dico, quasi scandalizzata che lui abbia potuto pensare una cosa del genere.

Lui solleva un sopracciglio, scettico.

“Mmm, non credo, avevi l’aria di una che pensa a tutt’altro. Preoccupata per i M.A.G.O.? Guarda che mancano ancora due mesi!”

“Non stavo pensando ai M.A.G.O. ...” mormoro, e mentre lo dico sento il viso andarmi in fiamme.

Prima che Ron possa chiedermi qualcosa riguardo al mio improvviso imbarazzo, qualcuno richiama la sua attenzione.

“RON!!”

Seamus e Dean arrivano di corsa e ci raggiungono.

“Ciao Hermione!” mi saluta Seamus ed io gli sorrido veramente molto grata, senza che lui abbia la minima idea di avermi appena salvata da una situazione, diciamo, difficile da gestire.

Sento un vago grugnito provenire da Ron, ma non indago.

“Visto quanti compiti ci ha dato quell’arpia della McGranitt?” chiede Dean a Ron.

Ron ridacchia, ma io mi acciglio.

“La McGranitt non è un’arpia, è forse l’insegnante più in gamba che ci sia in questa scuola!” esclamo accalorata.

Dean mi guarda e sorride un po’ titubante.

“Ehm, sì... era solo un modo di dire, Hermione, non lo penso davvero.”

“Se non lo pensi allora non dirlo!” dico acida.

Lo so che la sua era solo una battuta, ma mi dà fastidio sentir parlare dell’insegnante che più stimo in assoluto in questi termini.

Voglio dire, ‘arpia’ era la Umbridge!

Ron mi guarda. Sembra divertito e scuote la testa, come a dire che non c’è nulla da fare.

Si rivolge a Dean che ha ancora un’aria imbarazzata.

“Non farci caso, Dean, lo sai che Hermione è particolarmente sensibile su questo argomento” gli dice.

Gli lancio un’occhiataccia.

“Cosa c’è di male, scusa?” chiedo irritata.

“Assolutamente nulla, solo che certe volte esageri un po’” risponde, con quel suo odiosissimo sorriso stampato in faccia.

Seamus e Dean guardano Ron preoccupati. Non si può dire che siamo amici, ma mi conoscono abbastanza per sapere che l’affermazione di Ron è come minimo pericolosa con la sottoscritta. E difatti mi infiammo subito.

“Ah, e così io esagero?” gli chiedo sollevando un sopracciglio.

“Sì, a volte sì” risponde lui serio “Non dico che sia sbagliato tenere alla scuola, ma potresti anche rilassarti ogni tanto, in fondo non ne va della tua vita...”

Faccio per dire qualcosa, ma poi cambio idea. Non voglio litigare con lui, ma è l’unico in grado di farmi arrabbiare nel giro di pochi secondi.

Odio il fatto che abbia tutto questo potere su di me.

Faccio un respiro profondo e lo guardo con aria di sfida.

“Bene, visto che a quanto pare mi ritieni una folle esaltata-”

“Non ho detto questo” mi interrompe lui brusco, mentre Dean e Seamus mormorano qualcosa che francamente non sento nemmeno e spariscono rapidi alla mia vista.

“No?!” chiedo arrabbiata “Perché a me pareva proprio di sì! E sai cosa ti dico? Che visto che mi devo rilassare, credo proprio che oggi mi rilasserò stando lontano da te, e se per caso ti servirà qualcuno che ti dia una mano in Pozioni o in Incantesimi, puoi benissimo chiedere a qualcuno più rilassato di me!”

Mi guarda allibito. Fa per dire qualcosa, ma non gli lascio il tempo. Con un’ultima occhiata furiosa giro sui tacchi, decisa a non rivolgergli più la parola per un bel po’ e comincio ad allontanarmi a grandi passi.

Stavolta Ron non mi raggiunge, lo sento borbottare qualcosa di indistinto e riprendere a camminare piano verso la Sala Comune.

Razza di stupido che non è altro! Lo odio!


*************************


Sbadiglio e sollevo le braccia sopra la testa, stiracchiandomi.

E’ quasi mezzanotte e ho appena finito di scrivere il mio tema di Pozioni per lunedì. Lo so che oggi è solo venerdì, ma mi piace portarmi avanti con i compiti, soprattutto se sono impegnativi come quelli di Pozioni.

Lancio uno sguardo alla Sala Comune, ormai mezza vuota.

Harry e Ron giocano a scacchi magici seduti sopra un vecchio divano.

Non posso trattenere una smorfia.

Ron non ha toccato libro per tutto il pomeriggio quando so benissimo che avrebbe un sacco di cose da recuperare e avrebbe anche potuto sfruttare le ore prima e dopo cena per mettersi in pari. Invece, dopo l’allenamento, non ha fatto altro che perdere tempo chiacchierando con Dean e Seamus (di Quiddich, ovviamente!) e adesso gioca con Harry.

Non crescerà mai, è inutile sperarlo!

E ovviamente non ha nemmeno provato ad avvicinarmi.

A cena mi ha lanciato un paio di occhiate, credo per controllare la situazione prima di azzardare una mossa.

Ma visto che io l’ho deliberatamente ignorato per tutto il tempo, deve aver pensato bene di tenersi alla larga ancora un po’.

Scuoto la testa e comincio a rileggere in mio tema.

Dopo un po’ qualcuno mi interrompe.

“Disturbo?”

Alzo gli occhi e incontro quelli verdissimi di Harry.

Gli sorrido.

“Certo che no.” rispondo e senza volerlo il mio sguardo si sposta oltre il mio amico alla ricerca di Ron.

“Ron è salito in dormitorio” mi dice Harry, come se mi avesse letto nel pensiero.

Corrugo la fronte.

“E allora?” chiedo, quasi infastidita.

Harry scrolla un po’ le spalle e si siede sulla sedia a fianco a me.

“Stavi controllando se ci fosse anche lui, no?”

Alzo un sopracciglio e lo guardo ironica.

“Credi davvero che mi possa interessare la sua presenza?”

“Sì” risponde lui senza esitare. Poi sorride.

Distolgo lo sguardo, accigliata, e poi comincio a raccogliere le mie cose sparse sul tavolo dinanzi a me.

E’ davvero così evidente?

Ovviamente non lo ammetterei mai, ma il fatto che ancora una volta non mi abbia avvicinata quando ne aveva l’occasione mi delude. E tutta la situazione mi sta incredibilmente stretta, ma non farei mai il primo passo.

E’ lui che ha sbagliato.

“Ron mi ha raccontato quello che è successo” dice Harry.

Faccio una smorfia. “Figurati se non veniva a raccontarti subito tutto...”

Harry non fa caso alla mia ultima affermazione e riprende a parlare.

“Mi dici tu cosa è successo?”

Lo guardo irritata.

“Se Ron ti ha detto tutto allora sai già cosa è successo!”

“Sì, ma io voglio la tua versione dei fatti” replica lui tranquillo.

Sbuffo.

“Niente, davvero. Come al solito Ron se n’è uscito con una delle sue battute di spirito ed io mi sono arrabbiata. Tutto qui.”

Harry annuisce, pensieroso.

“Sai, credo che prima o poi mi farete impazzire voi due.”

“Grazie, Harry, mi sei veramente di grande aiuto” gli dico acida mentre faccio per alzarmi.

“Davvero, Hermione” dice, alzandosi anche lui. “Continuate a litigare per motivi così stupidi, eppure lo so che non riuscite a stare lontani l’uno dall’altra senza soffrire.”

La sua ultima affermazione mi fa bloccare.

Alzo lo sguardo su di lui, quasi incredula.

Harry mi sorride.

“Non aspettare che sia lui a muoversi, anche perché stavolta mi pare che non abbia fatto davvero niente di grave” continua il mio amico “Fai tu il primo passo. E magari potrebbe essere anche l’occasione per chiarire tante cose una volta per tutte.”

Ripeto: è davvero così evidente?

“Chiarire cosa?” gli chiedo, ostentando indifferenza.

“Lo sai benissimo.” mi dice porgendomi un libro che avevo scordato sul tavolo.

Lo prendo, mentre Harry mi supera e si dirige verso il dormitorio maschile.

Rimango immobile per un momento. Senza volerlo mi torna in mente il litigio di questo pomeriggio.

“Harry?” chiamo.

Lui si gira, mi guarda.

“Tu credi che io abbia sbagliato ad arrabbiarmi oggi?”

Harry alza le spalle, fa un piccolo sorriso.

“Io credo che finchè non avrai quello che vuoi ogni scusa sarà buona per prendertela con lui.”

Capisco dove vuole arrivare, ma il discorso comincia a non piacermi.

“Non si può fare, Harry” rispondo, piatta.

“Perché?” mi chiede lui.

“Perché non è come pensi.” rispondo.

“No?”

“No” e questo è quanto.

Mi avvicino anch’io alla porta del mio dormitorio e la spalanco.

“Capisco come ti senti” mi dice ancora il mio amico “Hai una paura folle di rovinare tutto. Lo so com’è. Ci sono passato anch’io con Ginny, ricordi?”

“Non è la stessa cosa” rispondo, e senza dargli il tempo di rispondere qualcosa gli auguro la buonanotte e chiudo la porta alle mie spalle. Mi ci appoggio stancamente.

“Non è la stessa cosa.” ripeto sottovoce a me stessa.

Ginny e Harry si piacevano da un sacco di tempo e poi non erano così amici. E non litigavano mai.

A dire il vero non lo so.

Ho solo una grande confusione in testa...


Continua...



  
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