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Autore: N i s h e    01/11/2011    2 recensioni
Dalla storia:
"Matt si è finalmente alzato. Un'occhiata alla finestra gli mostra un sole quasi coperto dalle nuvole. Meglio tenerla chiusa.
Si dirige, con difficoltà, verso quello che sembra il bagno e gli basta un' occhiata allo specchio per capire che non è il ritratto della salute. Si fissa le mani, sopra il lavandino. Qualcosa simile a uno strano presentimento si mescola al sonno ancora fresco nei suoi occhi. Sarà stata la sua faccia a farglielo venire? Cerca di non pensarci.
Accigliato inizia a lavarsi mentre la voce di Dom gli scaglia ogni insulto che conosce. E' un pò permaloso quando non gli viene riconosciuto il suo talento alla batteria."
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Feeling Good 4
Ultimo capitolo.
(Non l'ho mai precisato, scema come sono: l'intera vicenda si svolge nel periodo dell'Origin Of Symmetry's Tour. Diciamo pure verso la fine.)


-Dom, si è svegliato mio fratello?
Il mormorio delle parole di Paul giungono, preoccupate, dall'altra parte del telefono che Dom tiene in mano.

Hanno lasciato che squillasse a vuoto per più di due volte, lui e Matt. Nessuno dei due si era degnato, o aveva avuto la forza di alzarsi e afferrare la cornetta. Erano preoccupati a consolarsi e farsi consolare o almeno a lenire quella ferita che dilagava nel cuore di uno di loro due. Ma quando il rumore fastidioso del telefono,  si fece più insistente, fu con estrema riluttanza che Dom sciolse l'abbraccio di Matt e si alzò da terra, lo sguardo puntato sull'amico, passandosi una mano davanti agli occhi per asciugare quelle poche lacrime che il suo dolore tanto grande gli avevano strappato.
E ora sta li in piedi, con le spalle contro il muro, gli occhi su di Matt. Ha avuto il tempo di dire solo un roco "Pronto?", prima di scoprire chi fosse già dal tono di voce che tanto gli è familiare. E' Paul.
-Si, Paul. Si è svegliato. Vorrebbe fare qualcosa di più per loro due ma non riesce a pensare altro che a stargli vicino.
Dopo tutto cosa può funzionare in una situazione del genere, se non la vicinanza?
Si domanda Dom, distratto.
-Perchè non avete risposto al telefono, allora? Mi stava venendo un colpo.
Paul ha subito pensato che fosse successo qualcosa a Matt, che si fosse sentito male sul serio.
-Scusami, Paul ma... Matt si stava sfogando.
Cerca di non farsi sentire dall' amico, ancora seduto a terra, la testa tra le ginocchia.
-...Oh. Lui sta bene? Intendo fisicamente, sta bene?
Ha capito che Matt è riuscito a tirare fuori tutto quel buio che riempiva il suo petto in quei giorni, intuisce che sia stato molto più doloroso di quanto immagina se Dom non ne parla volentieri.
-Si. Più o meno... Senti, Paul... Capisco che è passato un giorno e tutto, ma non è stata una scelta geniale andarvene e lasciarlo solo qui.
Procede Dom a bassa voce, le spalle voltate alla figura esile di Matt a terra.
-Hai visto anche tu in che stato stava, vero? E' stato un duro colpo per tutti noi, credimi, e non so nemmeno se sto facendo bene a decidere ancora per lui, visto che non è più un bambino ma non me la sentivo di vederlo di nuovo crollare davanti a me. Non sa reggere emozioni tanto dolorose. E' fatto così, Matt, lo sai. Ma non mi sarei mai sognato di seppellire mia madre senza mio fratello, questo no. Sto facendo di tutto per rinviare di qualche minuto: dovevamo rispettare l'orario stabilito, non so che altro fare. Vengo a prendervi.

Dom rimane con la cornetta all'orecchio, anche se Paul ha chiuso la conversazione, lo sguardo assorto nel vuoto come se lui gli stesse ancora parlando e non avesse interrotto la telefonata. Capisce che riesce a mettersi perfettamente nei suoi panni perchè le sue parole sono state vere: la pensa come lui.
Mette giù la cornetta e con un sospiro ritorna lentamente ad inginocchiarsi davanti all' amico.

-Paul sta venendo a prenderci. Te la senti di andarci? Io posso rimanere qui con te, altrimenti.
Matt si rende conto che probabilmente Paul è stato costretto a fare in quel modo, ma quel buio che si estende dentro la sua testa non riesce ancora a trovare la luce necessaria perchè i suoi occhi tornino ad illuminarsi con l'abbaglio di un sorriso. Sente ancora il cuore pulsare fastidiosamente, freneticamente, come se lo sentisse per la prima volta e non gli piacesse affatto il suo suono.
Ma ancora non si alza da terra, rimane in quella posizione che da piccolo assumeva quando aveva paura degli spettri in camera sua, come se sperasse di trovarsi altrove. Gli occhi chiusi, la mente al sicuro.
-No. Non me la sento. Non me la sento per niente, anzi. Ma non me ne starò qui a frignare inutilmente mentre mia madre sta per lasciare definitivamente questa merda di mondo. Glielo devo. Per tutte quelle volte che si è preoccupata per me, per quando mi ha consolato, per quando era felice che stavo provando a farcela, per tutti gli schiaffi che avrebbe dovuto darmi; per tutto il suo amore incondizionato, per i suoi baci, le carezze. Dom, le dispiacerebbe parecchio se me ne restassi qui a crogiolarmi senza darle un ultimo bacio nel nulla, lo so. E anche se mi sentirò esattamente come due giorni fa, perso e disperato e rischierei di perdere la testa e  ammazzare qualcuno, ti giuro che mi alzo da qui e la smetto con questi piagnistei.
Non alza ancora la testa dalle ginocchia, ha la voce più ferma, attutita dalle lacrime, fredda.

E' la seconda volta che dice più di qualche parola in quei due giorni e Dom non ci ha pensato due volte a starsene zitto.
Probabilmente per l'amico è stato più che un semplice sforzo di aprire e chiudere la bocca, ma Dom non riesce a  trattenere il principio di un  sorriso aprirsi sulle sue labbra: goffamente e incerto, Matt sta reagendo. E anche se non sta ancora bene, l'unica cosa che promette a se stesso è che riuscirà a fargli dimenticare quella sensazione di dolore profondo che prova. Non ci pensa due volte, ancora, prima di allungarsi verso l'amico e abbracciarlo, le labbra sulla testa di lui appoggiata a quelle ginocchia fragili. E sussurra, Dom.
-Ti voglio bene, Bells e non lo dico solo perchè non so che altro dire. Non ce lo diciamo mai, me ne rendo conto, perchè spesso non servono le parole, perchè tu me lo dimostri anche quando mi fai bere dalla tua bottiglietta. Quindi, anche se non è molto, sappi che io non vado da nessuna parte finchè mi vorrai al tuo fianco, anche solo per insultarmi come al solito. Puoi tirarmi tutti i pugni e strapparmi le camice che vorrai se ti vuoi sfogare perchè ti voglio bene, ok? Non te la offrirebbe mai nessuno un'offerta simile, pensaci su.
E sarebbe stranissimo, per me, se tu non ritornassi a sorridere, ti avverto.
Non gliele dice quasi mai cose simili, tra di loro c'è un'amicizia che va oltre alle parole, oltre ai legami semplici e duraturi che hanno due amici l'ha sempre saputo, Dom. E', in un certo senso, sollevato che non possa guardarlo negli occhi: probabilmente non gli avrebbe detto tutto quello che è riuscito a dirgli. Ma ci avrebbe provato, quello si.
-Già, non me la offrirebbe mai nessuno una simile offerta.
Mormora Matt, tirando su col naso. Sicuramente è rosso in viso, probabilmente le lacrime sono quasi tutte asciutte sulla sua faccia, forse addirittura sorride o immagina di sorridere quando sente le parole di Dom, ma non se ne preoccupa.
Adesso si trova altrove, gli occhi chiusi, la mente al sicuro.

Qualche Tempo Dopo

-Matt, sai dove diavolo è finito Dom?!
Chris saluta così l'amico, che si è appena svegliato ed è entrato in cucina diretto verso il frigorifero, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
-No, stavo dormendo, cosa ne so di dove è finito quello lì?
 Mormora assonnato. Uhmm. Barretta alla nutella.
-Hendrix a quanto pare gli ha dato retta, alla fine: si è fatto una bella cagata nelle mie pantofole e per essere certo che il lavoro fosse completo si è messo anche a rotolarsi nel mio letto. Immagina che dolce profumo.
-Ugh! Quel cane è micidiale, ho perso l'appetito.
Apparentemente disgustato, Matt,  appoggia quella che sarebbe dovuta essere la sua colazione e lancia uno sguardo più attento all'amico.  
E' già al pc per collegarsi con la sua famiglia, sul viso un'espressione parecchio scocciata. Non riesce a trattenere le risate: Chris arrabbiato è insolito come un' Hendrix educato. Una contraddizione.
-Non dirmi che hai messo i piedi nelle pantofole?! Chiede divertito Matt, riprendendo la barretta alla nutella.
-Senti, non ci trovo nulla di divertente. Probabilmente l'ha fatta anche nelle tue solo che tu non le metti mai.
Non è stato un risveglio piacevole per il bassista. Decisamente.
-No... Ucciderò quell'idiota, se non tiene Hendrix lontano dalle mie pantofole!
Esclama Matt, fissando il finestrino del tour bus, pensieroso.
-Buongiorno, ragazzi. Ho portato qualcosa di decente per colazione, tutto bene il risveglio?
Chiede il batterista, qualche minuto dopo, un sorriso innocente sul viso mentre Chris lo fulmina con lo sguardo. Ne aveva abbastanza di barrette alla nutella per colazione e prima che si fossero svegliati gli altri due, si era alzato presto e aveva fatto un giro in zona in cerca di un bar.
-Sai che Hendrix ha cagato nelle pantofole di Chris, Dom? Chiede Matt masticando la sua barretta. Il disgusto gli è passato, evidentemente.
-Ah, si. Me l'ha accennato. Ascolta sempre quello che gli dico, è un bravo ragazzo il mio Hendrix.
E' orgoglioso Dom mentre si siede a tavola, gli occhi dolci e fieri fissi sul suo piccolo "bimbo".
-E' un porco, come il padrone. Mormora Chris acido, senza staccare gli occhi dal pc.
-Nah! E' solo vivace! Il batterista non sente ragioni mentre addenta la sua brioche sorridendo.
-Ah Matt, mi hanno dato quel pacco per te. Si ricorda Dom, indicando un pacchetto che ha appoggiato sul tavolo, entrando.
-Per me? Chiede un po' sorpreso, mentre afferra il pacchetto ed esce dalla stanza sovrappensiero.

Legge l'indirizzo mentre si lascia cadere su una delle poltrone di pelle: è quello di Paul.
Rimane lì a guardarlo per qualche minuto, chiedendosi cosa mai gli abbia voluto spedire suo fratello. Un po' insolito.
Non ci pensa più, lo apre attento a non rovinarne l'apertura, preciso com'è. Il pacchetto è un po' voluminoso...

"Oh." Solamente una parola: dall'apertura è scivolata fuori una piccola cornice.
Gli occhi gli pizzicano leggermente. Forse una lacrima è pronta per compiere il suo tragitto.
Nostalgia. Dolore.
L'aveva dimenticata, quella foto. Ricorda che da piccolo se ne vergognava un po' perchè i capelli erano più sparati del solito: si era appena svegliato e qualche ciuffetto ribelle era ancora fuori posto. A sua madre, invece, piaceva da morire.
Nostalgia. Ricordi:
Si era appena svegliato e girovagava per casa, inseguendo sua madre che preparava lo zaino a Paul, come sempre in ritardo.
Con i suoi passi incerti dal sonno, la seguiva senza un preciso motivo, mentre cucinava una frettolosa colazione a suo fratello.
E quando finalmente il rompiscatole se n'era andato, sua mamma si era voltata, lo aveva preso in braccio e gli aveva dato, finalmente, il bacio che gli spettava.
E rimasero abbracciati in quel modo, per sempre, dentro una cornice.

Tira su col naso, silenziosamente. Non stacca un attimo gli occhi dalla foto. E' stato una vita fa. Milioni di momenti felici prima.
Accarezza il viso di sua madre, sorridente come solo lei sapeva essere.
Nostalgia. Tanta nostalgia.

"Te ne sei andato quasi subito, dopo il funerale, non abbiamo avuto un momento per parlarci. Forse è stato meglio così. Ti capisco. Probabilmente non sarebbe stato facile per tutti e due, parlarci. La mamma mi ha chiesto di te, prima di morire. Quando le ho detto che stavi arrivando è sbiancata. A malapena è riuscita a dirmi che non dovevi venire, saresti stato troppo male. Qualche ora dopo mi hanno detto che se n'è andata. E aveva il sorriso sulle labbra. Non l'ho mai capita, forse, ma mi manca talmente tanto il pensiero di lei che mi sento gelare dentro. Ogni tanto alla radio becco Feeling Good, ti ricordi che la cantava sempre? Questa era in camera sua, sul comodino. Ho pensato che dovessi averla.
Mi manchi tanto anche tu, ti voglio bene.
Paul."
Un sorriso si apre, finalmente sul volto di Matt. E' felice di avere un fratello come Paul.
Una nuova consapevolezza striscia piano dentro di lui: sua madre gli sarà sempre vicino, ovunque si trovi.
Perchè alla fine conta quello che una persona ci ha lasciato, nel bene e nel male. Conta il tempo che quella persona ha speso per noi. Conta il privilegio di averla amata. Contano le fotografie, pezzi di immortalità. Contano le parole: in quel mondo schifoso una luce ci sarà sempre.

Canterà per lei, solamente. Finalmente.








Come l'altro capitolo, anche questo ha conosciuto poche nuove modifiche. Diciamo che era impostato bene, dai.
Ho deciso che vi dirò semplicemente grazie. A quelle belle personcine, sempre adorabili e ben accette, che mi hanno accompagnato in questa  nuova revisione di una storia che ho adorato sempre tanto.
Se sono andata avanti e l'ho rivista e rifinita è ovviamente grazie a voi.
Vi adoro un casino.

A presto, spero.
Vostra, Nishe.
 
   
 
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