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Autore: MaggieMurdock    02/11/2011    1 recensioni
E' il compleanno di Heath e Jake decide di fargli un regalo speciale, i biglietti di un concerto di uno dei loro gruppi preferiti..
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'This mess we're in '
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 Non ho messo questa storia insieme alla mia precedente perchè leggendola ha senso anche da sola, però è certo che ho mantenuto alcuni elementi comuni, come il fatto che il punto di vista sia quello di Jake, che lui e Heath vivano insieme a New York e che siano fan sfegatati dei Pearl Jam - cosa che ho inventato io, per il semplice fatto che mi piacciono le loro canzoni- .
Mi piaceva immaginarli ad un concerto insieme, e quindi ecco qua..
Buona lettura :)


Uscii dal negozio tenendo in mano una busta, trionfante, e mi avviai a piedi verso casa consapevole di aver appena fatto a Heath un regalo meraviglioso.
Fischiettavo per strada, la gente mi passava accanto noncurante, tutti sembravano avere una fretta indiavolata e nessuno si era minimamente accorto di chi fossi.
Era questo che mi piaceva, dei newyorkesi, a nessuno interessava un fico secco di me, troppo presi com'erano dalla loro vita, dal lavoro e dai loro problemi personali.
La maggior parte delle volte ero libero di non conciarmi come un bandito per uscire, bastavano un cappellino da baseball e una tuta da ginnastica per rendermi uguale a qualsiasi altro ragazzo che camminasse per la strada.
Solo i paparazzi mi davano fastidio, loro erano ben consapevoli del fatto che fossi una persona famosa e certi giorni era proprio snervante sentirseli addosso con le loro macchine fotografiche professionali.

Costavano centinaia e centinaia di dollari, ma avrei voluto volentieri strapparle dalle loro mani e buttarle nel cassonetto più vicino.

Quel giorno però, con nessuno scocciatore in vista, ero riuscito a compiere la missione che mi ero prefissato ed ero felice.
Quando rientrai a casa, la trovai vuota.
Mi diressi verso la camera da letto, lanciai il cappellino sul letto, e diedi un'occhiata alla camera che portava segni evidenti del fatto che ci dormissero due uomini.
I vestiti erano buttati ovunque, il letto sfatto come sempre.
Mi rassegnai a doverla sistemare almeno un po' e cominciai a raccattare tutto ciò che giaceva miseramente a terra per metterlo nella cesta dei panni sporchi.

Ridacchiai da solo come un idiota, la cesta l'avevamo comprata insieme, nel tentativo di imporci di essere ordinati, ma dopo pochi giorni dovemmo constatare che, nonostante i buoni propositi, non riuscivamo proprio a esserlo.
La cesta era sempre vuota e i vestiti sempre sul pavimento.
Raccolsi una delle sue camicie, la guardai per un secondo e la portai vicino al viso, sentendo chiaramente il suo profumo sul tessuto.
Mi faceva impazzire.

Con un sorriso ebete sul volto e le braccia piene di abiti mi diressi verso il bagno e misi i vestiti nella fantomatica cesta.

Heath era ancora al lavoro e sarebbe tornato solo dopo un paio d'ore, io invece avevo la giornata libera e volevo rendermi utile almeno dando una parvenza di decoro alla nostra stanza.
Cambiai le lenzuola e sistemai il letto alla perfezione, ero diventato davvero bravo a farlo.. e dire che fino a poco tempo prima pensavo che non avrei mai dovuto, abituato com'ero alle cameriere degli alberghi e alla domestica assunta da mia madre, quando ancora vivevo a casa dei miei.
Invece, quando avevo deciso di condividere quell'appartamento con Heath, avevamo deciso di comune accordo che eravamo abbastanza grandi per arrangiarci e che dopotutto fare le pulizie insieme poteva essere anche divertente.
Solitamente, dopo aver acceso lo stereo a palla, ci lanciavamo in balletti stupidi con la scopa in mano, un po' come in quel video dei Queen che ci faceva sempre ridere.
Ci bastava essere noi due, insieme, per trasformare qualsiasi cosa in una esperienza piacevole, perfino una scocciatura come le pulizie, che di certo non erano la nostra attività preferita. Heath, in particolare, era davvero comico, mi faceva uscire i lacrimoni quando si lasciava andare. E dire che la maggior parte della gente pensava che fosse un tipo un po' ombroso.. in quei momenti sarebbero stati smentiti totalmente.
Guardai soddisfatto la stanza finalmente in ordine, soffermandomi sul nostro letto candido, con le lenzuola pulite, e pensai che non vedevo l'ora che arrivasse quella sera per disfarlo di nuovo, facendo l'amore con lui.
Una serie di immagini non esattamente caste mi attraversò la mente, e mi sentii subito non poco eccitato all'idea di quello che avrei voluto fargli non appena fosse tornato.
Ancora con quei pensieri decisamente interessanti in testa, mi diressi verso la cucina per preparare la cena.
Non era un giorno come gli altri, a mezzanotte sarebbe stato il compleanno della persona che mi aveva cambiato la vita e volevo fargli una sorpresa che lo avrebbe lasciato senza fiato.

Fortunatamente, una delle cose che sapevo fare meglio era cucinare.

Mi era sempre piaciuto osservare mia madre farlo ed aiutarla non appena ero stato abbastanza grande da non combinare disastri.
In poco tempo, un odore delizioso di cibo invase la cucina.
Stavo preparando il piatto preferito di Heath e quando portai alla bocca un cucchiaio per assaggiarlo mi dissi 'bravo' da solo, sorridendo al pensiero della sua espressione quando sarebbe rientrato e avrebbe visto cosa avevo architettato apposta per lui.
Avevo appena finito di apparecchiare con molta cura, quando sentii girare la chiave nella toppa.
Rimasi in piedi con uno sguardo speranzoso, vicino al tavolo.
Heath entrò dopo pochi secondi e, come sempre, lo sentii chiamare immediatamente il mio nome.
- Jake! Sono tornato! -

Sentivo i suoi passi avvicinarsi.

Varcò la soglia della cucina e rimase un attimo di stucco per la scena che si trovò davanti.
- Sorpresa! - dissi con un sorriso a trentadue denti, indicando la tavola.
- Ma che hai fatto? Che meraviglia che sei! -
Si avvicinò a me e mi abbracciò stretto, per poi baciarmi.
Investito da un'ondata di dolcezza, gli sussurrai all'orecchio: - Allora, che ne dici, ti piace? -
- Eccome, è veramente una figata.. Grazie, davvero – e portò di nuovo la sua bocca sulla mia.
Cenammo insieme, ridendo come due bambini, un po' inebriati da qualche bicchiere di vino.
- Non potevo immaginare un modo migliore di passare la serata, davvero. - disse lui, e sentii quelle parole come una carezza.

-Non è ancora finita sai? Più tardi verrà il meglio.. -
- Ah sì? Lo spero proprio.. - replicò con un lampo di desiderio negli occhi e un sorriso malizioso sul volto – Cosa c'è ancora in serbo per me? -
- Lo scoprirai tra poco e per la cronaca, non è solo quello che pensi! - dissi, tentando di mantenere un alone di mistero su cosa avessi preparato ancora per lui.
Ridacchiò divertito, cercando di non apparire troppo curioso, ma sapevo che non vedeva l'ora di scoprirlo.
Mi alzai e cominciai a sparecchiare, Heath mi seguì e mi prese alle spalle non appena ebbi appoggiato i piatti nel lavandino.
Mi girò verso di lui e mi baciò di nuovo, la sua lingua si fece strada tra le mie labbra e in un attimo mi sentii completamente rapito dal suo calore.
I suoi baci mi mandavano sempre in estasi.. veramente, ad essere sinceri, non solo quelli.
Il sesso con lui era il migliore che avessi mai fatto, non avevo mai provato tanto trasporto ed eccitazione e sapevo che il motivo era che ero pazzo di lui come non mi era mai capitato prima.

Quando mi staccai da lui, mi accorsi che era quasi mezzanotte dando un'occhiata all'orologio sulla parete della cucina.
Mancavano solo dieci minuti e decisi che non potevo aspettare oltre.
- Aspettami, vado a prendere una cosa che ho lasciato in camera – dissi con un sorrisetto ambiguo che doveva avergli fatto pensare a qualcosa di decisamente erotico, a giudicare dallo sguardo che mi aveva riservato un attimo prima di vedermi sparire.
Tornai con la busta in mano – Ecco, questo è per te.. Auguri amore -
Non lo chiamavo quasi mai amore, preferivo non essere troppo sdolcinato e comunque lui sapeva benissimo cosa provavo per lui.. ma quella sera mi sentivo romantico e premuroso, invaso dal desiderio di stupirlo e di dedicargli tutte le attenzioni del mondo.
Notai il suo sguardo perplesso mentre apriva la busta, probabilmente si stava chiedendo cosa diavolo contenesse.

Tirò fuori due biglietti colorati, continuando a non capire.. poi in un attimo realizzò di cosa si trattava e lo vidi fare un sorriso così bello che non potei fare a meno di esultare in silenzio per l'idea che avevo avuto.
- Oddio, i biglietti per il concerto dei Pearl Jam! - disse con evidente stupore, poi si avvicinò verso di me e mi abbracciò cosi forte da lasciarmi senza fiato.
- Già – dissi con soddisfazione – contento? -
- Contento dici? Sono a dir poco esaltato! - e mi stampò un bacio sulle labbra – Grazie – sussurrò poi – è un regalo stupendo – e mi guardò con una tenerezza inaudita che mi fece desiderare che quel momento non finisse mai.
- Ed ora, se permetti, è il mio turno per stupirti.. - disse con uno sguardo che ben poco nascondeva le sue intenzioni.
 

 

Mi portò in camera, naturalmente, e mi spinse sul letto con forza.

Cazzo, l'ho proprio acceso per bene, stasera - pensai tra me e me, ma non ebbi quasi il tempo di realizzarlo perchè in un attimo mi fu addosso con un impeto che mi lasciò frastornato e nello stesso momento desideroso di scoprire cosa mi avrebbe fatto.
Anzi, desideroso era dire poco, mi sentivo talmente eccitato che non avrei aspettato un secondo di più, e lui aveva tutta l'aria di essere perfino più impaziente di me.
Mi prese con una passione tale quella notte, che pensai quasi di essere sopraffatto dalle emozioni e dal fuoco che mi sentivo dentro.
Finalmente sazi dei reciproci corpi, ci ritrovammo stesi abbracciati sullo stesso cuscino, a coccolarci.
Mi teneva tra le braccia, mentre io avevo appoggiato la testa sul suo petto e mi lasciavo cullare dal calore che emanava la sua pelle leggermente sudata.
- E' decisamente il compleanno migliore di sempre – mi disse sottovoce.
Alzai gli occhi sul suo viso e lo vidi sorridere, con uno sguardo luminoso.
- Sono contento che ti sia divertito – dissi ridacchiando.
- Mi sono più che divertito, questo è sicuro – sottolineò la parola 'sicuro' con particolare enfasi, per poi lanciarmi un ulteriore sguardo che di nuovo faceva intendere benissimo cosa stesse pensando.

Non smise di tenermi stretto finchè non si addormentò, poi mi sciolsi dall'abbraccio il più delicatamente possibile, per non svegliarlo, e una volta dalla mia parte del letto mi addormentai, sfinito e felicissimo di averlo accanto.

 

Una settimana dopo, eravamo al concerto.
Avevo preso dei normali biglietti, come quelli di tutti gli altri, senza pensare minimamente al fatto che qualcuno avrebbe potuto riconoscere me e Heath in mezzo alla folla.
A farmi realizzare quanto fosse stata stupida la mia idea fu il mio agente, che si adoperò subito per contattare il management dei Pearl Jam e chiese di rimediarmi due ingressi per vedere il concerto da una posizione sicura, fuori dalla folla e dal pogo che sicuramente si sarebbe creato.

Dovetti ammettere che non era il caso di mischiarsi agli altri come se niente fosse, anche se vedere un concerto nel parterre, in mezzo a una marea di persone che cantavano a squarciagola e saltavano insieme, era una delle cose che più mi piaceva fare quando ancora ero un signor nessuno e non un attore che tutti quanti avrebbero riconosciuto.
Purtroppo non potevo più permettermelo, avrei dovuto abbandonare quel desiderio di normalità, ma il mio agente mi assicurò che avrebbe fatto in modo di trovarmi due ottimi posti e si affrettò a rivendere i biglietti che io stesso avevo acquistato.
E ci riuscì anche meglio di quello che credevo, tanto da farci assegnare una delle suite private.

Dopotutto, era una posizione figa, la suite sovrastava l'intera area del parterre e delle gradinate, offrendo una panoramica totale dello stadio e della miriade di persone che riempivano l'intera struttura. Per non parlare del fatto che avevamo a disposizione innumerevoli tipi di bevande, cibo, e delle comode poltrone rivestite in velluto su cui goderci il concerto. Ok, non faceva affatto schifo, fui costretto ad ammetterlo a me stesso.
Quando a questo brulicare di persone si aggiunse la presenza della band sul palco, l'intero stadio scoppiò in un boato inaudito, che mi emozionò non poco.
Guardai Heath d'istinto e gli trovai la stessa espressione incredula sul volto.
E dire che dovevamo essere entrambi abituati alle folle oceaniche per via del lavoro che facevamo, ne avevamo ormai viste parecchie durante le premiazioni, le prime dei nostri film, gli eventi mondani ai quali avevamo partecipato e via dicendo.. eppure in quel momento, eravamo dei semplici fan della band, come tutti gli altri, incredibile a dirsi ma era proprio così.. e pensai che era bello che avessimo conservato la capacità di stupirci di fronte a cose del genere.
Gli sorrisi appena prima che cominciasse la prima canzone, contento di trovarmi lì con lui.

Il concerto fu bellissimo, ci ritrovammo entrambi travolti dalle emozioni, a cantare tutte le parole delle canzoni, abbracciandoci con entusiasmo tutte le volte che Eddie Vedder annunciava dal palco una delle nostre preferite. Inutile dire che non eravamo riusciti a stare seduti neanche cinque minuti, era più forte di noi, stare fermi era impossibile.
La band chiuse, come era solita fare, con Yellow Ledbetter, un pezzo bellissimo che sia io che Heath adoravamo.

Sembravamo due bambini al luna park per la gioia e la soddisfazione dipinta sui nostri volti.

Fu proprio mentre Vedder cantava le ultime parole della canzone che Heath mi prese a sé stringendomi fortissimo – Ti amo – mi sussurrò all'orecchio, con una delicatezza tale che ci rimasi di sasso. Avevo distinto perfettamente le parole, nonostante la musica che riempiva la suite e lo guardai come se non potessi avere niente di più perfetto al mondo.
- Grazie ancora per questo regalo.. O dovrei ringraziare il tuo manager? – aggiunse un secondo dopo, con un sorriso ironico che mi stese.
Non raccolsi la provocazione, limitandomi a fargli una linguaccia, per poi tornare serio - Per te, questo ed altro – risposi, e dalla sua espressione capii che aveva colto la sincerità con cui avevo pronunciato quelle parole.

E lì, in quell'attimo che desideravo non finisse mai, mi sentii felice.

  
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