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Autore: Kukiness    02/11/2011    36 recensioni
PRIMA CLASSIFICATA al concorso Diagon&Notturn Alley - Aprite il vostro negozio! indetto da Ottonovetre.
Harry Potter questa volta è alle prese con il lato B della fama.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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HARRY POTTER E L’ALTRA APERTURA



I problemi cominciarono quando trovarono il Pene di Harry Potter durante la perquisizione a casa di Yan Ziezer. Era finito chissà come sotto il divano letto, ma riuscirono comunque a rintracciarlo subito, perché qualcuno lo aveva lasciato acceso.

Il Resto di Harry Potter non prese molto bene la notizia.

«No, un momento. Avreste trovato il mio che cosa che stava facendo che cosa

L’agente Larshman divenne tutto rosso e abbassò lo sguardo. «Il suo, uhm, pene, signore. Non quello, ehm, vero-vero, la sua riproduzione in, uhm... mi scusi, non so in che materiale sia, signore, mi dispiace.»

«Raccontala bene, Larsh!» Con un colpo di bacchetta, Ron piazzò sulla scrivania di Harry un sacchetto trasparente che conteneva il corpo del reato – o meglio, parte del corpo. Aveva l’aria di divertirsi un mondo. «Era sotto il divano e faceva tutto bzzz bzzz, tanto che noi pensavamo già a una Pietra di Dissimulazione o chissà quale altra diavoleria del genere, e invece ta-daaan!» Allargò le braccia trionfante. «Ecco a voi la riproduzione generosa e color rosa confetto del Pene del Bambino Sopravvissuto!» Diede una gomitata a Larshman, che barcollò.

Harry sollevò orripilato il sacchetto reggendone un’estremità con due dita.

«E guarda,» continuò Ron, «c’è persino la saetta! Proprio qui, sulla...»

«Basta così! Credo di aver inquadrato la situazione.» Harry lo fulminò con lo sguardo. «Grazie tante.»

Ron sorrise giulivo. «Ma figurati. È un piacere. Ah, ma non hai ancora visto il meglio.»

«Oh, davvero?» mugugnò sconsolato Harry. Scoccò un’occhiata a Larshman, che era diventato color viola radioattivo e non si capiva se stesse trattenendo una risata colossale o un conato di vomito. «Oh per Merlino, agente, respira! Puoi andare.» Harry fece un cenno eloquente verso la porta. «Ci occuperemo io e Weasley degli... insoliti sviluppi del caso Ziezer.»

Larshman alzò di scatto la testa. Sembrava che non aspettasse altro. «Sissignore. Certo signore. A più tardi signore.» Girò i tacchi e schizzò fuori dalla porta con le orecchie paonazze.

«Forse avremmo dovuto obliviarlo. Per il suo bene, povero ragazzo.» Ron si lasciò cadere sulla poltrona davanti alla scrivania. «L’Auror è il mestiere più figo del mondo. Perquisisci la casa di un sospetto Neo Mangiamorte e ti ritrovi tra le mani nientemeno che il Pene del Tuo Capo nonché Migliore Amico sotto il divano.» Sogghignò e agitò la bacchetta verso la credenza, mormorando un incantesimo di appello. Due bottiglie di Burrobirra fecero capolino dalle antine del mobile e si avviarono fluttuando verso la scrivania. «I poster al centro di reclutamento avevano ragione. La parola d’ordine è avventura!»

«Mi prenderai per il culo ancora per molto?»

Ron sorrise. «Almeno finché non troveremo qualcosa di più imbarazzante in giro, tipo, non so,» Aprì una delle bottiglie con un ffzzz. «Ecco, tipo le Tette della McGranitt nella cucina di qualcuno.» Fece una smorfia. «No, okay, questa non è divertente, è solo orribile.»

Harry si rigirò il sacchetto tra le mani.

Ron staccò la bocca dal collo della bottiglia. «Oh, giusto! Ti stavo appunto dicendo che non avevi ancora saputo il meglio.» Un lampo divertito gli illuminò lo sguardo. «Vuoi vedere una cosa fighissima?»

Harry scosse forte la testa. Ron gli strappò di mano il sacchetto e ci avvicinò la punta della propria bacchetta. «Magno cum gaudio,» mormorò.

Il Pene si illuminò di fucsia e cominciò a dimenarsi nel sacchetto come un pesce fuor d’acqua. «Yo soy Harri Potter! El defensore del muendo magicos! Andale andale!»

Harry fece un salto sulla sedia. «Che diamine... Ma che lingua è? Che cos’è?»

«A me sembrava spagnolo,» rispose Ron, «ma Hermione dice che non lo è, perché è pieno di errori.»

Harry spalancò la bocca. «L’hai fatto sentire a Hermione

«Perché no? È divertentissimo!»

Harry aveva voglia di mettersi a urlare.

«Carramba! Yo soy un amante formidable! Ven aquì, muchacha!»

«Chissà perché lo spagnolo...» Ron fissava affascinato il Pene che si rotolava per tutta la scrivania.

«Porque lo spagnolo es una lingua muy sexy sexy!» rispose il Pene.

Harry saltò in piedi. «Ti ha risposto!»

Ron annuì. «Ah, sì, lo fa. È piuttosto divertente, in effetti. Vero, Pisellone?»

«Divertente y sensuale!» Il Pene annuì. «Ron Weasley è muy caliente. Ven aquì, stringime come la tua bacchetta maggicas!»

Harry apriva e chiudeva la bocca con gli occhi grandi come palline da ping pong. Ron sospirò. «Sì, si è fatto un po’ prendere la mano perché sulla via del ritorno gli abbiamo dato un po’ di corda... Ha detto delle cose a Larshman che non si possono ripetere senza sentirsi molto sporchi.»

«Me piace la cosa sporca...»

«Sì, Pisellone, lo abbiamo capito.»

Harry si sedette di nuovo, senza distogliere lo sguardo dal Pene. «È così che si chiama?» boccheggiò. «Pisellone?» Subito dopo averlo chiesto, realizzò che si trattava di una domanda assurda.

«Mi chiamo Harri Potter! E sono il Niño Sopravvissuto!»

«No, me lo sono inventato io sul momento.» Ron fece spallucce. «Mi faceva senso chiamarlo Harry. E poi a lui piace, vero?»

«Me piaci tu, puffolo pigmeo zozzone!»

Ron sogghignò. «Si dev’essere rotto quando Ziezer ha cercato di farlo esplodere con una Bombarda. Troppo tardi, avevamo già trovato l’intera scatola...»

Harry grugnì. «Aveva una scatola di Peni? Dimmi di no, ti prego.»

Ron rise. «No, infatti. C’era molto di più.»

«Ay ay ay! Tengo un Expecto Patronus para ti! Ay ay ay!»

«Vuoi zittire quell’affare?» Harry sentiva che la sua pazienza stava per finire.

Ron diede uno scappellotto al sacchetto. «Sta’ un po’ zitto, Pisellone!»

«Ti piace fare le robe in silenzio, uhm? Timidona...»

«Sì, mi piace in silenzio. Shush!» Alzò di nuovo lo sguardo su Harry. «Dicevo. Nella scatola c’era di tutto. L’ho subito passata a Hermione per...»

Harry muggì. «Ma per Merlino, Ron! Hermione

Ron sbatté le palpebre. «Massì massì, perché fai tante storie? A lei mica dà fastidio.»

«A me sì!»

«Oh, dai, quante storie per un pisellino parlante! Dai, vieni. Hermione è nell’archivio. Ne vedrai delle belle.»


Il Quartier Generale degli Auror si trovava al Secondo Livello del Ministero della Magia. Harry e Ron si infilarono nello stretto corridoio che attraversava la rete di cubicoli in diagonale. Harry teneva il pene nascosto sotto il mantello. La testa di Jameson fece capolino oltre il divisorio di uno dei cubicoli.

«Buongiorno, capo!» esclamò, rivolto a Harry.

«’Giorno,» biascicò Harry.

La testa di Jameson scomparve di nuovo nel cubicolo, ma Harry riuscì a cogliere distintamente un soffocato «O forse dovrei dire buenas dias.»

«Jameson! Che coraggio!» «Sgancia i galeoni.» «Non vale, dovevi dirglielo in faccia.»

Harry si voltò di scatto verso Ron e lo fulminò con lo sguardo. Lo afferrò per la manica del mantello e lo trascinò fino agli ascensori, lontano dai cubicoli. «A.chi.lo.hai.detto,» sibilò.

Ron sgranò gli occhi e poi abbozzò un sorriso. «Ehm, a nessuno?»

«Ron!»

«Okay, a tutti. Cioè, non tutti-tutti.» Ron sospirò. «È che dopo la perquisizione eravamo a pranzo ai Tre Manici di Scopa. Jameson ci stava raccontando di quella tizia che si credeva la fidanzata di Voldemort, quella delle pozioni, che lui era andato a prendere e lei aveva cercato di rimpicciolirsi e buttarsi nel gabinetto e... cioè, tutti ridevano e Jameson mi guardava con quell’aria tipo “ehi, Weasley, hai una storia migliore?”, e lo sai che Jameson fa sempre lo sbruffone da morire per quando ha un bel caso sottomano, così io...»

«Così tu gli hai raccontato la storia di Pisell...?» Harry grugnì. «Merlino, Ron, ma ti sei bevuto il cervello?»

«Eddai, è divertente! Non riesci a vederla nella giusta prospettiva!»

«E quale sarebbe la giusta prospettiva? Ho un pene nascosto sotto il mio mantello, non una gius...»

Le porte dell’ascensore si schiusero con un plin. Due tizi ammantati di nero li fissavano con espressioni perplesse.

Ron si schiarì la voce. «Ehm... che ne dici di andare da Hermione? Ci starà aspettando.»


L’Archivio numero 12 si trovava in fondo al corridoio. Quando aprirono la porta, Harry e Ron si trovarono in una stanza stretta, dal soffitto molto alto e dalle pareti coperte di scaffali. Hermione si trovava su uno sgabellino, e spuntava qualcosa da un rotolo di pergamena. Ai suoi piedi una fila ordinata di Peni dritti sui testicoli, di diversi colori.

«Harry Magenta,» disse Hermione.

Un Pene che Harry classificò come viola annuì. «Presente, Mistress!»

Hermione sospirò. «Molto bene, ci siete tutti, direi.»

Dagli scaffali alle sue spalle si sporse un cuscino. Harry riconobbe con orrore il proprio volto stampato sulla federa. Due braccia molli si allungarono dai lati del cuscino e raggiunsero le spalle di Hermione. «Mistress, ti vedo stressata. Vuoi un massaggio rilassante?»

«Grazie, Harry, magari dopo.» Hermione si scrollò di dosso le mani del cuscino.

«Ti prego, non chiamarlo Harry,» gemette Harry, passandosi la mano tra i capelli.

Hermione alzò lo sguardo su di loro. «Ah, eccovi qui!» Ruotò gli occhi su Ron. «Questa è l’ultima volta che ti permetto di sprecare il mio tempo e quello dell’Ufficio Incantesimi su roba del genere. Non è magia nera, è solo ciarpame di pessima fattura.» Si voltò verso il cuscino. «Scusa, Harry, non intendevo offenderti.» Il cuscino agitò una mano per far capire che non se l’era presa. Hermione si voltò verso Harry. «L’ho fatto solo perché Ron mi ha detto che ci tenevi molto, ad andare a fondo di questa storia.»

Harry scoccò a Ron un’occhiata truce. «Ci tenevo molto, eh?»

Ron arrossì. «Ehm, è indubbiamente un caso interessante, no?»

«Non direi proprio.» Hermione sospirò. «La qualità degli incantesimi oscilla dall’elementare al patetico. Abbiamo i Peni di Harry che dicono cose sconce, il Cuscino di Harry che ti coccola con massaggi rilassanti... tutta robetta da Secondo Anno di Incantesimi. L’unico prodotto di una certa qualità è questo.» Agitò la bacchetta verso una scatola ai piedi dello sgabello. Ne uscì un grosso tubo di carta, che fluttuò in aria fino a raggiungere il muro, dove si srotolò. Si trattava di un poster, che ritraeva Harry fino all’altezza delle ginocchia. La testa era chiaramente quella di Harry, tratta forse da una delle foto della Gazzetta del Profeta (si guardava attorno, annuendo di tanto in tanto e muovendo le labbra mimando parole come “provvedimento”, “Mangiamorte” e “accordi presi col Ministro”); il resto del corpo era il muscoloso torso di un uomo abbronzato in canottiera bianca, con i bicipiti sudati in bella mostra e il torace che andava prepotentemente su e giù al ritmo del suo respiro.

«Un... fotomontaggio?» mormorò Harry.

«Beh, non è solo questo.» Hermione scese dallo sgabello. «A quanto pare è stato incantato in modo da parlare. Al contrario dei Peni che dicono cose sconce, però, riesce a riconoscere molto chiaramente l’umore e il carattere della persona con cui discute, e fa dei... complimenti personalizzati. È una magia piuttosto complessa.»

Il poster ruotò la testa verso Hermione e sorrise. «Oh, Hermione, niente che tu e la tua adorabile mente acuta non possiate risolvere,» mormorò con voce profonda.

Hermione arrossì. «Beh, ecco... sì, stavo appunto dicendo...»

Ron sbuffò rumorosamente. «Bah, non mi sembra questo gran complimento.»

Il poster ruotò la testa verso di lui. «Ron. Ho saputo che hai stracciato tutti al Campionato Aziendale di Quidditch del Ministero.» Sorrise con calore. «Avrei voluto vederti. Devi essere un vero spettacolo, davanti alle porte...»

«Oh, beh, se la metti così...» Harry notò che le orecchie di Ron erano diventate rosa scuro e sbuffò rumorosamente.

«Ci vogliamo concentrare sul problema, per favore?»

Hermione si schiarì la voce. «Oh, ma certo. Siete venuti a sapere dove vengono prodotti, giusto?» Si voltò verso la fila di Peni parlanti. «Ragazzi? Tutti in riga.»

«Sì, Mistress!» Ballonzolarono tutti sui testicoli e si allinearono obbedienti davanti a Hermione.

«Harry? Anche tu, forza.»

Il Cuscino saltò giù dagli scaffali e si posizionò dietro ai Peni.

«Allora, ragazzi.» Hermione incrociò i polsi dietro la schiena e cominciò a camminare avanti e indietro davanti alla fila di Peni. «Dovete rispondere a una semplice domanda: a chi appartenete?»

«A te, nostra incantevole signora!» esclamarono in coro gli oggetti.

Hermione sospirò. «No, intendevo dire, da dove venite?»

«Dobbiamo venire, mia signora?» cinguettò un pene color giallo canarino. «Vuoi che ti facciamo venire?»

Hermione arrossì. «Mi sembrava di essere stata chiara! Non voglio sentire cose equivoche, in questa stanza!» Tirò fuori la bacchetta e la fece oscillare eloquentemente. Harry trovava che tutta la scena in sé fosse piuttosto equivoca.

«Sì, Mistress! Puniscici!»

«Oh Merlino. Così non si va da nessuna parte.» Hermione sospirò.

«Posso rispondere io, Hermione cara,» mormorò il poster alle loro spalle. Si voltarono tutti verso di lui. «È un negozio di Notturn Alley. Si chiama L’Altra Apertura.»

Harry si sistemò gli occhiali sul naso. «La che?»

Ron sembrava non sapere più come sorridere. «Oh Merlino! Massì, hai capito. La porta sul retro, no? L’ingresso di dietro.» Ammiccò con un sogghigno. «Il buco di servizio...»

Harry strabuzzò gli occhi. «Si chiama Ano

«No, si chiama L’Altra Apertura.»

Hermione emise un verso impaziente. «Ora che avete tutte le informazioni che vi servono, posso per piacere riprendere il mio lavoro?»

Ron batté le mani. «Okay, Harry. Tra... venti minuti è finito il nostro turno. E tra venticinque minuti sai dove saremo?»

«A casa a dimenticare questa brutta faccenda, direi...» Harry sospirò, «... se tu non stessi sorridendo in quel modo.»


L’Altra Apertura si trovava davvero in un vicolo sul retro, cosa che mandò Ron in visibilio. «Non ce la posso fare,» ansimò, tra le lacrime. «È la cosa più bella di tutta la settimana. Morirò soffocato.»

«Muori, allora,» sibilò Harry, «così posso tornare a casa.»

«E piantala, che anche tu sei curioso di vedere che cos’è questo posto!» Ron si aggiustò il mantello e cercò di darsi un contegno. «Dai, andiamo. Ci mettiamo un attimo. Entriamo, minacciamo il negoziante di morte, tu fai uno di quei trucchi da Bambino Sopravvissuto e ce ne torniamo a casa.»

Harry abbozzò un sorriso. «Gli intimerò in serpentese di smetterla di spacciare il mio pene in giro.»

«Questo è lo spirito giusto!» Ron gli diede una pacca sulle spalle. Poi riprese a ridere. «Serpentese! Il Pitone di Harry Potter! Oh, Merlino, la cosa più bella del mese!»

«Giuro che ti fatturo. Entriamo e facciamola finita.»

Il negozio non aveva vetrine, solo una finestrella sporca dalla quale non si vedeva niente. L’insegna era marcia e il nome del negozio si leggeva a malapena. Harry aprì la porta e si trovò all’interno di una stanza illuminata da fioche luci rossicce - «Le luci rosse, Harry!» - che fluttuavano a mezz’aria. Le pareti erano ricoperte da scaffali ingombri di merce rigorosamente chiusa, ammucchiata alla rinfusa. C’era una musica in sottofondo dal ritmo tribale, tutta tamburi e sospiri.

«Harry, guarda, è peggio di quanto mi aspettassi,» sussurrò Ron, che sembrava felice come una Pasqua. Harry sospirò.

«C’è nessuno?» chiamò, rivolto verso il bancone che si trovava in fondo alla sala.

Si sentì il rumore di tendine di perline che venivano scostate - «Le tendine di perline, Harry!» - e comparve un mago di età indefinibile, basso e magrolino, con un grosso naso e l’espressione scocciata.

«Non sapete leggere?» gracchiò. «Oggi siamo chiusi.»

Harry ignorò Ron («I negozi porno chiudono? Non sono come il San Mungo e Azkaban?») e si avvicinò al negoziante con aria – sperava – minacciosa. «Vale anche per gli Auror, questo orario?»

L’uomo lo fissò per un secondo, poi sospirò forte. «Senti, amico, sulle istruzioni c’è scritto tutto, okay? Rimarrai così ancora per una mezza giornata, poi tornerai brutto e grasso esattamente com’eri prima.»

Harry strabuzzò gli occhi. «Prego?»

«Oh per le mutande di Merlino. Ascolta.» Prese una scatola dallo scaffale, lunga e impolverata. «Qui dietro. Hai letto qui dietro? Bevi tanta acqua, okay? E vedrai che la pozione la espelli tutta pisciando. Non è difficile.» Piazzò in mano a Harry la scatola. «Però...» I suoi occhi si illuminarono nella penombra e le labbra si stirarono in un ghigno compiaciuto. «È venuta benissimo, questa volta!» Cominciò a girare intorno a Harry. «Caspita, guarda qui! Ma eri alto così anche prima della pozione?»

«È alto così dal primo anno di scuola,» commentò Ron divertito.

Harry gli scoccò un’occhiata assassina. «Di che diavolo sta parlando, si può sapere? Che pozione?»

L’uomo, che gli aveva afferrato una ciocca di capelli e stava blaterando sul colore, si bloccò di scatto e fissò Harry con aria perplessa. «Ooooh. Oh, ho capito. No. No no no.» Si voltò verso Ron. «Quando l’ha presa?»

Ron sgranò gli occhi. «Uhm?»

«La pozione. Quando l’ha presa? E quanta ne ha presa? Io l’avevo detto, l’avevo detto di prenderne una fiala sola. Non potete farmi causa, c’era scritto tutto sulla scatola.» La prese dalle mani di Harry e la sventolò in aria. «Sei il tizio con i baffi di ieri sera, vero? Lo sapevo che non mi stavi ascoltando. Ma non mi farò mettere nei guai dai primi due imbecilli di passaggio...»

«Ora basta!» Harry aveva un principio di mal di testa che gli pulsava dietro l’occhio sinistro. «Io non ho la più pallida idea di quello che sta dicendo. Io non ho preso nessuna pozione, lui non ha preso nessuna pozione, nessuno ha preso nessuna pozione! E nessuno ha i baffi, qui. Io sono Harry Potter, e sono qui per questo.» Si frugò nella tasca del mantello e tirò fuori il Pene ancora imbustato. Lo piazzò sotto il naso dell’uomo, che man mano che parlava si era fatto bianco cadavere, persino alla luce rossiccia dei lumi.

«Io... io...» L’uomo boccheggiò per qualche istante, poi si schiarì la voce. «Harry Potter?»

Harry annuì. «Esatto.»

L’uomo guardò Ron. «Ron Weasley?»

«In carne e ossa.»

L’uomo si strinse le labbra tra i denti, poi fece un sorrisetto nervoso. «Io... posso spiegare.»

«Lo spero,» sibilò Harry.

«Okay, ehm, se volete scusarmi. Benicio!» strillò, con una vocetta un po’ più acuta. «Benicio, puoi venire qui un momento?»

La tenda di perline si mosse di nuovo. Uscì un tizio alto, scuro, in canotta bianca e pantaloni neri attillati, con lunghi capelli scuri e folte sopracciglia. Ron emise un guaito deliziato.

«Que pasa?»

Il volto di Ron si illuminò. «Harry! Sei tu! Cioè, è lui! È Arriba arriba!»

Il tizio scuro, Benicio, gli scoccò un’occhiata truce.

«Benicio,» disse quello col naso grosso con un sorriso teso, «ti presento Harry Potter e Ron Weasley.»

Benicio diede loro una lunga occhiata. «Passa dopo mezza giornata. Tutto nelle istruzioni.»

«No, Benicio. Sono quelli veri.»

Benicio emise uno sbuffo.

«Vogliamo spostarci sul retro?»

Mentre seguivano i due tizi dietro la tenda di perline, Ron gli bisbigliò «Harry, il retro del negozio sul retro...»


Il retro era un vero e proprio piccolo appartamento – cucina e salotto nella stessa stanza, e dalla porta si intuiva un bagno minuscolo. L’ambiente era più illuminato dell’ingresso del negozio, così Harry poté notare che l’uomo che li aveva accolti non doveva avere più di trent’anni. Aveva gli occhi scuri e furbi e una strana cicatrice tonda, grossa come una moneta, al centro della fronte.

«Mi chiamo Murray Goodman,» esordì. «E posso spiegarvi tutto.»

«Sì, lo spero.»

Benicio spintonò Harry e Ron verso il divano. «Vi preparo un tè,» ringhiò, «se ne gradite.»

«Grazie,» mormorò Ron, scoccandogli un’occhiata preoccupata.

«Benicio è innocuo,» cinguettò Murray, mentre Harry e Ron si sedevano. «È tipo spagnolo... o messicano. Cos’è che eri, Ben?»

«Inglese,» ringhiò Benicio dai fornelli. «Cabron.»

«Ecco! Cabron anche a te, Ben.» Si accomodò sulla poltroncina vicino al divano. «Allooora. Dove avreste trovato Harry Fotter 2.0

Harry sgranò gli occhi. «Chi?» Ron si agitò sul divano.

«Harry Fotter! Il...» Fece un cenno eloquente al sacchetto che Harry teneva ancora in mano. «È uno degli articoli che va di più, quest’anno.»

«Ah...» Harry lo appoggiò sul tavolino da tè come se scottasse. Benicio arrivò fulmineo e ci piazzò sotto una tovaglietta.

«Non sul tavolino nuovo. Gracias.» E se ne andò pestando i piedi.

«Dicevo. Va fortissimo, quest’anno. Lui e la pozione Una notte con Harry

Harry si passò una mano sugli occhi. «Che sarebbe?»

«Oh, niente di che. È come la Pozione Polisucco, ma un fiiilo diversa, con un paio di modifiche di mia invenzione.» Murray si schiarì la voce. «Tutto perfettamente legale, eh!»

«È la pozione di cui parlavi prima?» intervenne Ron. «Cioè, avresti creato una pozione che ti trasforma in Harry Potter e dura più della Pozione Polisucco?» Harry notò che aveva la stessa espressione scettica di Hermione. Sarebbe stata fiera di lui.

Murray ruotò gli occhi al cielo. «Ecco che andiamo sul letterale. Ho detto forse che ti fa diventare Harry Potter, l’ho detto? Benicio, ho detto questo?»

«Sì,» grugnì Benicio dai fornelli. Il bollitore aveva appena cominciato a fischiare.

«Okay, forse l’ho detto. Ma non a voi. Ad altri clienti. Non stavamo parlando di questo. Che poi comunque l’ho sempre detto.» Agitò le mani in aria. «La pozione ti fa... più o meno, in un certo senso, assomigliare, per i tratti più caratteristici... per alcuni tratti caratteristici... insomma, se la bevi dopo ricordi Harry Potter. Diciamo che ci somigli vagamente all’ottanta per cento. Settanta, se non sei di costituzione simile. Forse cinquantaquattro, ora non ricordo. Sei tipo uno che se lo vedi dici “ah, toh, quello è Harry Potter! Ne sono sicuro al venti per cento!”, o cose del genere.»

«In parole povere, una truffa?» Harry inarcò un sopracciglio.

Murray spalancò la bocca. «Ti fa venire la cicatrice! E quasi sempre sul lato giusto! E i capelli! Diventano... neri. Sono neri i tuoi, giusto? Eh, neri così. E poi nella scatola ci sono anche gli occhiali. Che vogliono di più?»

Benicio tornò da loro facendo fluttuare con la bacchetta un vassoio d’argento carico di tazzine di porcellana decorate con motivi floreali. Fissò Ron. «Zucchero?»

«Due zollette, grazie.»

Benicio assottigliò le palpebre. «È troppo. Ti fa male.»

Ron annuì meccanicamente. «Facciamo una?»

«Ma siete qui per arrestarmi?» pigolò Murray, mentre Benicio faceva atterrare il vassoio sul tavolino. «Cioè, no, vero? Perché qui è tutto legale, tutto molto legale. Nel senso, non ho tutte le carte, adesso, e se tornate domani è meglio così pulisco – c’è un po’ di polvere e residui di cose che dovrei buttare, ma che non avrei mai venduto!»

Harry prese una tazza da tè. «Quante altre cose su di me hai costruito?»

Murray aprì la bocca e la richiuse. «Un po’? Quante sapete che ne ho costruito?»

Harry inarcò un sopracciglio. «Possiamo scoprirlo da soli con le cattive, o puoi dircelo tu con le buone.»

«A noi piacciono le cattive,» aggiunse Ron. Prese un sorso di tè. «Delizioso, Benicio.»

Benicio sorrise e annuì.

«Okay, beh.» Murray sospirò forte. «C’è Harry Fotter... solo il 2.0, l’altro è... fuori catalogo. Poi, okay, Una notte con Harry, e ExpetCUM Patronum, e... ah, le Manette di Harry, e L’Altra Bacchetta di Harry, e...»

Harry fece un verso. «No, ti prego. Ma le comprano sul serio?»

Gli occhi di Murray si illuminarono. «Scherzi? Vanno a ruba!»

«Accio biscotti,» disse Benicio, che intanto si era seduto su una seggiolina che sembrava minuscola sotto di lui.

«È tutto cominciato due anni fa,» continuò Murray, «quando è uscito quell’articolo su di te sul Settimanale delle Streghe.»

«Finisce ogni due per tre sul Settimanale delle Streghe, questo qui,» commentò Ron, succhiando rumorosamente il tè.

«Era l’articolo sui Dieci maghi che vorresti portarti a letto,» puntualizzò Murray.

Ron sputacchiò il tè. «Hermione legge quel giornale!»

«Anche Benicio. Comunque, il punto è che il primo di quei dieci maghi era Harry Potter.»

Harry arrossì.

«Così mi è venuta questa idea,» continuò Murray. «Cioè, fino a quel momento mi ero arrangiato con le solite cose, sapete, no? La Pozione Allungamelo, il Vidi, Venni, Rivenni, e quelle cose lì. E le riviste zozze. Poi mi è arrivata tipo un’illuminazione. BAM!» Spalancò gli occhi. «E se avessi creato una linea speciale per le streghe? E lì ho fatto il collegamento: che cosa vogliono le streghe più di ogni altra cosa? Harry Potter!» E indicò Harry estasiato. «L’eroe del mondo magico! Di giorno punisce i cattivi, di notte punisce le cattivelle...» Schioccò le dita. «Bella questa! Me la devo segnare. Benicio, dove sono i miei appunti?»

Benicio sospirò. «Accio appunti

Da sotto il divano saettarono fuori dei fogli di pergamena spiegazzati.

«Non hai una bacchetta tua?» chiese Ron, osservando i fogli che si radunavano in braccio a Benicio.

«Nah, ai maghinò non servono.» Il tono di Murray era leggermente stizzito. «Ma grazie per avermelo fatto notare. Cosa sei, Mr. Sensibilità? Ecco perché non eri nella lista dei Dieci Maghi

Ron disse «Non ero neanche in classifica?» mentre Harry disse «Sei un magonò?»

Murray sospirò. «Ebbene sì. Vogliamo farne un cartello? Benicio, fai un cartello con la magia, visto che tu puoi e io no.»

Benicio sollevò la bacchetta.

«Ero ironico, Benicio!» Murray sospirò esasperato. «Okay, sentite. Lo ammetto, forse non è stato carino da parte mia creare una linea porno su di te, ma non credo che ci sia una legge che vieta di usare il nome di qualcun altro per un pene per guadagnarci dei soldi...»

Harry inarcò un sopracciglio. «C’è. Non dice proprio ‘per i peni’ ma c’è.»

Murray aggrottò la fronte. «Okay, c’è! Ma diciamocelo, non ho mai fatto male a nessuno!»

«Con quel coso che si dimena come un ossesso?» Ron si ficcò in bocca un biscotto al burro. «Dubito che siano sopravvissuti per venirtelo a dire...»

«Mi affido al buon senso dei miei clienti!» squittì Murray. «È come fare causa a Olivander perché Voldemort uccideva le persone con le bacchette!» Sembrò rendersi conto un secondo troppo tardi di quello che aveva detto. «Ops. Paragone infelice. Ritratto.»

Harry non sapeva se essere offeso, divertito, confuso, arrabbiato o disturbato. Bevve altro tè. «Senti, la questione è semplice. Tu devi smetterla di vendere materiale porno su di me. E tutto quello che hai in negozio deve sparire. Ci siamo intesi?»

Murray sgranò gli occhi. «Starai scherzando, spero! Metà del mio negozio è su di te! E l’altra metà su Draco Malfoy. Non diteglielo,» aggiunse in fretta.

«E io?» squittì Ron, con un tono che Harry interpretò come offeso.

«Tu cosa? No, su di te non c’è niente.» Murray fece spallucce. «Mi spiace, non li faccio io.»

«Sì che li fai tu! Lo hai appena ammesso!»

Murray ruotò gli occhi al cielo. «Okay, li faccio io. Ma su di te no. Mi spiace. È che sei sposato, non vendi.»

«Ma anche Harry lo è! E anche Malfoy!»

«Oh Merlino, vogliamo concentrarci sul problema?» sbottò Harry. «Senti, mi dispiace per i tuoi affari, ma tu stai facendo soldi con il mio nome. Il mio nome su un pene di gomma. Non mi va, d’accordo?»

Murray si zittì. Strinse le labbra tra i denti e abbassò per un lungo momento lo sguardo sulle tazzine da tè. «D’accordo,» disse alla fine. «Hai ragione. Non è stato bello quello che ho fatto. Dopotutto ho aperto il negozio molto prima che tu diventassi il primo dei Dieci Maghi e ho tirato avanti anche senza di te.» Tossì rumorosamente. «Certo, non potevo pagarmi tutte le medicine per la mia broncopolmonite paludosa all’ultimo stadio, ma cosa vuoi che siano due o tre decotti in meno? O cinque o sei anni in meno di vita. Forse di più, forse di meno...» Tossì di nuovo.

Harry storse il naso. «Non mi sembra di aver mai sentito nominare la broncopolmonite paludosa...»

«È una cosa da maghinò, non mi sorprende.» Murray arricciò il naso. «E, Benicio,» si rivolse a Benicio. «Mi dispiace, non avrò più i soldi per farti lavorare qui. Dovrai tornartene in Spagna.»

«Io sono inglese,» ringhiò Benicio.

«Sì, lo so, tua madre, i tuoi otto fratellini... ma vedrai che potranno vivere anche senza i galeoni che gli mandavi a casa ogni mese.»

«La Spagna non è nel Terzo Mondo,» sospirò Harry, al limite della sopportazione. Appoggiò la tazzina sul tavolino e si alzò, prendendo con sé il sacchetto di Harry Fotter. «Avete tempo una settimana per togliere dalla circolazione la linea col mio nome. Sennò la faccio sparire io. Ci siamo capiti?» Murray sbuffò un verso d’assenso.

Ron si alzò. «Posso prendermi un souvenir, prima di andare?»

Harry lo fulminò con lo sguardo. Poi gli venne in mente una cosa e sorrise. «Massì, vai di là e prendi pure quello che ti pare. Io discuto ancora un istante con il signor Goodman, qui.»


«Signore?» La testa dell’agente Larshman fece capolino nel suo studio. Harry alzò lo sguardo dalle scartoffie e annuì.

«Dimmi.»

Larshman divenne tutto rosso. «Ne abbiamo trovato un altro. Un altro... pene, signore.»

Harry trattenne un sorriso e si sistemò più comodamente contro lo schienale della poltrona. «Davvero? Incredibile. Dove lo avete trovato?»

«Oh, durante una perlustrazione di routine a Diagon Alley. Ehm, signore?»

«Dimmi, Larshman.»

«È il Pene dell’Ispettore Weasley.»

Harry sgranò gli occhi più che poté. «Ma davvero? Oh, credo che qui occorra una riunione di tutta urgenza.» Indicò la porta dell’ufficio. «Chiama a raccolta tutti gli Auror che trovi in dipartimento e porta qui il corpo del reato, servirà un’analisi minuziosissima. Io devo fare una chiamata veloce al camino.»

Larshman sembrava confuso, ma annuì e obbedì. Uscì di corsa dall’ufficio. Harry sorrise, si alzò e prese il sacchetto di polvere magica che conservava nel cassetto della scrivania. Ne buttò una manciata nel camino, che lampeggiò di fiamme verdi. Ci ficcò dentro la testa. «Hermione? Ciao. Vuoi sapere una cosa divertentissima






Note notevoli


[1] Questa storia è stata scritta per il concorso Diagon&Notturn Alley – Aprite il vostro negozio!, indetto da Ottonovetre sul forum di Efp. Ho riso come una scimmia, mentre la scrivevo; spero di aver strappato un sorriso anche a voi!


1° classificata: Harry Potter e l’Altra Apertura


Originalità della trama: 5 punti


Partendo dal presupposto che un sexy shop magico è qualcosa di cui sarà sempre interessante leggere, la cosa ancora più originale è come sei riuscita a incastrare nella vicenda le vicende del (povero) Harry e del suo lavoro. Come anche la vita di un Auror può riservare sorprese maggiori dei Maghi Oscuri.


Stile narrativo: 10 punti


A parte le prime due frasi di introduzione, la storia prosegue col punto di vista di Harry senza sbrodolamenti.
La storia scorre senza incepparsi, il ritmo è incalzante e l’assurdità degli avvenimenti ti coinvolge fino alla fine.


Sfruttamento del negozio scelto: 10 punti


La mercanzia entra in scena alla settima parola della storia. Per vedere il negozio vero e proprio dobbiamo aspettare un po’ di più. All’inizio ero un po’ stranita da come lo avessi descritto come un buco (haha) dimesso, mi aspettavo una roba barocca e di cattivo gusto (beh, in quanto al secondo non ho nulla da eccepire). Invece l’ambiente si è rivelato calibrato sia al livello degli incantesimi che ai due proprietari, quindi ben centrato nella storia.
I nomi citati en-passant degli incanti venduti al negozio e dei prodotti di punta sono…evocativi.


Caratterizzazione dei personaggi: 10 punti


Nei pezzi in cui si parla di loro, Harry Ron e Hermione sono…perfettamente se stessi. Oserei dire che la storia pare uscita da uno scritto della Rowling, ma ho come l’impressione che lei non avrebbe mai mostrato i suoi beniamini alle prese con quelle robe là.

Comunque.
Ron che fa le battute, Harry piccato che si imbarazza, Hermione che è più scandalizzata dalla bassa qualità degli incantesimi che non dal dubbio gusto delle cose che si ritrova ad esaminare: sono le scenette a cui ci siamo affezionati in sette romanzi, solo… un po’ più demenziali.
Ho amato anche il clima da caserma di polizia da film americano, o più in generale da ambiente di lavoro: nemmeno nel mondo magico ci si risparmia una buona occasione per ridere del capo, o farsi una bevuta fra colleghi.

Menzione d’onore a Pisellone e al suo spagnolo.

E, infine, i proprietari del negozio: una coppia bizzarra e male assortita irresistibile. Il magonò furbetto e volgare che si impappina nel dare spiegazioni è il proprietario perfetto per il negozio sul retro.
Murray aprì la bocca e la richiuse. «Un po’? Quante sapete che ne ho costruito?»
Questa frase riassume il personaggio in modo egregio. Curiosità personale, quanto il nome Murray deriva da Monkey Island e quanto è un caso?
Allo stesso tempo divertente e inquietante il tipo grosso dalla dubbia nazionalità, che sembra ti potrebbe spaccare il muso da un momento all’altro ma prepara il tè e legge il Settimanale delle Streghe. E non ha senso dell’umorismo.

Grammatica e sintassi: 10 punti


Refuso:
Ai sui piedi una fila ordinata

Ovviamente è “Ai suoi piedi una fila…”

Per il resto nulla da far notare.


Gradimento personale: 5 punti


Mi ha fatto ridere. Sì, ho un debole per l’umorismo della caccona, ma è così difficile trovare una storia che faccia ridere di cuore. Mi fa piacere poter mettere al primo posto una storia ben curata, scritta inappuntabilmente e demenziale al punto giusto.


Totale: 50 punti


Murray trascina Benicio fuori dal negozio, tirandolo per la manica del mantello.

«Se appendiamo il giudizio qui...» Agita le mani all’altezza della finestra opaca e unta. «Ecco, proprio qui. Sì, lo vedranno tutti. Ah, alla faccia di chi diceva che non avrei mai combinato nulla di buono.» Tira rumorosamente su col naso e si asciuga l’angolo dell’occhietto lucido. «Mamma, se solo potessi vedere tutto questo...»

Benicio lo guarda storto. «Tua madre non è mica morta.»

«Ho mai detto che lo fosse? Non mi pare proprio. Non guastare la mia felicità travisando le mie parole!»

Benicio ruota gli occhi al cielo e con un colpo di bacchetta appende il giudizio sotto la finestra.

«Va’ che figurone che fa, va’ che bello.» Murray sorride a trentadue denti, ma visto che gliene mancano un paio, sorride a ventotto e mezzo. «Come possiamo ringraziare questa gentile signorina? Oh, ho un’idea. Benicio, vammi a prendere il prototipo di Harry Fotter 3.0

«Secondo me bastano dei fiori.»

«Ma che ne vuoi sapere tu, di donne! Metti che poi è allergica ai fiori e la facciamo starnutire. Nessuno è allergico a Harry Fotter 3.0.»

«Quasi nessuno.»


Signorina Ottonovotre, se riceverai un misterioso pacchetto avvolto in anonima carta marrone, dove non è riportato il mittente, ti consiglio di non aprirlo. Murray purtroppo ha veramente un pessimo gusto. Dipendesse solo da Benicio e da me, riceveresti un meraviglioso mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini Lindt grande come l'Australia, ma purtroppo non dipende solo da noi. Nel nostro piccolo, però, ringraziamo strillando come ragazzette eccitate. O meglio, io ringrazio urlacchiando, Benicio ti sorride benevolo e annuisce la propria approvazione.

Comunque sì, ci hai visto giusto! Murray l'ho pescato proprio dal nome del teschio parlante di Monkey Island 3! Che occhio!


[2] Murray Goodman, Benicio, gli agenti Larshman e Jameson e il sospetto NeoMangiamorte Yan Ziezer sono OC di mia proprietà. Anche il negozio L’Altra Apertura è di mia personale invenzione, così come tutti i prodotti presenti sul suo catalogo. Questo dovrebbe dirvi molto sulla mia personalità!


[3] Ho letto Harry Potter un bel po’ di tempo fa e, lo ammetto, non molto attentamente. Per ricostruire la caratterizzazione dei personaggi mi sono fatta aiutare da Wikipedia. Spero di non essere scivolata troppo grossolanamente nell’OOC. A me non sembra, ma chiedo il beneficio d’inventario.


[4] Questo racconto ha avuto ben quattro stesure. Si ringraziano i beta-lettori Santo Abraxas Martire , la Donna dei Lupi Jakefan e la Signorina Kagome_86 . Come al solito, però, non ci sarebbe neanche un embrione di storia senza il mio braccio destro e il mio Muso personale.

   
 
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