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Autore: vannagio    02/11/2011    8 recensioni
Mentre Eldred borbottava tra sé e sé su quanto fossero ridicole certe misure di sicurezza e ottusi certi dipendenti del Ministero, Sanguini tenne ben all’erta i sensi da vampiro. Più avanzava verso i cancelli dorati oltre i quali si trovavano gli ascensori, più il prurito alla nuca aumentava di intensità.
Sanguini non aveva dubbi.
Proprio lì, al Ministero della Magia, un Fratello di Sangue si aggirava indisturbato.

[Seconda classificata al contest "Diagon&Notturn Alley: aprite il vostro negozio!", indetto da OttoNoveTre]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Rufus Scrimgeour
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“Quando vannagio vaneggia!”





Blood Pudding




Dicembre, 1996


Un formicolio alla nuca.
Sanguini conosceva fin troppo bene il significato di quello strano zampettare sottocutaneo. Si guardò intorno con aria circospetta, mentre quella piccola piaga ambulante di Eldred si faceva perquisire dal Guardiamago annoiato.
«Bacchetta».
«Sempre la stessa tiritera. È proprio necessaria? Sarà la sesta volta in due settimane che mi reco al Ministero della Magia con il mio amico Sanguini. Siamo venuti ieri, insomma. Sono sicuro che si ricorda benissimo di noi».
«Bacchetta, prego».
Nessun segno di stizza o irritazione. Il Guardiamago aveva usato la stessa identica inflessione annoiata di qualche secondo prima. Eldred sbuffò in modo plateale ma non protestò ulteriormente. Porse la bacchetta all’impiegato e si limitò a lanciargli un’occhiata di sprezzante disapprovazione.
Intanto il formicolio non accennava ad attenuarsi.
Doveva essere lì, nascosto da qualche parte. Sanguini studiava i passanti ad uno ad uno. Forse quella strega con il tupè? Oppure quel mago dal completo violetto? Magari proprio il Guardiamago? Sanguini si voltò di scatto verso l’addetto alla sorveglianza, che con gesti meccanici stava identificando la bacchetta di Eldred.
«Dieci pollici, anima di crine di unicorno, in uso da trentacinque anni. Corretto?».
«Me lo dica lei. Non credo che nel giro di una notte una bacchetta possa improvvisamente Trasfigurarsi in un’altra, dico bene?».
Nessuna vibrazione proveniva dallo strano ometto. Nulla di speciale, se non si considerava lo straordinario autocontrollo mostrato nei confronti dell’innata maleducazione di Eldred. No, non poteva essere lui. Le sue guance erano troppo rosse e il battito del cuore inequivocabile.
«Dica al suo… amico di avvicinarsi».
«Glielo chieda lei. Non è mica sordo, sa?».
Sanguini fece finta di niente. Era abituato a essere discriminato, sottovalutato e o temuto dai maghi. E in ogni caso l’opinione di quello che considerava alla stregua di una sacca ricolma di sangue non gli importava un granché.
Si arrotolò la manica della veste fino al gomito e mostrò all’impiegato l’avambraccio sul quale spiccava il marchio di riconoscimento. Il Guardiamago vi poggiò sopra la punta della bacchetta, Sanguini sentì come un leggero pizzicotto, e un attimo dopo le parole sbiadite che erano state tatuate sulla sua pelle pallida ripresero colore e vita.
Il Guardiamago lesse ad alta voce.
«Sanguini, Victor. Infettato nel 1749. Autore del contagio Lady Carmilla Sanguina. Corretto?».
L’impiegato evitò di incrociare lo sguardo di Sanguini. Quando quest’ultimo annuì, l’uomo si rivolse di nuovo a Eldred.
«Si assume la responsabilità del qui presente Signor Sanguini per tutta la durata della vostra visita al Ministero della Magia?».
«Ovvio che sì. Come ieri, come due giorni fa. Come ogni volta, diamine! Ottenere un permesso per entrare in quella scuola è più difficile che cavare sangue da una rapa. Non trovi anche tu, Sanguini? Il professor Lumacorno non è più influente come un tempo».
Il Guardiamago non batté ciglio e Sanguini preferì seguire il suo esempio.
«Avanti il prossimo».
Mentre Eldred borbottava tra sé e sé su quanto fossero ridicole certe misure di sicurezza e ottusi certi dipendenti del Ministero, Sanguini tenne ben all’erta i sensi da vampiro. Più avanzava verso i cancelli dorati oltre i quali si trovavano gli ascensori, più il prurito alla nuca aumentava di intensità.
Sanguini non aveva dubbi.
Proprio lì, al Ministero della Magia, un Fratello di Sangue si aggirava indisturbato.



Giugno, 1996


Madame Dulcibella agitò svogliatamente la bacchetta. Due spolverini iperattivi presero vita e cominciarono a spolverare qualsiasi oggetto o superficie capitasse a tiro: scaffali, mensole imbarcate, orologi rotti, un violino tarlato, ampolle annerite, cornici incrostate di polvere. Intanto un mocio silenzioso e discreto stava già lavando il pavimento.
«Rinfrescami la memoria, Lalo. Perché devo essere sempre io quella che si occupa della faccende domestiche?».
Dal retrobottega giunse la risposta del marito.
«Se me ne occupassi io, impiegherei il doppio del tempo. Tu invece sei dotata di sangue magico. Di un ottimo sangue magico, per inciso. Per te lo sforzo è minimo». Lo sentì sospirare, affranto. «Merlino solo sa quanto rimpiango i miei poteri di mago!».
Madame Dulcibella rivolse un’occhiata scocciata ai due spolverini, tra i quali nel frattempo era scoppiata una furibonda lite per stabilire a chi toccasse pulire la salamandra verde. Mentre osservava la penosa scena, Dulcibella giunse alla conclusione che avrebbe avuto molto da ridire sulla questione dello sforzo minimo.
«Potresti evitare di lasciare Mr Digby ovunque, almeno?», sbraitò irritata.
Non ottenne risposta. Tipico di Lalo Fiddler.
Digrignò tra i denti qualche imprecazione e di mala voglia sottrasse la salamandra alle cure ossessive dei due spolverini isterici. Con il rettile acciambellato placidamente sulla spalla, Dulcibella attraversò il labirinto di scaffali. Il sole stava per tramontare, mancava poco all’apertura dell’emporio. .
Le lozioni anti-sole erano quasi esaurite. Gli antidoti contro aglio e argento anche. Dovevano provvedere a ordinarne delle nuove partite prima del fine settimana o rischiavano di rimanere a secco. Il sangue imbottigliato era stato suddiviso sulle mensole per annata, gruppo sanguigno e origine. Si accorse che erano rimaste soltanto tre bottiglie di AB negativo italico: il made in Italy andava di moda, constatò soddisfatta. Il blood pudding e i vari prodotti alimentari a base di sangue di drago, al contrario, non mancavano mai. Il loro grossista di fiducia aveva la bottega a Notturn Alley e li riforniva ogni martedì. Come sempre, si tenne alla larga dalle fiale di pozione Polisucco. Aveva avuto a che fare con quella robaccia una sola volta, ai tempi della scuola, ed era stato più che sufficiente a rovinarle la vita. Non aveva nessuna intenzione di ripetere l’esperienza.
Si lisciò nervosamente la folta barba bruna che le cresceva su mento e guance, e andò dietro il bancone. Appuntò su un blocchetto gli ordini da effettuare e con un colpo di bacchetta attivò il registratore di cassa. Ignorò stoicamente gli allocca e gli idiota provenienti dai ritratti alle sue spalle. I maledetti dipinti delle defunte Signore Fiddler la odiavano con tutto il cuore e lei ricambiava appassionatamente.
«Mr Digby, sta’ fermo». La salamandra si agitava sulla sua spalla. Sembrava quasi che volesse fuggire da qualcosa. «Se continui così mi rovinerai la veste, stupida lucertola troppo cresciuta».
Un istante più tardi si udì un frullare d’ali: un grosso barbagianni entrò dalla finestra, planò fin sopra la sua testa e atterrò con eleganza sul ripiano del bancone. Mr Dibgy tremava come un Molliccio dentro un armadio e nascose la testa sotto la barba di Madame Dulcibella.
«Razza di fifone, è soltanto un barbagianni!». Slegò la lettera dalla zampa del volatile, lesse il nome del mittente e aggrottò la fronte. «Lalo, è per te. Una lettera dal Ministero».
«Dal Ministero?».
«Brutto, bruttissimo segno», bisbigliò il ritratto di Consuelo Fiddler. Quella con un occhio in fronte, la voce nasale e spocchiosa.
Lalo emerse dal retrobottega, assorto e pensieroso, mentre con un panno si puliva le mani sporche di inchiostro. Madame Dulcibella storse la bocca in una smorfia di disapprovazione.
«I tuoi stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri ci faranno finire ad Azkaban».
Lalo si sfilò gli occhiali e li ripose nel taschino.
«Non essere pessimista, mia cara. E ricorda che i nostri stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri, come li chiami tu, ci fanno guadagnare il doppio del valore di tutta la merce che abbiamo in magazzino».
Madame Dulcibella sbuffò. Lalo invece sorrise, mettendo in mostra due canini scintillanti.
«La mia piccola brontolona barbuta!».
Avvicinò la mano per accarezzarle la barba, ma lei si scostò di un passo per evitare il contatto.
«Non chiamarmi così, non mi piace. Lo sai bene».
Lalo le circondò la vita con un braccio e le diede un bacio a fior di labbra. Malgrado tutto, lei arrossì vistosamente.
«Povera stolta», borbottò qualcuno.
Dulcibella imprecò. Lalo rise.
«Sono gelose, non te la prendere. Sei tu la Signora Fiddler, adesso. Non lo dimenticare».
Non aveva importanza. Prima o poi li avrebbe bruciati, quegli orribili e petulanti quadri. Parola di Madame Dulcibella.
«Ora fai la brava. Porgimi la lettera e non tenermi il broncio».
«Ecco qua», sbottò lei.
Lo guardò aprire la busta e leggerne velocemente il contenuto.
«Allora? Che cosa vuole il Ministero? Non sarà mica scaduta la licenza, vero? L’abbiamo rinnovata l’anno scorso».
Lalo non rispose.
«Brutto, bruttissimo segno», bisbigliò di nuovo il ritratto di Consuelo Fiddler.
Madame Dulcibella non poté darle torto. Lalo sollevò lo sguardo lentamente e i suoi occhi sbarrati la fecero rabbrividire.
«Vengono a fare un’ispezione».
Dulcibella sussultò.
Stupidi Marchi Contraffati Per Vampiri! Maledetto il giorno in cui aveva dato retta a suo marito.
«Quando?».
Lalo si voltò verso l’ingresso dell’emporio. Strinse il pugno e serrò la mascella.
«Adesso».
La porta si spalancò, subito seguita dal familiare din dlon del campanello.
La criniera leonina di Rufus Scrimgeour, capo Dipartimento Auror, si stagliava rossa e fiammante contro l’oscurità di Notturn Alley.



Dicembre, 1996


Quella sera al Paiolo Magico c’era più confusione del solito. Sanguini sperava che Eldred consumasse in fretta la sua ordinazione, così sarebbe potuto uscire da quella bolgia di sangue e sudore, e fare due passi per i silenziosi vicoli bui di Notturn Alley.
«Quel ragazzo laggiù», disse all’improvviso Eldred. Posò la forchetta e prese a fissare con intensità un punto alle spalle di Sanguini. «Non sarà per caso Percy Waesley? L’assistente del Ministro della Magia Rufus Scrimgeour?».
Dopo lunghi ed estenuanti mesi di convivenza, Sanguini aveva imparato che quando gli occhietti miopi di Eldred scintillavano in quella maniera, come se il simbolo dei galeoni avesse preso il posto delle pupille, era meglio non dargli corda. Perciò, fermo nella sua convinzione, non si voltò a guardare il ragazzo che Eldred gli stava indicando, ma continuò a osservare affascinato la gola della cameriera.
Non che questo scoraggiasse Eldred in alcun modo, purtroppo.
«È da un secolo che progetto di scrivere la biografia di Rufus Scrimgeour. Forse il suo assistente potrebbe mettere una buona parola per me. O magari fissare un appuntamento. Tu che ne dici, Sanguini?».
«Devo andare al Blood Pudding, pensavo che volessi accompagnarmi».
Eldred si irrigidì. Spostò più volte lo sguardo da Sanguini al ragazzo, probabilmente combattuto tra la remota opportunità di fare galeoni con un nuovo libro e la certezza di rivedere Madame Dulcibella all’emporio per vampiri.
«Non ci metterò molto».
Eldred si alzò e a passo svelto raggiunse il tavolo del giovane assistente. Sanguini preferì non seguirlo. Dopo la simpatica visita all’Ufficio Regolamentazione e Controllo delle Creature Magiche di quel pomeriggio, Sanguini ne aveva abbastanza di chiacchiere formali e ampollose.
Tornò così a concentrarsi sulla gola della cameriera. La carotide pulsava in un modo adorabilmente invitante: veloce e leggera, scandiva un ritmo tutto suo. Sanguini si perse nella contemplazione di quel meraviglioso e intricato dedalo di viuzze rosse e azzurrognole, che adornavano il collo candido della cameriera come dei gioielli preziosi. Pensare a quel sangue caldo e saporito aveva un effetto afrodisiaco su di lui. Gli parve quasi di sentirne il sapore sulla punta della lingua, tanto era rimasto rapito. Cosa non avrebbe dato per un piccolo assaggio!
Tese le orecchie. Se Eldred perdeva ancora qualche minuto a ciarlare con l’assistente…
«Ah, quindi il Ministro è qui a Diagon Alley?», stava giusto chiedendo.
«Sì, aveva delle faccende personali da sbrigare. Mi ha chiesto di aspettarlo qui, sebbene io non approvassi. Girare da solo di questi tempi è un atto decisamente…».
«Bene, perfetto», lo interruppe Eldred. «La ringrazio per la pazienza. Buona serata, Signor Weasley. E scusi ancora il disturbo».
Troppo tardi, accidenti.
«Sanguini, alzati! Non perdere tempo, dobbiamo andare!», abbaiò Eldred, che era tornato di corsa al loro tavolo. «Avanti, si può sapere che cosa stai aspettando? Che si faccia giorno?». Eldred scalpitava e fremeva per l’impazienza, mentre indossava il mantello e lasciava alcuni galeoni accanto al piatto. «Se ci sbrighiamo, e con un po’ di fortuna, forse riusciamo a imbatterci nel Ministro della Magia. Se solo sapessi dove è andato! Forza, sbrigati! Non avevi fretta di recarti all’emporio?».
Sanguini si concesse un’ultima occhiata alla cameriera, poi seguì Eldred fuori dal pub.



Giugno, 1996


«Dunque, Signor Fiddler».
Scrimgeour si ergeva dinnanzi a loro, fiero come un leone. Nonostante l’età avanzata, le cicatrici e il passo un po’ zoppo, ogni fibra del suo essere emanava autorità, potere e fierezza.
Madame Dulcibella non provava tanta paura, da quando a sedici anni le avevano comunicato che la barba non sarebbe più andata via. Se un pezzo grosso del Ministero si era scomodato per un piccolo imbroglione come Lalo, c’era poco da sperare. E il fatto che i ritratti delle defunte Signore Fiddler si fossero ammutoliti la diceva lunga sulla gravità della situazione.
«Abbiamo le prove…». L’Auror poggiò un mucchio di pergamene sul bancone. «…che tra le pareti di questo negozio siano state effettuate delle pratiche magiche illecite».
Lalo non degnò di uno sguardo i documenti. Sereno e rilassato, fissava Scrimgeour senza battere ciglio.
«Non ho idea di cosa lei stia parlando, signore».
Scrimgeour sorrise. Ma il suo era un sorriso finto, severo. Quasi una smorfia.
Dulcibella rabbrividì e strinse con forza il braccio del marito. Perfino Mr Dibgy avvertiva il pericolo: era ancora nascosto sotto la sua barba.
«Negare non sarà di aiuto a nessuno. Né a lei, Signor Fiddler, né alla sua signora».
Lalo si irrigidì appena.
«La mia dolce metà non c’entra», provò a replicare con gentilezza. «Non sapeva nulla di quello che…».
«Non dica assurdità. Lei è un vampiro, non possiede poteri magici. E per creare quei… Marchi Contraffati Per Vampiri aveva bisogno anche della magia. Non vi è dubbio, quindi, che Madame Dulcibella sia stata coinvolta in prima persona nei suoi loschi affari. Per di più, si sospetta una partecipazione del tatuatore Atramentus».
Lalo fece per ribattere, ma Madame Dulcibella lo trattenne.
«Ora, lei ha tre alternative. Può continuare a negare e mentire, peggiorando così la vostra situazione. Può confessare e sperare che questo le faccia ottenere uno sconto di pena. Oppure…».
«Pensavo che fosse l’Ufficio Regolamentazione e Controllo delle Creature Magiche a occuparsi di queste faccende. Che cosa ci fa lei qui? Da solo. Senza rinforzi».
Dulcibella non riusciva a credere che suo marito stesse sfoderando tanta impudenza in una simile circostanza. E che lo stesse facendo con un sorriso sulle labbra, per giunta.
Quando si accorse dell’espressione grave di Scrimgeour, si convinse che non avevano nessuna speranza di cavarsela. L’Auror li avrebbe Schiantati seduta stante e sbattuti ad Azkaban senza alcuna possibilità di appello.
«Lei non è così stupido come il suo nome e i suoi modi cordiali potrebbero far supporre», commentò Scrimgeour. Gli occhi gialli erano ridotti a due strette fessure nel tentativo di trapassare Lalo da parte a parte con lo sguardo.
«Me lo dicono tutti. Ma sono un vampiro». Lalo fece spallucce. «Noi Fratelli di Sangue siamo abituati a essere sottovalutati dai maghi». Scrimgeour annuiva assorto, mentre Lalo continuava a parlare. «Le ripeto la domanda, a costo di suonare scortese. Che cosa ci fa lei qui? Questo non è il suo campo di competenza».
All’improvviso Dulcibella si rese conto che la tensione si era allentata. Non riusciva a capire da cosa dipendesse quell’inaspettato cambiamento. Scrimgeour e Lalo si guardavano come se si conoscessero da tanto tempo.
«Credo che lei abbia già capito tutto».
«Mi sono fatto un’idea, sì».
Scrimgeour non chiese quale fosse l’idea che Lalo si era fatto. Si limitò a indicare le pergamene che aveva lasciato sul bancone con un cenno del capo.
«Quei marchi sono davvero prodigiosi. Illegali, certo. Ma comunque prodigiosi. Durano soltanto un giorno, se ho capito bene».
«Sì».
Dulcibella sgranò gli occhi. Si voltò bruscamente verso Lalo e Mr Digby rischiò di cadere dalla sua spalla. Lalo non aveva intenzione di confessare tutto, giusto? No. Non prima di raggiungere un accordo, almeno. Il vampiro che aveva sposato non poteva essere così idiota.
«I Fratelli di Sangue che scelgono di non farsi marchiare sono dei fuori legge, non hanno diritti», proseguì invece Lalo. «Di nessun tipo. Neanche quelli più scontati, come comprare del sangue per nutrirsi, possedere una casa o del denaro. Con i miei Marchi Contraffatti, invece, possono sbrigare le loro faccende senza la seccatura di venire schedati e monitorati dal Ministero».
Madame Dulcibella boccheggiò in cerca d’aria. Lalo stava vuotando il sacco. Avrebbe voluto dire o fare qualcosa per fermarlo, qualunque cosa. Imprecare, magari. Oppure impalare suo marito. Quello stesso marito che chissà perché stava ancora sorridendo.
«Allora, Signor Fiddler», esclamò Scrimgeour. Questa volta sorrideva davvero e uno strano ma familiare sfavillio illuminava i suoi occhi gialli. «Mi ha interrotto sul più bello, prima. Non è ansioso di conoscere la sua terza alternativa?».



Dicembre, 1996


«Un vero peccato non aver incontrato il Ministro della Magia. Strano, però. Diagon Alley non è poi così grande. Chissà dove…».
L’insegna rosso sangue dell’emporio era appena apparsa nel loro campo visivo - Blood Pudding, Articoli Di Ogni Genere Per Vampiri fin dal 1823, di Edward-detto-Lalo Fiddler e Signora - e Eldred si ammutolì. Il suo battito cardiaco subì una brusca accelerazione. Sanguini lanciò un’occhiata in tralice al suo accompagnatore e sorrise nel constatare che il suo volto si era fatto paonazzo.
Davanti all’entrata dell’emporio, Eldred si fermò.
«Tutto bene?», chiese Sanguini.
«Sìssì, dammi un secondo».
Eldred si lisciò il panciotto, si sistemò gli occhiali sul naso, prese due bei respiri profondi e finalmente sbiascicò un entriamo a mala pena udibile.
Madame Dulcibella era dietro il bancone, china su delle pergamene. Non appena il din dlon del campanello annunciò il loro ingresso, la strega sollevò lo sguardo e sorrise. La barba bruna era stata sfoltita da poco. Portava una veste rossa, attillata, dalla scollatura generosa.
«Signor Sanguini! Signor Worple! Che piacere rivedervi! Lalo è nel retrobottega con un cliente, sarà subito da voi. Intanto dite pure a me. Che cosa vi serve?».
«Quello che prendo ogni volta, grazie», rispose Sanguini.
Madame Dulcibella annuì e poi tutta sorrisi si rivolse a Eldred.
«E lei, Signor Worple? Desidera qualcosa?». Se possibile, il viso di Eldred divenne ancora più rosso. «Dei Lecca-Lecca Al Sapore Di Sangue, magari?».
«Ehm, no. So-sono a posto, grazie».
Mentre Madame Dulcibella riempiva una sporta con gli articoli richiesti, Sanguini si guardava intorno annoiato. I ritratti delle defunte mogli di Fiddler lo scrutavano, alcune accigliate, altre sorridenti.
«Fanno venire i brividi quei cosi», sussurrò Eldred schifato.
«Ti sei guardato allo specchio? Sotto specie di talpa con gli occhiali?», sbottò il dipinto che ritraeva una signora con le orecchie a punta e il naso ricoperto da strani bitorzoli.
Eldred distolse lo sguardo, imbarazzato.
Sanguini invece sogghignava. Era divertente, ma soprattutto appagante, vedere Eldred in difficoltà. Lui, che di solito non stava mai zitto, che lo tormentava con i suoi insulsi chiacchiericci e le sue manie da despota improvvisato.
Proprio in quel momento, la porta del retrobottega si aprì, lasciando passare due Fratelli di Sangue: Lalo e un tizio incappucciato. Sanguini si fece subito attento. Quando era entrato nel negozio, non aveva fatto caso al tipico formicolio alla nuca, che indicava la presenza di un altro Fratello di Sangue nelle immediate vicinanze. Pensava che si trattasse solamente di Lalo. Adesso che quei due erano usciti dal retrobottega, però, Sanguini si rendeva conto di conoscere il tizio incappucciato. O meglio, di aver già captato la sua presenza altrove, poco meno di qualche ora prima.
Lo sconosciuto strinse la mano di Lalo, salutò con un cenno del capo Madame Dulcibella, e si avviò verso l’ingresso a passo un po’ zoppo e con una sporta strapiena sottobraccio. Sanguini lo seguì con lo sguardo e rimase a fissare a lungo la porta che il tizio, uscendo, si era chiuso alle spalle.
Poi Lalo lo distrasse con una vigorosa pacca sulla spalla.
«Fratello Sanguini! Ti vedo piuttosto palliduccio. Più del solito, intendo. Sei sicuro di esserti nutrito a sufficienza?».



Giugno, 1996


Mancava un’ora al tramonto e quindi all’apertura dell’emporio.
Seduta comodamente sul piccolo divano del retrobottega, Madame Dulcibella sorseggiava una tazza di tè aromatizzato alla cannella e al cioccolato, e leggeva distrattamente la prima pagina della Gazzetta del Profeta.
«Adesso che Scrimgeour è diventato Ministro, credi che continuerà a rispettare il patto che abbiamo sancito con lui?».
Lalo non rispose subito. Stava sostituendo le corde del suo vecchio violino. La lingua tra i canini, gli occhialini tondi scivolati sulla punta del naso e Mr Digby appollaiato sulla testa tra i ricci rossi. Madame Dulcibella sorrise, intenerita.
«Perché non dovrebbe?», chiese poi, senza distogliere lo sguardo dallo strumento. «Proprio adesso che è diventato Ministro della Magia, è di vitale importanza per lui che il patto venga rispettato. Se la verità saltasse fuori, per Scrimgeour sarebbe la rovina. Siamo in una botte di ferro, mia cara. Ecco fatto!», esclamò infine, tutto contento.
Impugnò il violino con la mano sinistra, l’archetto con la destra, e intonò una ninna nanna per valutarne l’accordatura.
«Perfetto. È tornato come nuovo».
La dolce nenia si trasformò ben presto in una ballata allegra e frizzante.
Trasportata dalla musica, Madame Dulcibella scattò in piedi e si mise a ballare nell’angusto spazio del retrobottega. Mentre volteggiava su se stessa, la vaporosa gonna rossa si apriva a ventaglio e metteva in mostra le gambe. Dulcibella rise di gusto e si lasciò cadere sul pavimento.
«No, mia cara, continua», la pregò Lalo. Un sorriso largo e radioso gli attraversava il volto. «Adoro guardarti danzare. Senza una bella donna che la sappia ballare, anche la musica più soave del mondo vale meno di niente».
Ma Madame Dulcibella non lo stava ascoltando. Fissava assorta il suo viso.
«I tuoi occhi».
«I miei occhi, cosa?».
«Non ci avevo mai fatto caso, prima. Quando sorridete per davvero, i vostri occhi vengono illuminati dallo stesso identico sfavillio».
«Ma di chi stai parlando, mia adorata?».
«Di te e Scrimgeour. Chi altri se no?».



Festa di Natale del Lumaclub. Dicembre, 1996


Sanguini era di cattivo umore.
Eldred lo aveva costretto a partecipare a quella stupida festa in quella stupida scuola. Non contento, aveva avuto anche l’insolenza di trattarlo come sangue bacato davanti ai suoi conoscenti. Gli avrebbe volentieri strappato il cuore dal petto, se dal suo lavoro di scrittore e biografo non fossero dipese le sue finanze. Per di più, il ricordo di quel Fratello di Sangue incappucciato lo tormentava. Sanguini sentiva di essersi lasciato sfuggire qualcosa da sotto il naso.
«È come le ho detto, professoressa. Gli Auror sono implicati nella Cospirazione di Rotfang. Mio padre sospetta che sia coinvolto anche un vampiro».
Alla parola “vampiro”, Sanguini drizzò le orecchie.
Una ragazzina bionda stava discorrendo con una strega occhialuta sinceramente interessata all’argomento di conversazione.
«Un vampiro? Addirittura?».
«Esatto. E non un vampiro qualsiasi. Ma il Ministro della Magia. Rufus Scrimgeour!».
«Per tutte le sfere di cristallo! Scrimgeour? Un vampiro? Ne sei sicura?».
«Certamente, professoressa. Ne parlavo anche con Harry, poco fa. Mio padre ha raccolto un sacco di indizi che avvalorano la sua tesi. Se non fosse stato per certa gente del Ministero, che gli ha proibito di pubblicare l’articolo sul Cavillo, adesso tutti ne sarebbero a conoscenza».
«Credo che tu stia lavorando troppo con la fantasia, cara. Non pensi che il mio Occhio Interiore lo avrebbe visto, se Scrimgeour fosse stato davvero un vampiro?».
Sanguini era rimasto spiazzato da ciò che aveva appena origliato.
«Oh, eccoti qui, Sanguini. Si può sapere dove ti eri cacciato? La gente è qui per te e tu che fai? Giochi a nascondino? Ma ti senti bene? Forse il Signor Fiddler aveva ragione, l’altra sera. Mi sembri più pallido del solito».
Sanguini sorrise. Il cattivo umore era solo un brutto ricordo.
«No, è tutto a posto, Eldred».
Tutti i tasselli erano andati a loro posto, in effetti.
Soddisfatto, addentò un canapè e immaginò che fosse la gola di Eldred.










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Note di autore (lunghe quasi quanto la fanfiction):
Questa fanfiction si è classificata seconda al contest “Diagon&Notturn Alley: aprite il vostro negozio!”, indetto da OttoNoveTre.
Ogni partecipante doveva scrivere una storia incentrata su un negozio magico tutto nuovo e il suo proprietario.
Ho optato per un emporio vampirico.
Sui vampiri del Mondo Magico la Rowling ha detto pochissimo.
Vengono classificati dal Ministero della Magia come Esseri e non sono considerati maghi. Il loro trattamento è regolato dall’Ufficio Regolamentazione e Controllo delle Creature Magiche, Divisione Bestie, Esseri e Spiriti. Il paragrafo dodici delle Indicazioni per il Trattamento dei Non Maghi Semiumani stabilisce che i vampiri debbano essere marchiati. Purtroppo non si sa nulla di preciso riguardo a questi marchi [fonte].
Eldred Worple e Sanguini compaiono nel sesto libro “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”, capitolo quindici “Il voto infrangibile”. Eldred ha convissuto con Sanguini e ha scritto un libro su questa esperienza: “Fratelli di Sangue: La Mia Vita fra i Vampiri”. Si suppone che Sanguini sia legato in qualche modo a una certa Lady Carmilla Sanguina [fonte] .
Nello stesso capitolo quindici di HP6, Luna Lovegood racconta a Harry che, secondo suo padre, Rufus Scrimgeour è un vampiro e che il Ministero ha impedito la pubblicazione del relativo articolo sul Cavillo.
Lalo Fiddler e Madame Dulcibella prendono spunto rispettivamente da Larten Crepsley e Madame Truska, due personaggi del film “Aiuto vampiro”, tratto a sua volta dalla Saga di Darren Shan. A parte qualche caratteristica fisica e la presenza dell’animaletto domestico (che nel film è un ragno velenosissimo), è rimasto ben poco dei personaggi originali.
Se internet non mi inganna, “fiddler” in inglese significa sia “violinista”, sia “imbroglione”. Mi sembrava adatto come cognome per il mio OC. Lalo, invece, può essere inteso come abbreviazione del nome Edward (non chiedetemi come ci si arriva), oppure come nome di origine latina dal significato “cantare una ninna nanna”. Anche se non ci metterei mai la mano sul fuoco. Alla fine, però, lo trovavo così ridicolo, che mi sono affezionata e l’ho tenuto.
Come nome per l’emporio, avevo pensato originariamente a “Sanguinaccio”. Non ero convinta, così ho provato a cercare una possibile traduzione inglese su google ed ecco spuntare “Blood Pudding”. Ero così contenta che ho gongolato per tutto il giorno.
Ho finito, per vostra fortuna.
Ringrazio Kagome_86 per il betaggio. Grazie anche a OttoNoveTre per aver indetto un contest così intrigante e per i suoi giudizi chiari e precisi.
A presto, vannagio










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Ecco il giudizio:






Originalità della trama: 5 punti
Prendi un avvenimento accennato nel libro e ne fai il cardine della storia. Quando si tirano le somme, verso la fine, sorridi di soddisfazione.
Riscatti una razza che la Rowling butta lì un po’ a caso e la inserisci nel contesto di una società magica che, come si comprende dai libri per la saga, non ha ancora imparato a liberarsi del senso di superiorità su qualsiasi altra creatura.
Stile narrativo: 9.5 punti
La terza persona limitata passa, a seconda dei paragrafi, per i vari punti di vista. Il punto di vista è ben ancorato, i paragrafi scanditi dalle date costruiscono la rivelazione finale.
Ho un unico appunto da fare: Ogni sera, al tramonto, prima dell’apertura dell’emporio, aveva l’abitudine di dare un’occhiata veloce alla merce esposta.
Non un errore in sé, ma la frase, nel contesto, è ridondante, bastano le frasi successive per far comprendere cosa farà la donna. Rimane l’unica sbrodolatura nella storia.
Sfruttamento del negozio scelto: 10 punti
Un emporio di oggetti per vampiri: non la prima cosa a cui avrei pensato. Un negozio legale (o quasi) che apre dopo il tramonto, aperto per garantire i generi di prima necessità ai vampiri. Ben piazzati i riferimenti ai prodotti in vendita qui e là nella storia. Interessante anche l’idea del marchio usa-e-getta e come la hai collegata allo svolgimento generale della trama.
Caratterizzazione dei personaggi: 9 punti
Tutti personaggi che si muovono nella storia (la maggior parte sono OC o mere comparse nella saga di HP) hanno caratteristiche precise e vivide. Mi piace il vampiro Lalo e la sua abitudine di sposare, nella sua vita immortale, streghe con qualche caratteristica peculiare. Sono calati nella storia in modo naturale come marito e moglie, con i loro battibecchi, un negozio da mandare avanti e gli spolverini che bisticciano per pulire la salamandra.
Sanguini ha una nuova dignità rispetto al libro: ricordo quando ho letto la sua apparizione che mi era sembrato poco più intelligente di uno Schiopodo Sparacoda. Giustificato e gratificante il ribaltamento di prospettiva, in cui è Eldred il petulante e Sanguini un essere con la sua dignità, solamente non mago.
Anche la Cooman, nella sua comparsata, è in pieno se stessa.
Ora veniamo al personaggio che ha abbassato il punteggio, ovvero Scrimgeur. La rivelazione sulla sua natura è la chiave della storia e la ho apprezzata moltissimo. Mi rimane solo un’unica perplessità: da come Lalo parla, essere contagiati significa rinunciare ai proprio poteri magici. Scrimgeour riesce a rimanere capo degli Auror e in seguito, addirittura, capo del Ministero. Mi riesce difficile credere che lo abbia potuto fare senza poteri. Inoltre sono sicura che il ministro esca al sole.
Nonstante la perplessità, posso giustificarlo col fatto che al ministero fa comodo un vampiro, che al sole si copra o usi la “lozione anti-sole”, oppure tutto ha a che fare con la cospirazione di Rotfang… Per il resto, anche il ministro della Magia è caratterizzato in linea col suo personaggio per come appare nei libri, e la trovata di dare credito al cospirazionismo di Luna&padre è geniale!
Grammatica e sintassi: 10 punti
Nessun errore, a parte un refuso: hai scritto una volta “Guadiamago” e non “Guardiamago”.
Gradimento personale: 5 punti
Verso la metà della lettura ho cominciato ad annusare il finale e mi godevo gli avvenimenti che si svolgevano sulla pagina, in attesa di capire se ci avevo azzeccato. Si respira il mondo magico come nei libri originali.
Poi beh, Lalo fa spallucce e Atramentus è un suo complice…
Totale: 48.5 punti
   
 
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