All'inizio si era illusa di poter rimanere estranea a tutta quella situazione. Si sarebbe trattato semplicemente, si diceva, di fingere di essere sua sorella per un po'; in fin dei conti, da bambine, si divertivano spesso ad invertirsi i ruoli.
Ma poi, in qualche modo, ha cominciato a lasciarsi coinvolgere  – dalla forza di Gemma, dalla fragilità di Juliet nascosta dietro la maschera di ribelle, dalla dolcezza di Andrew. Sa che non avrebbe dovuto, perché il rischio di rimanere scottata è troppo alto, e lei, questa volta, non può proprio permetterselo. Se cadesse di nuovo, non riuscirebbe più a rialzarsi.
Eppure si convince che non può fuggire con Malcolm, perché le persone che la circondano hanno bisogno del suo aiuto: non sarebbe capace di perdonarsi se non cercasse di essere per Juliet quel sostegno che a lei è mancato.
Poi, c'è Andrew. E anche se continua a ripetersi che non è di lei che è innamorato, che non è con lei che sta disperatamente cercando di ricostruire un rapporto, non può fare a meno di notare tutte le attenzioni che le riserva o i suoi occhi spesso posati su di lei, fiduciosi in un futuro in cui le cose tra di loro possano migliorare.
Sa che dovrebbe allontanarsi, ma non può farlo - non è ciò che vuole. Perché, in fondo, quella che ha veramente bisogno di rimanere  per lasciarsi aiutare è lei. Lei che, per una volta, vuole potersi sentire utile per qualcuno – e non solo un peso scomodo da scaricare sulle spalle degli altri -, ma soprattutto amata .
E quindi, poco importa che tutta quella finzione potrebbe non durare a lungo: per il momento le basta stringersi un po' di più ad Andrew e godersi lo spettacolo della città illuminata che si apre davanti ai suoi occhi.