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Autore: Towards The Sun    02/11/2011    2 recensioni
[Miley Cyrus]
Una storia scritta da un ragazzo sentimentale, riguardante un sogno avuto, rielaborato.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco il capitolo conclusivo. È un pò lungo, ma è davvero sentito per me. Spero che ci sia qualcuno che l'abbia letta tutta, e questo mi farebbe molto piacere, visto che lo scopo era quella di scriverla, di farla uscire dalla mia mente, e sapere che qualcuno l'abbia letta mi renderebbe davvero felice. Grazie a tutti.

wes miley liam

Capitolo 13: ...Is Here.

Era passato ormai un anno dalla notte e dalla giornata più bella della mia vita, e un anno dal mio arresto. Avevo la barba, capelli più lunghi e spettinati, muscoli molto più sviluppati, una cicatrice in guancia, ma sopratutto la tristezza nei occhi. Non è passata una sera che io non abbia pregato la visita di Miley. Vedere il suo sorriso sicuramente mi avrebbe dato la carica per fare anche tutta la vita in prigione, ma lei non venne mai. Spesso la giustificai, pensando che glielo abbiano impedito, o qualsiasi altra cosa, ma ancora adesso a dire la verità la speranza non è ancora sparita del tutto. Avevo cambiato compagno di stanza, quello di prima era stato rilasciato qualche mese fà, e quello di adesso era una nazzista pelato con una svastica tatuata sulla spalla, ma era tranquillo, ed ero io che comandavo lì dentro, a differenza di prima. Non ci parlavo spesso, a dire il vero non parlavo con nessuno, durante questo anno non ho parlato praticamente mai. Ero diventato davvero un altra persona, e mi chiedevo se Miley mi avrebbe riconosciuto. Si, il mio pensiero andava sempre a lei.

Era una giornata come le altre in prigione, ero stato in palestra ed ero pronto a tornare nella mia cella, quando una guardia mi convoncò in un ufficio. Lì parlai con una persona importante che mi spiegò come il mio caso sia stato rivisto più volte, ed è stato scoperto che il tentato stupro a Miley non è mai avvenuto. La mia condanna dunque sarebbe conclusa la prossima settimana. Era il giorno che aspettavo da un anno, finalmente potevo uscire da questo posto, e rivedere il mio amore. Non stavo più nella pelle dalla gioia, e quel giorno parlai come non feci in un anno di carcere.

Uscii di galera, esattamente un anno dopo la condanna. Ero felice, davvero, ma non avevo nessuno posto in cui andare. Non avevo soldi per tornare in italia, e qui a Los Angeles non avevo una casa, ne un amico. Passai il primo giorno come un barbone per strada, dormendo su di un marciapiede, ma il giorno dopo riuscii a trovare lavoro come cameriere in un ristorante in periferia, il quale mi assicurava una casa da condividere con altri tre camerieri. Era il posto giusto da cui ripartire, così ci corsi e mi sistemai, anche se lo spazio era davvero poco. Sapevo esattamente cosa fare, darmi una sistemata, tagliarmi la barba, farmi una doccia, e con lo stipendio della prima settimana dato in anticipo comprai un mazzo di rose. Volevo incontrare Miley dopo tutto questo tempo.

Arrivai finalmente a casa sua, e suonai alla porta, ero davvero emozionato. Con il cuore in gola riuscii a riconoscere quel dolce viso, era proprio lei: Miley Cyrus. Aveva un'espressione stupita a dir poco, quasi terrorizzata. Si mise una mano davanti alla bocca, aveva gli occhi spalancati, ed era a disagio.

Miley, sono tornato. Finalmente hanno riconosciuto la mia innocenza ad alcuni fatti e..

Avevo un sorriso smagliante, ma lei mi bloccò subito.

Wes, sei davvero tu!non dovresti essere qui, cioè.. non dovrebbero vederci insieme, cioè..

Non faceva altro che guardarsi intorno, era davvero a disagio. Appoggiai i fiori e le presi le mani.

Miley sono io, Wes!non ti ricordi?ci eravamo promessi che appena finita questra brutta storia avresti laciato Liam e saremmo stati insieme.

Restò muta, non riuscivo a leggere i suoi occhi.

Come, non te lo ricordi?la notte in quello squallido hotel di periferia, quella giornata trascorsa sugli scogli.. Miley!

Il mio viso assunse un'aria quasi delusa, mentre lei scoppiò a piangere fortissimo. Ero pronto ad abbracciarla ma la vidi indietreggiare di un passo, e girandomi vidi Liam sulla sua macchina che stava arrivando.

Che cosa??non l'hai ancora lasciato??non ti ricordi tutto il male che ti ha fatto??quello che ha fatto a me??mi avevi detto che l'avresti lasciato, che era il tuo incubo, che ti sentivi incatenata!!Miley!!

Il mio tono cresceva sempre più di intensità, stavo letteralmente impazzendo. Liam intanto mi aveva già avvistato e chiamato la polizia, che arrivò dopo poco, mentre ancora gridavo e mi prese con la forza per portarmi via, ma non mi fermai a gridare.

Fregatene del successo, di quello che ti dicono Miley!!lui non ti ama, non ti ha mai amata!io si, io ti amo, non ti ho mai dimenticata!!io ti amo Miley!!

Dopo le mie parole il pianto di Miley si fece più forte, sempre più forte. Liam la spinse dentro come fosse un oggetto, gridandole di stare zitta, e dopo questa non ci vidi più. Ero completamente impazzito, non vi era più ragione in me dopo tutte queste sopportazioni, dopo tutte queste pene passate in un anno per aspettare questo momento, non ragionavo più, così mi liberai dalla presa dei poliziotti e gli tirai due pugni ben dati, di quelli che si impara a dare solo in prigione, e spinsi via Liam per andare da Miley ad abbracciarla. Il suo pianto era sempre più forte, e durante il nostro breve ma intenso abbraccio mi sussurrò qualcosa all'orecchio, che non riuscii a capire perchè gli agenti di polizia mi tirarono delle manganellate addosso per poi portarmi via di peso in macchina, mentre ancora mi dibattevo e urlavo.

Cosa hai detto??cosa hai detto??Miley io ti amo!ti amo, non dimenticartelo mai, ti amo!!

Vidi lei lasciarsi cadere sulle ginocchia, col suo dolce viso pieno di lacrime, accanto al mazzo di rose che avevo comprato per lei, mentre la macchina della polizia mi portò via. Ero destinato ad andare in galera, di nuovo, ma questa volta era diverso. Ero colpevole, aggressione a due pubblici ufficiali ed a Liam, e in più ero appena uscito di galera. Questa volta non me la sarei cavata con un solo anno. Questa volta ci sarei dovuto stare molto, molto di più, ma sopratutto ero costretto a pagare una pena ben peggiore fino alla fine dei miei giorni: il rimorso. Se prima era la speranza a predominare su di me, questa volta sapevo che non ero riuscito a liberarla dalla sua vita piena di bugie e costruzioni pubblicitarie, lei era condannata quanto me. Non ero riuscito a far felice la ragazza che amavo, e per finire, non avevo neanche potuto sentire le sue ultime parole, non avrei mai potuto sapere se mi avrebbe voluto dire che anche le mi amava o che ero pazzo. La mia vita era finita.

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Era passato solo un mese dalla mia seconda condanna, e il mio aspetto era terribile. Ogni sera andare a letto era un dolore immenso per me, non avevo più voglia di vivere, nulla aveva più un senso senza di lei. Ormai ero impazzito completamente, infatti il giorno dopo sarebbe avvenuto il trasferimento in un carcere - manicomio. Pioveva, e decisi di uscire in cortile per l'ultima volta, ed andare da quel gruppo di 10 persone che nessuno, ma dico nessuno, aveva mai osato sfidare. Erano 10 bestie, e si diceva che chiunque li avrebbe sfidati sarebbe morto. Andai verso di loro, con uno sguardo che era ormai prosciugato da ogni emozione, e mi accerchiarono. Andai fronte a fronte col capo di loro, e gli tirai un pugno fortissimo. L'ultimo sforzo di una vita.
Mi lasciarono poco dopo per terra con tutte le ossa rotte, il sangue che usciva dappertutto, il respiro che non saliva, privo di vita. Mi scesero delle lacrime, che si mischiarono al fango che c'era per terra, e parlai da solo, anche se molto lentamente e con parole rotte, con in volto un sorriso.

Smiley. Ecco qual'era il tuo soprannome, di quella notte. Smiley.

Dissi, per poi chiudere gli occhi sotto quella pioggia, una volta per tutte.
  
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