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Autore: Blackie_    02/11/2011    2 recensioni
Bill si sente vuoto. Un orfano tossicodipendente e disoccupato, condannato ad una vita solitaria ed infelice, unica compagna: l'Eroina.
Ma forse il destino ha voluto finalmente dargli una mano, forse l'incontro con Alexia, un angelo in gonnella dagli occhi blu, potrà davvero cambiargli la vita ed aiutarlo a ritrovare la speranza che ha perduto. Ma questo soltanto se anche lui lo desidererà davvero...
"Corro. Le scale sono ancora umide dal recente temporale, ma non scivolo. Corro. Non posso, non devo fermarmi. Corro. Ormai ho deciso, Se devo lasciare questo mondo andrò io stesso incontro alla morte, non le lascerò la soddisfazione di prendermi alla sprovvista. Corro. Corro e piango. Mi fermo, tutta la mia sicurezza va a puttane quando guardo giù dal tetto del palazzo… ma è troppo tardi per tornare indietro."
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Nuovo personaggio
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Nè Bill Kaulitz, nè tutti gli altri personaggi descritti in questo racconto mi appartengono.
I fatti descritti sono tutti inventati e non corrispondono minimamente alla realtà.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

Note dell'autrice:Ok...Non so dove trovo il coraggio di postare, l'dea di questa FF girava nella mia (non del tutto sana) testolina da un bel po' di tempo. è ancora in fase di scrittura, quindi potrei non essere sempre molto puntuale con i capitoli...Non so seriamente che altro dire, leggete e capirete da soli.
PS: se ho fatto errori, di qualsiasi genere, non esitate a dirmelo...Qualunque tipo di critica, purchè costruttiva, è ben accetta ^_^

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Corro. Le scale sono ancora umide dal recente temporale, ma non scivolo. Corro. Non posso, non devo fermarmi. Corro. Ormai ho deciso, Se devo lasciare questo mondo andrò io stesso incontro alla morte, non le lascerò la soddisfazione di prendermi alla sprovvista. Corro. Corro e piango. Mi fermo, tutta la mia sicurezza va a puttane quando guardo giù dal tetto del palazzo… ma è troppo tardi per tornare indietro.

 

 

...Addicted to you...
 


Bill salì in piedi sul muretto e chiuse gli occhi: voleva andarsene per sempre, aveva deluso tutti, sé stesso per primo, e sapeva che non sarebbe mai potuto uscire dal circolo vizioso in cui era rimasto invischiato.
Prese un respiro profondo lasciando che l'aria gelida della notte penetrasse nei suoi polmoni.
Non aveva paura, non più.
Riapri gli occhi e guardò la città sotto di lui. Ancora poche macchine viaggiavano nell'oscurità, ma nessuno sano di mente si muoveva a piedi a quell'ora.
-Addio.- sussurrò, ma poi le sue labbra si piegarono in un sorriso amaro.
A chi stava dicendo addio? Chi lo avrebbe mai potuto ascoltare? Chi lo avrebbe rimpianto quando sarebbe morto? La risposta era una e terribile: Nessuno. Lui non valeva nulla, non era nessuno e nessuno avrebbe mai pregato per la sua anima.
-Non valgo nemmeno una lacrima...- sussurrò al silenzio della notte. Poi scrollò le spalle cercando di togliersi di dosso quei pensieri e rimanere indifferente, non voleva dare un motivo in più per divertirsi a quel Dio che gli aveva mandato tutte le sventure della sua miserabile vita. No, non poteva dare la colpa a Dio, la colpa era sua, colpa sua se aveva deciso di entrare nel giro, colpa sua se aveva messo in pericolo le persone che amava e colpa sua se…
Strizzò gi occhi per non piangere e rivolse nuovamente lo sguardo alla strada, ma non vedeva più l'asfalto, bensì gli occhi rossi della morte che lo stavano guardando assetati di anime umane.
"Eccomi, avanti, vieni a prendermi!" pensò. Ma in quel momento, proprio mentre stava per fare l'ultimo passo...
-Hey!-
Qualcosa lo bloccò.
-Fermati!!-
Una voce, possibile che fosse frutto della sua immaginazione. Decise di non voltarsi, ma quando una mano gli afferrò il polso non poté non guardare. Una ragazza, era bellissima, la pelle era chiara e i capelli nerissimi e drittissimi, ma la cosa più meravigliosa di quella figura aggraziata erano i suoi meravigliosi occhi chiari, resi più gradi da un filo di matita nera. Occhi di giada tra l'azzurro e il verde che gli ricordavano in modo impressionante il mare. Bill restò letteralmente a bocca aperta, non gli era mai capitato di restare così colpito da una persona.
-Che cazzo stai facendo??-
La sua voce incollerita lo fece risvegliare dallo stato di trance in cui era caduto ammirandola.
-Voglio morire.- disse semplicemente. La ragazza lo guardò esterrefatta.
-Senti, ora torni giù senza fare storie!!- disse lei decisa. Bill non aveva mai conosciuto una persona così schietta.
-Quello che voglio fare della mia vita sono cazzi miei!- rispose lui a tono, -Quindi, se tu mi facessi il piacere di andartene…-
Lei non lo lasciò finire:
-Vale sempre la pena di vivere…Anche se a volte ci sembra di avere tutto contro non bisogna mai perdere la speranza.-
Bill sorrise amaro: -Facile, parlare di speranza...-
Il suo sguardo si incupì.
-Sono orfano, disoccupato, dipendente dall'Eroina…-
E qui le mostrò i polsi per farle vedere i segni lasciati dalle tante volte in cui una siringa aveva bucato la sua pelle per fargli provare almeno un po' di quella pace illusoria.
-E per questo sono indebitato fino al collo con un tipo che mi vuole ammazzare.-
La mora non disse più nulla, si limitò a passare lo sguardo da Bill alle sue braccia e viceversa, rabbrividendo. Lui sorrise amaro.
-Non c'è nulla tu possa dire per farmi cambiare idea.-
Abbassò lo sguardo.
-Ora vattene.-
Ma lei non si mosse.
-Però...qualcosa posso fare.-
Con pochi passi salì lei stessa sul muretto e guardò Bill con un'aria che sembrava quasi di sfida:
-Se salti tu…io vengo giù con te.-
Il ragazzo rimase a bocca aperta, questa ragazza, mai vista prima, gli stava dicendo che sarebbe morta insieme a lui?! No, non poteva parlare sul serio!
-Stai bluffando!- disse lui, ma la mora non dava segni di indecisione.
-Nessun bluff.- affermò decisa, -Ormai sono dentro a questa storia…Non mi perdonerei mai se tu morissi e io non riuscissi ad impedirlo.-
Gli occhi di Bill si inumidirono, sentiva le lacrime tornare. Possibile che riuscisse a rovinare la vita anche alla gente che nemmeno conosceva?! Ma infondo, che gli importava? L'aveva detto lui stesso prima "Ognuno fa quello che vuole della propria vita"… Eppure non voleva che quella meravigliosa creatura morisse per lui.
-Non farlo…hai ancora tutta la vita davanti!-
Lei scrollò le spalle con un gesto noncurante, che però tradiva un po' di indecisione:
-Anche tu.- disse, poi si sporse pericolosamente, spaventando a morte Bill.
-La tua è una vita vera...- disse lui.
Lei lo guardò con una dolcezza da togliere il fiato e avvicinandosi gli sussurrò accanto all'orecchio: -Ogni vita è vera, tu esisti, cammini, respiri…Sei un essere umano e non meriti di morire solo perché hai perso la tua speranza.-
Bill restò ammaliato dall'inebriante fragranza che emanavano i capelli setosi di lei, ma scosse la testa e disse: -Chi può aiutarmi a ritrovarla?- le chiese, -Non c'è più nessuno al mondo, a cui importi qualcosa di me.- sussurrò cupo.
A sorpresa, però, la ragazza intrecciò le sue dita con quelle di lui.
-Io ci sono.- mormorò. E bastò questo, bastò per far accendere una piccola scintilla in lui: scoppiò a piangere e si rintanò tra le braccia di lei. Si vergognò della sua debolezza maledicendosi milioni di volte, ma non si staccò da quell'abbraccio per lungo tempo, nemmeno quando lei lo fece scendere dal muretto e lo mise a sedere appoggiandosi poi anche lei ad una colonna.
Bill fece qualche respiro profondo e si asciugò il viso, era imbarazzatissimo, si sentiva privo di qualunque difesa e sapeva che per lei sarebbe stato facile, ora, scavargli dentro.
-Come va?- gli chiese apprensiva. Lui si limitò ad annuire.
Nessuno dei due parlò più per un tempo che sembrava interminabile… Ma perché non se ne andava? Era riuscita a salvarlo, perché ora non svaniva così come era apparsa?
-G-Grazie...- mormorò ad un certo punto, esitante. Ma si sentiva davvero in dovere di ringraziarla? Oppure lei aveva soltanto rimandato l'inevitabile? Allungato l'agonia prima della morte vera e propria?
Il suo angelico sorriso lo distolse da quei macabri pensieri:
-Comunque…Io sono Alexia.- disse e gli tese la mano.
Lui esitò un attimo, ma poi la strinse:
-Bill.- disse semplicemente.
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-Bill- disse quasi sussurrando. La sua presa era debole e la sua mano fredda. Notò poi che era uscito fuori soltanto con una maglietta addosso.
-Prenderai freddo così...- gli disse Alexia, poi si tolse la felpa e gliela porse.
Lui però scosse la testa: -Non ne ho bisogno.-
Alexia inarcò le sopracciglia e lui capì di non poterla contraddire. Indossò la felpa e ci si strinse dentro. Era molto magro, forse troppo. Si tuffò in quella stoffa calda sentendosi subito meglio.
-L'avresti fatto davvero?- chiese ad un certo punto, -Ti saresti davvero…buttata insieme a me?-
La mora abbassò lo sguardo:
-Sì.- disse arrossendo. Ma contro ogni sua aspettativa il ragazzo la guardò quasi con disprezzo.
-Allora sei davvero una stupida!- esclamò. Lei avvampò d'ira: come si permetteva di parlarle così?
-Un semplice "Grazie" era sufficiente.- disse acida.
Lui ridacchiò senza allegria:
-Mi pare di averlo già fatto.- disse, poi si slacciò la giacca, -Non mi serve, ora me ne torno a casa.-
Alexia riprese la sua felpa con un gesto di stizza:
-E restaci!-
Come poteva essere così maleducato, impertinente…e così dannatamente bello?
Si violentò mentalmente per quest'ultimo pensiero, arrossendo di colpo, fortuna che Bill le aveva già voltato le spalle.
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Fece il percorso contrario, uscendo dalla palazzina. La proprietaria era stata fin troppo gentile a trovargli come dimora quella topaia, con quello che la pagava (quando la pagava); per arrivarci, però, doveva entrare dal retro. Così si addentrò per il piccolo vicolo che lo separava dalla sua casa, non l'avesse mai fatto! Una stretta d'acciaio lo prese al polso, per un attimo pensò ad Alexia, ma non poteva essere lei, la morsa era molto più forte... Ebbe quasi paura di voltarsi, sapeva chi c'era ad attenderlo.
-Girati Kaulitz…dobbiamo solo parlarti.-
Una voce poco rassicurante confermò i suoi sospetti. Si girò lentamente incrociando gli occhi gelidi di Georg, dietro di lui c'erano due dei suoi tirapiedi, uno brandiva un coltellino e l'altro una catena di acciaio… Non ci voleva molta immaginazione per capire che cosa volessero da lui e che cosa gli avrebbero fatto se non l'avessero ottenuto.
-I soldi, Kaulitz!- disse mostrando una mano tesa, ma nel suo viso c'era un ghigno sadico. Sapeva già la risposta e già pregustava il momento in cui si sarebbe potuto divertire.
Bill deglutì a vuoto, ma cercò di mantenere un espressione impassibile.
-Non ce li ho ancora.- disse con tutta la calma possibile.
La mano di Georg si chiuse a pugno è andò a colpire il suo viso. Cadde, il labbro spaccato, ma Georg lo afferrò per la collottola prima che lui finisse a terra.
-Quante possibilità ti abbiamo già dato, eh?- gli chiese Georg.
-Tante.- rispose lui tremante, senza però distogliere lo sguardo.
-Già…troppe!- Gli alitò in faccia.
Lo spinse per terra e fece un cenno ad uno dei suoi. Quello con la catena si avvicinò minacciosamente.
"Perfetto", pensò Bill, "Allora è destino che io debba morire questa notte!" Solo che buttandosi dal tetto magari avrebbe fatto meno male.
Non cercò di proteggersi, non sarebbe servito a nulla; non implorò pietà mentre lo colpivano a sangue, non lo avrebbero ascoltato; non urlò, non pianse, gli avrebbe solo dato più soddisfazione. Georg lo prese per i capelli e gli sorrise malefico. Bill ansimava, ormai vedeva tutto offuscato, eppure sentì il dolore acutissimo quando la lama affilata tagliò la sua carne, sfregiandogli entrambe le guance. Non riuscì a trattenere un gemito, che fece disegnare sul volto di Georg un ghigno di onnipotenza.
-Oh, poverino!- disse il suo aguzzino con falso dispiacere, -Come farai ora senza il tuo bel visino?-
Rise sguaiatamente insieme a tutti gli altri.
-Facile fare il dio...- mormorò Bill con le sue ultime forze, -Tre contro uno, disarmato… complimenti.-
Gli occhi verdi di Georg si accesero di rabbia. Bill, non riuscendo più a sostenere quello sguardo d'odio, chiuse i suoi. Qualcuno gli tirò un calcio nelle costole, sbatté contro al muro sputando sangue, scivolando poi a terra inerte, come un sacco vuoto.
-Fuori un altro.- disse Georg soddisfatto, allontanandosi poi insieme agli altri due.
Credevano, di averlo fatto fuori, e invece no, c'era ancora un alito di vita in lui, ma a cosa sarebbe servito? Non avrebbe mai superato la notte, lo sapeva, ed ora, rimasto finalmente solo, pianse, senza ritegno, nonostante ad ogni singhiozzo i suoi muscoli si contraessero dal dolore. Fra gli spasmi, cercò dentro di lui la speranza perduta, qualcosa che lo spingesse a farcela... niente, la mattina dopo qualcuno avrebbe trovato il suo cadavere sull'asfalto, qualcun altro lo avrebbe catalogato in un obitorio e forse qualche anima pia gli avrebbe dato una sepoltura decente. Era la fine.
Un calore improvviso lo svegliò per un momento dal suo torpore, ma appena un istante dopo, perse totalmente i sensi.





 
  
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