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Autore: Caranil_    03/11/2011    4 recensioni
Scritta due mesi fa grazie all'amore per l'incest attaccatomi da Algedì (quella donna sarà la mia rovina, ma non posso non amarla ♥), questa storiella vuole, in duemila parole, raccontare la storia di un amore impossibile, il cui destino di morte si conosce fin dal primo istante in cui sboccia.
La storia dell'amore tra Daphne e Astoria.
Perchè una donna delusa, una donna tradita, è capace di qualunque cosa, anche di rassegnarsi a una vita d'infelicità, per amore di vendetta... soprattutto se costei si chiama Astoria Greengrass.
Avvertimenti: Yuri e Incest. Se non gradite, non aprite (:
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Yuri | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Girls do it better! (:'
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Avrei sposato te




Astoria camminava, raggiante e splendida nel suo vestito da sposa, verso colui che in breve sarebbe diventato suo marito. Egli la fissava con un sorriso dipinto sulle labbra e il viso dell’uomo più felice del mondo, ma chi lo conosceva bene avrebbe intuito senza difficoltà il motivo delle rughe agli angoli della bocca e dello sguardo assente.
Nel giardino di Villa Malfoy si era radunata la crema dell’alta società magica inglese, per l’unione di due delle più antiche e nobili stirpi Purosangue, e nelle prime file, ove si trovavano i familiari degli sposi, risuonavano sospiri commossi e tremuli. Narcissa, che sfoggiava un abito color petrolio, aveva gli occhi lucidi, e così anche Lucius, in piedi al suo fianco, che stringeva il bastone tanto da sbiancarsi le nocche. Il signor Greengrass sorrideva, perso nei suoi pensieri, con la mano appoggiata sulla spalla della consorte che singhiozzava.
L’unica che non dimostrava una particolare emozione, quel giorno, era Daphne Greengrass, sorella maggiore della sposa. Il suo volto mostrava solo noia, salvo contrarsi in un’espressione ostile quando il suo sguardo incontrò quello di Astoria, il cui sorriso per un attimo si tramutò in un trionfante ghigno. L’inviata del Settimanale delle Streghe sbattè le palpebre, stupita da quella mancanza di affetto familiare, ma quando riaprì gli occhi tutto era tornato normale e si convinse di aver immaginato l’intera scena.

***

«Tu, lurida sgualdrina! Draco è il mio ragazzo! Come hai osato rendere tua sorella lo zimbello di tutta Hogwarts?» gridava Daphne, adirata come Astoria non l’aveva mai vista prima.
«Non stupirti di quello che ho fatto,» rispose quieta, conscia che avrebbe solo aumentato l’odio della sorella nei suoi confronti. «perché tu sai, sai cosa mi ha spinto a portarmelo a letto.»
La maggiore rise sguaiata. «Portartelo a letto… Parli come una lurida Mezzosangue. Che fine ha fatto la mia Tory? Quella che non avrebbe mai osato fare una cosa del genere alla sorella, mai avrebbe provato a dividerla dall’amore della sua vita?»
L’altra si incupì. Sospirando, sussurrò con lo sguardo fisso ostentatamente fuori dalla finestra: «La tua Tory è morta. Tanto tempo fa. » Si interruppe, e una lacrima le rigò la guancia. «Ricordi cosa mi avevi detto? Io e te saremmo state per sempre… Per sempre.» Daphne si voltò e si mise a sistemare la libreria. «Eravamo solo bambine all’epoca. Forse sarebbe meglio se tu guardassi avanti invece di restare ancorata ai ricordi…» disse lentamente, con voce bassa.
«Quelli non sono solo ricordi! Non fingere, ti conosco meglio di chiunque altro, persino meglio di Draco! » urlò Astoria. «Il tuo carissimo ragazzo,
l’amore della tua vita,» disse scimmiottando la sorella, «lui sa che appena l’anno scorso giuravi amore eterno a me? Non mentirmi, Daphne, io so che pensi a me ogni notte, io so perché con lui ‘vuoi aspettare’…» La osservò trasalire e voltarsi verso di lei con sguardo fiammeggiante. «Sì, me l’ha detto, ma anche se non l’avesse fatto l’avrei capito.» Riprese Astoria, crudele. «Non hai promesso a nostro padre di mantenerti pura fino al matrimonio, è una maledetta balla che hai raccontato per tenerlo buono!» La fissò negli occhi e vide le iridi verdi della sorella allargarsi e inumidirsi. Impietosa, continuò. «Io lo so che vuoi me. Ammettilo e smetti di mentire a te stessa.»
Daphne scosse la testa. «Tu sei pazza, sorella. Solo una pazza avrebbe potuto… sedurre… l’amore della mia vita. Mi hai portato via l’amore della mia vita, e l’hai fatto solo per vendetta. Ti senti meglio adesso?»
«Sì, Daphne. Mi sento molto, molto meglio, perché so che tu starai come sto io, o perfino peggio. Ti consumerai dal dolore, proprio come io ho fatto finora. Buona fortuna,» concluse uscendo dal dormitorio femminile del settimo anno.

***


«Astoria, cara, ti verso dello champagne?» chiese la donna vestita d’argento, con uno sfarfallio di ciglia e voce civettuola.
«Mille grazie, Daphne, ma sai che non posso bere bevande alcoliche» rispose l’altra, portandosi una mano al ventre come a proteggerne il contenuto e piegando la testa verso sinistra.
«Insisto! Qualche goccia non può che farti bene, e poi è il tuo matrimonio, ti è concesso esagerare un po’…»
Stupita dalla veemenza della sorella, Astoria prese il flûte offertole. «Cosa ti porta a rivolgermi la parola, sorella?»
Daphne si guardò intorno e decise che quel posto le offriva troppa poca privacy. «Raggiungimi tra un paio di minuti nel salone… Lì saremo tranquille. » Si girò e si diresse verso l’edificio, lasciandosi dietro una sorella alquanto confusa. Astoria bevve lo champagne in fretta, posò il bicchiere e seguì la maggiore.

***


«Astoria, il tuo comportamento ha gettato fango su tutta la nostra famiglia. Hanno lucrato sulla notizia che tu hai fornito loro, ingigantendola e rendendola uno scandalo…» mormorava la signora Greengrass, seduta sulla sua poltrona accanto al camino.
«Se ho fatto ciò che ho fatto, Madre, non dubitate che ci fosse un motivo…» rispose la giovane, con voce pacata ma attenta a non rivelare troppo. «Un motivo anche alquanto grave. Mi conoscete, sapete che ogni mia decisione viene attentamente ponderata prima di essere presa definitivamente… E vi prego, pertanto, di non insistere su questo argomento.»
«Ma, mia cara… Cosa può esserci di tanto grave da indurti a una tale azione?» Sotto la preoccupazione, Astoria percepì nella voce della madre una nota piuttosto consistente di curiosità. Certo, ora che aveva finalmente appurato che la figlia non era una sgualdrinella, esigeva di sapere la causa remota dell’odio tra le due sorelle… perché, in effetti, proprio di odio si trattava.
«Sono questioni… private, che restano tra me e Daphne. Ne sono dispiaciuta, ma non potete sapere niente di più di quanto vi ho detto.» Concluse, gentile e rispettosa ma ferma e decisa.
La signora Greengrass, lisciando le pieghe della veste da camera, emise un: «Oh» di comprensione. Daphne era sempre stata la sua figlia preferita, e, vedendola in quello stato di somma prostrazione, in un’improvvisa presa di posizione aveva deciso che avrebbe fatto tutto il possibile per farla stare meglio. Il suo carattere tutt’altro che forte e volitivo, però, non la aiutava in questa impresa.

***


«Cosa vuoi da me adesso?» chiese Astoria indurendo la voce. Daphne, voltatasi verso di lei al suono della sua voce, la osservò: già normalmente era bellissima, quel giorno in particolare faceva quasi impallidire il sole. L’abito, con un corpetto in broccato che le avvolgeva il ventre senza stringerlo, ma che non lasciava nemmeno intravedere la prominenza del secondo mese di gravidanza, le slanciava la figura già abbastanza alta grazie alla gonna, non ampia ma lunghissima, di seta color avorio, la quale non terminava, com’era convenzionale, con lo strascico, bensì a qualche millimetro da terra con una nuvola di tulle lavorato in modo da sembrare spuma, che dava l’impressione che la novella sposa scivolasse, invece di camminare.
«Allora?» incalzò questa, piuttosto spazientita. La sorella si riscosse dai suoi pensieri e spostò lo sguardo dal vestito a lei, imporporandosi in modo quasi impercettibile sotto il trucco.
«Volevo… volevo solo darti le mie felicitazioni. Credo di non averlo ancora fatto, e ti chiedo venia per il ritardo con cui te le ho porte» mormorò tutto d’un fiato. Si vedeva che era un discorso preparato, probabilmente era stata su l’intera notte precedente a pensare a cosa dire alla sorella… Quale dovette essere la sua delusione quando questa scoppiò a ridere!
«Cosa vuoi che me ne faccia delle tue felicitazioni, Daphne? Vuoi che me ne importi qualcosa, vuoi che da ora io sorrida per tutto il giorno perché, oh, mia sorella s’è degnata di parlarmi dopo anni che m’ignora? Seriamente, Daphne, cosa vuoi dirmi?» Il feroce sarcasmo di cui erano intrise queste parole sembrò turbare la maggiore delle due, che però si riprese in pochi secondi. In effetti Astoria non aveva del tutto torto, e Daphne avrebbe dovuto aspettarsi simili parole.
«Volevo solo che tu sapessi che mi dispiace. Di tutto.» Disse accorata. Nessuna delle due era abituata a chiedere scusa, erano entrambe troppo orgogliose per farlo e lo sapevano perfettamente, quindi Astoria fu piuttosto sorpresa dalle parole della sorella. «Di… tutto?» chiese timida, fissando Daphne negli occhi. Questa respirò profondamente prima pronunciare un «Sì» deciso.
Il cuore nel petto di Astoria prese a battere più forte. Le era chiarissimo a cosa quel tutto si riferisse, e se Daphne si era scusata per quello... «Ho immaginato questo momento per tutte le notti della mia vita, ma mai avrei pensato che succedesse il giorno del mio matrimonio.» Mormorò dunque, studiando le interessantissime linee intrecciate del tappeto persiano su cui si poggiava l’altrettanto interessante divano in pelle verde.
«Sappiamo entrambe che hai appena sposato la persona sbagliata, mia Tory…» disse Daphne avvicinandosi alla sposa e prendendole le mani. Il cuore di questa saltò un colpo, quando sentì come la sorella la stava chiamando. L’ultima volta che aveva usato quel nomignolo, le aveva giurato che sarebbe stata accanto a lei per l’eternità… E non aveva mantenuto la promessa.
«Daph, ti prego non farlo» sussurrò a fior di labbra, con gli occhi fissi in quelli dell’altra. «Perché?» chiese, stupendosi.
Astoria non rispose, ma distolse lo sguardo, e con un dito sottile si asciugò una lacrima che minacciava di rovinarle il trucco.
«Tory, guardami.» Questa obbedì quasi automaticamente a quella voce dolce, carezzevole e incredibilmente autoritaria. Daphne le prese il mento con due dita e le baciò il labbro inferiore, sfiorandolo leggermente con la lingua.
Astoria restò immobile, aspettando che sua sorella si staccasse e cercando di resistere all’impulso di aprire la bocca e concedersi a lei totalmente. L’aveva già fatto, e nonostante fosse stato il peccato più dolce che avesse mai commesso, le aveva distrutto l’anima.
Quando Daphne si fu allontanata abbastanza, l’altra, delicatamente, le prese le mani e le staccò dalla sua schiena, dove si erano posate. «Ti avevo chiesto di non farlo» disse, non riuscendo a nascondere le prime lacrime che scendevano. «Ti avevo pregato di non farlo, Daphne, e tu mi hai baciata ugualmente.»
«Lo volevi anche tu» rispose semplicemente, stringendosi nelle spalle.
«Tu non sai cosa voglio.»
«Hai appena sposato la persona sbagliata» ripetè Daphne, ostinata.
«Io… Io avrei sposato te. Ti avrei reso la donna più felice del mondo, lo sai. Sei stata tu a distruggere tutto…» Un singhiozzo le spezzò la voce. La maggiore si allontanò di scatto, come se si fosse ustionata. «Mi avresti sposato? Io lo farei adesso.»
«Io no, mi dispiace.»
Estraendo un fazzolettino di seta dal corpetto, e asciugandovisi gli occhi, Astoria uscì dal salone. Sicuramente, ai matrimoni non passa inosservata l’assenza della sposa, e normalmente le pause in bagno duravano di meno. Avrebbe imputato alla gravidanza un lieve malore che l’aveva colta.
Tirando lievemente su con il delizioso naso a punta, si diresse a passo spedito verso Draco. L’unico, vero amore della sua vita, come avrebbe detto Daphne… ma se c’era una cosa che differenziava le due sorelle, era la capacità di mentire a se stesse, che ad Astoria mancava del tutto.
Gli prese la mano, e sorridendo lo baciò, facendo trillare di gioia innumerevoli allegre comari che Draco stava affascinando con il suo eloquio. Era un seduttore nato, quell’uomo, e il suo charme aveva dell’incredibile.
Distribuendo sorrisi a destra e a manca, proprio come una sposina modello, Astoria cercò di dimenticare l’episodio avvenuto poco prima nel salone. Ma quel Mia Tory, sussurratole a pochi millimetri dal viso, inevitabilmente le rievocò ricordi spiacevoli.

***


Il fuoco riscaldava la pelle di entrambe, facendola sembrare di un bellissimo color bronzo. Daphne abbracciava da dietro la sorella minore, e le accarezzava i capelli con movimenti lenti e pigri.
«Mia Tory, sei bellissima.»
«Grazie» rispose l’altra assonnata. Il tepore delle fiamme le intorpidiva i sensi e la mente, e pur essendo già sulla buona strada per addormentarsi, sentì distintamente ciò che le fu mormorato all’orecchio.
«Mia splendida Tory… Resterò accanto a te per tutta l’eternità, e che tu possa ferirmi fino alla mia morte se non mantengo la promessa.»
«Lo farò certamente» rispose Astoria.
Daphne posò le labbra sull’orecchio della sorella e cantilenò: «Mia Tory, mia Tory, mia Tory, mia Tory…»
Cullata da quella melodiosa voce, si addormentò.



[2000 parole]



Note
Dunque, questa storia giaceva in una delle innumerevoli sottocartelle del mio PC, quando Algedì, il buon vecchio funghetto, giunse ad obbligarmi a postarla.
Questa storia mi piace, e anche tanto.. Magari vi potrà fare schifo, ma è una di quelle che mi è piaciuto di più scrivere. Ma questo suppongo non v'interessi XD
Dunque, volevo dire... ah, sì.
Astoria e Daphne sono due personaggi nominati mezza volta in tutta la saga, spero di aver dato loro una personalità credibile. Sicuramente non sono Mary Sue, pur essendo entrambe bionde e bellissime, per il semplice fatto che una Mary Sue di solito è etero e buona, mentre queste due sono bastarde dentro e lesbiche, però ciò non toglie che potrebbero essere benissimo banali.
Che dire, spero d'esserci riuscita.
Per la figura della signora Greengrass ho cercato di fondere Mrs Bennett della beneamata Jane Austen con Mrs Vane, creatura del mio adorato Wilde. Ne è venuto un ibrido, ma spero che sia un ibrido plausibile.
Spero che questa storiella sia piaciuta a voi un quarto di quanto è piaciuto a me scriverla... E alla prossima (:
   
 
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