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Autore: Mimi18    04/11/2011    9 recensioni
#1. Nulla, eccetto Elka, con le mani sui fianchi e la faccia da rana. (Elka/Free)
#2. “Ho quasi finito di sistemarti il bagno. Non fare caso a me mentre fai la doccia, Liz!” (Kid/Liz)
#3. “Certo, altrimenti senza di me la lezione sarebbe una noia.” (Black*star/Tsubaki)
#4. Era lì con lei, anche dopo che l’aveva vista volare via. (Ox/Kim)
#5. Conosceva ogni centimetro di quel corpo, non aveva segreti. (Neigus/Sid)
#6. Maka, Maka, Maka. (Crona/Maka oneside)
#7. “Non hai detto che ti stavi annoiando?” (Soul/Maka).
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Crona, Death the Kid | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I will get your soul


1#. It’s a new life for me, and I’m feeling good.
Free inspirò a pieni polmoni l’aria fresca della notte, ululando alla lunga felice come non era stato negli ultimi incalcolabili anni. Aveva corso, sentito le gambe dolergli a causa della fatica, il sudore colava lungo la sua schiena e nulla avrebbe potuto farlo stare meglio.
“Free, quante volte ti devo ripetere che se Medusa scopre che sei corso via se la prenderà con me?”
Nulla, eccetto Elka, con le mani sui fianchi e la faccia da rana.
“Scusami,” esclamò Free saltando dal muro su cui si era arrampicato, finendo a pochi centimetri dalla giovane. Vide le sue gote arrossarsi vivacemente, mentre allungava verso di lui un asciugamano.
“Devi star attento, o metterà dentro di te almeno cento serpenti, quella…quella…”
Free le accarezzò il capo, ed Elka si azzittì. Sollevò gli occhi su di lui, lucidi di lacrime, ma contraccambiò il suo sorriso.
“Andiamo Elka, perché non vai a farti un bagno in uno stagno per sfogarti? Oppure puoi ululare con me. Si sta davvero bene, così!”
La giovane strega si morse le labbra indecisa, guardandosi alle sue spalle. Se Medusa li avesse scoperti a bazzicare per i boschi, rischiando di farsi scoprire, li avrebbe ammazzati. O meglio, lei sarebbe morta e Free no, perché quell’armadio era immortale.
Non oppose resistenza, tuttavia,  quando lui la sollevò come nulla, portandola con sé.
“Sai Elka, tutto questo per me è nuovo. Tutto. Anche e soprattutto tu,” disse arrampicandosi sempre più in alto, aggrappandosi ai rami più robusti degli alberi. Una volta in cima, la tenne ancorata a sé per la vita, ammirando il panorama sottostante. “E avevo dimenticato quanto fosse bella la libertà.”
Elka, guardandolo di sottecchi, si sentì bene. Si sentì bene con lui, dopo mesi.


2#. Theese foolish things remind me of you
Liz inarcò un sopracciglio curato, guardando fortemente a disagio la perfetta simmetria della sua stanza, partendo dalle tendine fino ad arrivare ai suoi cosmetici sulla scrivania, allineati così precisamente da farle venire l’urticaria.
La cosa più inquietante, comunque, fu constatare che i suoi rossetti (dapprima cinque) erano otto, così come gli ombretti e persino i cappelli sull’appendiabiti. Rabbrividì al pensiero di Kid in un negozio di cosmetica, vicino allo svenimento a causa del caos che regnava in quei negozi.
Oh, beh, rifletté aprendo il cassetto della biancheria (ordinata perfettamente), Kid era stato quasi carino ad ordinare la sua stanza. Probabilmente se fosse entrato in quella di Patty gli sarebbe venuta una sincope, ma Liz ignorò il pensiero ed entrò fischiettando in bagno.
Improvvisò una piroetta, levandosi la canottiera e guardandosi i seni (decisamente più piccoli di quelli di Patty) con particolare criticità.
“Uh, il seno sinistro è più grande di quello destro, lo sapevi?”
Liz corrugò la fronte, incerta se sparare dritta in mezzo la fronte di Kid o chiedergli cosa ci facesse lì.
“Cosa…ci fai tu qui?”
Kid sollevò due boccette di shampoo perfettamente identiche, le guance rosse dall’eccitazione: “Ho quasi finito di sistemarti il bagno. Non fare caso a me mentre fai la doccia, Liz!”
E tornò al suo lavoro fischiettando, lasciandola in piedi mezza nuda come una stupida. La giovane non seppe se prendersela più per l’indifferenza che lui aveva dimostrato nei suoi confronti o per la violazione della sua privacy.


3#. An baby your love is gonna change me
Black*star la guardò da lontano, silenzioso. Normalmente avrebbe urlato per richiamare la sua attenzione, ma gli piaceva vedere il sorriso di Tsubaki, così dolce che lo faceva sentire terribilmente tranquillo. Lui, un uragano continuo di emozioni.
Amava - oh, sì, proprio amava! - quando vedeva la sua buki girare il capo a destra e sinistra, affannata e quasi spaventata, ed era in quei momenti che lui, issandosi sulla torre più alta, la chiamava.
“L’ILLUSTRE SOTTOSCRITTO É ARRIVATO!” Strillò con enfasi, e subito Tsubaki sorrise, tranquilla - e dentro lo stomaco di Black*star, svolazzavano le farfalle, perché il sorriso di Tsubaki era la cosa più potente che avesse mai visto. Più potente anche di lui stesso, forse.
La raggiunse con un balzo, e lei non si spaventò nemmeno, battendo le mani estasiata - sperò Black*star - dalla sua esibizione.
“Oggi verrai a lezione?”
Il ragazzino la guardò a lungo: guardò i suoi capelli spettinarsi a causa del venticello fresco, guardò la sua gonna sollevarsi, guardò le sue gambe, guardò i suoi occhi e vi vide una luce speranzosa.
Sputò a terra, incamminandosi verso le aule. “Certo, altrimenti senza di me la lezione sarebbe una noia,” disse guardandola di sottecchi, e sentendosi pieno di sé quando un sorriso di felicità si dipinse sul volto della buki: era solo merito suo.


#4. Don’t you ever let me go
Kim lasciò semplicemente che Ox l’abbracciasse. Non badò al sudore che colava dalla sua maglia, non badò all’occhio nero del ragazzo, non badò al suo cuore che scalpitava nel petto, come se la stesse martellando ripetutamente.
Si strinse a lui, ignorando il fatto che poi Ox ci avrebbe sicuramente riprovato (e lei probabilmente l’avrebbe lasciato fare), strinse la sua maglietta e pianse forte, lasciandosi accarezzare i capelli corti dal ragazzo.
“Andrà tutto bene,” le disse con voce arrochita dal troppo silenzio, mentre Kim tirava su con il naso.
Era lì con lei, anche dopo che l’aveva vista volare via.
Era rimasto con lei, nonostante l’avesse trafitto con un pugnale, nonostante l’avesse picchiato, insultato, rifiutato, denigrato, ignorato. Era rimasto con lei, l’aveva trattenuta, facendole capire quanto amore le avrebbe donato - e le aveva sempre riversato addosso.
Kim si strinse a lui, mordendosi il labbro inferiore e nascondendo un singhiozzo. Si spalmò la faccia contro il petto di Ox, e desiderò rimanere con lui per tanto, tanto, tantissimo tempo.


#5. ‘Cause I’ve got you under my skin
Le bende caddero a terra, un groviglio che Neigus avrebbe districato più tardi, quando non avrebbe avuto mani ansiose sul suo corpo caldo, quando Sid sarebbe dovuto correre da Lord Shinigami, lasciandola sola - ma mai completamente.
Buttò il capo all’indietro, agevolando i baci del suo meister, aggrappandosi alle sue spalle larghe con un eco sordo nelle orecchie, un cliché terribilmente piacevole nella sua testa, che le ricordava quante altre volte Sid l’avesse presa, amata, ammirata lì, marchiando a fuoco ogni centimetro della sua pelle scura.
Sapeva dove l’avrebbe baciata, dove le sue mani si sarebbero fermate, dove lei poteva toccarlo per farlo frenare, con un sussulto.
Conosceva ogni centimetro di quel corpo, non aveva segreti. Guardò Sid negli occhi vitrei, capendo che nulla, da quando lui era morto, era cambiato. Era sempre lì, un segno perfettamente invisibile sotto la sua pelle, anche quando si allontanava.


#6. I’m just too far from where you are, I wanna come home
Crona strinse le gambe al petto, dondolandosi avanti ed indietro, ignorando gli insulti di Ragnarok.
Se escludeva il vociare della sua buki, c’era silenzio in quella stanza. Una sola finestrella faceva filtrare la luce del sole, e Crona piangeva.
Ricordava come Maka piombava nella sua stanza, prendendolo sotto braccio e tirandolo con sé. Una volta l’aveva fatto per presentargli chiunque nella Shibusen, un’altra per mangiare un gelato, un’altra ancora per una poesia che l’aveva fatto deprimere all’inverosimile.
Da quando Crona era fuggito, immaginava Maka china sui suoi libri, che l’aspettava.
Da quando Maka non era più venuta a prenderlo, l’aveva immaginata combattere contro Medusa, irata.
Da quando Crona se n’era andato, aveva sperato che Maka sentisse la sua mancanza in modo così forte da piegarsi su se stessa, in lacrime.
Maka, Maka, Maka. Si attaccava a quel nome, mentre le lacrime gli bagnavano il viso, chiedendosi se lei, quando sarebbe tornato a casa, l’avrebbe ancora accolto con quel sorriso luminoso che lo faceva arrossire di felicità.


#7. You are every minute of my everyday
Soul le sbatté il cuscino sulla faccia, sovrastandola con il corpo mezzo nudo e soffocando per qualche secondo la risata sguaiata di Maka. La sentiva tremare tra le sue gambe, come un’ossessa, senza alcun successo.
“Non hai detto che ti stavi annoiando?” Le chiese levando il cuscino dal volto sudato, scorgendo le gote arrossate della ragazza e gli occhi verdi sgranati, il disegno del divertimento che lo faceva sorridere felice.
Maka era così. Un attimo prima lo Maka-choppava perché aveva bruciato una frittata, l’attimo dopo appoggiava la testa sulla sua spalla, le gambe lasciate nude stese sul tavolino del salotto, e gli diceva di riempirle la giornata.
L’aveva presa di peso, issandosela in spalla come un sacco di patate, sculacciandola per divertimento e guadagnandosi un pugno. Erano risate forti, nonostante tutto, quelle di Maka. Risate che gli riempivano la testa, il cuore, l’anima.
In realtà, anche se sarebbero rimasti con la testa di Maka vicino al suo cuore, sarebbe andato bene ugualmente. Ogni minuto in cui la sentiva al suo fianco era perfetto, pieno, così ricco di qualsiasi sensazione da strabordare fuori dalla sua anima, che in quegli istanti si allacciava a quella della meister impeccabilmente. Oh, in quegli istanti il Kishin non avrebbe avuto scampo, mai.
“Soul, lasciamiiii! Guarda che ti faccio un Maka-chop!”
Lui rise, rise forte, guardandola scatenarsi sotto di sé tutta scarmigliata, con gli occhi ridenti e la bocca enorme aperta in un sorriso.
Si chinò su di lei, baciandola. E rise quando Maka l’attirò a sé con urgenza, circondandogli la vita con le gambe e mormorando un “finalmente” contro la sua bocca sottile.
Ogni minuto, ogni ora, ogni giorno così. Con lei, che lo riempiva di tutto, facendogli vibrare forte l’anima.
Maka.


Dedicata ad aki_penn.

N/a
Sinceramente, mi chiedo se il fluff non abbia preso possesso del mio corpo. Insomma, è quasi terrificante la dolcezza che alberga in tutta la fic, se escludiamo Crona.
Non so se sia bene o male - o la Cì. Ma so che la Soul/Maka mi piace.
Il tutto, oltre che capire se son capace di scrivere qualcosa su personaggi differenti, è un tributo al cantante che mi tira su il morale con la sua voce, le sue canzoni, la sua faccia: Michael Bublé. Io lo consiglio caldamente a chiunque (eresia!) non lo conosca.
Ah, tra parentesi, i commenti sono graditissimi. (L)
Mimi.


   
 
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