Tornando a questa piccola flash, cosa dirvi? La storia avrà CINQUE pubblicazioni, un giorno alla settimana - ogni Venerdì. Il racconto è composta da TRE CAPITOLI più PROLOGO ed EPILOGO. In principio, questa flash, doveva essere una one-shot, poi mi è stato chiesto di fare almeno una storiella più lunga ed è nata questa flashfic. Spero possa interessare a qualcuno :)
Adesso vi lascio al capitolo, buona lettura!
Un’altra chance
Non
sono ancora pronto per
lasciar perdere,
perché in quel caso non saprei
mai cosa mi sto perdendo,
ma sono troppo fuori strada.
Allora, quando mi arrenderò a
quello che ho desiderato?
Non saprò mai perché è
crollato tutto giù, giù, giù...
Down,
Jason Walker.
PROLOGO
Fell’s
Church,
Virginia. Stati Uniti
d’America.
Agosto, 2004.
― Damon! Ti stavo
cercando dappertutto! ― lo chiamò una ragazza, la
più bella di tutto il liceo.
I capelli mossi, castano scuro, le ricadevano fino a metà
schiena; gli occhi da
cerbiatta era due pozze onice, in cui perdersi ogni volta che la
guardava; il
fisico era perfetto, atletico. Degno di un capo cheerleader.
― Kat, ero qui. Sto
aspettando mio fratello, dovrebbe arrivare a momenti con Elena.
― Bello! Stanno
ancora insieme? Che carini… Senti, volevo sapere se hai
trovato le decorazioni
che ti ho chiesto. Devo finire di allestire il palco, visto che tra
qualche ora
comincia la cerimonia.
― Certo, li ho
messi in palestra. ― rispose. La ragazza si alzò in punta di
piedi e gli posò
un bacio a fior di labbra, per poi scappare via.
Damon restò lì,
impalato, a fissare quella ninfa, orgoglioso che fosse sua. Solo sua.
Katherine Pierce,
insieme a Damon Salvatore, entrambi diciottenni, erano i ragazzi
più popolari
del liceo. Lui, atleta affermato nel basket; lei, cheerleader bella e
talentuosa.
― Attento Damon, se
la guardi troppo rischia di scomparire.
― È tutta invidia.
― affermò il ragazzo ― Il fatto è che odi fino
all’inverosimile che io guardi
lei e non te.
― Mi hai scoperta!
Adesso cosa farò? ― domandò lei, melodrammatica.
Damon scoppiò a ridere per la
sua sfacciataggine, ma lei era fatta così.
Bonnie McCullough,
era la migliore amica di Elena Gilbert –
quest’ultima altre non era che la
ragazza di suo fratello, Stefan Salvatore.
Alta un metro e
sessanta, Bonnie, con la sua carnagione mulatta, i suoi occhi scuri, i
capelli
corti e rossicci, riusciva sempre a far impazzire Damon. Lui
l’adorava; c’era
stato un tempo, perfino, in cui aveva pensato di poter costruire
qualcosa con
la “streghetta”, ma il temperamento di Bonnie non
era per uno come lui. Damon
voleva la popolarità, Bonnie non era quel tipo di persona.
― Non avrete già
cominciato a discutere voi due, vero? ― domandò Stefan,
raggiungendo il
fratello insieme a Elena.
― No, fratellino. ―
rispose Damon, passandogli un braccio intorno alle spalle ― Come al
solito è
rimasta abbagliata dal mio fascino!
― Ti piacerebbe… ―
lo stuzzicò Bonnie, provocando una sonora risata alla sua
migliore amica.
Elena Gilbert,
sedici anni – come Bonnie e Stefan – era una
ragazza alla mano. I capelli
biondi, lunghi, le ricadevano lisci fino alla vita; gli occhi castani
erano
espressivi, sinceri, privi di ogni malizia. Stava con Stefan dal primo
giorno
di liceo, da quando – per caso – si erano scontrati
fuori dall’ufficio del
preside. Fu un colpo di fulmine, amore a prima vista.
Le ore, che
dividevano l’attesa dalla cerimonia della consegna dei
diplomi, passarono in
fretta. Katherine, insieme al comitato di organizzazione, fece un
lavoro
impeccabile. Come ogni volta. Quando la cerimonia iniziò,
tutti i genitori
furono fieri dei propri figli, i quali – vestiti con tunica e
cappelli bordeaux
– si susseguivano sul palco, per ricevere la loro promozione.
― Ci siamo
diplomati! ― urlò Katherine, mentre passeggiava con Damon
per il Luna Park ―
Finalmente ce ne andremo via da questa città, tesoro.
― Non vedevi l’ora,
eh?
― Già. Tu non sei contento
di partire? ― gli domandò. Lui, di tutta risposta,
scollò le spalle. Damon non
odiava quella città come Katherine, ma non voleva stare
senza di lei. Aveva
deciso, perciò, di seguirla, fino a New York.
― Un po’ mi
mancherà. ― ammise lui ― In fin dei conti ci ho vissuto per
diciotto anni.
― A me l’unica cosa
che mancherebbe saresti tu. Fortuna che vieni con me. ― lo spinse
dolcemente
vicino ad un muretto e lo baciò con passione, per ore.
― Oh, scusate! ―
disse Bonnie, avendo interrotto i due piccioncini ― Non vi avevo visti,
stavo
cercando Elena!
― Figurati, Bonnie.
― rispose Katherine ― Ti aiutiamo a cercarla, così la saluto
anche io. Domani
partiamo, lo sai vero? ― Bonnie annuì soltanto, sapendo
perché Katherine avesse
voluto precisare. Lei sapeva che Bonnie era innamorata di Damon, ma
avrebbe
lottato con gli artigli e con i denti piuttosto che lasciarlo a lei.
Bonnie,
dal canto suo, era troppo testarda per ammettere quel sentimento.
― Dovrebbero essere
alla ruota panoramica.
― Bene! Allora
andiamo! ― rispose Katherine ― Damon, vieni?
― Sì, andiamo. ―
rispose il ragazzo, non capendo il motivo degli sguardi scambiati, poco
prima,
dalle due ragazze.
Come aveva intuito
Bonnie, Stefan ed Elena, stavano scendendo abbracciati dalla ruota
panoramica.
― Sempre a fare i
piccioncini, eh?
― Parli tu, Damon.
― rispose Elena ― Tu e Kate state sempre a sbaciucchiarvi!
― E come potrei
resistergli? ― domandò retorica quest’ultima,
facendo ridere tutti, per il tono
usato.
― Così ci siamo. ―
disse Stefan, avvicinando il fratello ― Tra poche ore te ne andrai.
― Come farai senza
di me? ― lo stuzzicò il fratello maggiore.
― Sei sempre un
pirla, lo sai?
― Ma bellissimo. Un
pirla estremamente affascinante, direi.
I fratelli
Salvatore erano completamenti diversi l’uno
dall’altro, non solo nell’aspetto
fisico. Damon, due anni più grande, era alto un metro e
ottantatre; occhi e
capelli neri; fisico atletico. Caratterialmente era quello che si
chiamava un
dongiovanni. Sicuro di sé, fino all’inverosimile,
strafottente ed egocentrico.
Stefan, invece, era alto un metro e ottanta; occhi verdi, capelli
castano
chiaro; fisico atletico, anche’esso. Era molto dolce e
altruista, sapeva
ascoltare gli altri. Generoso e romantico.
― Mi mancherai,
Damon.
― Anche tu, Stefan.
― si scambiarono un abbraccio fraterno e poi ognuno andò per
la propria strada.
― Ehi… ― lo chiamò
Katherine, mentre stavano raggiungendo l’aeroporto ― Ti stai
pentendo?
― Di cosa? ― le
chiese lui, confuso da quella domanda.
― Ti partire con
me, per esempio. ― rispose lei ― Oppure, di aver scelto me e non Bonnie.
― Kat, io non
dovevo scegliere nessuno. ― rispose Damon, deciso ― Non ero innamorato
di
Bonnie, come lei non lo era di me. Io ho scelto te, perché
ti amo.
― Ed io amo te,
Damon Salvatore. ― sussurrò lei, baciando le sue labbra
morbide.
Katherine era
diventata una fotomodella affermata, nella grande mela. Ovunque
guardasse,
Damon, vedeva il suo volto sui cartelloni; attaccato agli autobus.
Perfino in
televisione trasmettevano alcuni dei suoi servizi. Per tutto il mondo,
Katherine Pierce, era dolce, bella e simpatica. Sorridente con tutti.
L’unico a
sapere chi fosse, realmente, era Damon.
Lui che le aveva
donato il suo cuore.
Lui che l’aveva
seguita, in una città che non conosceva.
Lui che avrebbe
venduto, perfino, l’anima al Diavolo pur di farla felice.
Lui che le faceva
passare ogni capriccio.
Lui che l’amava
senza condizionamenti mentali.
Lei, invece, lo
aveva lasciato. Sei mesi prima, con un biglietto. Dopo avergli fatto
trovare
gli scatoloni fuori dalla porta di casa. Una casa che lui aveva
comprato per
lei, per loro.
Sai come ragiono, o
tutto o niente.
E per te non c’è più niente.
Katherine.
Poche righe avevano
spazzato via tutto. Un amore, un passato, un futuro.
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Eccoci qua. Spero che il prologo sia stato di vostro gradimento... Per ora non credo ci sia troppo da dire, perciò lascio a voi il giudizio! Fatemi sapere cosa ne pensate :) e ci aggiorniamo Venerdì prossimo!